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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
Redazione

Raggiunto accordo tra Ordine Psicologi Abruzzo ed Edizioni Psiconline

edizioni psiconlineNei giorni scorsi l'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo ha firmato un accordo con Edizioni Psiconline con la finalità di favorire gli iscritti nell’acquisto di volumi pubblicati dalla nostra casa editrice.



libri edizioniEdizioni Psiconline è specializzata nella pubblicazione di testi di psicologia, psicoterapia e scienze umane, i titoli pubblicati  sono sia di grande impegno scientifico che di taglio maggiormente divulgativo e vogliono coprire uno spettro di lettori ampio e variegato.

L’accordo con l'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo prevede in favore degli iscritti:

  1. L’acquisto di volumi pubblicati da Edizioni Psiconline con uno sconto pari al 35% del prezzo di copertina

  2. L’acquisto di volumi pubblicati da altre Case Editrici con uno sconto pari al 20% del prezzo di copertina.


L'acquisto è da effettuarsi esclusivamente on line sui siti www.psychostore.net, la libreria online specializzata in psicologia e psicoterapia, e www.edizioni-psiconline.it il sito della Casa Editrice.

libri edizoni2Per maggiori informazioni sull'accordo stipulato, sulle condizioni per usufruire dello sconto e per ogni ulteriore delucidazione visitare la pagina web dell'Ordine Psicologi Abruzzo e scaricare la convenzione.
Leggi qui il comunicato stampa dell'Ordine Psicologi Abruzzo

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Redazione

Intervista a Emmanuella Ameruoso autrice di Desiderare la genitorialità

ameruoso copertinaEmmanuella Ameruoso nel suo volume Desiderare la genitorialità. Il mondo interiorizzato nel disturbo dell'infertilità (Collana Ricerche e Contributi in Psicologia) fornisce uno spunto per un’indagine più specifica sul tema dell’infertilità di coppia ad eziologia psicogena e come manifestazione di esperienze legate allo sviluppo psicosessuale.


ameruosoEmmanuella Ameruoso è psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, specialista in psicologia clinica, sessuologia e psicologia forense, già giudice onorario del Tribunale di Sorveglianza di Bari.
È didatta in corsi di formazione clinica e sessuologica in ambito pubblico e privato e collabora con diversi portali web come consulente sessuologo ed editor.
La sua esperienza include la collaborazione professionale con vari consultori nei progetti di educazione alla salute, con associazioni private in qualità di tutore e supervisore di studenti universitari e in attività di sostegno psicologico e cura dell’individuo, della coppia e dell’età dello sviluppo.
Ha svolto per diversi anni il ruolo di Consulente Psicologo presso la Commissione Speciale in materia d’Infanzia e di Minori del Senato della Repubblica e nel settore dell’Adozione nazionale presso la Asl di Roma.
È autrice di diverse pubblicazioni in ambito sessuologico e criminologico e attualmente svolge attività di consulente tecnico di parte in ambito civile e penale e lavora come libero professionista a Roma e Bari.

Incontriamo la Dott.ssa Ameruoso prima della pausa estiva, per analizzare meglio i contenuti di Desiderare la genitorialità.
Parliamo della difficoltà a concepire riscontrata in molte coppie, non legata a patologie identificabili e della possibilità di valutare in questi casi un disturbo dell’infertilità psicogena.

D. Perché scrivere questo volume?
R. L’idea di questo libro nasce da una curiosità sorta durante il percorso di studi universitario. Si parlava in maniera abbastanza sporadica dell’infertilità relativa al partner cosa che mi spinse ad approfondirne le cause. Nello specifico, se due partner di una coppia non riuscivano ad avere figli dopo almeno due anni di tentativi falliti si separavano, costituendo un nuovo nucleo familiare, la gravidanza si realizzava. Un po’ come avviene per le coppie che dopo un’adozione riescono ad avere un figlio naturalmente!
Era quindi evidente che proprio la relazione fosse disfunzionale e che la difficoltà a concepire non fosse legata a condizioni mediche identificabili ma a qualcosa che la scienza empirica ha approfondito marginalmente.
L’argomento mi interessò molto e da lì cominciai ad analizzare la tematica in maniera più specifica attraverso la raccolta di materiale bibliografico ed esperienze di coppie che, invece, avendo inseguito la genitorialità con metodi naturali e poi con la PMA, hanno optato per l’adozione. I coniugi intervistati presentavano problematiche d’infertilità primaria e/o secondaria.

D. Quali novità propone?
R. La possibilità di valutare il disturbo dell’infertilità psicogena considerando il nesso di causalità tra la collusione intra relazionale e l’incapacità a procreare permette di intervenire sui fattori predisponenti fornendo alle coppie un nuovo modo di percepire se stessi e il rapporto, contenitore nel quale è riversato, comunque, inconsciamente un insieme di fattori legati alla propria storia personale e al vissuto genitoriale.

D. Perché nel libro lei afferma che l'esordio della genitorialità avviene
nel periodo adolescenziale?

R. Lo sviluppo sessuale e la maturità psico-cognitiva caratteristici del periodo dell’adolescenza permettono ai ragazzi di acquisire una consapevolezza rispetto alla propria capacità generativa. È facile che essi utilizzino la propria sessualità e il proprio corpo per attivare il processo di differenziazione e di autonomia rispetto alle figure genitoriali e, per questo, molte ragazze “desiderano una gravidanza” poiché ciò permetterebbe loro di “trionfare” sulla figura materna vissuta come rivale, affermando la propria individualità e la propria femminilità. Inoltre, è in tale processo di crescita che emerge la fantasia degli adolescenti sulla “opportunità” di divenire genitori e dalla quale scaturiscono le paure, le difficoltà e le rappresentazioni mentali rispetto a questo evento. La conquista e la scoperta della sessualità li proiettano verso una dimensione adulta, anche se non hanno portato a termine il processo evolutivo.

D. L'adolescenza rappresenta un periodo di definizione della propria
identità: è sempre stato così? È dappertutto così?

R. Più che di definizione parlerei di ri-definizione della propria identità poiché nuove trasformazioni sul piano della personalità tendono a integrarsi a quelle già acquisite. In linea di massima ogni collettività attribuisce all’adolescenza delle proprie peculiarità. In occidente, ma già notiamo una notevole differenza tra il nord e il sud dell’Europa, è considerato un periodo “critico” poiché di passaggio e questo dipende soprattutto dall’ambiente in cui si vive. Molto spesso gli adolescenti sono messi in crisi semplicemente dalla cultura di appartenenza perché la crescita è comunque un percorso naturale. Infatti, in alcune realtà sociali attuali (e remote) l’accesso all’età adulta è (ed è stato) lineare e per certi versi repentino, per cui i ragazzi lo vivono con più disinvoltura.

D. Quando si parla di crisi in età adolescenziale, a cosa ci si riferisce?
Quali conseguenze può avere in futuro?

R. La crisi adolescenziale ha diverse sfaccettature. Per alcuni questa dimensione non è vissuta in modo critico o disagevole mentre per altri il processo di separazione-individuazione dalle figure genitoriali, le modificazioni corporee, il confronto con i coetanei rappresenta un momento particolare e il malessere è una conseguenza quasi immediata. Gli aspetti prevalenti di tale percorso sono connessi alla dimensione fisiologica ma anche, e soprattutto, psicologica. È in tale momento che l’adolescente comincia a conoscersi più a fondo e a vivere una situazione più specifica rispetto all’affermazione della propria identità. Soggetti con contesti problematici e difficoltosi, esperienze traumatiche e una maggiore sensibilità in merito a tali cambiamenti possono vivere il momento con diversa intensità. E tali condizionamenti tendono a interferire con la crescita e inevitabilmente con l’aspetto genitoriale e procreativo.

D. Ci sono delle cause specifiche che collegano l’esperienza adolescenziale al disturbo dell’infertilità?
R. Sì. Nel testo approfondisco proprio quest’aspetto cercando di analizzare le esperienze che influenzano la formazione del disturbo: un vissuto legato alla prima esperienza sessuale, una storia familiare traumatica che ha riguardato la nascita o la morte di un bambino (parto traumatico, violenze sessuali, un aborto spontaneo, un’interruzione di gravidanza o una fantasia familiare tramandata tra donne di diversa generazione) possono essere fattori prodromici alla manifestazione dell’IP.
L’identificazione col proprio genere sessuale, cui aderisce la capacità generativa, e l’assunzione di un ruolo, tramite cui si esplica la propria genitorialità, che riaffiorano e si rendono manifesti specificamente in adolescenza, possono essere compromessi da tali fattori e sfociare nel disturbo.

D. Cosa s’intende per collusione?
R. La collusione è un patto inconscio che si realizza tra due partner portatori di una propria storia personale. Ognuno affida all’altro parti di sé che non accetta e di cui vorrebbe “disfarsi”. È così che il compagno diventa un “complice” accettando questo “reciproco accordo” e per certi versi disfunzionale.

D. Quali sono gli aspetti collusivi della coppia?
R. Dicks parla proprio di “incastro inconscio” cioè, per usare una metafora, due pezzi dello stesso puzzle che s’intersecano perfettamente e che manifestano di conseguenza un disturbo di cui entrambi gli elementi sono portatori. La collusione si rende palese a livello del genere e del ruolo sessuale nei quali gli adulti s’identificano e pertanto è in essi che va ricercata la causa dell’impedimento alla procreazione.

D. Sono numerose le coppie nelle quali si riscontra un'origine
psicologica dell'infertilità?

R. Sì, sono innumerevoli e molte delle quali ricorrono alla fecondazione assistita o all’adozione per realizzare il desiderio di avere un figlio. La componente psicologica ha una rilevanza apprezzabile nella generatività poiché determina a livello fisiologico delle modificazioni ormonali che inducono un’inibizione della fecondità.

D. Come s’individua questo tipo di problema quando si analizzano le cause dell'infertilità?
R. Innanzitutto si esclude l’origine di tipo organica e poi, attraverso un’anamnesi specifica rivolta a ogni singolo partner e una serie di colloqui mirati ad indagare le possibili cause di matrice psicologica (e/o traumatica) si identifica l’origine del emotivo e quindi l’insorgere del sintomo.

D. Come s’interviene?
R. La terapia psicosessuologica permette di intervenire sulle aree deficitarie e conflittuali che ostacolano, o ancor peggio inibiscono, la procreazione.
Lavorando sulle dinamiche inconsce interne alla coppia, basate prevalentemente su una proiezione reciproca di esperienze e vissuti singolari, si ristrutturano i rapporti con e tra le figure di riferimento interiorizzate (la propria relazione con i genitori, il rapporto tra i due genitori, l’identificazione di sé nel ruolo genitoriale) che riversate inconsapevolmente sul partner, tendono a generare la collusione. Inoltre, si sostengono i soggetti nella rielaborazione del lutto conseguente alla diagnosi d’infertilità, di eventuali esperienze traumatiche pregresse, anche riferite al periodo dell’adolescenza, agendo inevitabilmente sulla capacità procreativa e sulla genitorialità entrambe legate, come più volte sottolineato, all’identità e al ruolo di genere.
Il tentativo dell’opera è quindi quello di voler fornire un’ottica interpretativa più ampia delle cause che sono all’origine dell’infertilità non rese esplicite e chiare dalle diagnosi mediche. Offrire una nuova speranza alle coppie per poter coronare il desiderio di essere genitore non è altro che la possibile conclusione di un ciclo naturale di vita a cui tutti, o la maggior parte, aspirano!

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Redazione

Intervista a Francesco Codato sul suo nuovo saggio Che cos'è la malattia mentale

codato1Sebbene la malattia mentale venga identificata quale male epocale, non esiste nessuna definizione precisa che persuada tutti gli animi su cosa essa sia.
Francesco Codato nel suo nuovo saggio Che cos'è la malattia mentale cerca di ovviare a questo problema prendendo ad esame le risposte che le differenti discipline (psichiatria, storia, antropologia, sociologia, filosofia, religione, diritto, economia e bioetica) hanno elaborato e tuttora elaborano riguardo a tale fenomeno, mostrando come esso non possa che essere compreso adottando uno sguardo interdisciplinare, tendente a valutarne la sua complessa natura.


