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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
Redazione1

Nadia Nunzi incontra il pubblico presso la Libreria Coop del Centro Ipercoop d'Abruzzo

Ti amo anima mia ipercoopSabato 18 novembre alle ore 18.00, Nadia Nunzi (Najaa) presenta "Ti amo anima mia. Una storia di violenza" presso la Libreria Coop - Centro Ipercoop d'Abruzzo - Via Po, Loc. Sambuceto, in occasione della ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne.
Con l'autrice dialoga Emily Congiu del Circolo Dimonios Abruzzo e Molise che collabora all'evento.

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Redazione1

Intervista a Cloe Janvier autrice del volume Di nuovo viva. Fuga dalla depressione

copertina di nuovo vivaDi nuovo viva, fuga dalla depressione (collana A Tu per Tu- Edizioni Psiconline) nasce per condividere con il lettore un'esperienza profondamente dolorosa e al contempo fuori dall'ordinario.
Il romanzo è una finestra su una realtà parallela, un mondo che non si sceglie ma cui si può essere predestinati.

Otto notti consecutive di insonnia, la caduta vertiginosa per problemi che nel mondo della razionalità potrebbero risultare facilmente risolvibili, ma che sono tuttavia sufficienti a generare un cortocircuito quando predisposizione genetica e  incapacità di gestire emozioni dirompenti si incontrano.


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Redazione1

Lucia Iasio presenta Racconti presso la Biblioteca Comunale di Corciano

Racconti Lucia IasioMartedì 7 marzo 2017 alle ore 18,00 Lucia Iasio presenta "Racconti" presso la Biblioteca Comunale "Gianni Rodari" in Via Settembrini Loc. Girasole, San Mariano di Corciano (PG).

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Redazione1

Stefano Mosca presenta Il palloncino verde a Maddaloni (CE)

presentazione 24 aprileDomenica 24 aprile 2016 alle ore 11,00 Stefano Mosca presenta in prima assoluta il suo ultimo libro Il palloncino verde presso la sede dell'Associazione L'Albero della Vita in Via Appia, 7/9 - Maddaloni (CE).

Sarà un'esposizione contemporanea del libro "Il palloncino verde" e delle illustrazioni "La stanza buia" di Stefano Mosca che arrichiscono il libro.

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Redazione1

Subway il nuovo romanzo di Ciro Pinto e Rossella Gallucci è in libreria

Subway Icop sitoSubway il nuovo romanzo di Ciro Pinto e Rossella Gallucci, nella collana a tu per tu, è finalmente in libreria.

Il titolo stesso anticipa l'ambientazione di quasi tutto il romanzo, la subway, il luogo dove vivono in situazione di emarginazione molti dei protagonisti.

È una storia di emarginazione, dove due mondi, quello degli esclusi e quello considerato normale, s'intersecano e spesso si confondono in un susseguirsi di luci e ombre.

Paolo Maria è un uomo di trent’anni che di giorno vive tra le stazioni del metrò, trascinando con sé sempre la sua pianola e cercando di sbarcare il lunario chiedendo l’elemosina. La sera dorme in un ostello. Coriandolo è una senzatetto sui cinquant’anni, anoressica e con problemi di memoria, che vive e dorme nella Subway.

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Redazione1

Ti amo anima mia di Najaa nella promozione giornaliera Amazon del 6 aprile 2016

Ti amo anima mia sitoTi amo anima mia. Una storia di violenza di Najaa - Edizioni Psiconline, nella versione e-book formato epub, sarà inserito nei Kindle Daily Deal di Amazon, del giorno 6 aprile 2016 al prezzo di 1,99 anziché 4,99 euro.
 
L'Offerta lampo Kindle è  la promozione che permette di acquistare ogni giorno uno o più titoli diversi a un prezzo eccezionale (da 0,99 a 2,99) per 24 ore soltanto.
 
Una occasione da prendere al volo mercoledì 6 aprile.

Una storia di amore e di violenza. Una storia d’amore finita male, tra un ragazzo e una ragazza.

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Redazione1

Il palloncino verde di Stefano Mosca è finalmente in libreria

cop Palloncino Verde sitoDa oggi in tutte le librerie Il palloncino verde di Stefano Mosca nella collana A Tu per Tu (14,00 euro).
Dopo Le ali di Christina pubblicato sempre con Edizioni Psiconline, il nuovo lavoro di Stefano Mosca, arricchito stavolta da bellissime illustrazioni (matita su carta) ideate e realizzate, come la copertina, dallo stesso autore.

"È stato un volo lunghissimo!
Lento, ma molto lungo. Lo so perché avvertivo la luce, che, alle mie spalle, si allontanava lentamente. Riuscivo a vedere ogni minimo particolare, che ricordo perfettamente ancora oggi.
Quando sono inciampato, ho provato un senso di allontanamento dal mondo, come se stessi perdendo qualcosa, per poi scoprire essere la mia libertà. Di fronte c’era quella voragine circolare che m’inghiottiva e l’unico colore che riuscivo a vedere era il nero."

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Redazione1

Intervista a Cecilia Vetturini, autrice di Scegliere il cambiamento

vetturini e copertina 300x279Pochi giorni dopo la pubblicazione di Scegliere il cambiamento. Un percorso di guarigione dalla co-dipendenza nella collana A Tu per Tu, intervistiamo l’autrice, Cecilia Vetturini, per conoscere come è nato il suo libro, a quale pubblico si rivolge, e soprattutto per parlare della co-dipendenza.

Perché ha deciso di scrivere Scegliere il cambiamento, quando ha preso questa decisione?

La psicologa presso la quale ero in terapia, mi faceva tenere un diario degli eventi, delle emozioni, delle riflessioni personali, delle scelte che m’invitava a fare, dei miei sogni: sia quelli a occhi aperti che quelli notturni. Io che amo scrivere, riempivo pagine e pagine del mio quadernino. Così un giorno le ho detto: “Io qui sto praticamente scrivendo un libro”. Lei mi ha risposto: “Perché no?”. Ricordo a memoria le parole con cui mi ha convinta da subito: “Se te la senti… Mi rendo conto che ti sto chiedendo tanto, ma sono sicura che potrai aiutare tante persone che hanno il tuo problema. C’è molta letteratura sulle dipendenze e in particolare sugli alcolisti, ma i loro familiari vivono nel silenzio e nella vergogna. Provaci”.
Ho cominciato a pensarci già in metropolitana mentre tornavo a casa.

