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Quando il mondo non sembra lo stesso: Basaglia e i matti di Trieste

Gianfranco Bernes, medico psichiatra e giornalista, racconta in un libro, in uscita giovedì 10 maggio per i tipi di Edizioni Psiconline, la sua esperienza diretta della costruzione di un nuovo modo di vedere e curare la "malattia mentale".

La copertina del volume
Testimoni del passato. Gli anni intensi di Trieste fra psichiatria e antipsichiatria


Sarà disponibile in libreria, a partire da giovedì 10 maggio, "Testimoni del passato. Gli anni intensi di Trieste fra psichiatria e antipsichiatria", il nuovo volume di Gianfranco Bernes, medico psichiatra e giornalista.

Pubblicato da Edizioni Psiconline, piccola ma dinamica Casa Editrice specializzata in psicologia e psichiatria, il volume condensa in 358 pagine (€ 14.00) tutta l'esperienza vissuta dall'autore nel turbolento periodo storico in cui Franco Basaglia rivoluzionò la psichiatria italiana e mondiale introducendo le sue nuove concezioni sulla malattia mentale e finalmente restituendo dignità di persona a malati che, fino ad allora, non avevano avuto alcun diritto di essere trattati in quanto tali.





Marco Cavallo
Marco Cavallo


In questo libro sono raccontati gli anni più turbolenti della nostra storia dopo la metà del secolo scorso. Sono quelli delle contestazioni studentesche, delle lotte operaie, del terrorismo e delle prime droghe pesanti.

Gli Anni sessanta e settanta furono caratterizzati da grandi tensioni ma anche da innovazioni, sia pure rivoluzionarie, come quella di Franco Basaglia, lo psichiatra che volle negare l’istituzione con l’abolizione dei manicomi. La lunga battaglia che condusse assieme ai suoi collaboratori, prima nell’Ospedale psichiatrico di Gorizia poi in quello di Trieste, riuscì alla fine a mutare i comportamenti sociali e delle strutture dello Stato verso quei malati ai quali voleva restituire la dignità umana. Il suo, però, fu un percorso difficile, irto di ostacoli e contraddizioni perché aveva tutti contro: dai politici ai colleghi, dalla stampa alla gente comune. Nessuno voleva accettare questa sua “antipsichiatria”, in quanto la sola parola manicomio incuteva paura perché era la “casa” dei matti e ciò che vi succedeva era tabù.

Basaglia iniziò il suo lavoro con un gruppo di medici, prevalentemente giovani e appena laureati, e con i volontari che durante gli anni giunsero da tutte le parti del mondo e si fecero sempre più numerosi. Il lavoro di tutti fu notevole ed essenziale ma non mancarono gli episodi bui, poiché tra i tanti collaboratori fecero capolino pure molti infiltrati il cui scopo non era la trasformazione del manicomio ma continuare, anche con violenze, le contestazioni e le lotte rivoluzionarie. Così alle tante iniziative lodevoli e costruttive degli operatori “attivi” si affiancarono, nel corso degli anni, molti episodi che portarono l’interesse dell’opinione pubblica più sui fattacci che non su ciò che Basaglia cercava affannosamente di condurre in porto. Contestazioni, scioperi, fatti di sangue, perquisizioni e processi accompagnarono quella che Basaglia definì “la storia di un’esperienza paradossalmente non psichiatrica”.
Il manicomio di TriesteQuesto libro è raccontato da chi ha vissuto quegli anni intensi e turbolenti che hanno fatto la storia della psichiatria e vuole ricordare un Uomo che aveva deciso di stare dalla parte dei deboli, ricevendo in cambio il silenzioso grazie di chi con Lui aveva riavuto un nome e una dignità.

Questa è anche la storia degli artisti, degli infermieri, di Marco Cavallo, del teatro vagante, della polizia, degli autonomi con i loro casini, di Angelina, Silvana, Anna, Sergio, Giovanni con la sua Carla, Nadia, Boris, Rossana, Aldo e tanti altri “matti”.

Guarda la scheda del volume!

 
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