Francesco Codato ha già pubblicato con Edizioni Psiconline: Che cos’è l’antipsichiatria? Storia della nascita del movimento di critica alla psichiatria (2013) e da pochi giorni è in libreria  Che cos'è la malattia mentale (nella collana Ricerche e Contributi in Psicologia). Un volume davvero interessante, che vogliamo conoscere più approfonditamente, per questa ragione rivolgiamo alcune domande all'autore per capire meglio che cos'è la malattia mentale.


codatoD. Da cosa nasce l’esigenza di scrivere un testo che tratti delle varie definizione della malattia mentale fornite da discipline diverse?
R. Occupandomi di filosofia della medicina e specificamente di bioetica che è una disciplina che fa dell’interdisciplinarietà la sua essenza, mi è capitato di partecipare a convegni, presentazioni di libri, dibattiti ecc. inerenti le differenti problematiche relative alla malattia mentale. Ciò che ho notato è che in queste occasioni, seppur al centro ci fosse il concetto di malattia mentale, esso fosse completamente indefinito ed aperto a teorie sempre diverse, le quali però non dialogavano tra loro. Una cosa era parlare di malattia mentale con antropologi e sociologi, tutt’altro era parlare della medesima con psichiatri e medici, o ancora differente era parlare con psicologi e teologi. Ciò che intendo dire è che sebbene tutti abbiamo a cuore i differenti problemi inerenti alla malattia mentale, non parliamo della stessa cosa quando ci riferiamo ad essa, come se la malattia mentale fosse indeterminata per natura. La constatazione di questa incomunicabilità di fondo tra le varie discipline mi ha portato all’elaborazione di questo libro, in cui ho tentato di riassumere le differenti posizioni espresse dalle stesse sull’oggetto comune “malattia mentale”, tentando di farle dialogare.


D.Nel libro si parla della malattia mentale quale male epocale, cosa vuoi intendere esattamente?
R. Ogni epoca ha delle caratteristiche peculiari, una di queste è sempre stata quella di conferire valore a determinate forme patologiche. Allo stato attuale mi sembra che il dibattito in costante aumento attorno alle differenti forme di disturbi mentali stia riconoscendo nella patologia psichica la fonte discorsiva e patologica principale della nostra epoca. Non è un caso, ad esempio, che la depressione sia per l’OMS una delle malattia più diagnosticate al mondo e sia per tutti noi patologia, purtroppo, comune che possiamo rinvenire facilmente in amici, parenti o in noi stessi. Proprio per questo la depressione è, secondo me, un esempio denso di significato, poiché se cogliamo i dati della sua diffusione possiamo capire quanto i disturbi mentali condizionino e siano presenti nella nostra epoca, ma di pari passo se cogliamo gli stessi dati in maniera totalmente acritica rischiamo di scambiare tante nostre emozioni quali forme di depressione.
Per questo mi sembra che alla base di molti discorsi inerenti alle patologie mentali si scambi l’esigenza importantissima di classificare le malattie con la volontà, ancora più importante, di fare il bene del paziente. In altre parole, siamo così esasperati dal voler trovare il patologico in ogni situazione da non riuscire più a focalizzarci sul soggetto in cura, sulla singolarità del vivere e di esperire il dolore di quel soggetto. Potremo quasi dire che oggi si presta molta attenzione all’oggetto patologia mentale, ma non si presta altrettanto attenzione al soggetto malato.

D. In questo senso si può ricollegare il discorso espresso nel libro attorno alla differenza tra una verità della malattia mentale e una verità sulla malattia?
R. Esattamente, il punto centrale del libro è proprio il voler riflettere attorno allo spostamento della ricerca di verità della malattia mentale alla ricerca di senso della patologia, ovvero un tentativo di riflettere sulle strutture di esistenza della stessa. Il che vuol dire focalizzare il dibattito sia sulle strutture “universali” dei vari disturbi, sia sulle modalità attraverso le quali queste vengono vissute singolarmente dai soggetti. In quest’ottica è doveroso ricordare che ogni persona ha una propria cultura, si trova a far parte di un gruppo, che può essere rappresentato dalla famiglia, da un gruppo sportivo, da una particolare classe professionale ecc., inoltre la stessa può orientare la propria visione del mondo per mezzo di una religione o di credenze personali, le quali si accompagnano spesso alle possibilità economiche e allo status sociale in cui è inserita la medesima persona. Dimenticare queste sfere, quando si fa una diagnosi psichiatrica, rappresenta, secondo me, una maniera di ridurre il soggetto ad oggetto, non prestando realmente cura alla sua sofferenza, che in quanto tale è sempre personale e singolare.


D. La chiave per non ridurre la persona è secondo te il dialogo interdisciplinare?
R. La proposta che avanzo in questo testo è proprio quella di far interagire gli specialisti di settori e materie differenti, poiché in una situazione di cura abbiamo prima di tutto davanti a noi un soggetto con la sua particolare storia di vita. L’ascolto delle differenti soggettività che si presentano davanti a noi dovrebbero portarci a capire che per quanto un professionista sia bravo nel proprio ruolo, egli padroneggia un unico linguaggio, il quale si dimostra in ogni caso limitato e limitante nel tentativo di comprendere la dimensione umana che si presenta in cura. Mi sembra necessario cogliere la nostra utilità verso il soggetto che soffre, ma di pari passo mi sembra necessario riflettere anche sulla nostra limitatezza. Per questo è fondamentale rivolgersi a tutti i saperi sull’uomo i quali,  nella loro parzialità, possono fornire dettagli differenti al terapeuta sulla vita del soggetto tali da adottare posizioni diverse nei confronti di alcune “evidenze” diagnostiche.


D. Questo porta ad una contrapposizione tra riduzionismo ed olismo?
R. Il discorso potrebbe anche essere tradotto totalmente in questi termini, ovvero il passaggio tra il to cure che vuol dire essere in grado di curare dunque di intervenire in maniera puramente tecnica sulla malattia e il to care, che significa prendersi cura in maniera umanistica, ovvero riuscire ad integrare il sapere tecnico-specialistico con l’analisi degli aspetti che donano senso alla dimensione singolare e propria del soggetto che vive ed elabora la crisi prodotta dallo stato patologico.

D. Quindi, secondo te, la sfida maggiore di oggi all’interno dell’intervento terapeutico è costituita dalla costruzione di un dialogo che punti a realizzare una pratica olistica della cura?
R. Penso che ciò che oggi viene chiesto ai medici, in questo caso agli psichiatri, sia uno sforzo enorme e difficilissimo, ovvero quello di comprendere il paziente, dovendo restituire senso e significato al lavoro tecnico che si sta compiendo senza ridurre lo stesso atto alla dimensione espressiva donata dalla sola esecuzione diagnostica. Non è possibile abbandonare i medici a questo durissimo lavoro, ma bisogna aiutarli collaborando con loro e portando le diverse sfaccettature che i nostri differenti saperi, filosofico, economico, giuridico, religioso, psicologico ecc, ci permettono di evidenziare nei soggetti in cura. La sfida che oggi ci attende è quella di riuscire a costruire un dialogo interdisciplinare proficuo che, tenendo conto delle mille variabili che costituiscono una vita singola, possa aiutare sempre di più ad alleviare le sofferenze dei soggetti in cura.

 

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Redazione

Antonio Rinaldi e il metodo A.T.D.R.A. sulla stampa di questa settimana

copertina-leggere-il-silenzio-x-sitoAntonio Rinaldi nel suo libro Leggere il silenzio. Lavorare con i bambini autistici (collana Strumenti) fornisce un esempio concreto di come si possa lavorare con un bambino autistico, il metodo che egli stesso ha adottato e continua ad adottare: il trattamento in acqua (surf-therapy).


rinaldi2L’autore descrive il percorso in piscina e quello in mare (il surfing), delineandone anche punti di forza e debolezza, con qualche piccolo esempio di pazienti, da egli stesso curati, che hanno avuto i loro piccoli miglioramenti.
Il metodo ideato da Antonio Rinaldi è l'A.T.D.R.A. (Approccio Terapeutico Dinamico Relazionale in Acqua) che è sempre più apprezzato per il trattamento dei bambini autistici, infatti negli ultimi giorni la stampa (www.romatoday.it) (http://m.ilmessaggero.it) gli ha dedicato alcuni articoli in occasione dell'avvio delle attività di Surf-Therapy (Surfing Voice) presso uno stabilimento di Ostia, e in autunno presso le piscine della città. Nell'articolo di Roma Today si legge: "Surfista affermato e per questo team rider ed ambassador del famoso marchio australiano Billabong, Rinaldi negli anni ha istituzionalizzato sempre più la surf-therapy sino a certificare anch'essa con il nome "Surfing Voice", ottenendo riconoscimento immediato dall'Italia e dall'estero. Surfing Voice, la prima forma di surf-therapy italiana e per certi versi nel mondo, si differenzia dalle pochissime realtà di surf-terapia già esistenti; queste utilizzano l'emozione scaturita dal cavalcare un'onda per alleviare il disagio e per rafforzare autostima, portando forza e motivazione alla vita, Surfing Voice invece interviene applicando alla generale struttura applicativa attenzioni e modalità personalizzate applicate al singolo soggetto e alle diverse patologie. Nel caso dell'autismo si opera nel rispetto del tipico funzionamento e di necessità, nell'accoglienza e nel riconoscimento si costruisce facendo leva sulla motivazione e sui punti di forza del soggetto."


La Rivista Insegnare, inoltre, ha intervistato Antonio Rinaldi, egli racconta come nasce il suo percorso terapeutico "In realtà tutto nasce molto lontano, nel lontano 1999 grazie ad una prima esperienza con il mondo della disabilità in piscina scoprii quanto l'elemento acqua fosse indubbiamente più potenfotote nel creare connessione con le proprie emozioni e quindi con l'altro, rispetto agli altri contesti di intervento o semplicemente di vita.  D'altro canto l'acqua era giá elemento cardine nella mia vita e anche sulla mia persona lo avevo da sempre riconosciuto come dimensione terapeutica.
La surf-therapy nasce in realtà come evoluzione dall'intervento in piscina che negli anni ho strutturato e affinato per l'autismo e i disturbi dello sviluppo.
Il metodo denominato "a.t.d.r.a." (approccio terapeutico dinamico relazionale in acqua) negli anni da strumento specifico per l'intervento in acqua, è divenuto metodologia per trattare l'autismo in qualsiasi contesto, utilizzabile per la didattica scolastica ed in qualsiasi contesto terapeutico e di vita.
Dall'esperienza clinica nasce, oltre che il libro Leggere il silenzio. Lavorare con i bambini autistici, anche l'idea di strutturare ed istituzionalizzare la surf-therapy, naturalmente sempre nel rispetto degli assiomi base del metodo a.t.d.r.a., che accolgono necessità e sfruttano i punti di forza del funzionamento autistico, uniti al potere motivazionale e meditativo dell'onda. [...]
Il Dott. Rinaldi prosegue parlando delle principali difficoltà che si incontrano nel percorso e dei risultati che si ottengono: "Il percorso nella metodologia a.t.d.r.a. è costruito sulle peculiarità del funzionamento autistico, per cui dando valore alle potenzialità tipiche e rispettando le specifiche necessità, non incontra difficoltà con i soggetti, che anzi sin dalle primissime sessioni dimostrano grande motivazione ad esserci e a relazionarsi. L'unica reale difficoltà su cui possiamo imbatterci è il rischio di non far comprendere il valore terapeutico, a chi da esterno inconsapevole si limita a pensare al "surf", di un intervento in un setting apparentemente poco strutturato come una piscina o una spiaggia; l'atipicità degli interventi a.t.d.r.a. verte sul nostro voler alleggerire lo stato d'animo del genitore e del bambino/ragazzo per far leva sugli aspetti motivazionali dello stare in relazione. Il grande limite di un ambiente prettamente clinico/medicalizzato, è già nel suo continuo rimando alla patologia, alla diagnosi e cosa fondamentale nel suo separare genitori e figlio. Elemento cardine del nostro operare invece è il coinvolgimento attivo del genitore." [...]
Tratto da www.insegnareonline.com Intervista a cura di M. Gloria Calì


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Che cos'è la malattia mentale di Francesco Codato è in libreria

copertina malattia mentale 200x300Che cos'è la malattia mentale il nuovo saggio di Francesco Codato nella Collana Ricerche e Contributi in Psicologia è in libreria.
Francesco Codato collabora alla cattedra di Bioetica, di Etica sociale e Bioetica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. I suoi interessi di ricerca ruotano attorno alla bioetica e alla filosofia della medicina, con particolare riferimento alla relazione tra etica e cure psichiatriche.
Con Edizioni Psiconline ha già pubblicato: Che cos’è l’antipsichiatria? Storia della nascita del movimento di critica alla psichiatria (2013)


Sappiamo cos’è la malattia mentale? Sappiamo definirla? Cogliamo cosa essa rappresenta per la società stessa? La risposta sembrerebbe scontata, eppure se si cerca in una vasta serie di manuali sia riguardanti l’ambito psichiatrico (su tutti il DSM), oppure in campo psicanalitico (PDM), filosofico, sociologico o giuridico, non esiste una definizione precisa di che cosa sia la malattia mentale.
Ciò che si può facilmente constare consultando tali manuali è che la definizione della malattia mentale o manca totalmente come nel caso del DSM, oppure dove è presente, nei vari manuali di filosofia, sociologia etc., serve unicamente come modello confutativo di alcune teorie.
Non è presente in alcun manuale una definizione “di fondo” che possa identificarsi come universale, ovvero che possa essere riscontrata e accettata non solo da tutte le discipline, ma anche da correnti diverse presenti all’interno di una medesima disciplina. Le rare definizioni che si ritrovano di malattia mentale servono unicamente all’instaurazione di un gioco delle parti, ovvero si rendono utili per la legittimazione di un particolare modo di guardare al disagio psichico funzionale al sorreggere la costituzione di un sistema terapeutico che si vuole propagandare. La malattia mentale invece sfugge a questa chiara definizione.
Si può quindi asserire che seppur la malattia mentale sia per numero di diagnosi, di pubblicazioni e d’interesse per le scienze della natura e dell’uomo l’oggetto di culto della nostra epoca, s’ignora ancora cosa essa sia.