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Redazione1

Racconti schizofrenici: appuntamento a Cagliari con gli autori

Seminario Malattia Mentale MEM - 23ott2015-page-001Venerdì 23 ottobre 2015 alle ore 17,30 Stefano Porcu – Psicologo, psicoterapeuta e Bruno Furcas – Educatore presentano Racconti Schizofrenici. Vivere la malattia mentale attraverso gli occhi di operatori, pazienti e familiari – Introduzione di Alberto Santoru e testimonianza di Alessandro Lavena – Collana A Tu per Tu – Edizioni Psiconline, durante il seminario LA SOFFERENZA MENTALE che si terrà a Cagliari presso la Mediateca del Mediterraneo (MEM) Ex Mercato Civico – Via Mameli, 164.
Daniele Meloni leggerà alcuni brani tratti dal libro.

In Racconti schizofrenici, gli autori tratteggiano stralci di vita ed esperienza di persone con sofferenza mentale. Ci si potrebbe aspettare, di leggere asettiche “storie cliniche” per addetti ai lavori, gli autori invece cercheranno di stupire il lettore dimostrando di amare più la “fotografia” che la nosografia.

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Redazione

La luna blu di Massimo Bisotti in offerta su Amazon

cop_Lunablu-x-sitoLa luna blu di Massimo Bisotti - Edizioni Psiconline in versione ebook, ancora una volta è protagonista delle fantastiche offerte mensili promosse da Amazon, stavolta per il mese di ottobre 2015.
Per tutto il mese di ottobre sarà ad un prezzo scontato davvero vantaggioso, a soli euro 2,49 sul sito www.amazon.it.
Ogni mese, Amazon propone infatti una selezione di libri in offerta a partire da 0,99 euro - per far scoprire un nuovo autore o titolo proponendo l'ebook a piccoli prezzi.



La luna blu
Una storia, un incontro un racconto: lievi spunti cronologici spazio temporali, eppure i tre protagonisti, Meg, George (il sogno), Demian, (la realtà) tengono sospeso il lettore pagina dopo pagina. Gli interrogativi dominanti: che cosa succederà? Si incontreranno? Si ameranno?
Una traccia che dà via via le risposte che il lettore desidera, inoltre la riflessione incalzante dell’autore, sull’amore, sulla vita, sulle relazioni offre a chi legge una visione profonda e sofferta del vivere quotidiano: “una faccia che dev’essere quella perché quella ormai tutti conoscono e non la puoi tradire”.
“Sembra che la felicità non stia nello stare bene ma nel tornare a stare bene, altrimenti nemmeno te ne accorgi se sei felice”. Ciò che colpisce è che Meg, la protagonista per realizzare il suo "sogno" e per liberarsi di “quell’ombra nera che copre il blu quando ci sentiamo rifiutati, non voluti, incompresi, messi in un angolo”, compie un cammino dentro la sua anima. “Tutta la vita è un viaggio verso e dentro noi stessi”.


Un libro intenso che lascia nella mente non solo una piacevole sensazione di attesa ma riscalda il cuore con pensieri profondi e poetici.


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PROMOZIONE AMAZON LA LUNA BLU
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Redazione

Intervista a Stefano Porcu e Bruno Furcas autori di Racconti schizofrenici

racconti schizofreniciStefano Porcu e Bruno Furcas autori di Racconti schizofrenici. Vivere la malattia mentale attraverso gli occhi di operatori, pazienti e familiari, da oggi disponibile in tutte le librerie, intervistati dalla redazione di Edizioni Psiconline, raccontano come è nato il libro, cosa li ha ispirati, e spiegano perché raccontare la malattia mentale in questa prospettiva.
Sono quindici le storie proposte all’attenzione del lettore; vicende concepite con la fantasia ma senza tralasciare l’osservazione effettuata durante il lavoro sul campo. Nei racconti, eventi e situazioni, stati d’animo ed emozioni danno vita a vicende personali dove il lettore potrà cogliere alcuni aspetti della patologia.


stefano porcu

logo porcuStefano Porcu è Psicologo, psicoterapeuta, formatore. Si occupa del tema della prevenzione del disagio e la promozione del benessere psicosociale, ha pubblicato contributi scientifi ci nazionali e internazionali di natura psicologica.
Collabora con organizzazioni del Terzo Settore in attività di sostegno, progettazione e realizzazione di interventi rivolti alle fasce deboli e svantaggiate, con particolare riferimento alla malattia mentale.
Ha pubblicato per Arkadia, con Bruno Furcas, il testo Storie di Bullismo: Dieci racconti e dieci giochi di gruppo per promuovere il benessere scolastico.

logo furcasBruno Furcas è laureato in Lettere Moderne a Cagliari, opera nell’ambito dell’integrazione e socializzazione di alunni minori in situazioni di grave svantaggio.
Ha pubblicato in Made in Sardinia (Cuec 2009) il racconto Pane duro e in Soltanto una palla di stoff a (Taphros 2010) il racconto Anime rosse. Ha pubblicato con Arkadia Editore Diversamente come te, con Andrea Cossu (2009), Boati di solitudine, con Salvatore Bandinu (2010), La favola di Duck, con Andrea Cossu (2010), Un mondo a parte (2011), ambientato nel diffi cile universo dell’autismo e I dolori del giovane bullo, con Salvatore Bandinu (2012), che ha inaugurato la nuova collana Paideia. Nella stessa collana ha pubblicato Storie di Bullismo, con Stefano Porcu.

Incontriamo gli autori in una caldissima giornata di settembre e sorseggiando una bibita fresca e ristoratrice parliamo un po' con gli autori per conoscere meglio il loro libro

 

D. Grazie innanzitutto per la vostra collaborazione, il nostro pubblico ama moltissimo leggere le interviste ai nostri autori.
Quando e perché avete deciso di scrivere Racconti schizofrenici?

R. L’idea di scrivere qualcosa sulla psichiatria era nell’aria già da tempo. Dopo tanti anni di lavoro nel sociale e all'interno di alcuni servizi di assistenza e di aiuto alla persona è nato spontaneo il bisogno di raccontare le esperienze vissute, sia per metterle a disposizione degli operatori ma anche per “esorcizzare” il rischio di burnout. Svolgendo questo mestiere abbiamo scoperto come il disagio mentale sia ancora qualcosa di sconosciuto o nascosto. I familiari e gli operatori apprendono sul campo, giorno dopo giorno, spesso tra mille difficoltà, nuove conoscenze sulla malattia mentale e nuove competenze e strategie nella gestione dell’utente. Dal nostro punto di vista, al di fuori di loro (operatori, utenti e loro familiari), nessuno conosce adeguatamente questo mondo. Lo scopo principale di questo libro è pertanto quello di far conoscere alcune situazioni e condizioni che rimangono, nella realtà quotidiana, sotto traccia, nascoste e sconosciute per tanti.

