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Rossella Gallucci, Subway e il piacere di scrivere

ROSSELLA GALLUCCI2Dopo la pubblicazione in versione ebook del romanzo Subway, intervistiamo Rossella Gallucci e con piacere approfondiamo  alcuni aspetti del libro e dell'autrice.

D. Rossella da cosa nasce il bisogno di scrivere?
R. Per me è da sempre un’esigenza di esprimere le mie emozioni. Nasce da bambina come sfogo, poi man mano prende forma, inizialmente come componimenti poetici, poi come racconti, frutto di esperienze personali. La poesia ha ricoperto per molto tempo un ruolo più importante per me rispetto alla prosa. Poi è nata l’esigenza di riconvertire quelle emozioni poetiche anche in prosa e quindi a scrivere racconti. Al romanzo sono approdata per la prima volta con “Subway”, grazie all’amico Ciro Pinto, con il quale siamo riusciti a scrivere un romanzo “a distanza”, solo attraverso contatti in chat, skype e telefono, un capitolo per ciascuno. Un’esperienza incredibile, dato che ci conoscevamo da pochissimo tempo.

D. Cosa ti spinge a pubblicare?
R. Scrivere e tenere le cose chiuse in un cassetto, come ho fatto per anni, resta un esercizio fine a se stesso. Va benissimo nella misura in cui serve solo esclusivamente come sfogo personale. Con il passare degli anni ho sentito l’esigenza di confrontarmi per capire se la mia scrittura potesse arrivare agli altri. Quando uno scritto lascia il “cassetto” e diventa pubblico, non appartiene più a te, ma viene interpretato, analizzato, criticato da altre persone con sensibilità e punti di vista diversi. Ecco, questo confronto per me è indispensabile per sapere dove mi sta portando la scrittura.

D. La tua scrittura tra modelli e ricerca
R. Non seguo modelli predefiniti. Nella mia vita ho letto e leggo di tutto: dai classici, a romanzi storici, gialli e noir, fino a testi scientifici, di psicologia, biologia ed etologia. In prevalenza sono attratta dalla psicologia, che mi trascina nelle profondità dell’animo umano. In particolare, Freud, Jung, Fromm e Laing sono stati i miei punti di riferimento giovanili.

D. Una storia, i suoi protagonisti, l’ambientazione. Tutto nasce dalla tua fantasia o in qualche modo sono richiami al tuo vissuto?
R. L’ispirazione mi viene in parte dalla vita reale, dal vissuto personale o di altre persone, molto (soprattutto nella descrizione di personaggi e ambienti) dall’osservazione diretta e in parte dalla mia fantasia. Ho scritto racconti ambientati completamente in luoghi che non ho mai visto in vita mia e li ho descritti come li immagino io. Poi, ovviamente, a meno che non si tratti di un genere totalmente fantastico, è necessario documentarsi per rendere credibile la storia. E lì scatta la ricerca attraverso libri, internet etc.

D. Quanto è importante narrare?
R. È una cosa bellissima immergersi nella narrazione, ti travolge e ti guida in mondi a volte molto lontani dal tuo, è come vivere tante altre vite.

D. Cosa desideri dal lettore?
R. Un giudizio sincero

Subway Icop sitoD. Qual è il personaggio (o i personaggi) che ha richiesto più impegno nella descrizione?
R. Quasi tutti i personaggi hanno un loro bagaglio di “vissuto” abbastanza impegnativo; storie di violenza, morte, abbandoni e problemi fisici. Molti di loro sono passati da uno stato di benessere sociale a quello di emarginazione e non certo per scelta. Tutto questo ha richiesto una profonda immedesimazione nella situazione, cercando di  entrare nei meandri più nascosti della mente, non facile per chi non si è mai trovato di fronte a tanta brutalità. La caratterizzazione psicologica è decisamente più difficile di quella fisica.

D. C'è un personaggio in cui in parte ti riconosci?
R. Mi riconosco un po’ in Silvia, la psicologa. Non perché io sia psicologa, ma mi ritrovo totalmente nella sua empatia, nel suo desiderio di aiutare ed entrare a contatto con la sofferenza degli altri.

D. Quale sarà secondo te il futuro dell'ebook?
R. Penso che ormai l’evoluzione della tecnologia in tutti i campi è inevitabile. A volte, purtroppo, anche a discapito della cultura. Vedi, ad esempio internet e i social network, indispensabili oggi per tante cose, per lavoro, ma anche un’arma a doppio taglio, soprattutto per bambini e ragazzi. Trovo che ci sia una regressione culturale preoccupante, rapporti sociali virtuali, non si legge più, ma si preferisce affidarsi al web per avere notizie “pronte all’uso”, spesso false o comunque superficiali e approssimative.
Questa premessa per dire che il processo in senso tecnologico è inarrestabile, ma non sappiamo ancora dove ci porterà.

D. Li leggi volentieri? Li consiglieresti e perché?
R. Io personalmente ho cominciato ad utilizzarlo per comodità. Amo di più la carta stampata, ma è innegabile che un piccolo oggetto, leggerissimo, con i caratteri che si possono ingrandire a piacimento (per chi, come me, non è più giovanissimo) e potersi portare dietro, in qualsiasi situazione che sia di viaggio, vacanza o altro, migliaia di libri in contemporanea… beh, non nego che sia una grande comodità.    

D. Come ti sei rapportata ai personaggi femminili?
R. Il mio interesse maggiore è stato ovviamente per i personaggi femminili. La violenza sulle donne rappresenta per me un nervo scoperto, anche se fortunatamente non parlo per esperienza personale. Sono molto colpita dalle storie che sento, alcune anche vicine a me. Mi impressionano il senso di impotenza di queste donne, la totale mancanza di autostima, i silenzi, i sensi di colpa, le giustificazioni e il nascondere in primis a se stesse e poi al mondo quello che stanno subendo, quasi fossero loro a doversene vergognare. Ecco, ho provato a calarmi in questo mondo.

 

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