 

Lo scopo del libro Che cos'è la malattia mentale è quello di ovviare a questo problema prendendo ad esame le risposte che le differenti discipline (psichiatria, storia, antropologia, sociologia, filosofia, religione, diritto, economia e bioetica) hanno elaborato e tuttora elaborano riguardo a tale fenomeno, mostrando come esso non possa che essere compreso adottando uno sguardo interdisciplinare, tendente a valutarne la sua complessa natura. Infatti, solo in questo modo diviene possibile guardare alla totalità del fenomeno della malattia mentale, ponendo le basi per l’edificazione di un sistema di cura olistico che non consideri la malattia mentale unicamente come un insieme di sintomi, ma che la comprenda come una dimensione propria e singolare. Tutto ciò porterà ad interrogarsi non più attorno alla verità della malattia mentale, ovvero unicamente ad identificare delle patologie universali che valgono di per sé, ma ad interrogarsi sulla verità della malattia mentale, dunque a compiere un’analisi di tutte le componenti sociali, culturali, economiche e biologiche legate al vissuto soggettivo che portano all’esistenza di quella determinata forma patologica.
Che cos'è la malattia mentale è rivolto a tutti, studiosi, studenti, addetti ai lavori sulla salute mentale e non.


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Edizioni Psiconline al Web Marketing Festival 2015

Edizioni Psiedizioni psiconlie al web marketing festivalconline ha partecipato al Web Marketing Festival che si è svolto nei giorni 19 e 20 giugno 2015 presso il Palacongressi di Rimini.
Due piani, 22 sale diverse dove si sono susseguiti workshop e focus su numerosi argomenti in totale 120 relatori e oltre 120 interventi.



edizioni psiconline al web marketing festival


Creare buoni prodotti editoriali non è sufficiente per garantire il successo di una casa editrice. L'editore deve farsi conoscere e comunicare nel modo migliore il proprio progetto e i propri libri, il web è quindi la via di comunicazione indispensabile per farsi trovare dai lettori, sempre più esperti del mondo virtuale, e per promuovere i propri prodotti.
Per muoversi con disinvoltura nell'universo del web, è però necessario essere sempre aggiornati conoscendone gli strumenti coi relativi punti di forza o criticità.
Edizioni Psiconline ha accettato questa sfida partecipando al Web Marketing Festival, un evento che rappresenta un'occasione per formarsi, aggiornarsi e fare il punto su come si stia evolvendo il settore.
Abbiamo partecipato al Web Marketing Festival perché vogliamo capire quali cambiamenti si realizzeranno nel mondo digitale e cosa ci riserva il futuro.
La realtà del Web è infatti un mondo in continua e incessante evoluzione e il tempo su Internet scorre molto molto velocemente. Le competenze acquisite nel corso degli anni  oggi sono superate e appartengono alla preistoria.
Abbiamo capito che per migliorare i nostri servizi è indispensabile pensare rivolti al futuro, anche se il presente ci soddisfa molto, perché il futuro della nostra azienda ha bisogno di essere pianificato oggi.
edizioni psiconline al web marketing festivalNoi crediamo che restare al passo con i tempi sia fondamentale e che sia importante anticipare sempre più le tendenze del mercato per questa ragione riteniamo che la formazione sia il primo passo per il raggiungimento di questi obiettivi.
Investire nella formazione è necessario per valorizzare e incrementare le nostre competenze, avere visibilità e per innovare tecnologie e comunicazione.
Abbiamo deciso allora di dedicarci ad una full-immersion di formazione: E-commerce, Social Media Management, Facebook e Social Advertising, Content Marketing, SEO... e tanto altro ancora per crescere, essere sempre più visibili nella rete e offrire un servizio sempre più innovativo!

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Desiderare la genitorialità di E. Ameruoso è in libreria

desiderare-la-genitorialitàDesiderare la genitorialità. Il mondo interiorizzato nel disturbo dell'infertilità di Emmanuella Ameruoso nella Collana Ricerche e Contributi in Psicologia, è in libreria. Il volume indaga in quell'area di difficoltà riproduttive non riconducibili a problematiche mediche conosciute.




L’esordio della genitorialità difficilmente si ritiene associato al periodo dell’adolescenza: è dalla pubertà che, invece, tutto ha origine.
Il mondo adolescenziale si definisce e diviene manifesto in quello adulto, con le sue problematiche, i suoi conflitti e le sue perplessità: l’idea di questo libro nasce dal tentativo di esaminare proprio questi aspetti.
I cinque capitoli di Desiderare la genitorialità, forniscono uno spunto per un’indagine più specifica sul tema dell’infertilità di coppia ad eziologia psicogena e come manifestazione di esperienze legate allo sviluppo psicosessuale. La pubertà e l’adolescenza divengono un percorso
fondamentale per il ridefinirsi della propria identità sia in termini di corporeità che di evoluzione psicologica.
Tramite il riconoscimento del proprio genere sessuale si esplica la capacità generativa, mentre l’identificazione nel proprio ruolo si definisce attraverso la genitorialità una volta che l’individuo è divenuto adulto.
Le relazioni con i propri genitori, la percezione ed il vissuto della propria sessualità, i conflitti interiorizzati, in riferimento ad una identità vissuta come ambivalente, risultano essere, di conseguenza, prodromiche al manifestarsi di alcuni disturbi durante
la crescita.
Con l’aiuto di casi clinici e di storie di vita, oltre che col supporto di una bibliografia mirata, vengono svelati i complessi meccanismi relazionali di una collusione che in realtà va incontro ai bisogni delle due persone che formano la coppia ma non ne consente l’allargamento a un terzo.

Desiderare la genitorialità si rivolge ad un pubblico vasto: Psicologi, psicoterapeuti, studenti di psicologia, futuri genitori, operatori del settore materno-infantile.

Emmanuella Ameruoso è psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico, specialista in psicologia clinica, sessuologia e psicologia forense, già giudice onorario del Tribunale di Sorveglianza di Bari.
È didatta in corsi di formazione clinica e sessuologica in ambito pubblico e privato e collabora con diversi portali web come consulente sessuologo ed editor.
La sua esperienza include la collaborazione professionale con vari consultori nei progetti di educazione alla salute, con associazioni private in qualità di tutore e supervisore di studenti universitari e in attività di sostegno psicologico e cura dell’individuo, della coppia e dell’età dello sviluppo.
Ha svolto per diversi anni il ruolo di Consulente Psicologo presso la Commissione Speciale in materia d’Infanzia e di Minori del Senato della Repubblica e nel settore dell’Adozione nazionale presso la Asl di Roma.
È autrice di diverse pubblicazioni in ambito sessuologico e criminologico e attualmente svolge attività di consulente tecnico di parte in ambito civile e penale e lavora come libero professionista a Roma e Bari.

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Redazione

Costruttori di cerchi il 18 maggio a Reggio Emilia

copertina-costruttori-di-cerchi-sitoLunedì 18 maggio 2015 alle ore 18,30, presso il Nido di infanzia XXV aprile di Villa Cella ( via Cella all'Oldo 6) a Reggio Emilia, aperitivo dialogato con  Massimiliano AnzivinoCostruttori di Cerchi all'interno di un interessante percorso  di collaborazione tra scuola e territorio.



costruttori di cerchiL'iniziativa si colloca all'interno delle celebrazioni per i settant'anni dalla nascita dell'idea della scuola XXV aprile ed è promossa dal Comune di Reggio Emilia - Assessorato Educazione e Conoscenza, Scuole e Nidi d’Infanzia - Istituzione del Comune di Reggio Emilia, Officina Educativa, Istituto Comprensivo “J. F. Kennedy”, Scuola Primaria Statale “V. Ferrari”, Consiglio Infanzia Città della Scuola Comunale dell’Infanzia “XXV Aprile”, Associazione “Mattone su mattone”.
Dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia nel maggio 2012, la comunità di Villa Cella, una frazione del comune di Reggio Emilia, si è attivata per contribuire alla ricostruzione di alcune parti del nido di infanzia e della scuola elementare locali costituendo un'apposita associazione di cittadini denominata Mattone su mattone.


Dopo anni di lavoro e di importanti scambi tra i diversi ordini di scuole, la cittadinanza e l'amministrazione comunale è giunto il momento di celebrare gli esiti di tale esperienza e rilanciare nuovi progetti per il futuro: da qui il titolo “Scuola e territorio, progetti di partecipazione”.
Nell'evento del 18 maggio 2015, sono previsti diversi interventi da parte dei protagonisti di tale collaborazione all'interno di un aperitivo dialogato.
L'obiettivo è di mettere in valore una modalità di attivazione e sinergia tra istituzioni e cittadini per poterla riproporre anche al di là di eventi di emergenza e magari consolidarla come buona prassi anche per altri territori.
La presentazione di Costruttori di cerchi è pensata per offrire uno spunto di riflessione alla discussione prendendo spunto dall'esperienza di lavoro dell'autore con le scuole della città e con un modello operativo di consulenza aperto alla relazione e alla partecipazione.


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Redazione

Il codice segreto dell'amore. L'utopia del partner ideale in versione Ebook

copertina-codice-segreto-amore-sitoIl codice segreto dell'amore di Raffaele Renna è in Ebook disponibile in tutti i principali book-store.
Il volume è uno studio sull’innamoramento ed evidenzia un’importante novità, che si propone di coinvolgere anche i laboratori delle neuroscienze: ci innamoriamo tutti di un modello ideale di partner (e di bellezza) che nasce in noi da un altrove ignoto, e rimane con noi, in quanto parte del programma genetico, all’interno di una personale visione del mondo. Ognuno ha il suo modello, è in sé perfetto, rimane a livello inconscio, è introvabile nella realtà (ciò comporta problemi e rischi), non “invecchia” mai con l’avanzare dell’età e per di più ci somiglia. Ciò è quanto emerge dai test del presente studio, contraddicendo la teoria freudiana sull’argomento.



Noi tutti ci innamoriamo, o siamo destinati a innamorarci, di una bellezza che in realtà non esiste e che nessuna persona al mondo può possedere, né esteriormente né interiormente.
Il partner ideale che abbiamo in mente è dunque una persona che non esiste. È un’utopia.


il codice segreto dell'amoreDal presente studio emergono due dati sorprendenti:
Il primo dato consiste nel fatto che questa bellissima e unica immagine, che cerchiamo inutilmente in tutti i nostri potenziali partner, nasce dunque con noi. Non ce la danno i nostri genitori (come afferma Freud) né la nostra cultura. Bensì è fondamentalmente innata. Si tratta di una misteriosa “in-formazione” genetica che ognuno di noi
si ritrova già scritta nel dna, suo malgrado, alla nascita e che influenza tutta la nostra visione del mondo. Ogni informazione ha un mittente e un destinatario: il destinatario
siamo noi e il mondo, il mittente non lo conosciamo ma sappiamo che esiste e non appartiene a questo mondo (quello visibile).
Il secondo dato, ancora più eclatante, consiste nel fatto che questa bellissima e unica immagine, questa misteriosa in-formazione genetica che ci viene da chissà dove, somiglia
alla persona stessa. È come dire che questa immagineinformazione inconscia risulta essere la bellissima copia di sé (visto che nessuno è perfetto).


Si tratta di un’immagine mentale idealizzata che inconsciamente cerchiamo negli altri e in noi stessi, sia nell’aspetto, sia a livello interiore, un’immagine-informazione fatta di vedute, di qualità, anche queste completamente idealizzate.
Tutta la nostra psiche è abitata da figure strane e contraddittorie. I cosiddetti archetipi. Uno di questi archetipi (il più “bello” e intrigante) è appunto questa idea straordinaria del mondo che ci suggerisce di volta in volta chi può essere il nostro partner.


Conoscere le radici nascoste dell’innamoramento è  importante per: poter “prevenire” le cocenti e talvolta infauste delusioni d’amore, ovvero evitare angosciosi pentimenti da cui non si può tornare indietro; poter vivere il più intensamente possibile e apprezzare il rapporto di coppia; non attribuire sempre e comunque al proprio partner (ma anche a se stessi) la responsabilità di un’eventuale rottura della storia d’amore e covare di conseguenza sentimenti di odio che, a ben vedere, non hanno motivo di esserci.
Il libro si rivolge a tutti per far sì che nella dimensione coppia esistano gli ingredienti di base e la volontà reciproca per un duraturo rapporto.


