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Redazione

Intervista a Enrico Magni al Festival delle Letterature dell'Adriatico

ENRICO MAGNI FLAEdizioni Psiconline ha intervistato Enrico Magni durante la presentazione del suo Storie borderline della mia pipa. Infatti, a conclusione della dodicesima edizione del Festival delle Letterature dell'Adriatico, che si è svolto a Pescara da 6 al 9 novembre, e che ha registrato più di 14.000 presenze, domenica 9 novembre alle 17,00 presso il Circolo Aternino di Pescara anche Edizioni Psiconline era presente insieme con Enrico Magni che ha presentato al pubblico, intervenuto alla manifestazione, il suo ultimo lavoro pubblicato nella collana A Tu per Tu: Storie borderline della mia pipa.




enrico_magniEnrico Magni,  ha decisamente saputo tenere vivo l'interesse del pubblico per tutta la durata della sua presentazione. In effetti è impossibile, distrarsi o distogliere l'attenzione quando si è di fronte ad un relatore così ispirato, così infervorato nell'esporre le tematiche dei suoi racconti. Temi a lui cari che lo hanno accompagnato e che tuttora lo impegnano nel suo percorso professionale di psicologo e psicoterapeuta. Enrico Magni è uomo di grande cultura, raffinata intelligenza e di profonda sensibilità, che sa coinvolgere il lettore, dando voce alle storie di chi vive al confine tra “normalità” e “follia” e che voce non ha, storie che nascono dalla realtà, dall'incontro e dall'ascolto dell'altro. Storie narrate nel corso della sua attività perché venissero custodite e al momento opportuno “donate” al lettore perché le facesse sue e trovasse un messaggio una ispirazione, un nuovo significato. Storie che fanno nascere nuovi interrogativi e che generano una piccola rivoluzione nell'animo di chi legge.

Con piacere proponiamo al nostro pubblico l'intervista integrale.

 

logo edizioni miniQuando e come è nata l'idea di questo suo ultimo lavoro?

 

MAGNIlogoNon c'è un fatto o un evento particolare che mi abbia sollecitato a scrivere questo libro. Alcune storie stavano da anni in un cassetto. Le avevo scritte con la mia vecchia olivetti lettere 32 che avevo acquistato a rate da studente e che in ospedale qualcuno se l'è presa - mi brucia ancora -. Le storie  si ispirano a dei fatti che mi hanno catturato.  Prima di risistemare, riscrivere, riorganizzare queste storie e aggiungerne delle altre, avevo già scritto e pubblicato, per Edizioni Sapere di Padova, La discarica dei folli, che è un affresco metaforico sulla follia e Il mondo di Caino, che raccogli storie riguardanti il male. Protagonista costante di questi viaggi è un reporter che si ritrova poi in Storie borderline della mia pipa. Desideravo concludere una trilogia.
Lo spunto, dopo anni di silenzio di questi racconti, è scaturito dopo un serio intervento chirurgico.
Le storie sono state una forma di recupero alla realtà.

logo edizioni miniPerché “Storie Borderline”, se, in effetti, non vengono trattate delle patologie Borderline in senso stretto? E perché la pipa? È un rimando al lavoro psicoterapeutico ed in primis a Freud?

MAGNIlogoMi chiede perché borderline. L'etimologia di borderline è composta da border che significa bordo, limite e da line che significa linea. Sono storie che raccontano la dimensione del vivere il bordo dell'esistere, della quotidiano, sono storie dinamiche che stanno sulla soglia della normalità e follia. Sono storie cariche di energia, di contraddizioni. Non mi interessava la psicopatologia. Ci sono trattati che spiegano questo. Mi affascinavano le voci dell'esistere che si estendono e si muovono su dei fili come degli equilibristi.
La pipa mi è stata sempre di compagnia, è stato il mio oggetto transizionale. Ha partecipato, ha ascoltato i miei fantasmi e i fantasmi degli altri. L'ho lasciata, l'ho messa nel cassetto, dopo l'operazione. Mi manca il suo profumo, la sua presenza, il suo calore.
Freud fumava il toscano, Jung la pipa. La cosa che ci accomuna è il piacere del fumo e il suo gioco funambolico... Ha in mente quella bella poesia di Ungaretti? Natale "sto/ con le quattro/ capriole di fumo/ del focolare"

logo edizioni miniQual è lo scopo principale del suo libro?

