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Intervista a Danilo Selvaggio sul futuro della psiconcologia pediatrica

selvaggio3Danilo Selvaggio ha pubblicato nella collana Strumenti di Edizioni Psiconline un interessante volume sul tema della psiconcologia pediatrica dal titolo Psiconcologia Pediatrica. Gestire il bambino e la sua famiglia.
Che cosa accade quando un bambino si ammala di tumore? Come dovrebbe avvenire la comunicazione della diagnosi alla famiglia e al bambino stesso? Qual è il futuro della psiconcologia pediatrica?

Danilo Selvaggio nella intervista che segue ci guida alla comprensione del testo, esaminandone gli argomenti trattati.

Quale può essere il ruolo della psicologia all’interno di un contesto oncologico?
Parliamo di un contesto, come quello di un cancro, in cui la dimensione psicologica spesso viene posta in secondo piano per lasciar spazio totale alla dimensione fisica e biologica: ci si concentra su operazioni chirurgiche, il chemioterapico più appropriato, gli effetti collaterali e così via. Esse sono tutte priorità assolute alle quali dovrebbe comunque associarsene un’altra della stessa importanza: preservare, sostenere e promuovere il benessere psicologico del paziente, adulto o bambino esso sia. La mission della psico-oncologia è proprio questa: promuovere il benessere psicologico, sociale, spirituale dei pazienti e delle loro famiglie attraverso interventi clinici, educazionali e progetti di ricerca.

A chi è rivolto questo libro?
Sarebbe improprio ridurre il testo a manuale di istruzioni per genitori che hanno un figlio che combatte la sua lotta per la vita. Non è né un manuale (non è esaustivo) e né vuole dare istruzioni. È scritto con chiari riferimenti alla letteratura scientifica internazionale ma in maniera discorsiva con chiari ed efficaci esempi pratici. Per tali ragioni è rivolto non solo agli addetti ai lavori che operano a contatto con la “sofferenza” ma anche a un pubblico ben più esteso con l’obiettivo di evidenziare tutti quegli atteggiamenti e comportamenti sani che migliorino la qualità della vita tanto a pazienti quanto a familiari e operatori.


selvaggio1Il tema della comunicazione compare spesso nel testo.
Esattamente. Prendiamo il caso specifico della comunicazione di diagnosi di cancro a un bambino. Il genitore ha paura di rivelare tutto al bambino: il mistero attiva nel bambino le fantasie più negative; il genitore traduce le fantasie negative del bambino in stress e il bambino, pur realizzando che qualcosa non va bene, tace per non fare del male al genitore, con un aumento del senso di sofferenza e insicurezza. Una comunicazione sincera, adeguata all’età e al contesto, produce benefici a lungo termine non solo sul piccolo paziente ma anche sull’intero sistema famiglia. Nel libro, tra le varie cose, vengono proposti vari modi per dare queste comunicazioni ai bambini.


Qual è l’impatto del cancro sul bambino/adolescente?
Sono assai varie le problematiche psicofisiche che possono intervenire: difficoltà connesse all’immagine corporea, distress emozionale, probabile decadimento delle funzioni cognitive, cancer related fatigue. L’impatto del cancro non si limita solamente sul piccolo paziente ma sull’intera famiglia, generando enormi implicazioni di carattere psico-sociale. Basti pensare che quando un figlio viene investito dal dramma dell’evento oncologico, certezze e progetti formulati precedentemente dai genitori vengono frantumati con tutte le conseguenze del caso, conseguenze che riguardano anche fratelli e sorelle sani del piccolo paziente.


Grazie ai progressi della medicina, il numero di bambini che vincono la loro battaglia è cresciuto. Quali sono gli effetti di un superato cancro infantile nella vita adulta?
La risposta potrebbe sembrare semplice, una lista di frasi del tipo “possibilità di avere PTSD (disturbo post-traumatico da stress)”, “elevata probabilità di avere difficoltà relazionali” e così via. In realtà le conseguenze sono poliedriche, nient’affatto scontate e non per forza tutte negative. Tanto per fare un esempio, in uno degli studi presenti nel testo, si evince come queste persone siano probabilmente meglio attrezzate emotivamente ad affrontare le sfide quotidiane della vita, e non solo.

Il titolo dell’ultimo capitolo è una domanda: sono soddisfatti i bisogni psicologici dei sopravvissuti a un cancro infantile?
È una domanda che rimane aperta, una domanda seguita da alcune pagine dove il fine non è dare una risposta accademica o divagazioni filosofiche, ma solleticare/sollecitare il lettore inducendolo a una riflessione, accendere un faro su un campo che presenta ancora poche luci accese e molte luci ancora spente.

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