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Redazione

Come sta cambiando la comunicazione medico-paziente? Lo chiediamo a Roberta De Bellis autrice del volume "Dalla malattia al paziente"

roberta de bellisDalla  malattia al paziente di Roberta De Bellis nella collana Ricerche e contributi in Psicologia, propone un nuovo modello di comunicazione medico-paziente evidenziando come sia possibile analizzare e valutare gli aspetti comunicativi nella relazione medico-paziente. La “medicina centrata sul paziente” implica una prospettiva in cui il malato è al centro dell’attenzione ed è protagonista.


Come e perché nasce questo volume e come si svolge il colloquio clinico nel modello centrato sul paziente? Per conoscere meglio "Dalla malattia al paziente" abbiamo intervistato Roberta De Bellis.

Roberta De Bellis, nata a Taranto  nel 1975, è Psicologa clinica, Psicoterapeuta e Consulente per il Tribunale di Busto Arsizio nell’ambito del Diritto di Famiglia.
Si occupa di consulenze e perizie relative alla valutazione dell’idoneità genitoriale e dell’affiamento dei minori, del danno psicologico e stalking. Si occupa di valutazione del danno cognitivo in relazione ad alcune malattie degenerative.
Attualmente svolge privatamente la sua professione di psicoterapeuta a Gallarate (VA).
È impegnata da 5 anni nell’Associazione Filo Rosa Auser, che si occupa di prevenzione e tutela delle vittime di maltrattamento domestico.
Svolge inoltre attività formativa

D. Qual è lo scopo di questo lavoro?
R.
Lo scopo del lavoro è mirato ad ampliare la visione della relazione che intercorre tra medico e paziente incentrata prevalentemente sul concetto di malattia quindi sintomo, focalizzando l'attenzione invece sul VISSUTO, sulla PERCEZIONE della malattia da parte dello stesso paziente, unico portatore di sofferenza. Il medesimo lavoro vuole rappresentare pertanto una linea guida teorica e pratica su come articolare una comunicazione efficace tra medico e paziente orientata a cogliere i segnali di malessere legati alla personale condizione di salute; questo rappresenta un presupposto necessario per instaurare un'adeguata alleanza terapeutica che permetta anche un'adesione da parte del malato ad eventuali trattamenti di cura.

 D. Quando e come nasce questo volume?
R. Questo volume nasce sulla scia di una precedente ricerca svolta a cavallo del periodo della mia specializzazione post lauream in Psicologia Clinica e motivata dall'esigenza concettuale ed operativa di trovare adeguati strumenti comunicativi che possano essere sfruttati dagli operatori della salute ed orientati maggiormente su un modello maggiormente "centrato sul paziente".
Una relazione terapeutica efficace tra il medico e il paziente necessita ad oggi del superamento del vecchio modello incentrato sulla malattia che non tiene conto della persona nella sua totalità.


D. A chi è rivolto?
R. Il presente lavoro è sicuramente rivolto a tutti gli operatori della salute ma potrebbe essere anche rivolto a persone non addette ai lavori che in veste di pazienti si saranno trovate ad interagire almeno una volta nella loro vita con un medico. Il valutare infatti l'adeguatezza o la generica "bravura" del medesimo medico in questione dipende tanto da come lo stesso si pone a livello comunicativo con il paziente, cosa è stato in grado di trasmettergli e soprattutto COME ha trasmesso informazioni delicate come quelle relative alla personale condizione di salute.

D.Le differenze fondamentali tra il modello desease centered e il modello patient centered.
R. Il “modello centrato sulla malattia”, su cui fino ad ora si è basata gran parte della medicina tradizionale, fonda i suoi presupposti teorici e pratici sull’individuazione da parte del medico dei sintomi che un paziente manifesta, la possibile associazione causa-effetto paziente attraverso alcuni strumenti.
Il “modello centrato sul paziente” attribuisce grande importanza alla dimensione umana della relazione; è un modello che promuove il “prendersi cura della persona malata” e considera il paziente protagonista della sua salute.

D. Quando viene introdotto per la prima volta il modello incentrato sul paziente?
R. Già a partire dagli '50 Balint aveva introdotto un modello che poneva sulla persona, sottolineando l'aspetto del riduzionismo biologico che contraddistingue invece la medicina classica.

D. Quanta apertura c'è da parte del personale medico ad adottare un metodo incentrato sul paziente e non solo sulla malattia?
R. Il personale medico ad oggi sta sempre maggiormente ampliando la personale visione rendendosi conto dei limiti legati ad un modello centrato solo sulla malattia che deriva soprattutto dalla richiesta ALTRA che i pazienti pongono quando si sottopongono ad una visita medica. Gli stessi richiedono non solo trattamenti farmacologici che curino i sintomi bensì umanamente richiedono comprensione, ascolto attivo, empatia che fino ad ora non sono stati presuppositi della vecchia medicina tradizionale.

D. Analizzare il vissuto del paziente durante la visita vuol dire indagare quattro categorie cioè i sentimenti del paziente, la paura dell’essere malato; le idee e le interpretazioni relativamente a ciò che non funziona; le aspettative e i desideri riguardo a ciò che dovrebbe essere fatto e infine il contesto familiare, sociale e lavorativo. Quanto è frequente oggi un approccio di questo tipo?
R. L'approccio orientato a cogliere i segnali emotivi dei pazienti legati alla propria condizione di salute sta divenendo una condizione necessaria ed assunta sempre più in considerazione da parte del personale medico. Si può affermare che nonostante qualcuno resti fedele all'antica tradizione della medicina e quindi si limiti a somministrare farmaci passivamente non considerando l'aspetto più importante che è quello umano, il modello centrato sul paziente sta divenendo una necessità da parte dello stesso operatore della salute qualora voglia realmente aiutare e guidare il proprio paziente verso una guarigione. Non si può non sottolineare a tale proposito come il benessere psicofisico derivi da un adeguato funzionamento della mente e del corpo e come queste due entità siano interrelate tra loro.

D. Come si svolge il colloquio clinico nel modello centrato sul paziente?
R. Il colloquio orientato su un modello incentrato sul paziente prevede l'acquisizione di competenze comunicative specifiche da parte del medico atte a rilevare aspetti significativi della condizione psicologica che lo stesso paziente sta vivendo in relazione alla propria malattia. Alcuni esempi sono:
nella fase di RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI, il medico attraverso le cosiddette active listening skills, incoraggerà il paziente ad esprimere le sue preoccupazioni e il suo stato emotivo relativi alla situazione che vive; è molto utile poiché consente allo stesso di parlare del problema che ha portato in visita con il suo linguaggio.
Altresì in altri momenti del colloquio (fase della restituzione delle informazioni) metterà in atto altre strategie mirate soprattutto a stabilire un'adeguata compliance e relazione terapeutica empatica con il paziente.

D. Quali evoluzioni ha subito il modello incentrato sul paziente?
R. Il modello centrato sul paziente ha subìto nel corso degli anni evoluzioni: i medici che lo abbracciano hanno tentato di costruire e mettere in pratica i colloqui clinici focalizzando sempre più l’attenzione sul paziente piuttosto che sulla malattia.Quindi si può affermare che gradualmente ci si stia avvicinando maggiormente ad un nuova cultura della "cura" della persona, che sta divenendo il centro focale del suo stesso problema.

D. Il modello centrato sul paziente può sostituire il primo incentrato
sulla malattia?
R. L'ipotesi non prevede la sostituzione di un modello bensì l'integrazione di due modelli ugualmente indispensabili nella cura e nel trattamento di una persona portatrice di una malattia e di una annessa sofferenza psichica.

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Redazione

Parliamo di Scuola e Formazione dei giovani con Elia Rubino autore de "I toni dell'azzurro"

Cop Toni azzurroIntervistiamo Elia Rubino poche settimane dopo la pubblicazione in formato Ebook del suo libro "I toni dell'azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani".
I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani.


È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinché sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.
Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

Ringraziamo Elia Rubino per averci consentito di pubblicare questa interessante intervista che consideriamo un utile contributo ricco di spunti di riflessione.

D. “I toni dell’azzurro” e la formazione dei giovani: come si accostano questi due mondi così lontani?
R. Nelle pedagogie delle "scuole nuove" ( e siamo nel '900) l'istituzione scuola, grigia e noiosa, cede il posto a Summerhill, la casa dei bambini e a tante altre architetture dell'educazione in cui al centro c'è la persona umana nelle sue relazioni, nella voglia di scoperta,  di curiosità e di autocostruzione del sé. Insomma una scuola dove non ci sia solo un colore ma tante tonalità da  ricercare e vivere insieme.

D. Da dove nasce l’idea di parlare della scuola, in modo tanto “rivoluzionario”?
R. Rivoluzionario? Non direi. Realistico. La scuola italiana, come tutto il sistema, è profondamente malata: soffre di una letargite acuta che non pone nulla al passo con i tempi. È come se io pretendessi di costruire la "Cinquecento" ( facciamo un po' di pubblicità al Made in Italy) con le stesse tecnologie di cento anni fa. Il risultato sarebbe desueto ed antiquato e, soprattutto invendibile: come del resto è la scuola italiana, classificata sempre agli ultimi posti nella classifica annuale OCSE.

D. Perché ha scelto questo stile “amichevole” ed umoristico per trattare argomenti complessi? Non ha paura di non essere preso sul serio?
R."Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena per avvertire il pubblico che è scoppiato un incendio. Gli spettatori, però, credono che la sua comparsa faccia parte della farsa che si stanno godendo: e così quanto più quello urla, tanto più forte si leva il loro applauso". L'aforisma kierkeegardiano  ben risponde alla sua sottile domanda. A volte la vita non va presa sul serio, va giocata, come diceva Baden Powell, fino in fondo, oppure, se preferisce, va testimoniata con serenità, secondo l'eredità che ci ha lasciato Socrate. Del resto c'è un'intera classe politica in giacca e cravatta che ogni giorno ci prende in giro in politichese tra leggi e dibattiti, tutti seri! Io ho trascorso 26 anni nella scuola italiana e ne ho viste di tutti i colori ( a proposito dell'azzurro); ho vissuto esperienze  stupende e pioneristiche a livello umano e didattico, sempre con il sorriso sulle labbra,  al fianco di presidi e colleghi  amabili e preparati. In questi ultimi anni, al contrario, ho sperimentato il fallimento e la solitudine e, realmente, mi sono sentito una Cassandra, anche se, purtroppo, i fatti confermano la deriva di questo nostro contesto sociale.


D.Lei ci parla della sua esperienza diretta: non sarebbe stato il caso di integrare con altre osservazioni o, comunque, di indagare anche in altri contesti e con altri colleghi?
R. Il mio non è un "trattato pedagogico", quanto una denuncia, seppur con toni leggeri, di un malessere che certamente non è solo mio ma anche di studenti, colleghi ( quelli "allegri" come me) e genitori.  Quando  vedo i ragazzi sofferenti e distratti  mi sento realmente male e non capisco perché una realtà così evidente: una scuola noiosa ed inadeguata ai tempi, sfugga a tutti. Vedo "colleghi" spiegare e spiegare per ore, dettare  appunti, compiacersi delle proprie lezioni  frontali,  compunti nella "valutazione fiscale", mentre gli studenti continuano a dormire sui banchi. Certo non tutte le scuole sono uguali, ma le statistiche si fanno con i grandi numeri e di certo la scuola italiana  sta soffrendo. Insomma "i toni dell'azzurro " è un modo ironico  per confermare quello che trovai scritto sul diario di uno studente: "la scuola e come una P...: tutti ci vanno ma nessuno la ama!"


D. Vorrebbe spiegarci meglio quale potrebbe essere un approccio proficuo all’apprendimento da parte della scuola, sia per quel che riguarda gli insegnanti, che gli studenti?
R. Alcuni (pochi in verità) professori che hanno letto la mia riflessioni mi hanno chiesto: perché non espliciti in modo scientifico il "tuo" modello educativo? Potrebbe essere un'idea, ma anocor più sarebbe meglio sperimentare, da parte di una equipe, quello che dico. Eppure nihil sub sole novi: Basta "sincretizzare"  i modelli scientifici delle attuali tecniche dell'educazione e il gioco è fatto. Ancor più semplicemente, basterebbe "osservare" i modelli nord europei per  trovare adeguate soluzioni. Del resto l'Italia non è in Europa? e cosa abbiamo tratto da  questo essere Europa? A me sembra nulla: ci sono modelli funzionali nel campo educativo, giuridico, economico, sanitario, ma noi facciamo finta di niente e continuiamo ad andare... indietro. Del resto i contenuti della scuola italiana sono quelli dei primi del Novecento... e la metodologia? quella si ferma alla seconda metà dell'Ottocento, al così detto frontalismo: SPIEGARE-INTERROGARE-ANDARE AVANTI COL PROGRAMMA.... Tutto il resto è....noia. Certo è, lo ripeto, che non tutte le scuole sono così: ci sono avanguardie pedagogiche in italia (dalle scuole Montessori a quelle di Malaguzzi) che realmente danno il senso di approcci pedagogici centrati sulla persona. E lo Stato italiano perché non recepisce? Semplice: ad una classe politica del genere può corrispondere solo un "popolo anestetizzato", incapace di reagire come  comunità ad un sistema  di sfruttamento sociale. Siamo in uno stato di "sonno intellettuale" e nessun movimento culturale  riesce a rispondere  ai soprusi  a cui siamo sottoposti ogni giorno. Tasse, ingiustizie,  malasanità, ecomafia... mali sociali che ci avvolgono ma non riescono a svegliarci. del resto "panem et circenses" è garantito per tutti e così: "sta bene Rocco, sta bene tutta la Rocca!"