D. Le storie raccolte derivano da esperienze da voi conosciute in prima persona?
R. Le storie, le situazioni e i personaggi sono frutto della nostra fantasia. I disturbi, i sintomi e gli stati emotivi sono quelli osservati durante la nostra esperienza sul campo.

D. Chi sono i protagonisti dei racconti schizofrenici?
R. I protagonisti dei racconti sono gli attori del disagio mentale. Alcune storie sono raccontate in prima persona altre in terza persona, ma sempre dagli utenti, dai loro familiari oppure dagli operatori.

D. Perché nei racconti si focalizza l'attenzione sui familiari, sugli operatori e meno sui pazienti lasciando al lettore la possibilità di ricevere una impressione tutta personale dei vissuti di questi malati?
R. I sofferenti mentali sono i protagonisti indiscussi delle storie sia che abbiano un ruolo attivo o passivo basti pensare a Massimo Venturi, a Mario ne “La simbiosi”, Luca in “Teoria del caos”, Carlo di “Cala il Sipario”, Giorgio di “Genio e sregolatezza” ed altri.
I familiari e gli operatori, anch’essi protagonisti, sono coloro che accompagnano chi soffre e la loro vita viene spesso contaminata con quella di chi viene assistito. Non dimentichiamo che è molto alto il rischio che operatori della salute vivano situazioni di disagio e di malessere causate dal loro lavoro.
Certamente sono racconti che lasciano al lettore un senso di angoscia e spesso di impotenza.

D. Perché raccontare la malattia mentale e soprattutto in questa prospettiva?
R. Manuali diagnostici e testi tecnici ne esistono tanti. Il nostro intento non è quello di dare una definizione di malattia mentale o di schizofrenia, anche perché non siamo medici e non abbiamo le competenze per poterla dare. Il nostro lavoro è più a carattere letterario e socio antropologico, osserviamo la dinamica, le relazioni e soprattutto cosa pensano e provano gli attori del processo. Il nostro obiettivo principale è quello di  dare un contributo al superamento del pregiudizio e, perché no, anche una speranza.

D. Quando la salute mentale viene a mancare, a volte improvvisamente, cosa accade nella vita del malato e dei suoi familiari? Esiste una rete efficiente di supporto immediato a queste persone coinvolte in questo dramma? Come cambia l'esistenza di chi assiste chi è affetto da malattia mentale?
R. Quando viene a mancare la salute mentale, sicuramente la vita familiare subisce un cambiamento, una drastica trasformazione. La serenità viene a mancare e prendono il sopravvento le preoccupazioni, le paure, i conflitti… insomma uno sorta di disagio che si fonde nella sfera personale, sociale e lavorativa di tutti i componenti familiari.
Nella nostra esperienza abbiamo osservato la difficoltà dei servizi e degli operatori nel fornire una prestazione di sostegno e di aiuto immediato. Per certi versi però questo non ci stupisce perché la diagnosi della malattia non è sempre una cosa semplice. Inoltre sono i familiari stessi, prima di chiedere aiuto ai servizi territoriali, ad avere la speranza che questa possa essere una situazione transitoria e quindi spesso attendono che la situazione migliori in autonomia e non ci sia quindi bisogno di rivolgersi agli specialisti.
Purtroppo questa nella maggior parte dei casi si rivela una mera illusione, perciò, quando la situazione tende a peggiorare e quindi i sintomi della persona si fanno più acuti, i familiari non riescono a gestire le difficoltà e allora vorrebbero ricevere un aiuto immediato. Questo aiuto tempestivo spesso è impossibile. D’altronde la malattia mentale non è un problema che può essere risolto con soluzioni semplici e approssimative. Più che trovare delle soluzioni, i familiari degli utenti si trovano nella situazione di dover apprendere delle capacità e competenze tali da poter gestire il rapporto con la persona che soffre di un disturbo psichiatrico.
Spesso il problema si ribalta: quando la malattia è grave sono i familiare che devono imparare a gestire le dinamiche e la relazione con l’utente, a cambiare stile di vita per andare incontro al familiare e far fronte alle ripercussioni negative sulla propria vita.
Ora immaginate il dramma di chi deve assistere quotidianamente un sofferente mentale grave!

D. Accade spesso di sentirsi impotenti di fronte alla malattia mentale?
R.Il senso di impotenza è sicuramente provato dai familiari degli utenti psichiatrici, sia agli esordi della malattia e sia durante i picchi più acuti. Spesso familiari e operatori si sentono disarmati e non vedono vie d’uscita. Frustrazione, disperazione, paura e tanti altri stati d’animo si mescolano quando si assiste inermi davanti ad un nodo che sembra non potersi sciogliere. A volte quel nodo si scioglie, probabilmente quando il sostegno farmacologico, psicologico, educativo hanno avuto successo. Altre volte non si snoda e allora è necessario attrezzarsi per combattere battaglie di una guerra che potrebbe non avere mai fine.

D. Quale ruolo hanno la famiglia, gli operatori e le istituzioni nell'assistenza ad un malato mentale? La famiglia riceve l'adeguato supporto da parte delle istituzioni?
R. Famiglia, operatori e servizi sono i pilastri del sostegno. La famiglia, seppur con immense difficoltà, deve accettare la malattia e trovare il modo migliore per sostenere il parente con malattia mentale. Gli operatori, ovvero tutti i professionisti che lavorano per l’utente (psichiatri, psicologi, educatori, assistenti sociali, ecc.) giocano un ruolo di fondamentale importanza per il benessere dell’utente, per la gestione dei suoi sintomi e per il ripristino di una vita familiare e sociale funzionale e adeguata. Gli operatori sono il braccio operativo delle istituzioni.

