Bianca Brotto è una sensibile osservatrice dei comportamenti umani, instancabile ricercatrice del significato della vita e consegna ai lettori più attenti i tasti per far suonare le corde dell’anima.
Una attenta e appassionata lettrice del suo libro ha definito Dentro le scarpe "un romanzo che va ben oltre la trama; trascina alla scoperta del significato della vita e della morte, del destino del quale ognuno è artefice e dell’importanza della “sapienza” che sa leggere i segni e può suggerire rimedi".
Incontriamo Bianca Brotto in una assolata e mite giornata di aprile. Sedute comodamente in un tranquillo locale mentre sorseggiamo un cappuccino e gustiamo uno squisito cannolo di pasta sfoglia farcito alla crema, discorriamo del suo libro.
A quando risale la tua passione per la scrittura?
Mi è sempre piaciuto utilizzare la penna per dar voce al mio sentire profondo: nella mia famiglia le emozioni non venivano espresse, sembrava “peccato” farlo. Ecco allora che il foglio rappresentava una barriera di sicurezza per esprimermi senza inibizioni.
Quando è nata l’idea di questo libro?
Alcuni anni fa ho frequentato un corso estivo di scrittura creativa organizzato dalla Rivista Inchiostro; è stata una settimana intensa, si lavorava otto ore al giorno in un contesto armonico e piacevole. Nello svolgere un esercizio di gruppo è nata l’idea di questo romanzo.
Quella settimana in Toscana è stata per me rivelatrice di una passione che non avrei più potuto contenere; sono infatti tornata a casa che volavo! Hai presente quando ci si innamora? Si vede il mondo con colori brillanti, le persone diventano tutte amabili, il cuore frizza e la gioia esplode in ogni sguardo? Ecco, io ero così: ero diventata il mio sorriso.
Mi sembrava di camminare a un metro da terra, ero piena, piena di… passione!
Nella mente continuava a girarmi un racconto che avevo scritto l’ultimo giorno e che dovevo ultimare. Che tormento! Ero al lavoro e non facevo altro che pensare a come sarebbe andata a finire quella storia e, appena ho potuto, mi sono tuffata e ho lasciato che si scrivesse.
Cosa intendi per: “Ho lasciato che si scrivesse”?
Mi succede spesso: poso le mani sulla tastiera e la storia si scrive da sola come se i personaggi vivessero di vita propria. Quando metto il punto finale io stessa scopro come è andata a finire.
Anche nella stesura di questo romanzo i personaggi mi hanno spesso preso la mano obbligandomi in seguito ad aggiungere capitoli per rimediare a quel che avevano combinato. So che dal punto di vista letterario non è così che si deve agire: l’autore deve avere ben presente l’intera trama prima di cimentarsi nell’opera ma, in DENTRO LE SCARPE, l’istinto ha spesso prevalso sulla ragione.
Qual è il messaggio che volevi comunicare con questo libro?
Nel romanzo i personaggi sono accomunati dal medesimo incontro con Ruben, il proprietario del negozio di scarpe, e questo appuntamento offre a tutti la possibilità di modificare la loro esistenza. Qualcuno coglierà questa occasione, qualcun altro no.
Accadono anche a noi incontri o eventi che potrebbero cambiare la nostra storia se solo li sapessimo riconoscere e cogliere.
La vita è una grande caccia al tesoro e il mondo è la mappa ricca di indizi per raggiungere la meta; le tracce sono a volte persone, a volte fatti, a volte frasi sentite “per caso”. Solo noi possiamo decidere se seguirle.
In cosa consiste, Bianca, questo “tesoro” che ognuno di noi potrebbe trovare?
C’è un capitolo a me molto caro che si intitola: “La soglia”. Il protagonista legge sulla porta di un monastero greco la frase: “Diventa ciò che sei”. Ecco, questo è il tesoro.
C’è un’essenza unica in noi, un seme che racchiude lo scopo della nostra vita, proprio come il seme di una grande quercia la contiene già tutta.
Nasciamo destinati a lasciar esplodere la meraviglia che siamo, ma subito ci ritroviamo immersi in un sistema che ci addestra e ci obbliga a regole, paletti, divieti che imbrigliano la nostra natura.
Siamo ancora molto piccoli quando ci insegnano che non possiamo ascoltare il nostro sentire perché, così facendo, non guadagniamo l’approvazione degli adulti. Per essere accettati dobbiamo agire come vogliono loro: stare composti nei banchi di scuola, quando la nostra natura ci porterebbe a correre, mettere le scarpe rinunciando ai piedi nudi e così via.
Scopriamo che se ubbidiamo ci lodano e se seguiamo il nostro istinto ci sgridano e così, giorno dopo giorno, impariamo a non ascoltarci più e ad agire seguendo i metri del loro giudizio. Diventiamo meri esecutori del volere altrui e questo è il motivo per il quale se chiediamo a qualcuno: ma tu, cosa vuoi veramente? Qual è il tuo sogno? La tua passione? La risposta spesso è: non lo so.
Quindi un libro che vuole favorire la crescita personale?
Nel romanzo i personaggi scelgono se seguire o meno le indicazioni di Ruben, con le conseguenze che inevitabilmente ne conseguono, e questa è la storia di ognuno di noi. Anche noi siamo chiamati ad osservare gli eventi, ad ascoltarci e a scegliere.
Ruben, nel negozio, fornisce agli ignari avventori semplicemente alcuni spunti. Questo vorrei comunicare: ognuno di noi può diventare un attento osservatore della vita e scoprire i tanti segnali che lo guideranno alla scoperta della propria meravigliosa essenza, senza paura dei cambiamenti.
Non è normale temere i cambiamenti?
La natura ci è maestra: tutto muta, non esiste la staticità, ma un armonico divenire. Le stagioni stesse ci mostrano che dalla morte dell’inverno si passa alla rinascita della primavera, allo splendore dell’estate e al declino dell’autunno. Solo l’essere umano si ostina a temere il cambiamento e la morte, mentre la natura continua a rivelarci di non aver mai mancato una primavera.
A proposito di sogni, qual è il tuo?
Vivere di scrittura e vedere DENTRO LE SCARPE diventare un film.
La biografia “Perché io” uscirà in novembre 2015 con Edizioni Psiconline. Ho poi quasi ultimato un romanzo breve dal titolo “Amore imperfetto” e devo finire un testo sulla crisi economica.
Moltissime trame continuano ad affollarmi la mente e attendono di vedere la luce!
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