D. Dallo scritto si evince una forte critica rivolta, per lo più, al corpo docente o, se vogliamo, organizzativo, dell’istruzione scolastica. Cosa si sente di dire, invece, sul comportamento degli alunni? Non crede che si stia parlando di uno scambio formativo e, come tale, che anche il corpo studentesco abbia la sua parte?
R. Quando una squadra di calcio non fa goal chi è il primo a saltare? L'allenatore! Partendo dal fatto che io non critico nessuno, cerco solo di chiedermi come mai non ci sia una reazione reale da parte dei professori: mal selezionati, mal pagati, mal considerati, continuano a piangersi addosso o a paventare  agitazioni che non vanno ad intaccare nessun interesse reale. Una volta mi venne da dire: organizziamo uno sciopero della fame e accampiamoci sulle principali arterie della città... Sorrisi di tutti e... punto e a capo. Mi chiedo: come sono selezionati i professori  in altre zone d'Europa? Come sono pagati? Qual è il loro peso sociale? Se devo andare a  prestare servizio nell'esercito la prima selezione è quella psico-attitudinale. Nei "concorsi  a cattedra" che tipo di selezione abbiamo? (io ho avuto la s-fortuna di  essere nominato commissario per i  due scorsi concorsi a cattedra). Ebbene non c'è traccia di una possibile selezione per attitudine alla formazione dei giovani: capacità comunicativa, attitudine all'ascolto delle problematiche, capacità di coinvolgimento... Per non parlare della selezione dei "dirigenti scolastici". In un'azienda privata, ne sono convinto, i cosiddetti  dirigenti non passerebbero nemmeno la prova attitudinale. Insomma lo Stato italiano scimmiotta il modello manageriale in ambito scolastico ma non ne adotta il cuore:  la selezione  attitudinale. Le sorelle Agazzi avvisavano le aspiranti maestre: l'insegnamento è una vocazione, non un mestiere!
In questo bailamme gli studenti chi sono? Paragoniamoli a calciatori, ognuno con una innegabile potenzialità, spesso nascosta e addormentata in un angolo remoto del cervello. Senza voler scomodare il buon Froebel, gli alunni sono  come seme, ognuno sboccerà, grazie alla guida  del giardiniere... MA il giardiniere sa che non potranno essere tutte rose, ogni  seme nasconde un fiore diverso! Ultimo esempio. Se lei  decide di andare in palestra con l'obiettivo di dimagrire e  sborsa fior di euro, pretende dal "personal trainer" di ottenere un risultato? Certo che sì... eh, mi si potrebbe obiettare, ma i ragazzi non sono motivati, sono distratti, assenti... Chiaro, ma anche nel caso della persona che va in palestra può accadere lo tesso e, di conseguenza il trainer, con specifiche tecniche "motiva" supporta e stimola , arrivando ad ottenere  risultati scientificamente provati. Qua non si tratta di addossare colpe, si tratta, al contrario, di ammettere che  le tecnologie educative esistono, ma non sono  né studiate né tantomeno applicate.

D. Crede che un cambiamento come quello da lei augurato sia possibile al giorno d’oggi?
R.
Ottimismo pedagogico il mio? Non saprei. A me sembra che abbiamo la necessità di cambiare, e non solo nel contesto scolastico. Un eco sistema completamente devastato,  mancanza di valori, disequilibri economici: questo è il mondo che stiamo consegnando ai  giovani. Per chi crede nei cicli cosmici, il Kalpa induista, la soluzione è semplice... Ci sarà un periodo di distruzione e poi di ri-creazione. Senza essere così catastrofici ci sembra necessario, e tutti lo stanno predicando, un cambiamento radicale e tutto questo può essere suscitato solo da un  sistema educativo nuovo: la polis è possibile se fin da piccoli si è educati  a vivere in una polis. Se pensiamo alla politica sull'immigrazione italiana ci rendiamo conto del paradosso messo in atto: accogliamo (come è giusto che sia), ma in maniera approssimata ed indiscriminata e poi? Non seguiamo  gli immigrati, non garantiamo loro nulla, non li educhiamo e... sforniamo nuovi fenomeni di delinquenza e di devianza. Non sarebbe meno dispendioso  educarli ad una vita  comune, garantendo loro i diritti fondamentali, come  fa il resto dell'Europa. Ma si sa, l'Italia è il paese di Pulcinella....

D.Cosa si aspetterebbe da questa scuola nuova? Quali miglioramenti? 
R. Di "scuole nuove"  se ne parla da un secolo in tutto il mondo... Solo che in altre zone del mondo queste strategie educative sono state messe in atto e in Italia no. L'elefantiasi  della burocrazia, gli interessi delle classi dominanti rallentano ed ostacolano la formazione di "nuovi" docenti e  "nuovi" dirigenti, per non parlare di strutture fatiscenti ed attrezzature obsolete. Eppure le stanze del Quirinale e del parlamento pullulano di  Mac utilizzati anche per prenotare  le serate hard dei politici!  Il popolo italiano, creativo, geniale, pieno di arte, cultura e tradizione  spesso è costretto ad emigrare. Il male del CLIENTELISMO, del NEPOTISMO e in alcuni casi del CLERICALISMO si è insinuato in tutti i centri di potere. Una scuola nuova dona coscienza e consapevolezza, offre strumenti critici e di sana e pacifica rivoluzione culturale. Stiamo vivendo un paradosso: un governo non votato dal popolo ha votato un presidente:  ecco il crollo subdolo della democrazia. Un'Italia che  è culla della cultura occidentale potrebbe vivere di arte cultura e turismo, invece, soprattutto al Sud, è stata  avvelenata da aziende ed industrie che nel dopo guerra  hanno promesso benessere e invece hanno portato morte  attraverso tumori assurdi. E ora? Sono partite verso nuovi  "lidi" da inquinare,  dove  la manodopera costa meno e le tasse sono appetibili. Dura legge del Mercato? No! Squallida macchinazione dei ricchi.  Una coscienza  nuova, pulita,  dinamica, acquisita grazie ad una scuola  critica,  che sveglia e non addormenta è alla base di un possibile cambiamento della nostra società.

D. A chi dedica il suo lavoro?
R. Chiaramente ai giovani, a quelli che a scuola vanno male, perché spesso nella vita troveranno riscatto e giustizia. Ai giovani che si sentono insoddisfatti ed inquieti nell'ascoltare passivamente per ore: eppure proprio loro hanno una grande responsabilità nel cercare di contrastare un sistema  letargico ed invernale. I ragazzi di don Milani andavano  a scuola con allegria e non esisteva né ricreazione né pausa, perché tutto era una scoperta costante, contro i frontalismi  assurdi a cui erano costretti a sottostare.

D.Cosa raccomanderebbe a chi volesse trarre uno spunto concreto dal suo scritto?
R. Sapere aude... o ancora, più recente: stay hungry, stay foolish! C'è una sottile follia nell'esistenza, di cui Erasmo tesseva l'elogio. Abbiamo dimenticato che la nostra permanenza su questa terra è brevissima e, spesso la  sciupiamo. Se la vita è un dono è un nostro diritto viverla pienamente: carpe diem, "l'attimo fuggente", celebrato film su una scuola attiva è passato di generazione in generazione senza lasciare tanta traccia. Gli anni della gioventù, senza retorica, sono quelli più vitali: il GH è alle stelle, eppure lo lasciamo dormire tra le pieghe dei nostri neuroni. Qui non si tratta di cambiare la scuola, ma di trasformare la società sclerotica fondata sul "religio", sull'essere incatenati. Da più di duemila anni il "mito della caverna" continua ad ammonire i giovani sulla possibilità di liberarsi dai vincoli degli "idola" che ci attanagliano. Nel visionario "Matrix" si intrecciano mondi e domini virtuali, mentre l'uomo continua a soffrire e... sperare. Dobbiamo avere il coraggio di  cambiare il mondo, senza la pretesa di voler essere salvatori della terra ma cercando di operare piccoli passi di "metanoia"  in noi stessi prima che negli altri. Viviamo in una grande truffa, ma  la cosa peggiore è che  pensiamo di truffare gli altri mentre stiamo truffando noi stessi.

D. Ha considerazioni o commenti da aggiungere?
R. Vorrei ringraziarla per avermi dato uno spazio di riflessione. I new media sono importantissimi nella formazione dei giovani ma si devono utilizzare con tecniche appropriate.  Nelle scuole europee ed in alcuni istituti italiani  si vedono i risultati  e la velocizzazione dei processi di apprendimento... Tutto si trasforma e in pochi anni  i sistemi di apprendimento tradizionale saranno soppiantate da tecnologie educative completamente diverse. Sarà allora che ci si renderà conto del ritardo epocale che ha coinvolto docenti e dirigenti  per colpa di un sistema politico elefantiaco.  Il problema sarà non nell'utilizzo del mezzo ma  nell'ossatura valoriale che saremo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni. Se mi si offre la possibilità potrei raccogliere in una antologia  voci della pedagogia di tutti i tempi che offrono spunti di riflessione scientifica su una scuola  diversa, nuova, attiva, adatta ai nostri tempi... Ma non dipende certo da me...


Intervista a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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La città bianca alla Feltrinelli di Pescara. Intervista all'autrice

LA CITTA BIANCA PESCARAVenerdì 17 aprile presso la Libreria Feltrinelli di Pescara si è svolta la presentazione del libro La città bianca di Francesca Romana Orlando.
È intervenuta l'autrice che per circa un'ora è riuscita a coinvolgere il pubblico presente che si è mostrato attento e partecipe. Non è stata una presentazione come quelle a cui siamo abituati, perché si è discusso del romanzo ma molto di più del tema che ha ispirato la storia.


PRESENTAZIONE1L'autrice infatti per potersi rivolgere ad un pubblico ampio ha scelto di scrivere un romanzo, nello specifico un romanzo di avventura, un thriller, perché il suo movente primario era quello di divulgare e quindi far arrivare ad un pubblico vasto argomenti piuttosto complessi, cioè i rischi per la salute derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici e i conflitti di interessi tra chi è chiamato a giudicare la pericolosità di tale esposizione e le multinazionali del settore delle telecomunicazioni che spesso finanziano e condizionano gli studi.
Si è parlato del delicato equilibrio tra realtà e finzione, della distinzione tra realtà e finzione. La realtà è che ci sono rischi legati all'utilizzo giornaliero del cellulare che però viene recepito come uno strumento utile anzi indispensabile, uno strumento che ci rende particolarmente efficienti, ancor più pericolosa inoltre è l'esposizione "inevitabile" alle antenne.
LA CITTA BIANCA PESCARALa realtà è anche che esiste un meccanismo "malato" che porta a far sì che scienziati legati all'industria arrivino a influenzare le decisioni di organizzazioni sovranazionali come l'OMS, e di conseguenza l'opinione pubblica. Sono queste le caratteristiche, le realtà che hanno portato al concepimento del libro dove l'autrice immagina che una ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità, venga incaricata dal Tribunale di Roma ad esprimersi sulle conseguenze dell'esposizione alle antenne di cittadini residenti in una zona di Roma, che sono interessati da varie e spesso gravi patologie. Riuscirà a condurre al sua ricerca in modo indipendente anche rischiando l'isolamento nel mondo scientifico o si piegherà ai condizionamenti dell'industria e del suo stesso Istituto?


LA CITTA BIANCA PESCARAPer riuscire a conoscere ancora meglio La città bianca abbiamo intervistato Francesca Romana Orlando, al termine della interessantissima presentazione che si è svolta con l'ausilio di slide e che si è concentrata sull'esposizione di studi passati e in corso sulla materia e sugli ostacoli posti alla ricerca indipendente dall'industria delle telecomunicazioni. Successivamente anche all'acceso dibattito che ne è seguito.


logo edizioni miniQuando ha ideato questo thriller e cosa l'ha ispirata?