D. Le politiche sociosanitarie attuali riescono ad assicurare l'assistenza adeguata ai malati e ai loro familiari? Cambiereste qualcosa dell'attuale sistema?
R. Il sistema socio-sanitario attuale non sempre riesce a colmare i bisogni contingenti che la malattia mentale scatena all’interno delle dinamiche familiari. Oggi, comunque,  sono sempre più presenti, per esempio, nel territori delle micro realtà o case famiglia che accolgono un ristretto numero di ospiti, supportati a tempo pieno da personale qualificato. Ciò  certamente alleggerisce, almeno periodicamente, il familiare dal carico emotivo che tali patologie scatenano. In tali percorsi, gli ospiti acquisiscono delle competenze relative al saper fare, al sapersi relazionare e all’acquisizione delle norme relative alla convivenza. Per mettere a frutto gli obbiettivi acquisiti e consolidare le nuove abilità sarebbe opportuno e necessario creare o potenziare, nel caso siano già presenti, reti di collaborazione tra le strutture per facilitare il passaggio degli utenti a fasi successive previste nei progetti educativi e miranti ovviamente all’autonomia e al reinserimento sociale.

D. Qual è l'atteggiamento mentale della nostra società  nei confronti della malattia mentale?
R. La nostra società non è ancora preparata ad accogliere il "diverso" e la malattia mentale è ancora fortemente intrisa di pregiudizio.

D. Quale messaggio volete far arrivare ai lettori?
R. Nel libro c'è l'importante contributo di una persona che ha attraversato personalmente il tunnel della malattia mentale, ma oggi grazie alla sua tenacia e alla professionalità di chi lo ha supportato, vive una vita normale con la sua famiglia e nella sua importante realtà lavorativa. Il nostro auspicio è quindi che il nostro lavoro contribuisca a dare una speranza a chi, in un qualsiasi momento della propria vita, si trovi ad attraversare questo tunnel. Vuole poi essere un modesto tentativo per il superamento del pregiudizio di cui abbiamo già parlato.


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Redazione

Racconti schizofrenici di S. Porcu e B. Furcas dal 17 settembre in libreria

racconti_schizofrenici_sitoRacconti schizofrenici. Vivere la malattia mentale attraverso gli occhi di operatori, pazienti e familiari di Stefano Porcu e Bruno Furcas, nella Collana A Tu per Tu, illustrazioni di Emanuele Musiu sarà disponibile in libreria dal 17 settembre.


Gli autori hanno raccolto attraverso brevi racconti, delle storie che tratteggiano stralci di vita ed esperienza di persone con sofferenza mentale, la finalità di questo libro è infatti anche quella di descrivere alcune sfaccettature della malattia mentale, attraverso lo strumento della narrazione, ma non è esclusivamente questo. Non delle asettiche "storie cliniche" per addetti ai lavori ma vicende concepite con l’immaginazione e la creatività senza tuttavia tralasciare gli spunti tratti dall’osservazione effettuata durante il lavoro sul campo.




[caption id="attachment_4871" align="alignright" width="187"]Stefano Porcu Stefano Porcu

Con lo strumento del racconto hanno voluto ricostruire le possibili esperienze di vita delle persone affette da sofferenza mentale grave, dei suoi familiari e degli operatori che in prima linea condividono con questi ultimi percorsi di fatica, di sofferenza e spesso di ostinata determinazione. Parallelamente hanno voluto far affiorare alcuni lineamenti della malattia mentale così come può manifestarsi agli occhi della società.
In Racconti schizofenici, eventi e situazioni, stati d’animo ed emozioni danno vita a vicende personali dove il lettore potrà cogliere alcuni aspetti della patologia, da diverse prospettive, potendo così riflettere sulla diversità e sulla complessità della malattia e sulla variegata costellazione dei disturbi ad essa correlati.


Nei racconti emergono disturbi psicotici e psichiatrici, le inquietudini e le angosce dei pazienti, oltreché deliri, ossessioni, paranoie, insomma tutte quelle situazioni che purtroppo si verificano quotidianamente in numerose famiglie, e le difficoltà delle varie professionalità che si trovano a dover affrontare e gestire, in modo diretto o indiretto, questa tipologia di disturbi.

Ogni storia narrata ha caratteristiche e peculiarità proprie, ma hanno tutte come denominatore comune lo scompiglio non solo della vita familiare, lavorativa e sociale del paziente, ma sempre più spesso anche quella degli operatori socio-sanitari coinvolti nel percorso riabilitativo.




[caption id="attachment_4872" align="alignleft" width="183"]furcas1 Bruno Furcas

Come si legge nella introduzione di Alberto Santoru (Psicologo, Psicoterapeuta): in questi brevi racconti si colgono delle prospettive esperienziali: i familiari, gli operatori, raramente i pazienti, perché il loro vissuto è inesprimibile per l’osservatore. E questo approccio “fotografico”, dove la scelta dell’angolatura appare dichiarata, è il contrario della mistificazione, della supponenza del letterato e lascia al lettore la possibilità di ricevere una impressione assolutamente personale.
Gli autori manifestano la loro capacità umana e professionale nella sensibilità che mostrano nel cogliere soprattutto le atmosfere, gli sfondi, i particolari apparentemente insignificanti, in grado di trasmettere il loro vissuto della “malattia”.
Alle volte non riescono a nascondere di essere parte della fotografia e neppure, probabilmente, lo vorrebbero. [...]
Gli autori, forti dell’esperienza “sul campo”, a contatto quotidiano con la realtà delle persone con sofferenza mentale e con le loro famiglie, fuori dagli ambulatori o da privilegiate oasi di osservazione, manifestano tutta la drammaticità dell’impatto con
una problematica complessa che richiede risposte articolate che coinvolgano servizi psichiatrici, familiari, utenti, associazioni, agenzie sociali e richiedono politiche sociosanitarie che riconoscano la caratteristica multifattoriale dei disturbi mentali.


Questo libro non è un manuale diagnostico e non può essere utilizzato in tal senso, ma nell’intenzione degli autori vuole rappresentare uno strumento e un modesto tentativo per il superamento del pregiudizio.


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/racconti-schizofrenici?e=2372380/30050307
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Redazione

Ti amo anima mia vince il 2° Premio Letterario Internazionale Città di Sarzana

Ti amo anima miaTi amo anima mia di Najaa ha vinto il 2° Premio Lettarario Internazionale "Città di Sarzana".
Alla premiazione è intervenuta anche la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli.
Un'occasione per portare la propria testimonianza in una manifestazione che quest'anno ha avuto come tema: Violenza sulle donne "Il silenzio aiuta il carnefice" e per uscire per la prima volta pubblicamente.



Edizioni Psiconline è davvero fiera  di questo meritato riconoscimento, ci congratuliamo con Najaa e le rivolgiamo alcune domande per capire cosa è cambiato dopo la pubblicazione di Ti amo anima mia.


logo edizioni miniQuando hai sentito che era arrivato il momento di raccontare e far conoscere a tutti la tua storia?