 

MAGNIlogoMi pone una domanda complessa, troppo razionale. Le rispondo in termini generali. Quando scrivo qualcosa lo scopo che ho, può essere anche un testo di saggistica o altro, è quello di promuovere un messaggio e di lanciarlo sperando che qualcuno lo raccolga e gli sia utile. Un messaggio per muovere i neuroni!! Ma, quando il testo è nelle mani del lettore, dipenderà da lui trovare dei significanti. Quando ho concluso il lungo travaglio della scrittura, il testo mi sfugge dalle mani e prende una sua vita autonoma. Smette di appartenermi e inizia a vagare alla ricerca di un lettore che lo prenda. La mia speranza, ripeto, è che muova qualcosa di indistinto e solleciti delle domande.

logo edizioni miniPerché ha scelto di raccontare delle storie, invece che, ad esempio, scrivere una trattazione per ognuna delle patologie e dei disturbi descritti? E perché proprio queste storie?

MAGNIlogoIn parte le ho già risposto. Usando la forma della scrittura narrativa desideravo concludere una trilogia composta da: follia, male, limite. La forma narrativa è più libera e permette di muoversi tra i vari vicoli  della fantasia, passando dal registro della realtà a quello dell'immaginazione, permette di mettere insieme i frammenti depositati nella mente e nella memoria.
Ho scritto vari saggi. Il saggio necessita di una struttura testuale più 'fredda', più 'organizzata', insomma, per certe cose c'è bisogno di essere guidati dalle forme che i personaggi assumono, è opportuno lasciare che le storie si muovano guidate dell'inconscio personale e collettivo... non c'entra Jung... sono un eretico, sono un borderline.

logo edizioni miniLa sua esperienza ha in qualche modo influenzato la stesura ed i contenuti delle storie stesse?

MAGNIlogo

Queste storie nascono dall'incontro con l'Altro, con la A maiuscola, come direbbe o scriverebbe Lacan. Sono la trasposizione letteraria di racconti, di vicende veritiere, alcune sono andate nel profondo e hanno scosso dei meccanismi di difesa. Sono storie che sono state depositate nel cassetto per anni... qualche motivo ci sarà? Le ho riprese, riscritte, rivisitate e poi rimesse nel cassetto. Solo quando mi sono, ci siamo riappacificati, abbiamo cercato una disegno narrativa pacante e abbiamo preso forma.

logo edizioni miniTra le storie raccontate ce n'è qualcuna che ricorda con più partecipazione?

MAGNIlogo

Mi è difficile darle una risposta di getto. Ripeto, sono storie che sono state tenute a lungo nella memoria o nel cassetto. Ogni racconto taglia la tela del tempo e narra la pregnanza di uno stato emozionale, reale forte. Non sta a me scegliere, le storie mi hanno scelto e io le ho adottate.

logo edizioni miniIl disagio giovanile e la tossicodipendenza: temi che ricorrono nel suo volume, quali riflessioni sente di fare su un argomento così importante? Come è possibile individuare il disagio nei ragazzi per aiutarli tempestivamente a risolvere i problemi? La scuola può contribuire ad aiutare il ragazzo in difficoltà, quali strumenti ha oggi la scuola per prevenire il disagio giovanile?

MAGNIlogoMi fa una domanda articolata e complessa. Mi permetta di risponderle a pezzi: quali riflessioni sente di fare su un argomento così importante? Ho lavorato molto con il disagio giovanile, nella tossicodipendenza, ho scritto e pubblicato. Mi permetta di ricordare solo due testi che ho scritto. Il primo: Il volo di Rust: il disagio giovanile dentro e fuori il mito del 1998, edito da Bersani (Ve). Rust è quel giovane ragazzo di vent'anni, che nel 1987 per la prima volta, con un velivolo leggero, supera la Cortina di Ferro dell'URS e atterra nella Piazza Rossa del Cremlino. Era il segno che qualcosa sarebbe cambiato nel mondo. Ripercorrendo il mito classico dell'occidente con Omero ho evidenziato il disagio planetario del giovane che stava cercando una nuova identità ed era alla  ricerca di una voce. La questione è ancora aperta... va oltre. Il pensiero dominante occidentale cerca di categorizzare le tappe della vita. Oggi i giovani, per essere giovani, non devono accettare più di essere giovani (paradosso). È  sempre un potere Altro che definisce quello che il giovane è o si è.
In merito alla tossicodipendenza. Dopo anni di lavoro duro, avendo assistito a troppe morti, sono giunto alla conclusione che è indispensabile superare la politica del proibizionismo. Sono per l'assoluta depenalizzazione e per la riduzione del danno. Mi piace l'impostazione del Portogallo.
La tossicodipendenza non è più un fenomeno generazionale ma intergenerazionale, sociale ed economico oltre che criminoso.
Mi domanda: Come è possibile individuare il disagio nei ragazzi per aiutarli tempestivamente a risolvere i problemi?
Non ho una ricetta. Ho scritto in collaborazione con un mio collega un testo Droghe ricreative le life skills per crescere in-indipendenti nel 2010 per la Franco Angeli dove si cerca di dare degli strumenti per rinforzare le potenzialità individuali presenti, lavorando sull'empowerment che implica l'autostima e la capacità di confrontarsi di fronte alle difficoltà reali o simulate.