LOGOHo iniziato a lavorare a questo thriller nei primi mesi del 2011 quando ho letto la monografia della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici sui cosiddetti "effetti non termici" dei campi elettromagnetici e mi sono resa conto che il cittadino comune non sa di essere circondato 24 ore su 24 da un inquinamento invisibile, impercettibile ma estremamente dannoso, dovuto all'uso dei dispositivi a radiofrequenza, come il cellulare.
Quello che mi interessava di più era proprio l’aspetto dell'esposizione passiva alle antenne che siamo tutti costretti a subire in strada, ma soprattutto coloro che vi abitano vicino. Conosco personalmente, infatti, diverse realtà in cui si osserva un aumento preoccupante di patologie in coloro che vivono nei palazzi intorno a queste installazioni e ci sono forti sospetti che l'attuale legge che limita i campi elettromagnetici non sia sufficiente a tutelare la salute della popolazione.
Già nel 2009 il Tribunale della Corte d'Appello di Brescia ha riconosciuto il nesso causale tra l'uso del cellulare e l'insorgenza di tumore cerebrale e mi sono chiesta se fosse possibile dimostrare in un aula di tribunale anche il nesso causale tra le antenne e le patologie osservate in chi vi abita vicino.
Ho immaginato il travaglio che si troverebbe a vivere una biologa dell'Istituto Superiore di Sanità chiamata dal giudice a decidere in merito a questa situazione e ne ho concluso che sarebbe divisa tra la spinta della coscienza di chi ragiona in modo autonomo e il dovere di appartenenza alla propria istituzione, l'ISS appunto che ha un posizione rassicurante in merito agli attuali limiti di legge.


logo edizioni miniQuando ha incominciato ad interessarsi a questo argomento (rischi per la salute derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici)?


LOGOAlla fine degli anni '90, quando stava esplodendo Internet nel nostro Paese, lavoravo per diverse riviste che trattavano dello sviluppo della Rete e mi sono trovata spesso a descrivere le potenzialità del Wi-Fi e dei cellulari, ma con qualche perplessità. Avevo l'impressione, infatti, che si stessero promuovendo delle tecnologie che emettevano- radiofrequenza con eccessiva leggerezza.
A quindici anni di distanza, nonostante ogni giorno aumentino le evidenze scientifiche dei rischi per la salute legati all'esposizione a campi elettromagnetici, la nostra società sta adottando delle scelte "folli" come lo sviluppo delle reti Wi-Fi nelle scuole o la diffusione di nuove reti per la telefonia mobile che comportano un'esposizione pressoché pervasiva di radiofrequenza e microonde.
La consapevolezza di quanto siano gravi i rischi per la nostra salute, ma anche per la flora e la fauna in natura, mi ha spinto ad approfondire questo tema e a divulgarlo. Ho ritenuto che il romanzo fosse il modo migliore per descrivere tutti gli attori che sono coinvolti nel problema: dai ricercatori, all'industria, agli esperti di pubbliche relazioni e ai mass media.


logo edizioni miniQuanto c'è di reale nel suo libro e quanto invece è frutto di fantasia?


LOGOIl libro prende spunto da fatti reali e li sviluppa attraverso una narrazione di finzione. Innanzitutto, è reale la diatriba che divide gli scienziati riguardo gli effetti biologici dei campi elettromagnetici: alcuni ritengono che ci si debba preoccupare solo degli effetti termici, ovvero del riscaldamento prodotto dalle radiazioni; altri credono invece che ci sono effetti biologici anche per esposizioni bassissime che non possono causare alcun riscaldamento. Curiosamente a sostenere quest'ultima tesi sono soprattutto scienziati indipendenti che non hanno legami con l'industria delle telecomunicazioni.
Il romanzo trae ispirazione da questa realtà per descrivere la crisi personale di una scienziata di un'importante istituzione governativa, l'Istituto Superiore di Sanità, che deve decidere con quale gruppo schierarsi, avendo la consapevolezza che la propria scelta rischia di metterla in una condizione di isolamento rispetto alla propria classe di appartenenza.
Un altro fatto reale è la classificazione della radiofrequenza come possibile cancerogeno per l'Uomo nel maggio 2011 da parte dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Avevo iniziato a scrivere "La città bianca" diversi mesi prima di questo evento, immaginando che un'eventuale ammissione del rischio per la salute umana avrebbe causato una reazione delle pubbliche relazioni promosse dall'industria. Così è stato: anche sulla stampa italiana si sono letti articoli di giornale piuttosto curiosi che adottavano tecniche di comunicazione molto precise per sminuire l'importanza della notizia. Ecco perché il romanzo sottolinea la silenziosa alleanza tra industria delle telecomunicazioni e industria dei media e delle pubbliche relazioni - per cui il mondo dei cellulari è una fonte di reddito sostanziale.


logo edizioni miniSi ha l'impressione che si parli meno e ci preoccupi meno dei rischi derivanti dall'esposizione dei campi elettromagnetici rispetto ad esempio ad agenti chimici ecc.

LOGOÈ solo un problema di tempo. Di inquinamento chimico si parla almeno dalla fine degli anni '70 e, ciononostante, la nostra capacità come società di contenere i danni e di prevenirli è appena agli albori. Il fatto che se ne parli, tra l'altro, non significa che siamo in grado di gestire questi problemi. Anzi.
Nel caso dei campi elettromagnetici l'opinione pubblica è completamente disinformata perché le tecnologie a radiofrequenza si sviluppano commercialmente senza che vi siano sufficienti ricerche che ne provino l'innocuità. Praticamente vengono immessi sul mercato dispositivi wireless lasciando che siano gli utenti a fare da cavie inconsapevoli.
L'aspetto più drammatico è che le fonti di esposizione a radiofrequenza stanno diventando talmente ubiquitarie (nelle scuole, negli uffici, a casa, nei bar, nelle biblioteche, nelle piazze, nelle case con i rilevatori a distanza dei consumi di gas, luce, riscaldamento, ecc.) che da qui a pochi anni sarà impossibile trovare persone non esposte a radiofrequenza e questo comporterà una notevole limitazione per gli studi epidemiologici che, per funzionare, devono confrontare gruppi di popolazione esposta e non esposta.
Esattamente come è avvenuto per l'amianto o per altri inquinanti, è la popolazione a sperimentare sulla propria pelle gli effetti nocivi dell'esposizione e la politica assume con troppo ritardo le evidenze che derivano dal mondo scientifico, anche a causa di scienziati corrotti che producono ricerche apposta per minimizzare le prove del rischio.


logo edizioni miniLei si sente vicina ad un personaggio descritto nel suo libro per le vicende vissute o per alcune caratteristiche?

LOGOCredo che ogni scrittore metta nei propri personaggi una parte di sé e della propria esperienza. Con il personaggio principale, Cassandra, condivido lo spirito di indipendenza che si esprime non solo nel modo critico di affrontare la conoscenza, cercando sempre di comprendere il contesto e le fonti delle informazioni, ma anche nell'affettività e nelle relazioni, con il rifiuto di modelli stereotipati in favore di una ricerca più profonda di contatto e di relazione con gli altri.
Ho voluto tratteggiare il personaggio di Cassandra come un'eroina che si trova di fronte ad una scelta da cui dipende non solo la propria carriera, ma anche la propria identità. Moltissime volte non ci si rende conto che si prendono decisioni per rispondere al proprio gruppo di appartenenza, come la propria famiglia o i propri colleghi. È raro che ci si prenda l'onere di ragionare in modo autonomo e di pagare le conseguenze di un eventuale isolamento relazionale in onore di un valore più alto, come la verità e la libertà.
Cassandra, inoltre, è anche il nome di una figura della mitologia greca. Era sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della preveggenza. Bellissima, profetizzava sventure e non veniva ascoltata. Accade anche quando il cavallo di legno fu introdotto a Troia e lei rivelò ai suoi concittadini che al suo interno vi erano dei soldati greci. Nessuno le credette e sappiamo quale fu il destino della città. Non vorrei proprio che l'allarme lanciato dalla Cassandra del mio romanzo rimanesse allo stesso modo inascoltato.


logo edizioni miniIl suo libro è frutto della fantasia anche se gli studi che lei cita
sono reali, una vicenda come quella narrata potrebbe verificarsi anche nella realtà? Quando la ricerca scientifica "danneggia" gli interessi delle grandi multinazionali cosa accade realmente? Quali tutele ha il
cittadino comune che non ha conoscenza della realtà dei fatti?


LOGODimostrare che le multinazionali si organizzano per uccidere gli scienziati scomodi o per finanziare degli studi scientifici manipolati per ridurre la percezione del rischio ambientale è davvero molto difficile. Il lavoro dell'ex procuratore del Tribunale di Venezia Felice Casson è emblematico. Nel corso delle sue indagini sugli operai del polo petrolchimico di Marghera che si ammalavano di tumore, scoprì che le Sette Sorelle, ovvero le sette maggiori compagnie petrolifere, si erano messe d'accordo per occultare per decenni le prove dei rischi derivanti dall’esposizione occupazionale a cloruro di vinile monomero (CVM).
Sin dalla fine degli anni ’50, infatti, i dirigenti delle principali multinazionali del settore erano consapevoli che i livelli stabiliti per l’esposizione occupazione al CVM erano di gran lunga superiori a quelli che producevano significativi danni alla salute. Le multinazionali si mandavano missive “confidenziali” per avvisarsi a vicenda, senza intraprendere, però, alcuna azione per rimediare al problema. Nella finzione ho ipotizzato che potesse avvenire qualcosa del genere anche in merito alla negazione dei rischi per la salute derivanti dall'esposizione a radiofrequenza.
Credo che anche solo immaginare questa ipotesi ci aiuti tutti ad essere più vigili.
D'altra parte, dobbiamo imparare anche a riconoscere e a sostenere chi si batte affinché emerga la verità, anche pagando in prima persona, come spesso avviene. Nel caso dei campi elettromagnetici questo sostegno va dato agli scienziati della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS), a cui il libro è dedicato con profonda stima e ammirazione.


logo edizioni miniIl suo romanzo si conclude con una speranza e cioè che esista davvero una alternativa valida all'utilizzo dei campi elettromagnetici e cioè la comunicazione fotonica. Esiste davvero una alternativa alle onde radio?


LOGOAssolutamente sì. Le alternative alle tecnologie esistono sempre. Basti pensare all'energia atomica che fino a qualche anno fa veniva presentata come la migliore fonte energetica alternativa ai combustibili fossili. Qualche ricercatore italiano ha scoperto, invece, che si potrebbe sviluppare anche la fissione fredda, ma "chiaramente" è stato messo in condizione di non approfondire la questione.
Nel caso delle onde radio al momento ci vogliono far credere che non siano possibili altre forme di telecomunicazioni, ma le alternative ci sono.
Nel libro ho ipotizzato una telefonia mobile che si basa sulla luce, un fattore ambientale che non è nocivo per il corpo umano. L'idea sarà forse possibile in futuro ma già oggi esiste il Wi-Fi via LED che è stato sviluppato in Germania dall'Istituto Fraunhofer di Berlino. Questa luce LED viene posizionata sul soffitto di una stanza e da essa il segnale adsl viene reso disponibile ai computer nella stanza via luce.
PRESENTAZIONE6Ad oggi l'unica vera alternativa all'esposizione alla radiofrequenza è lo sviluppo delle tecnologie via cavo. Invece di finanziare le reti Wi-Fi o di agevolare lo sviluppo delle reti mobili con decreti ad hoc, i governi potrebbero finanziare la fibra ottica agevolando gli investimenti per postazioni fisse agli angoli delle strade, in ogni banco di scuola, in ogni tavolo di biblioteca, per garantire a tutti connettività ad alta efficienza e soprattutto senza rischi per la salute.

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Intervista a Bianca Brotto autrice del romanzo Dentro le scarpe

COPERTINA BROTTOBianca Brotto ci guida alla scoperta del suo bellissimo romanzo Dentro le scarpe  pubblicato nella Collana A Tu per Tu e nella intervista che segue ci invita a riflettere con queste parole di speranza: "C’è un’essenza unica in noi, un seme che racchiude lo scopo della nostra vita, proprio come il seme di una grande quercia la contiene già tutta.
Nasciamo destinati a lasciar esplodere la meraviglia che siamo... perché la vita è una grande caccia al tesoro e il mondo è la mappa ricca di indizi per raggiungere la meta; le tracce sono a volte persone, a volte fatti, a volte frasi sentite “per caso”. Solo noi possiamo decidere se seguirle".



DIGITAL CAMERABianca Brotto è una sensibile osservatrice dei comportamenti umani, instancabile ricercatrice del significato della vita e consegna ai lettori più attenti i tasti per far suonare le corde dell’anima.
Una attenta e appassionata lettrice del suo libro ha definito Dentro le scarpe  "un romanzo che va ben oltre la trama; trascina alla scoperta del significato della vita e della morte, del destino del quale ognuno è artefice e dell’importanza della “sapienza” che sa leggere i segni e può suggerire rimedi".


