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Intervista a M. Guarneri e M. Inguglia su Cinema e Gruppi

copertina gruppi nel cinema e psicoanalisi di gruppo SitoGruppi nel Cinema e Psicoanalisi di Gruppo di Maurizio Guarneri e Michele Inguglia, è il frutto di un progetto formativo-esperienzale su "Cinema e Gruppi"  che ha selezionato creazioni cinematografiche che ponessero al centro della rappresentazione e narrazione il gruppo, quindi idonee allo studio delle relazioni individuo-gruppo e intragruppali.
Per i partecipanti all’esperienza vengono scelti dei film che in qualche modo raccontano di un gruppo di persone e di ciò che accade a questo gruppo di persone. Chi sta vedendo il film è, a sua volta, un gruppo: c’è una funzione speculare tra ciò che avviene sullo schermo ed il gruppo di partecipanti che si mette in relazione al film che sta vedendo.
Ogni capitolo del volume, dedicato ad un film, comprende una breve trama, il resoconto della registrazione degli interventi ed una sintesi tematica.

Abbiamo rivolto alcune domande agli autori per chiarire i contenuti del libro.

 

cinemaegruppi2D. Qual è l'idea da cui trae spunto questo libro?
R. Siamo da sempre interessati al rapporto fra cinema e psicoanalisi e in numerose occasioni abbiamo utilizzato la settima arte per scopi scientifici, di riflessione epistemologica e formativi. Tuttavia pur essendoci tante pubblicazioni al riguardo, abbiamo notato che non esisteva nulla di specifico rispetto al rapporto fra cinema, gruppi e psicoanalisi di gruppo.
Essendo Docenti e Soci dell'Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo, abbiamo pensato quindi di fare un'esperienza di questo tipo e successivamente di pubblicarne i risultati.

D. Che cosa ha motivato la scelta dei film presentati nel volume?
R. I film selezionati avevano in comune il fatto che contenessero un gruppo, di volta in volta anche in situazioni molto diverse fra loro e che descrivessero dinamiche di gruppo interessanti. I dieci film presenti nel libro rappresentano una selezione dei venticinque film visti e condivisi nella discussione gruppale con gli allievi in formazione.

D. A chi è stata proposta la visione dei film?
R. Ad allievi in formazione dell'Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo della Sede di Palermo insieme a specializzandi di Psichiatria della Facoltà di Medicina e Chirurgia della stessa città.

D. Qual è il significato del titolo?
R. Il titolo vuole rimarcare l'intento di individuare ed esplorare, attraverso il metodo psicoanalitico di gruppo, le dinamiche gruppali presenti in film che raccontano storie di gruppi.

D. Cosa è stato richiesto di fare ai partecipanti dopo la visione dei film?
R. Dopo aver visto il film in un assetto simile a quello di una sala cinematografica, i componenti del gruppo di studio si sono disposti in circolo in un assetto tipico della terapia di gruppo. I partecipanti hanno esternato in maniera il più possibile libera e associativa, i propri pensieri, le proprie riflessioni e le proprie sensazioni generate dal film.Un registratore circolante fra i vari componenti del gruppo ha permesso di avere una registrazione fedele di tutti gli interventi che potesse essere poi conservata e successivamente elaborata.

D. Cosa si intende per Psicoanalisi di Gruppo e quali innovazioni ha prodotto?
R. La Psicoanalisi di Gruppo è una forma di psicoterapia psicodinamica che fa riferimento al modello psicodinamico psicoanalitico, nato intorno agli anni '40 con i contributi illuminati di Wilfred Bion e di Sigmund Heinrich Foulkes.
È una metodologia fortemente innovativa poiché non rappresenta come potrebbe riduttivamente sembrare un'estensione al plurale del metodo analitico duale: si tratta piuttosto di un campo d'indagine specifico che permette di sondare dimensioni della relazione individuo-gruppo altrimenti difficilmente esplorabili.   

D. Quali sono i piccoli gruppi?
R. Con questo termine intendiamo gruppi costituiti da un numero relativamente ristretto di persone, per intenderci da poche unità fino a 20-30 componenti massimo, quindi distinguibili dalla folla e dalla massa. Il lavoro psicoanalitico gruppale esplora e individua le dinamiche e i fenomeni che in maniera  bidirezionale si vengono ad istituire fra il singolo e il gruppo e all'interno del gruppo stesso: un numero di partecipanti troppo limitato o troppo esteso non garantiscono questa possibilità.  

indexD. Come si è evoluto il piccolo gruppo di allievi e specializzandi che ha partecipato al progetto da cui origina il volume?
R. Il nostro intento è stato di trasmettere alcuni 'fondamentali' agli allievi: abbandonarsi alla visione del film, per lasciare fluire liberamente emozioni e pensieri, e comunicarli ingruppo. Il pre-testo del film facilita un pensiero non ancorato a modelli razionali ma basato sulla libertà associativa e costituisce un 'medium trans-personale'. Nella dimensione gruppale si costruisce in ciascun individuo un sentimento di fiducia nella funzione gruppale e si verifica come il pensiero del singolo non risulti mai di per sé sufficiente ed esaustivo ed invece il ricco intreccio di rimandi e rilanci attivati dal pensiero di gruppo rappresentino un arrichimento personale e di gruppo.

D. Quale tra i film esaminati ha riscosso più interesse?
R. Alcuni film per il soggetto, la struttura narrativa e la capacità di generare dimensioni empatiche e identificative hanno ovviamente  suscitato nell'immediato maggiore interesse.
Per esempio “Train de vie”, “Parada”, “L'Onda”, ecc.  Per altri versi però l'esperienza di cimentarsi anche con film che al contrario, potevano mettere in scacco, per la loro complessità e ambiguità, la capacità di pensiero dei componenti del gruppo di studio, ha messo maggiormente in evidenza proprio la necessità di una trama di pensieri condivisi in gruppo per produrre una elaborazione altrimenti più difficoltosa se portata avanti dal singolo irrealizzabile dal singolo. Ci sembra questo forse l'aspetto più rilevante e interessante del metodo formativo adottato.

 

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