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Anna Fata: un punto di vista innovativo sul tema dell'identità digitale

anna fataTutti, consapevolmente o meno, abbiamo un’identità, un personal branding, cioè un “marchio” che sancisce il nostro essere e fare, i nostri talenti, risorse, unicità che ci distinguono dagli altri, nella vita privata e nel lavoro.

Il personal branding è anche e soprattutto frutto della percezione che gli altri hanno di noi. Per questo è fondamentale essere consapevoli dell’immagine che trasmettiamo ed eventualmente modificarla per veicolare un messaggio autentico, coerente ed efficace di ciò che siamo e di quello che possiamo offrire, nella vita privata e nel lavoro.

Come fare per ottenere un ottimo Personal Branding?

Lo chiediamo ad Anna Fata autrice di #MyWebIdentity. Elementi psicosociologici dell’identità online, uno strumento utilissimo e indispensabile che offre le basi teoriche e pratiche, per costruire giorno dopo giorno un’identità integrata, online e offline.

D: Il libro #MyWebIdentity come è strutturato?

R: Il libro “#Mywebidentity. Aspetti psicosociologici dell’identità online” nasce dalla esperienza che ho maturato grazie alla mia presenza nel Web dal 1998. Quando per la prima volta mi affacciai in questo mondo le cose erano molto, molto diverse rispetto a quelle che conosciamo oggi. Meno contenuti, meno persone, meno interattività. Nonostante ciò, da parte mia fin da subito quello che mi colpì furono le relazioni umane, il calore e lo svelamento anche profondo che si poteva instaurare tra le persone, a volte visibili solo tramite una fotografia, a volte neppure tramite quella.
La possibilità di contattare persone anche lontane migliaia di chilometri, che in modo aperto e disponibile rispondevano celermente mi ha fatto intuire ben presto che mondo ricco di opportunità si celava dietro schermi all’apparenza freddi e distaccati.

Nel tempo mi sono creata una mia “identità online” e ho avuto modo di osservare quella altrui. Il libro nasce proprio come desiderio di sintesi e di presentazione di questo cammino, che continua ogni giorno, fatto di osservazione, ascolto, interazione, dialogo, incontro, on e offline. Già, perché mai come oggi mondo online e offline sono interconnessi. Ed è proprio questo il punto: ognuno di noi si crea la sua identità digitale, il suo Personal Branding, più o meno consapevolmente, perché gli altri che ci seguono si creano a loro volta una loro percezione di noi. Per questo è importante coltivare consapevolmente e attivamente la nostra identità, curando look, immagine, contenuti veicolati, profili sui social, interazioni con tutti gli stakeholder.
Nel libro cerco di offrire gli strumenti teorici e pratici per compiere tutto questo.

D: La rete ha cambiato il mondo, in che modo? Che importanza hanno, quale ruolo rivestono i social in questo contesto?

R: La Rete, per sua stessa natura, connette. Mai come oggi le connessioni si sono moltiplicate a dismisura. Grandi snodi si alternano a piccoli snodi, persone più influenti, con un maggiore numero di connessioni si alternano ad altre con un numero minore di contatti, tutti a loro modo importanti. Oggi tutti possiamo essere “famosi”, seppure per un numero limitato di persone. Ciascuno si crea la sua nicchia di contatti selezionati, un pubblico verticale molto specifico che assume un grande valore specie nel caso di un contesto professionale.

Per fare un esempio: pare che la ricerca di lavoro avvenga sempre più tramite i canali “social” e attraverso i cosiddetti “legami deboli”, quelli con cui abbiamo meno interazioni, ma che consentono di aprirci ad un universo di possibilità più ampio rispetto a quello a cui siamo esposti quotidianamente.
Per tale motivo oggi più che mai investire tempo per coltivare la propria rete sociale non è tempo perso, ma rappresenta una grande risorsa su cui poter contare. Si tratta di relazioni basate sullo scambio, la fiducia, la professionalità, la stima reciproca. Questo si costruisce fornendo contenuti utili, aggiornati, unici, in modo costante, professionale, disinteressato.
Anche questo fa parte della costruzione del proprio Personal Branding.

D: Cosa si intende per Personal Branding?

imagesR: Il Personal Branding il processo di costruzione del proprio brand, della propria marca personale, che rappresenta ciò che le persone affermano, pensano, provano di noi, dei nostri prodotti e servizi, nei diversi contesti della vita professionale e non.

Il Personal Branding ha a che fare con:

  • Competenze: punti di forza, autorevolezza, unicità
  • Visibilità: farsi notare, emergere
  • Networking & on e offline, reputazione
  • Carisma e capacità di coinvolgere nell’azione
  • Coerenza: in tutti gli ambiti di vita
  • Umanità: calore, coinvolgimento, identificazione, autenticità.

D: Come si ottiene un ottimo Personal Branding digitale?

Lavorare sul proprio Personal Branding richiede tempo, energia, passione, a volte anche soldi.

Non è un’attività che si può svolgere una tantum, quando ci si ricorda o si ha tempo. E’ qualcosa che richiede obiettivi, strategie, tempistiche ben precise. E’ necessario un dettagliato piano di marketing, un piano editoriale, sia per il proprio blog, sia per i propri profili social, la ricerca e l’alimentazione quotidiana di contatti selezionati, la partecipazione in contesti di discussione che non siano esclusivamente quelli avviati nei propri contesti.

I risultati si manifestano nel tempo sotto forma di aumento della propria “digital influence”, aumento del capitale sociale e delle opportunità umane e professionale che ne possono derivare.