Incontriamo Bianca Brotto in una assolata e mite giornata di aprile. Sedute comodamente in un tranquillo locale mentre sorseggiamo un cappuccino e gustiamo uno squisito cannolo di pasta sfoglia farcito alla crema, discorriamo del suo libro.



logo edizioni miniA quando risale la tua passione per la scrittura?


logoMi è sempre piaciuto utilizzare la penna per dar voce al mio sentire profondo: nella mia famiglia le emozioni non venivano espresse, sembrava “peccato” farlo. Ecco allora che il foglio rappresentava una barriera di sicurezza per esprimermi senza inibizioni.


logo edizioni miniQuando è nata l’idea di questo libro?


logoAlcuni anni fa ho frequentato un corso estivo di scrittura creativa organizzato dalla Rivista Inchiostro; è stata una settimana intensa, si lavorava otto ore al giorno in un contesto armonico e piacevole. Nello svolgere un esercizio di gruppo è nata l’idea di questo romanzo.
Quella settimana in Toscana è stata per me rivelatrice di una passione che non avrei più potuto contenere; sono infatti tornata a casa che volavo! Hai presente quando ci si innamora? Si vede il mondo con colori brillanti, le persone diventano tutte amabili, il cuore frizza e la gioia esplode in ogni sguardo? Ecco, io ero così: ero diventata il mio sorriso.
Mi sembrava di camminare a un metro da terra, ero piena, piena di… passione!
Nella mente continuava a girarmi un racconto che avevo scritto l’ultimo giorno e che dovevo ultimare. Che tormento! Ero al lavoro e non facevo altro che pensare a come sarebbe andata a finire quella storia e, appena ho potuto, mi sono tuffata e ho lasciato che si scrivesse.


logo edizioni miniCosa intendi per: “Ho lasciato che si scrivesse”?


logoMi succede spesso: poso le mani sulla tastiera e la storia si scrive da sola come se i personaggi vivessero di vita propria. Quando metto il punto finale io stessa scopro come è andata a finire.
Anche nella stesura di questo romanzo i personaggi mi hanno spesso preso la mano obbligandomi in seguito ad aggiungere capitoli per rimediare a quel che avevano combinato. So che dal punto di vista letterario non è così che si deve agire: l’autore deve avere ben presente l’intera trama prima di cimentarsi nell’opera ma, in DENTRO LE SCARPE, l’istinto ha spesso prevalso sulla ragione.


logo edizioni miniQual è il messaggio che volevi comunicare con questo libro?


logoNel romanzo i personaggi sono accomunati dal medesimo incontro con Ruben, il proprietario del negozio di scarpe, e questo appuntamento offre a tutti la possibilità di modificare la loro esistenza. Qualcuno coglierà questa occasione, qualcun altro no.
Accadono anche a noi incontri o eventi che potrebbero cambiare la nostra storia se solo li sapessimo riconoscere e cogliere.
La vita è una grande caccia al tesoro e il mondo è la mappa ricca di indizi per raggiungere la meta; le tracce sono a volte persone, a volte fatti, a volte frasi sentite “per caso”. Solo noi possiamo decidere se seguirle.


logo edizioni miniIn cosa consiste, Bianca, questo “tesoro” che ognuno di noi potrebbe trovare?


logoC’è un capitolo a me molto caro che si intitola: “La soglia”. Il protagonista legge sulla porta di un monastero greco la frase: “Diventa ciò che sei”. Ecco, questo è il tesoro.


logo edizioni miniCosa intendi?


logoC’è un’essenza unica in noi, un seme che racchiude lo scopo della nostra vita, proprio come il seme di una grande quercia la contiene già tutta.
Nasciamo destinati a lasciar esplodere la meraviglia che siamo, ma subito ci ritroviamo immersi in un sistema che ci addestra e ci obbliga a regole, paletti, divieti che imbrigliano la nostra natura.
Siamo ancora molto piccoli quando ci insegnano che non possiamo ascoltare il nostro sentire perché, così facendo, non guadagniamo l’approvazione degli adulti. Per essere accettati dobbiamo agire come vogliono loro: stare composti nei banchi di scuola, quando la nostra natura ci porterebbe a correre, mettere le scarpe rinunIMG_0635_700ciando ai piedi nudi e così via.
Scopriamo che se ubbidiamo ci lodano e se seguiamo il nostro istinto ci sgridano e così, giorno dopo giorno, impariamo a non ascoltarci più e ad agire seguendo i metri del loro giudizio. Diventiamo meri esecutori del volere altrui e questo è il motivo per il quale se chiediamo a qualcuno: ma tu, cosa vuoi veramente? Qual è il tuo sogno? La tua passione? La risposta spesso è: non lo so.


logo edizioni miniQuindi un libro che vuole favorire la crescita personale?


logoNel romanzo i personaggi scelgono se seguire o meno le indicazioni di Ruben, con le conseguenze che inevitabilmente ne conseguono, e questa è la storia di ognuno di noi. Anche noi siamo chiamati ad osservare gli eventi, ad ascoltarci e a scegliere.
Ruben, nel negozio, fornisce agli ignari avventori semplicemente alcuni spunti. Questo vorrei comunicare: ognuno di noi può diventare un attento osservatore della vita e scoprire i tanti segnali che lo guideranno alla scoperta della propria meravigliosa essenza, senza paura dei cambiamenti.


logo edizioni miniNon è normale temere i cambiamenti?



logo
La natura ci è maestra: tutto muta, non esiste la staticità, ma un armonico divenire. Le stagioni stesse ci mostrano che dalla morte dell’inverno si passa alla rinascita della primavera, allo splendore dell’estate e al declino dell’autunno. Solo l’essere umano si ostina a temere il cambiamento e la morte, mentre la natura continua a rivelarci di non aver mai mancato una primavera.


logo edizioni miniA proposito di sogni, qual è il tuo?



logo
Vivere di scrittura e vedere DENTRO LE SCARPE diventare un film.


logo edizioni miniHai altri libri nel cassetto?


logoLa biografia “Perché io” uscirà in novembre 2015 con Edizioni Psiconline. Ho poi quasi ultimato un romanzo breve dal titolo “Amore imperfetto” e devo finire un testo sulla crisi economica.
Moltissime trame continuano ad affollarmi la mente e attendono di vedere la luce!


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Redazione

I toni dell'azzurro di Elia Rubino adesso anche in Ebook

Cop Toni azzurroI toni dell’azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani di Elia Rubino, Edizioni Psiconline, 2013, nella collana A Tu per Tu è disponibile anche in Ebook. Pubblichiamo una recensione per far conoscere meglio il libro.


La scuola e la formazione dei giovani: Elia Rubino ci presenta le diverse sfumature di questo mondo. Sfumature di un unico colore però: l’azzurro, simbolo di gioia, ma anche rimando al cielo, a qualcosa di superiore e più alto di noi, nonché diametralmente opposto alla terra, in cui si erigono le mura di questo edificio tanto eterogeneo.

 

Ed è proprio con i toni della gioia e dell’umorismo che l’autore ci apre le porte delle sue classi, non tanto, o meglio, non solo per mostrarci i suoi studenti annoiati dalle solite lezioni ripetitive e dalla paura per compiti ed interrogazioni, per lo più fini a se stessi, ma per descriverci soprattutto quello che fanno gli insegnanti.

 

Una spiegazione diversa, quindi, ai risultati mancati, agli atteggiamenti negativi e spavaldi di una gioventù, secondo Rubino, troppe volte accusata di colpe che non le sono proprie (o, per lo meno, che non sono solo sue): e se tutto ciò dipendesse anche dagli educatori e dalla scuola come istituzione? Cos’è che essa dà realmente ai giovani? E di cosa essi hanno bisogno per il loro futuro?

 

Elia Rubino fa riecheggiare queste domande in tutta la sua trattazione ed apre la strada ad una riflessione profonda, quanto complessa e delicata. Egli si pone in prima persona in questa analisi, ripercorrendo la sua carriera e descrivendo i passaggi più delicati del suo metodo, senza risparmiare nemmeno a se stesso una critica ed un giudizio del tutto obiettivi. Sì, perché, secondo l’autore, la vera scuola dovrebbe essere quella che prepara alla vita, al saper riflettere con la propria testa ed al saper utilizzare e mettere in campo le proprie forze e le proprie capacità. E proprio lui riesce a scrivere ragionando ed argomentando il suo pensiero e prende ad esempio la filosofia, che non utilizza come quella materia “spaventosa” e misteriosa, che da sempre perseguita gli studenti di ogni generazione, ma come aspetto intrinseco dell’intelligere umano.

 

I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani. È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinchè sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.

 

Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

 

a cura della Dott.ssa Alice Fusella


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Redazione

Le presentazioni del mese di aprile 2015

PRESENTAZIONI APRILELe presentazioni continuano anche nel mese di aprile.
I nostri autori si stanno impegnando per assicurare un calendario davvero interessante per il mese di aprile 2015, di seguito alcune anticipazioni.




 presentazioni aprileVenerdì 17 aprile  alle ore 18.00 Francesca Romana Orlando presenta “La città bianca” presso la Libreria Feltrinelli di Pescara in Via Milano (angolo Via Trento).

"Ogni sforzo dell'industria per tacere sui rischi per la salute connessi ai cellulari sembra vano quando, il 31 maggio 2011, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica la radiofrequenza come "possibile cancerogeno". Il Round Table poi non potrà nulla per arginare la diffusione di una nuova tecnologia che si sostituirà ai cellulari e che cambierà il volto delle città."

Con l'autrice dialoga Alessio Ramaccioni (giornalista radiofonico, autore di saggi sull'inquinamento elettromagnetico).
Nel corso della presentazione si parlerà di onde elettromagnetiche e rischi per la salute.

 presentazioni aprileVenerdì 17 aprile alle ore 18,30 Felicia Cataldi e Teresa Tringali presentano "Il Tarlo e la Quercia. Strategie di cura del pedofilo" con il Patrocinio del Comune di Siracusa, presso la Sala Borsellino di Palazzo Vermexio – P.zza Duomo 4 Siracusa.

Il libro nasce da un’esperienza concreta ed ha l’obiettivo, rivolgendosi a tutti e quindi non solo al lettore professionalmente interessato a questa tematica, di affrontare ed analizzare in modo innovativo, una delle più controverse e spinose problematiche che l’umanità si è trovata a fronteggiare: la pedofilia.

Insieme alle autrici interverranno:
Dott. Emanuele Schiavo (Assessore alle Politiche Sociali Comune di Siracusa)                 Avv. Sofia Amoddio (Onorevole alla Camera dei Deputati)
Avv. Salvatore Bianca (Presidente Camera Avvocati Tributaristi di Siracusa)
Don Fortunato Di Noto (Presidente di Meter onlus a tutela dell’infanzia)
Prof. Maurizio Guarneri (Docente Istituto di Psicanalisi di Gruppo di Palermo)
Dott.ssa Paola Iacono (Direttore F.F. N.P.I.A. ASP Siracusa)

Valentina Territo leggerà pagine del libro

presentazioni aprile

Giovedì 30 aprile 2015 alle ore 18,00 Annamaria Improta presenta "Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Stretegie per la costruzione dell'intervento"  con il Patrocinio del Comune di Portici presso Villa Savonarola, C.so Garibaldi 200 - Portici.

Il libro nasce con l’intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti. L’autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all’accettazione della diversità dell’altro.
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Costruttori di cerchi:ancora una presentazione a Reggio Emilia

copertina-costruttori-di-cerchi-sitoCostruttori di cerchi di nuovo a Reggio Emilia il 27 marzo scorso, dopo la presentazione alla biblioteca Panizzi dello scorso febbraio.
Questa volta il testo è stato ospitato e promosso dalla Associazione Amici di Gancio, che si occupa, in continuità con un'esperienza che nel complesso copre oltre 25 anni di lavoro, di progetti di counselling scolastico, volontariato giovanile, supporto alle scuole per attività psico-educative.



ANZIVINO1Alla presenza di un gruppo di addetti ai lavori, prevalentemente psicologi e psicologhe impegnate nel lavoro sul territorio all'interno di progetti di vario tipo, Massimiliano Anzivino ha presentato il suo testo condividendo con i colleghi le difficoltà ma anche le risorse del momento attuale.


Si è parlato molto di scuola ma anche delle sfide che la professione di psicologo sta affrontando, prima fra tutte quella di trovare un equilibrio tra gli aspetti più tecnici e quelli più relazionali.


ANZIVINO2Costruttori di cerchi è infatti il tentativo di proporre una metafora, un concetto che sappia rimettere in primo piano gli aspetti più semplici ma spesso più dimenticati per la promozione del benessere delle persone e delle organizzazioni nelle quali si opera come professionisti: uscire dalle proprie stanze, dai propri ruoli, dalle proprie identità radicate per ricordare quanto l'essere umano abbia bisogno prima di tutto di contatto umano, di occasioni di fiducia, di gruppi su cui contare.


Dal cerchio predisposto per l'occasione dai padroni di casa, Leonardo Angelini e Deliana Bertani, sono nate domande e discussioni, spunti per arricchire la visione della professione di psicologo e del difficile e raffinato lavoro che gli viene richiesto.