Mi chiede se: La scuola può contribuire ad aiutare il ragazzo in difficoltà, quali strumenti ha oggi la scuola per prevenire il disagio giovanile?
Le racconto brevemente un fatto che per me è stato significativo e fondamentale perché mi ha dato lo spunto per iniziare a svolgere all'interno della scuola un lavoro di prevenzione con gli studenti delle scuole medie superiori.

La preside di questo liceo sperimentale con circa mille studenti era indecisa se chiamare la polizia con i cani, per ispezionare le aule, oppure provare a consultare il servizio per la tossicodipendenza della sanità pubblica. Ci siamo confrontati. Abbiamo stabilito che era compito della sanità pubblica e della scuola svolgere la funzione di prevenzione del disagio. Con la Preside ci convincemmo che  mai la Polizia o le forze di sicurezza dovrebbero entrare nelle scuole, men che meno con i cani, Se avessimo lasciato spazio alla Polizia avremmo ammesso il  fallimento della scuola e il nostro.
Bisogna potenziare gli interventi di ascolto, di counseling... aprirsi al nuovo senza aver paura di essere inghiottiti dall'angoscia di precipitare dalla torre.  La scuola è il primo presidio sostanziale, fondamentale per lo sviluppo psicosociale. È importante.

logo edizioni mini A chi si sente di consigliare la lettura del suo libro?

 

MAGNIlogo Mi fa una domanda alla quale non saprei rispondere... direi a tutti. Sono dei racconti, delle storie che  descrivono la crudezza della realtà.
Non sono delle storie intimistiche o noir che vanno di moda. Certo è un libro che va letto non a letto prima di addormentarsi. Mi lasci passare una battuta: non è vietato ai minori di 14 anni né di 80.

logo edizioni miniVuole aggiungere qualche commento o considerazione?

 

MAGNIlogoRingrazio la casa editrice Psiconline per avere deciso di pubblicarlo.  Desidero evidenziare l'interessante collana A tu per Tu che favorisce un filone narrativo che è rimosso dalle grandi produzioni editoriali. Un grande incoraggiamento alle casa editrice e agli operatori. Forza!!!

logo edizioni miniGrazie a lei per la partecipazione e l'incoraggiamento.

 

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Redazione

Storie borderline della mia pipa al Festival delle Letterature dell'Adriatico - Pescara


Storie_BorderlineStorie borderline della mia pipa di Enrico Magni -
 Edizioni Psiconline, al Festival delle Letterature dell'Adriatico domenica 9 novembre 2014 alle 17,00 presso il Circolo Aternino - Sala Arancio in Piazza Garibaldi - Pescara.



festival-delle-letterature-dell-adriatico-pescaraLa dodicesima edizione del Festival delle Letterature dell'Adriatico che si svolgerà a Pescara dal 6 al 9 novembre, vedrà la partecipazione delle case editrici abruzzesi che avranno la possibilità di dare visibilità alle loro opere partecipando alla sezione "Abruzzo L.O.C. - Letteratura di Origine Controllata".


Storie borderline della mia pipa, sei storie vere, raccontate da un reporter o da uno psicoterapeuta.
Le storie nascono dal caso e dall'incontro, così come la pipa e il tabacco generano il fumo o come il contenuto e il contenitore producono un significato dando forma all'informe.