Ti_amo_anima_mia_sitoL'esigenza di scrivere la mia storia c'è stata da subito. Da appena finita o addirittura da prima, mentre la stavo ancora vivendo e soffrendo. È stato il mio modo di affrontarla, di guardarla da tutte le angolazioni possibili, per comprenderla e per guarire dal dolore. Dopo questo primo passo ho ritenuto giusto e utile farla conoscere. Tenerla per me non mi sembrava abbastanza. Storie come la mia vanno raccontate e non taciute. Non parlarne sarebbe, secondo me, un po' come volerle giustificare o difendere.


logo edizioni miniPer molto tempo hai evitato di rendere pubblico il tuo vero nome e il tuo volto, sta cambiando qualcosa, visto che hai deciso di partecipare al Premio Sarzana che hai peraltro vinto aggiudicandoti il secondo posto?


Ti_amo_anima_mia_sitoHo sempre pensato di restare nell'anonimato, per un fatto di tutela personale o forse per un blocco psicologico. Ma i pensieri cambiano come cambiano le situazioni. Per una serie di coincidenze il mio nome è uscito fuori e ho deciso di cogliere l'occasione per fare un passo avanti in questo mio continuo percorso di rinascita. Ritengo che ogni cosa vada fatta al momento giusto, quello più opportuno per noi e quindi quando ci si sente 'pronti' per affrontarla e io credo oggi di sentirmi più tranquilla e di aver voglia di presentare il mio libro con la mia vera identità. Lo devo a me e alle persone che mi seguono e mi sostengono con grande affetto.


logo edizioni miniChi era Najaa prima e chi è oggi? Come è cambiata Najaa dopo la pubblicazione di Ti amo anima mia e quali riflessioni si possono fare dopo il meritato riconoscimento?

Ti_amo_anima_mia_sitoNajaa prima era una ragazza insicura e sicuramente suscettibile e per questo facile preda di un manipolatore. Era una ragazza ingenua, alla continua ricerca dell'amore e che si è lasciata trarre in inganno dalla bellezza di un giovane e da una rosa rossa paragonabile, potrei dire, ad una intrigante e lucida mela di Biancaneve.
Ad oggi è una donna migliore, che si piace, più forte, più sicura. Una donna che ha intrapreso volontariamente un lungo percorso introspettivo per comprendersi e per rialzarsi e che sicuramente è fiera di sé. Per il lavoro svolto, per il suo libro, per il suo coraggio.


logo edizioni miniQuale messaggio vorresti dare adesso alle altre donne, in particolare a quelle che stanno vivendo o hanno vissuto una esperienza di violenza causata da un uomo?


Ti_amo_anima_mia_sitoAlle donne dico spesso di trovare la forza per guardarsi dentro. Di non dipendere da qualcun altro. Di non accettare la violenza di un uomo per nessun motivo. A quelle che la stanno subendo, sicuramente di ribellarsi e di trovare una via di fuga.
A quelle che ne sono uscite di ricominciare a vivere, senza sensi di colpa. Senza soffermarsi troppo verso quello che è stato e che non si può cambiare. Poi ogni storia è a sé e non è semplice generalizzare.


logo edizioni miniCome definiresti il tuo romanzo?

 

Ti_amo_anima_mia_sitoPersonalmente non amo definirlo, né rileggerlo. È la mia storia, o meglio un pezzo di vissuto che non mi appartiene più, scritto con l'intensità e la sofferenza del momento.
Chi l'ha letto l'ha definito 'ipnotico' , 'forte', 'vero'. E credo che siano tutte parole che lo rispecchino.


logo edizioni miniChe cosa provi nei confronti di chi ti ha fatto soffrire distruggendo una storia d'amore nella quale credevi?


Ti_amo_anima_mia_sitoIn passato ho provato davvero tanti sentimenti: delusione, rabbia, tristezza, premio sarzana2incredulità… Attualmente credo di non provare più nulla.
Quell'uomo non è più nei miei pensieri se non per una narrazione di eventi. Se lo incontrassi di nuovo non so che effetto sortirebbe in me, questo non posso e non potrò mai prevederlo ma quello che sicuramente vorrei, è che non capitasse più.
Come un libro intenso, che mi ha fatta emozionare e poi soffrire troppo, arrivata in fondo, l'ho chiuso e riposto e so con chiarezza di non volerlo rileggere un’altra volta.


logo edizioni miniCome vivi oggi una relazione d'amore?


Ti_amo_anima_mia_sito
Attualmente non sto vivendo nessuna relazione ma dopo anni di assenza dai sentimenti e di bisogno di stare principalmente sola con me stessa, posso dire di essere di nuovo predisposta alla condivisione e all'amore, quell'amore in cui non credevo più. So che mi manca e che mi piacerebbe innamorarmi ancora, stavolta in maniera diversa. Prendendomi cura prima di me, accettando solamente un rapporto sano, basato sul rispetto reciproco e sulla dolcezza. Su sentimenti costruttivi e non distruttivi, per una bella crescita insieme. Di sicuro se non incontrerò la persona ‘giusta’, non avrò remore nel restare da sola. Quando impari finalmente ad amarti, tutto il resto è qualcosa di aggiuntivo e non indispensabile.


logo edizioni miniIn una storia d'amore, quali atteggiamenti del partner devono farci preoccupare?


Ti_amo_anima_mia_sitoPreoccupante è quando l'uomo vuole controllare, comandare, possedere e cambiare, la persona che ha accanto. Preoccupanti sono gli sbalzi d'umore estremi che vanno dall'euforia esagerata alla violenza devastante. Le gelosie immotivate esasperanti e sicuramente l'aggressività.


logo edizioni miniÈ possibile fuggire da una storia d'amore violenta prima che la situazione degeneri?


Ti_amo_anima_mia_sitoSicuramente sì, se si ha l'accortezza di cogliere i segnali, di non ignorarli, di non giustificare i comportamenti del partner. Se non si ha il timore di restare da sole e soprattutto se non si rimane in silenzio. Ma ribadisco che rispondere a domande come questa in maniera generica non è semplice, né possibile. Per poter rispondere correttamente bisognerebbe analizzare ogni singolo caso, ogni situazione con tutte le varie sfaccettature e complicanze annesse.
Io posso parlare per la mia esperienza personale e dire che sarei potuta andarmene molto prima, risparmiandomi gran parte della sofferenza.  Ci sono stati dei momenti difficili, dove mi sono sentita in gabbia e senza una via di fuga ma alla fine ho comunque detto 'basta' e mi sono ribellata, seppur rischiando ed evitando che la violenza continuasse e crescesse sempre più, arrivando chissà dove. Forse in un punto di non ritorno.


logo edizioni miniLe donne ricevono aiuto da parte delle istituzioni o vengono lasciate sole?