Per coltivare un efficace Personal Branding è necessario lavorare su alcune aree:

  • Valorizzare, sapere, saper fare, saper essere
  • Rendersi utili agli altri, cosa posso offrire?
  • Coltivare le relazioni in modo gratuito e disinteressato
  • Creare contesti di divulgazione dei propri talenti on e off line
  • Emozionare, coinvolgere, stimolare la partecipazione
  • Essere creativi, innovativi, audaci
  • Essere coerenti
  • Mantenere la libertà interiore.

D: Perché nel Web sembra che la prima impressione sia così importante e come si lega al Personal Branding?

La prima impressione è quella che conta, si forma in modo subconscio, in pochi millisecondi ed è quasi impossibile cambiarla, anche in seguito a successive esposizioni e incontri. Ammesso che ci venga offerta una seconda opportunità.

Tutti siamo attratti e abbiamo predilezione, in primis, per ciò che ci piace, per ciò che ci assomiglia, per ciò che si pone sulla nostra stessa lunghezza d’onda. Per questo è fondamentale saper essere se stessi ed essere sicuri che l’immagine di noi che viene percepita da chi ci osserva è veramente quella che ci rappresenta nel profondo.

Nel Web abbiamo una riduzione di indizi e di stimoli attraverso i quali possiamo conoscere l’altro. Audio, video, fotografie, parole scritte sono gli strumenti di cui disponiamo per conoscere gli altri e per farci conoscere. Dobbiamo imparare a padroneggiare in modo ottimale questi strumenti se vogliamo essere sicuri di veicolare un’immagine autentica di noi stessi.

Alcuni piccoli suggerimenti per fare una buona impressione nel Web:

  • Metterci la faccia: pubblicare una foto luminosa, in primo piano, senza occhiali da sole, recente, professionale
  • Bio: essere sentitici, diretti, esaustivi, chiari, veritieri
  • Linguaggio: dovrebbe essere semplice, chiaro, comprensibile, corretto, professionale, no eccesso di tecnicismi
  • Target: avere sempre in mente le persone a cui ci si rivolge, eventualmente scrivere più di una presentazione
  • Obiettivi: avere obiettivi ben chiari e rendere funzionale la propria presentazione ad essi
  • Relazioni: coltivare le relazioni su un piano umano così come professionale, rendersi utili, disponibili, mai invadenti
  • Aggiornamento: la propria presentazione, presenza e professionalità dovrebbero essere in costante divenire.

D. Cosa evitare di fare nel modo più assoluto nella coltivazione del proprio Personal Branding?

Esistono dei comportamenti che sarebbe opportuno evitare nel modo più assoluto quando si coltiva il proprio Personal Branding:

1. Credere di non avere bisogno di coltivare il proprio Personal Branding: tutti abbiamo un Personal Branding, perché tutti rappresentiamo noi stessi e gli altri in ogni caso si creano un’immagine di noi

2. Credere che sia qualcosa che riguarda solo la sfera professionale: sempre più aziende per selezionare nuovi candidati effettuano ricerche, soprattutto nei Social Network, anche in quelli ludici, come ad esempio Facebook

3. Veicolare una rappresentazione distorta di sé: nel Web le informazioni circolano a volte in modo molto veloce, la verità viene a galla sempre

4. Considerare il Personal Pranding qualcosa che riguarda solo se stessi: il Personal Branding si alimenta sempre e comunque in un contesto relazionale

5. Costruire un brand in cui non si crede: poiché lavorare al proprio Personal Branding richiede tempo, energia, costanza, motivazione, a volte anche soldi, risulta alla lunga difficile sostenere qualcosa in cui non si crede, non ci appassiona, non sentiamo come nostro

6. Trascurare gli elementi personali nel proprio brand: tutti siamo umani, tutti cerchiamo interazioni con altri esseri umani. Identificazione, emozione, empatia contribuiscono a creare vicinanza, relazioni, personali e/o professionali che siano

7. Dimenticare la componente social del brand: il brand, i servizi, i prodotti sono sempre frutto di un processo di co-costruzione

8. Essere discontinui nel seguire il proprio brand: solo il tempo, la costanza, la dedizione portano dei risultati, nel corso di mesi, anni

9. Essere eccessivamente auto promozionali: la pubblicità tradizionale fatta di spot, promozioni, ecc. non suscita più attenzione. Avere questo approccio non solo non attrae, ma al contrario in molti casi allontana le persone

10. Non mettersi nei panni di chi osserva: alle persone si dovrebbe cercare di dare risposte, contenuti utili, soluzioni di problemi. Così facendo si costruiscono stima, rispetto, ammirazione, gratitudine.

D: Come si sfruttano al meglio i social network? Soprattutto nell'ambiente di lavoro?

R: I Social Network sono amati e odiati al tempo stesso negli ambienti di lavoro. Esistono aziende ancora oggi che ne vietano l’utilizzo ai dipendenti durante l’orario di lavoro.

Esistono altre aziende, invece, in cui i Social Network entrano a pieno titolo nelle strategie aziendali di comunicazioni , di marketing di social care. In molti casi non solo l’azienda e i brand aziendali vengono promossi, comunicati, ma vengono incoraggiati anche i dipendenti, i manager ad essere presenti, a raccontare le loro esperienze professionali, ad essere veri e propri testimoniali sul campo dell’azienda. Gli stessi clienti vengono incoraggiati a portare la loro esperienza, ed eventualmente le loro critiche e suggerimenti, in un’ottica di co-costruzione di contenuti, relazioni, in cui il consumatore diventa “consumattore”, finanche evangelista dei brand stessi.

Solo le persone possono incarnare personalmente i valori aziendali e finalmente alcune aziende se ne sono accorte e cavalcano quest’onda. Il Web è relazione, interazione, scambio, umanità. Ciascuno di noi vuole e cerca umanità prima ancora che servizi, prodotti, oggetti. Si comprano esperienze, emozioni, relazioni.

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