Un ascoltatore ed il suo interlocutore. Una storia che fluisce e s’intreccia ad emozioni e pensieri forti. Il bisogno di raccontare ed essere ascoltati e lo sforzo di chi tenta di non sfuggire e non giudicare. Una relazione: tra chi ha qualcosa di importante da dire ed un professionista che cerca di registrare tutto ciò che gli viene proiettato addosso.
È questo il filo conduttore di ognuna delle sei storie presentate nel libro di Magni: un reporter ascolta (o legge) delle vicende, assolutamente diverse tra di loro, e presentate con modalità altrettanto varie.
Dalla guerra nazifascista, che ha portato via la madre del primo protagonista; al trauma di Gianni, primo attore nel secondo capitolo, e all’insorgere della sua malattia; alla vita sessuale precoce di un’adolescente, Luciana, che dimentica sbadatamente il suo diario su una panchina del parco; alle vicende di Carla, “sottomessa” psicologicamente al marito ed alla vita prestabilita, a cui cercherà di reagire; alla vita nel carcere, che rappresenta, per la sua lunghezza e la sua corposità, un romanzo nel romanzo; infine, all’adolescenza ed alle dinamiche della dipendenza da sostanze, circolo vizioso senza fine e dalle mille sfaccettature, di cui l’autore presenta “solo” quattro esempi.


Procedendo nella lettura di Storie borderline della mia pipa, vengono accentuati i discorsi degli interlocutori, come se l’autore passasse al lettore stesso il ruolo di ascoltatore e gli volesse far provare emozioni e sfaccettature della relazione in corso.
Chi legge, infatti, si sente in stretto contatto con le vicende che vengono narrate. Ciò è particolarmente forte nel penultimo capitolo: sembra proprio di attraversare i corridoi della prigione, sentire i cancelli chiudersi, di vedere con i propri occhi la stanza buia e, uno dopo l’altro, i diversi protagonisti, che ti parlano, ti fissano, ti fanno una richiesta. Li si ascolta e si provano tante di quelle emozioni, che incollano alle pagine, così come non si potrebbe scappare da quelle facce, se ci si relazionasse realmente. Anche il distacco è brutale, così come l’ultimo capitolo racconta di morti atroci, silenziose, fredde. E così come questo finale ti lascia amareggiato, così è, in fondo, la fine di ogni rapporto, in cui sono state messe in ballo molte parti di sé. Forse è proprio per questo che l’autore, in quest’ultimo capitolo, riprende uno stile più freddo, raccontando, come per la storia di Carla, una storia sentita, non vissuta direttamente, forse per il bisogno di distaccarsi egli stesso dalle inevitabili sensazioni agrodolci di quest’ultimo racconto.
Sullo sfondo di tutte le storie, inoltre, si parla del sostegno, o meno, dato dai familiari e dalla società, i pre-giudizi delle persone, in primis verso la Psicologia e la Psicoterapia. Bisogna notare, infine, che in ogni storia viene presentato lo stesso setting, tipico, tra l’altro, delle sedute psicologiche/psicoterapeutiche: una stanza, una sedia e due interlocutori. Per questo e per il tipo di relazione descritta, ma anche per il titolo stesso del libro, si potrebbe ipotizzare che l’autore si riferisca alla sua stessa esperienza da psicoterapeuta, anche se egli riesce a mantenere il dubbio fino alla fine (ed anche oltre).


enrico_magni_autore_storie_borderline_della_mia_pipaMagni usa uno stile assolutamente semplice e diretto. La presentazione delle storie è così lineare e dettagliata, da coinvolgere completamente nella lettura: le emozioni che ogni protagonista vive e le loro esperienze si proiettano anche nel lettore, fino a lasciarlo completamente avvolto nella stanza e nella narrazione, seduto su quella sedia, con quella persona di fronte, che gli chiede ascolto ed aiuto per quella sua specifica richiesta. Ciò fa di “Storie borderline della mia pipa” non un libro da poter raccontare, ma da vivere, riga dopo riga. Si trattiene il fiato fino alla fine e, quando si arriva all’ultima pagina, si resta con un turbinio di stati d’animo e sensazioni, che fanno sembrare questo un finale brusco e crudele.
Facendolo sperimentare in prima persona, Magni usa, forse, il mezzo più efficace per descrivere il suo lavoro, cos’è, in cosa consiste e cosa comporta. Il suo libro è, quindi, una vera avventura tra i meandri di una disciplina ancora oggetto di discussioni e critiche. Con questo metodo, si può ben capire cosa significa passare attraverso tante vite ed i suoi protagonisti, cosa vuol dire ascoltare con rispetto tutto quello che viene portato in questo vortice di emozioni, positive e negative, nonché quanto coraggio e quale sforzo ci vogliano per rimanere nella relazione e come si può passare ed uscire da tutto il percorso che ne consegue.


Recensione a cura della dott.ssa Alice Fusella


Il link al programma del Festival delle Letterature dell'Adriatico


Leggi alcune pagine tratte da Storie borderline delle mia pipa


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 [youtube http://www.youtube.com/watch?v=eSSVTz5qALw?feature=player_detailpage&w=640&h=360]

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