Ti_amo_anima_mia_sitoSpesso vengono lasciate da sole o quasi. Molte donne me lo raccontano e io stessa, posso dire, di non averne avuto granché.  Potrebbero fare davvero molto di più. Ma si dovrebbe sicuramente partire dalle leggi. Se non sono consone quelle, poco si può sperare in un buon cambiamento.


logo edizioni miniVorresti scrivere ancora della tua storia, stai pensando a un nuovo romanzo?


Ti_amo_anima_mia_sitoPerché no? Scrivere mi piace e parlarne ancora potrebbe essere interessante. Chissà…


 

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Parliamo di Scuola e Formazione dei giovani con Elia Rubino autore de "I toni dell'azzurro"

Cop Toni azzurroIntervistiamo Elia Rubino poche settimane dopo la pubblicazione in formato Ebook del suo libro "I toni dell'azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani".
I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani.


È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinché sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.
Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

Ringraziamo Elia Rubino per averci consentito di pubblicare questa interessante intervista che consideriamo un utile contributo ricco di spunti di riflessione.

D. “I toni dell’azzurro” e la formazione dei giovani: come si accostano questi due mondi così lontani?
R. Nelle pedagogie delle "scuole nuove" ( e siamo nel '900) l'istituzione scuola, grigia e noiosa, cede il posto a Summerhill, la casa dei bambini e a tante altre architetture dell'educazione in cui al centro c'è la persona umana nelle sue relazioni, nella voglia di scoperta,  di curiosità e di autocostruzione del sé. Insomma una scuola dove non ci sia solo un colore ma tante tonalità da  ricercare e vivere insieme.

D. Da dove nasce l’idea di parlare della scuola, in modo tanto “rivoluzionario”?
R. Rivoluzionario? Non direi. Realistico. La scuola italiana, come tutto il sistema, è profondamente malata: soffre di una letargite acuta che non pone nulla al passo con i tempi. È come se io pretendessi di costruire la "Cinquecento" ( facciamo un po' di pubblicità al Made in Italy) con le stesse tecnologie di cento anni fa. Il risultato sarebbe desueto ed antiquato e, soprattutto invendibile: come del resto è la scuola italiana, classificata sempre agli ultimi posti nella classifica annuale OCSE.

D. Perché ha scelto questo stile “amichevole” ed umoristico per trattare argomenti complessi? Non ha paura di non essere preso sul serio?
R."Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena per avvertire il pubblico che è scoppiato un incendio. Gli spettatori, però, credono che la sua comparsa faccia parte della farsa che si stanno godendo: e così quanto più quello urla, tanto più forte si leva il loro applauso". L'aforisma kierkeegardiano  ben risponde alla sua sottile domanda. A volte la vita non va presa sul serio, va giocata, come diceva Baden Powell, fino in fondo, oppure, se preferisce, va testimoniata con serenità, secondo l'eredità che ci ha lasciato Socrate. Del resto c'è un'intera classe politica in giacca e cravatta che ogni giorno ci prende in giro in politichese tra leggi e dibattiti, tutti seri! Io ho trascorso 26 anni nella scuola italiana e ne ho viste di tutti i colori ( a proposito dell'azzurro); ho vissuto esperienze  stupende e pioneristiche a livello umano e didattico, sempre con il sorriso sulle labbra,  al fianco di presidi e colleghi  amabili e preparati. In questi ultimi anni, al contrario, ho sperimentato il fallimento e la solitudine e, realmente, mi sono sentito una Cassandra, anche se, purtroppo, i fatti confermano la deriva di questo nostro contesto sociale.


D.Lei ci parla della sua esperienza diretta: non sarebbe stato il caso di integrare con altre osservazioni o, comunque, di indagare anche in altri contesti e con altri colleghi?
R. Il mio non è un "trattato pedagogico", quanto una denuncia, seppur con toni leggeri, di un malessere che certamente non è solo mio ma anche di studenti, colleghi ( quelli "allegri" come me) e genitori.  Quando  vedo i ragazzi sofferenti e distratti  mi sento realmente male e non capisco perché una realtà così evidente: una scuola noiosa ed inadeguata ai tempi, sfugga a tutti. Vedo "colleghi" spiegare e spiegare per ore, dettare  appunti, compiacersi delle proprie lezioni  frontali,  compunti nella "valutazione fiscale", mentre gli studenti continuano a dormire sui banchi. Certo non tutte le scuole sono uguali, ma le statistiche si fanno con i grandi numeri e di certo la scuola italiana  sta soffrendo. Insomma "i toni dell'azzurro " è un modo ironico  per confermare quello che trovai scritto sul diario di uno studente: "la scuola e come una P...: tutti ci vanno ma nessuno la ama!"


D. Vorrebbe spiegarci meglio quale potrebbe essere un approccio proficuo all’apprendimento da parte della scuola, sia per quel che riguarda gli insegnanti, che gli studenti?
R. Alcuni (pochi in verità) professori che hanno letto la mia riflessioni mi hanno chiesto: perché non espliciti in modo scientifico il "tuo" modello educativo? Potrebbe essere un'idea, ma anocor più sarebbe meglio sperimentare, da parte di una equipe, quello che dico. Eppure nihil sub sole novi: Basta "sincretizzare"  i modelli scientifici delle attuali tecniche dell'educazione e il gioco è fatto. Ancor più semplicemente, basterebbe "osservare" i modelli nord europei per  trovare adeguate soluzioni. Del resto l'Italia non è in Europa? e cosa abbiamo tratto da  questo essere Europa? A me sembra nulla: ci sono modelli funzionali nel campo educativo, giuridico, economico, sanitario, ma noi facciamo finta di niente e continuiamo ad andare... indietro. Del resto i contenuti della scuola italiana sono quelli dei primi del Novecento... e la metodologia? quella si ferma alla seconda metà dell'Ottocento, al così detto frontalismo: SPIEGARE-INTERROGARE-ANDARE AVANTI COL PROGRAMMA.... Tutto il resto è....noia. Certo è, lo ripeto, che non tutte le scuole sono così: ci sono avanguardie pedagogiche in italia (dalle scuole Montessori a quelle di Malaguzzi) che realmente danno il senso di approcci pedagogici centrati sulla persona. E lo Stato italiano perché non recepisce? Semplice: ad una classe politica del genere può corrispondere solo un "popolo anestetizzato", incapace di reagire come  comunità ad un sistema  di sfruttamento sociale. Siamo in uno stato di "sonno intellettuale" e nessun movimento culturale  riesce a rispondere  ai soprusi  a cui siamo sottoposti ogni giorno. Tasse, ingiustizie,  malasanità, ecomafia... mali sociali che ci avvolgono ma non riescono a svegliarci. del resto "panem et circenses" è garantito per tutti e così: "sta bene Rocco, sta bene tutta la Rocca!"

