Il testo sopracitato era centrato sull’applicazione del Villaggio nel lavoro con i bambini e i preadolescenti. In particolare, l'autore sottolineava – già a partire dall’utilizzo del termine “tecnica”, in luogo di test – come il Villaggio potesse rientrare a pieno titolo, non solo fra gli strumenti diagnostici a disposizione dello psicologo, ma come rappresentasse, in ambito psicoterapeutico, un’attività intrinsecamente terapeutica, in quanto attività ludico-simbolica trasformativa del mondo interno e in quanto momento privilegiato di rafforzamento dell’alleanza terapeutica.
I luoghi del Sé. Il Test del Villaggio, nasce dal desiderio di contribuire, come già il precedente, a far conoscere un ottimo strumento diagnostico e terapeutico, che ingiustamente è relegato nell’oblio o in un’informazione rapida e scolastica che non ne permette l’utilizzo nella pratica.
Il test del villaggio è un reattivo semiproiettivo che viene in questa sede utilizzato in ambito psicodiagnostico e psicoterapeutico con soggetti in età infantile, adolescenziale e adulta. La consegna richiede di costruire un villaggio su un tavolo. Dopo la costruzione si effettua un’inchiesta e si chiede al soggetto di raccontare una storia. I criteri per l’interpretazione del villaggio rispondono a tre domande: 1) come ha costruito il soggetto? 2) dove ha costruito? 3) cosa ha costruito? Viene effettuata una lettura del processo di costruzione, un’analisi topografica/topologica e un’interpretazione del simbolismo, attraverso un nuovo modello ermeneutico, il Metodo Evolutivo-Elementale, che permette un’analisi qualitativa del villaggio attraverso criteri teorico-metodologici rigorosi e coerenti. La teoria elementale era appena accennata in Arthus, (il primo autore che ha formalizzato il test), rispetto alla suddivisione dello spazio, ma non approfondita rispetto alle potenzialità di descrizione delle caratteristiche psicodinamico-esistenziali ed evolutive dell’individuo. La lettura topografica e topologica si è andata arricchendo grazie al modello della spirale evolutiva e ad un complesso, ma sintetico, schema dei rapporti psicodinamici.
L’operatore può così accompagnare il soggetto a ri-conoscersi nella complessità caleidoscopica che lo costituisce come individuo, intesa sia nei diversi aspetti di organizzazione della personalità (i luoghi del Sé), sia come territorio in cui calarci analiticamente, secondo la nota metafora archeologica freudiana, per esplorare, scoprire, riportare alla luce, ripopolare spazi disabitati (il Sé come luogo).
La configurazione finale del villaggio rappresenta l’espressione o la proiezione del proprio mondo fisio-psico-affettivo del soggetto, lo specchio che riflette la sua immagine, dunque con i punti di forza (integrazione, coerenza, contenuti, ecc.), ma anche con quegli aspetti che meritano di essere “trasformati”, “dinamizzati”, integrati e armonizzati. Il materiale “concreto” che il soggetto ha utilizzato, “manipolato”, e la forma che ha creato, lo aiutano nel procedere dell’incontro a guardarsi dentro, a muoversi nel suo spazio interno, a mettersi in contatto o a visitare – cautamente – anche quei luoghi interiori, quei luoghi-Sé in cui non si è mai inoltrato, avendo però una mappa sul tavolo, oltre che un accompagnatore, nella figura del terapeuta. Questo modo di procedere consente al soggetto di cogliere, visivamente e nell’immediato, non solo la forma della propria struttura psichica o dell’organizzazione di personalità, ma di cogliere anche la forma della lacuna. Il soggetto osserva che il proprio villaggio (o porzioni di esso) in una o più particolari zone del tavolo ha caratteristiche poco armoniche, non integrate, presenta vuoti e difese rigide o aspetti peculiari che meritano una riflessione e un’azione, che a loro volta si concretizzano in una trasformazione.
Il libro rappresenta la naturale prosecuzione del manuale pubblicato (con L.G. Grandi) nel 2014 da Edizioni Psiconline, “La Tecnica del villaggio nella psicoterapia infantile”. Il nuovo test allarga a tutte le fasce di età l’utilizzo del test, e fornisce numerosi esempi clinici, corredati da fotografie e analisi approfondite dei villaggi.
Luca Bosco è psicologo, psicoterapeuta e psicomotricista.
Svolge attività di supporto psicologico-psicoterapeutico per adolescenti e adulti. Il suo ambito elettivo è il lavoro psicoterapeutico con i bambini, attraverso attività espressive e ludico-simboliche (play-therapy), oltre che attività di supporto alla genitorialità e di supervisione per gli insegnanti.
Da sempre interessato alle metodiche di integrazione fra corpo e mente (tra cui anche lo yoga e la bioenergetica), lavora prestando una particolare attenzione all’articolazione tra psico e biodinamica.
Collabora con alcune istituzioni pubbliche e private, con attività seminariali, formative e di consulenza. Nel 2014 ha pubblicato (con L.G. Grandi) “La Tecnica del villaggio nella psicoterapia infantile” (Edizioni Psiconline).
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