Questa presentazione è stata per certi versi un ritrovarsi tra amici, in un gruppo di lavoro di cui l'autore ha fatto parte nella prima fase della sua carriera come counsellor scolastico all'interno del progetto Free Student Box nelle scuole medie superiori di Reggio Emilia.


 Nel mese di maggio sono in programma altre presentazioni: una ancora a Reggio Emilia all'interno di un percorso di dialogo tra scuola, amministrazione pubblica e associazioni di cittadini; l'altra a Bologna presso la sede dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna


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https://www.youtube.com/watch?v=Rlno1XO9SwM

 
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Tre nuovi Ebook nel Catalogo di Edizioni Psiconline

copertine ebookIl Catalogo di Edizioni Psiconline sta crescendo, tre nuovi ebook sono stati pubblicati e altri se ne aggiungeranno molto presto, per la gioia dei nostri lettori che amano portare sempre con sé il proprio libro in formato pdf o epub.




Da qualche giorno disponibili sugli ebook store tre nuovi titoli:

BOOKREPUBLIC

Il codice segreto dell’amore. L’utopia del partner ideale di Raffaele Renna.

"Ci innamoriamo tutti di un modello ideale di partner (e di bellezza) che nasce con noi, in quanto parte del programma genetico, all’interno di una personale visione che proiettiamo continuamente nel mondo. Ognuno ha il suo modello, è in sé perfetto, rimane a livello inconscio, è introvabile nella realtà (ciò comporta problemi e rischi), non “invecchia” mai con l’avanzare dell’età e per di più ci somiglia.
Ciò è quanto emerge dai test del presente studio, contraddicendo la teoria freudiana sull’argomento.
L’amore non è mai come quello sognato ma sognare si può e fa bene.

BOOKREPUBLICTONI DELLAZZURRO

I toni dell’azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani di Elia Rubino

"E voi: genitori, educatori e maestri del sapere, siete proprio sicuri della vostra azione pedagogica intrisa di saccente sicurezza?
In queste riflessioni scritte quasi di getto, pensate a lungo e vergate senza nemmeno rileggere, ecco lo sfogo, le speranze e le utopie di chi per 25 anni ha rovinato o ha formato in modo diverso (dipende dai punti di vista) tanti ragazzi.
I loro volti sono impressi nel mio cuore e hanno dato la speranza di continuare. In modo semplice e lineare, senza tanti pedagogismi, la proposta per una scuola anti scuola, per uno studio anti studio ma non certo antipatico."

BOOKREPUBLIC

Ti amo anima mia. Una storia di violenza di Najaa

Una storia di amore e di violenza.
Una storia d’amore finita male, tra un ragazzo e una ragazza.
Dall’incontro di Najaa con Sajmir, che sembra essere l’uomo più importante della sua vita, all’innamoramento più assoluto, al matrimonio, alla quotidianità e ai successivi problemi di gelosie e convivenza.

Consulta il Catalogo su Bookrepublic
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"Il sentiero del viaggio interiore" di Vincenza Sollazzo alla Biblioteca Civica di Maniago

copertina-il-sentiero-del-viaggio-interiore-sito2Sabato 28 marzo 2015 alle ore 18.00, la Dott.ssa Carla Aceto (Psicologa) presenta "Il sentiero del viaggio interiore. Conosciti, amati, guarisciti" di Vincenza Sollazzo - Edizioni Psiconline, presso la Sala Rosa Bian della Biblioteca Civica in via Battiferri,1 - Maniago (PN).


La presentazione inserita nel calendario degli Incontri in Biblioteca, è realizzata con la partecipazione dell'Associazione Intercomunale delle Valli delle Dolomiti Friulane, della Biblioteca della Montagna Pordenonese, e il Patrocinio della Città di Maniago.


Il sentiero del viaggioIl Sentiero del viaggio interiore, tratta il tema della sofferenza, intesa, oltre che come penoso fardello, come chiamata iniziatica o malattia creativa dell’anima e le strategie psicoterapeutiche per trasformarla e favorire il naturale percorso psicologico, le attitudini vocazionali, la “Bellezza” dell’esistenza, preclusa dai sintomi, devitalizzanti, coercitivi.
San Paolo ascoltò la chiamata e si avviò. “Saper” ascoltare la chiamata è atto eroico, composto da umiltà e coraggio, i cui effetti creano giovamento sia all’individuo che alla collettività. La psicoterapia, diventa un viaggio, simile a quello dantesco, ove la Conoscenza si intreccia con la Cura.
Arricchito anche da esempi, tratti dalla attività di psicoterapeuta dell'autrice, invita il lettore ad un nuovo modo di rapportarsi alla lettura, coinvolgendo l’“homo totus”, ossia Logos ed Eros, emisfero sinistro e destro ed ogni pagina diventa specchio per specchiarsi, sino a scorgere l’affresco della propria interiorità ed in tal senso diventa da parte dell’autrice un invito al lettore a non fermarsi ai veti del dolore, che, superbo impone blocchi inaccettabili.

Vincenza Sollazzo
nasce in Calabria nel 1965, si laurea in Psicologia alla “Sapienza” di Roma nel 1988 e si specializza in Psicoterapia individuale, presso l’ ISP (International School Psicologhy), nel 1994.
Prosegue la sua formazione con Masters di 2° livello su infanzia e adolescenza e partecipa a numeri corsi di aggiornamento studiando Sanscrito, Storia delle religioni, Filosofia della scienza.
Dal 1986 inizia con la guida eccellente del prof. Aldo Carotenuto lo studio e l’approfondimento dell’inconscio tramite la Sincronicità e le discipline inerenti (ipnosi, meditazione, immaginazione attiva, spiritualità, epistemologia), con un approccio speculativo (scrivendo articoli specifi ci e divulgativi) e pragmatico, legato quest’ultimo anche all’attività di psicoterapeuta che svolge a Trento ed in provincia di Venezia, da lungo tempo.


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Un anno iniziato nel migliore dei modi

Il 2014 è davvero iniziato sotto i migliori auspici per Edizioni Psiconline, la piccola Casa Editrice che cerca concretamente di conquistare un suo spazio di qualità all'interno del panorama editoriale italiano.

1912465_10201346395854576_469345977_nDopo un 2013 davvero brillante, ricco di risultati e di successi, c'era timore, all'interno di Edizioni Psiconline, che il 2014 potesse portare, complice la grave crisi recessiva che ancora attanaglia il nostro paese, ad una contrazione della crescita che costantemente si verifica dall'anno della fondazione della piccola Casa Editrice.

Dopo tre mesi può essere fatto un primo piccolissimo e parzialissimo bilancio per cercare di comprendere se si sia modificato il trend positivo oppure se lo stesso prosegua e con quale forza propulsiva.



"Nonostante la crisi del settore che porta sempre meno lettori in libreria e rende sempre più esigui i numeri di vendita di un qualsivoglia volume - ci dice Luigi Di Giuseppe, Amministratore ed animatore di Edizioni Psiconline - il 2014 è un anno iniziato nel migliore dei modi e noi abbiamo cercato di mantenere il livello eccellente dello scorso anno, sia in quantità di pubblicazioni che in qualità del contenuto.

Certamente ci ha molto aiutato, negli scorsi due anni, il grande successo registrato da alcuni dei nostri libri ed in particolare dei volumi di Massimo Bisotti.
Il giovane autore romano, che abbiamo avuto il piacere di pubblicare sia con LA LUNA BLU che con FOTO/GRAMMI DELL'ANIMA, si è rivelato il caso letterario dell'anno e noi siamo stati felici di aver contribuito concretamente al suo successo.
Anche altri volumi, in particolare la Collana A Tu per Tu, ci hanno consentito di raggiungere brillanti risultati di vendita e ci hanno aiutato nella nostra crescita poiché, come è naturale per noi, tutto viene reinvestito nella ricerca di nuovi talenti e di nuovi volumi."

grafico2In questi tre mesi Edizioni Psiconline si è impegnata nella pubblicazione di molti nuovi libri ed infatti hanno finora raggiunto le librerie ben 12 nuovi volumi cartacei e 5 nuovi ebook con una concreta accellerazione che ha consentito di superare i 100 titoli cartacei e i 30 titoli in ebook.

Siamo stati al MODENA BUK FESTIVAL, abbiamo potenziato il nostro canale YouTube e la nostra presenza sui social network e ci prepariamo attivamente per partecipare al Salone del Libro di Torino, nel maggio prossimo.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il concreto appoggio dei nostri lettori che ci seguono con interesse e disponibilità e che sostengono anche il nostro lavoro dando fiducia ai titoli che man mano pubblichiamo.

Un grazie grandissimo deve andare anche agli Autori che sono la parte fondamentale di questo grande progetto. Senza di loro, il loro impegno, il loro entusiasmo diverrebbe difficile, in certi momenti, riuscire a trovare la forza necessaria a crescere.
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Redazione

L'uomo che correva vicino al mare di Ciro Pinto. La nostra recensione

Dal 20 marzo in tutte le librerie "L'uomo che correva vicino al mare" di Ciro Pinto - Edizioni Psiconline nella collana A Tu per Tu (256 pagine € 18,00).
Lo abbiamo recensito per i nostri lettori


[caption id="attachment_2766" align="alignleft" width="168"]Ciro Pinto Ciro Pinto

Il gabbiano si staccò dal mare e cominciò a salire in alto con potenti battiti d’ali, a una certa quota si assestò e continuò nel volo orizzontale […]
Sotto di lui, un uomo correva con un’andatura media...

Correva lungo la battigia. Si sentiva sempre più leggero, si sentiva sempre più giovane
e il corpo gli rispondeva, gli rispondeva alla perfezione.
...



Correva e aveva sempre corso, dovunque la vita lo avesse
portato, nei suoi viaggi di lavoro e in quelli di piacere.
...
Correre era il suo talismano mattutino, la sua risposta a
tutte le angosce della vita, ogni falcata gli ridava fiducia.
Al
diavolo la malattia, la vecchiaia e la morte, lui era più forte
di tutto.




[caption id="attachment_2773" align="alignleft" width="200"]L'uomo che correva vicino al mare L'uomo che correva vicino al mare

Pochi e brevi passaggi, per introdurre il protagonista Giorgio Perna e il tema del romanzo.
Un uomo che tenta di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze, che cerca di rinnovare ogni giorno, quelle che per molto tempo erano state le sue abitudini di vita.
Vita trascorsa accanto alla moglie, Eva, che aveva amato profondamente: i suoi ricordi di lei parlano di trasporto, passione, tenerezza, ammirazione, di un amore che li avrebbe tenuti insieme per sempre, ma troppo prematuramente la morte di lei li divide.
Giorgio rivive una tragedia già vissuta e conosciuta troppo bene. Era ancora molto piccolo infatti, quando perse la madre, giovanissima, poi il padre morì improvvisamente.
Così dopo la morte della moglie la sua vita era proseguita, cercando di sfuggire al dolore, cercando di esorcizzarlo, continuando a fare tutto quello che faceva prima della morte di Eva, quasi non avesse consapevolezza di quanto accaduto.
Correre lo aiutava a sentirsi giovane, e il corpo che lo assecondava ancora, gli confermava che aveva ancora molto da vivere, che non tutto era perduto, che lui era più forte di tutto. Correva quando voleva ricacciare i pensieri angosciosi che spesso lo assalivano prepotentemente. Anche le ultime ore di vita della moglie aveva corso, sperando di tornare a casa e scoprire che era stato tutto un brutto sogno.
Eppure la sua vita sta cambiando, la sua vita si sta disgregando, un precoce invecchiamento sta cancellando i suoi ricordi.
Tenta allora, di ricostruirsi un futuro, di concedersi una nuova opportunità di vita,  ma nulla è più come prima e deve fare i conti con la malattia che non ha pietà di lui.
È solo davanti al suo destino, neanche l'amore e le cure della figlia, anche lei  provata a sua volta dal dolore per la malattia del suo bambino, lo aiuteranno a non piegarsi all'inesorabile.


foto(43)I temi del ricordo, della famiglia e della riflessione sulla vita, percorrono la trama del romanzo.
Ciro Pinto li ha sviluppati sapientemente in pagine toccanti, leggendo le quali il lettore non può rimanere estraneo, ma partecipa egli stesso delle vicende e dei travagli del protagonista.
L'autore alterna parti descrittive, narrative e dialogiche, perfettamente inserite nella trama. Fanno da sfondo diversi ambienti (Rimini, Bologna, Ferrara, Napoli) e il mare che accompagna il protagonista, come se nel mare, cercasse il mito dell'immortalità.
Una immortalità che a dispetto del destino infelice del personaggio, trionfa attraverso l'amore e la speranza.
L'amore (per la vita, per la moglie, per la figlia), che non farà morire la speranza nel domani.
Una nuova luce si accende infatti negli ultimi capitoli, proiettati nel futuro, e ci lascia un messaggio forte, la missione dell'uomo non si esaurisce con la sua esistenza, ma sopravvive alla morte se qualcuno ancora è pronto a riceverne l'eredità.5


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