D. Dallo scritto si evince una forte critica rivolta, per lo più, al corpo docente o, se vogliamo, organizzativo, dell’istruzione scolastica. Cosa si sente di dire, invece, sul comportamento degli alunni? Non crede che si stia parlando di uno scambio formativo e, come tale, che anche il corpo studentesco abbia la sua parte?
R. Quando una squadra di calcio non fa goal chi è il primo a saltare? L'allenatore! Partendo dal fatto che io non critico nessuno, cerco solo di chiedermi come mai non ci sia una reazione reale da parte dei professori: mal selezionati, mal pagati, mal considerati, continuano a piangersi addosso o a paventare  agitazioni che non vanno ad intaccare nessun interesse reale. Una volta mi venne da dire: organizziamo uno sciopero della fame e accampiamoci sulle principali arterie della città... Sorrisi di tutti e... punto e a capo. Mi chiedo: come sono selezionati i professori  in altre zone d'Europa? Come sono pagati? Qual è il loro peso sociale? Se devo andare a  prestare servizio nell'esercito la prima selezione è quella psico-attitudinale. Nei "concorsi  a cattedra" che tipo di selezione abbiamo? (io ho avuto la s-fortuna di  essere nominato commissario per i  due scorsi concorsi a cattedra). Ebbene non c'è traccia di una possibile selezione per attitudine alla formazione dei giovani: capacità comunicativa, attitudine all'ascolto delle problematiche, capacità di coinvolgimento... Per non parlare della selezione dei "dirigenti scolastici". In un'azienda privata, ne sono convinto, i cosiddetti  dirigenti non passerebbero nemmeno la prova attitudinale. Insomma lo Stato italiano scimmiotta il modello manageriale in ambito scolastico ma non ne adotta il cuore:  la selezione  attitudinale. Le sorelle Agazzi avvisavano le aspiranti maestre: l'insegnamento è una vocazione, non un mestiere!
In questo bailamme gli studenti chi sono? Paragoniamoli a calciatori, ognuno con una innegabile potenzialità, spesso nascosta e addormentata in un angolo remoto del cervello. Senza voler scomodare il buon Froebel, gli alunni sono  come seme, ognuno sboccerà, grazie alla guida  del giardiniere... MA il giardiniere sa che non potranno essere tutte rose, ogni  seme nasconde un fiore diverso! Ultimo esempio. Se lei  decide di andare in palestra con l'obiettivo di dimagrire e  sborsa fior di euro, pretende dal "personal trainer" di ottenere un risultato? Certo che sì... eh, mi si potrebbe obiettare, ma i ragazzi non sono motivati, sono distratti, assenti... Chiaro, ma anche nel caso della persona che va in palestra può accadere lo tesso e, di conseguenza il trainer, con specifiche tecniche "motiva" supporta e stimola , arrivando ad ottenere  risultati scientificamente provati. Qua non si tratta di addossare colpe, si tratta, al contrario, di ammettere che  le tecnologie educative esistono, ma non sono  né studiate né tantomeno applicate.

D. Crede che un cambiamento come quello da lei augurato sia possibile al giorno d’oggi?
R.
Ottimismo pedagogico il mio? Non saprei. A me sembra che abbiamo la necessità di cambiare, e non solo nel contesto scolastico. Un eco sistema completamente devastato,  mancanza di valori, disequilibri economici: questo è il mondo che stiamo consegnando ai  giovani. Per chi crede nei cicli cosmici, il Kalpa induista, la soluzione è semplice... Ci sarà un periodo di distruzione e poi di ri-creazione. Senza essere così catastrofici ci sembra necessario, e tutti lo stanno predicando, un cambiamento radicale e tutto questo può essere suscitato solo da un  sistema educativo nuovo: la polis è possibile se fin da piccoli si è educati  a vivere in una polis. Se pensiamo alla politica sull'immigrazione italiana ci rendiamo conto del paradosso messo in atto: accogliamo (come è giusto che sia), ma in maniera approssimata ed indiscriminata e poi? Non seguiamo  gli immigrati, non garantiamo loro nulla, non li educhiamo e... sforniamo nuovi fenomeni di delinquenza e di devianza. Non sarebbe meno dispendioso  educarli ad una vita  comune, garantendo loro i diritti fondamentali, come  fa il resto dell'Europa. Ma si sa, l'Italia è il paese di Pulcinella....

D.Cosa si aspetterebbe da questa scuola nuova? Quali miglioramenti? 
R. Di "scuole nuove"  se ne parla da un secolo in tutto il mondo... Solo che in altre zone del mondo queste strategie educative sono state messe in atto e in Italia no. L'elefantiasi  della burocrazia, gli interessi delle classi dominanti rallentano ed ostacolano la formazione di "nuovi" docenti e  "nuovi" dirigenti, per non parlare di strutture fatiscenti ed attrezzature obsolete. Eppure le stanze del Quirinale e del parlamento pullulano di  Mac utilizzati anche per prenotare  le serate hard dei politici!  Il popolo italiano, creativo, geniale, pieno di arte, cultura e tradizione  spesso è costretto ad emigrare. Il male del CLIENTELISMO, del NEPOTISMO e in alcuni casi del CLERICALISMO si è insinuato in tutti i centri di potere. Una scuola nuova dona coscienza e consapevolezza, offre strumenti critici e di sana e pacifica rivoluzione culturale. Stiamo vivendo un paradosso: un governo non votato dal popolo ha votato un presidente:  ecco il crollo subdolo della democrazia. Un'Italia che  è culla della cultura occidentale potrebbe vivere di arte cultura e turismo, invece, soprattutto al Sud, è stata  avvelenata da aziende ed industrie che nel dopo guerra  hanno promesso benessere e invece hanno portato morte  attraverso tumori assurdi. E ora? Sono partite verso nuovi  "lidi" da inquinare,  dove  la manodopera costa meno e le tasse sono appetibili. Dura legge del Mercato? No! Squallida macchinazione dei ricchi.  Una coscienza  nuova, pulita,  dinamica, acquisita grazie ad una scuola  critica,  che sveglia e non addormenta è alla base di un possibile cambiamento della nostra società.

D. A chi dedica il suo lavoro?
R. Chiaramente ai giovani, a quelli che a scuola vanno male, perché spesso nella vita troveranno riscatto e giustizia. Ai giovani che si sentono insoddisfatti ed inquieti nell'ascoltare passivamente per ore: eppure proprio loro hanno una grande responsabilità nel cercare di contrastare un sistema  letargico ed invernale. I ragazzi di don Milani andavano  a scuola con allegria e non esisteva né ricreazione né pausa, perché tutto era una scoperta costante, contro i frontalismi  assurdi a cui erano costretti a sottostare.

D.Cosa raccomanderebbe a chi volesse trarre uno spunto concreto dal suo scritto?
R. Sapere aude... o ancora, più recente: stay hungry, stay foolish! C'è una sottile follia nell'esistenza, di cui Erasmo tesseva l'elogio. Abbiamo dimenticato che la nostra permanenza su questa terra è brevissima e, spesso la  sciupiamo. Se la vita è un dono è un nostro diritto viverla pienamente: carpe diem, "l'attimo fuggente", celebrato film su una scuola attiva è passato di generazione in generazione senza lasciare tanta traccia. Gli anni della gioventù, senza retorica, sono quelli più vitali: il GH è alle stelle, eppure lo lasciamo dormire tra le pieghe dei nostri neuroni. Qui non si tratta di cambiare la scuola, ma di trasformare la società sclerotica fondata sul "religio", sull'essere incatenati. Da più di duemila anni il "mito della caverna" continua ad ammonire i giovani sulla possibilità di liberarsi dai vincoli degli "idola" che ci attanagliano. Nel visionario "Matrix" si intrecciano mondi e domini virtuali, mentre l'uomo continua a soffrire e... sperare. Dobbiamo avere il coraggio di  cambiare il mondo, senza la pretesa di voler essere salvatori della terra ma cercando di operare piccoli passi di "metanoia"  in noi stessi prima che negli altri. Viviamo in una grande truffa, ma  la cosa peggiore è che  pensiamo di truffare gli altri mentre stiamo truffando noi stessi.

D. Ha considerazioni o commenti da aggiungere?
R. Vorrei ringraziarla per avermi dato uno spazio di riflessione. I new media sono importantissimi nella formazione dei giovani ma si devono utilizzare con tecniche appropriate.  Nelle scuole europee ed in alcuni istituti italiani  si vedono i risultati  e la velocizzazione dei processi di apprendimento... Tutto si trasforma e in pochi anni  i sistemi di apprendimento tradizionale saranno soppiantate da tecnologie educative completamente diverse. Sarà allora che ci si renderà conto del ritardo epocale che ha coinvolto docenti e dirigenti  per colpa di un sistema politico elefantiaco.  Il problema sarà non nell'utilizzo del mezzo ma  nell'ossatura valoriale che saremo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni. Se mi si offre la possibilità potrei raccogliere in una antologia  voci della pedagogia di tutti i tempi che offrono spunti di riflessione scientifica su una scuola  diversa, nuova, attiva, adatta ai nostri tempi... Ma non dipende certo da me...


Intervista a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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La città bianca alla Feltrinelli di Pescara. Intervista all'autrice

LA CITTA BIANCA PESCARAVenerdì 17 aprile presso la Libreria Feltrinelli di Pescara si è svolta la presentazione del libro La città bianca di Francesca Romana Orlando.
È intervenuta l'autrice che per circa un'ora è riuscita a coinvolgere il pubblico presente che si è mostrato attento e partecipe. Non è stata una presentazione come quelle a cui siamo abituati, perché si è discusso del romanzo ma molto di più del tema che ha ispirato la storia.


PRESENTAZIONE1L'autrice infatti per potersi rivolgere ad un pubblico ampio ha scelto di scrivere un romanzo, nello specifico un romanzo di avventura, un thriller, perché il suo movente primario era quello di divulgare e quindi far arrivare ad un pubblico vasto argomenti piuttosto complessi, cioè i rischi per la salute derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici e i conflitti di interessi tra chi è chiamato a giudicare la pericolosità di tale esposizione e le multinazionali del settore delle telecomunicazioni che spesso finanziano e condizionano gli studi.
Si è parlato del delicato equilibrio tra realtà e finzione, della distinzione tra realtà e finzione. La realtà è che ci sono rischi legati all'utilizzo giornaliero del cellulare che però viene recepito come uno strumento utile anzi indispensabile, uno strumento che ci rende particolarmente efficienti, ancor più pericolosa inoltre è l'esposizione "inevitabile" alle antenne.
LA CITTA BIANCA PESCARALa realtà è anche che esiste un meccanismo "malato" che porta a far sì che scienziati legati all'industria arrivino a influenzare le decisioni di organizzazioni sovranazionali come l'OMS, e di conseguenza l'opinione pubblica. Sono queste le caratteristiche, le realtà che hanno portato al concepimento del libro dove l'autrice immagina che una ricercatrice dell'Istituto Superiore di Sanità, venga incaricata dal Tribunale di Roma ad esprimersi sulle conseguenze dell'esposizione alle antenne di cittadini residenti in una zona di Roma, che sono interessati da varie e spesso gravi patologie. Riuscirà a condurre al sua ricerca in modo indipendente anche rischiando l'isolamento nel mondo scientifico o si piegherà ai condizionamenti dell'industria e del suo stesso Istituto?


LA CITTA BIANCA PESCARAPer riuscire a conoscere ancora meglio La città bianca abbiamo intervistato Francesca Romana Orlando, al termine della interessantissima presentazione che si è svolta con l'ausilio di slide e che si è concentrata sull'esposizione di studi passati e in corso sulla materia e sugli ostacoli posti alla ricerca indipendente dall'industria delle telecomunicazioni. Successivamente anche all'acceso dibattito che ne è seguito.


logo edizioni miniQuando ha ideato questo thriller e cosa l'ha ispirata?


LOGOHo iniziato a lavorare a questo thriller nei primi mesi del 2011 quando ho letto la monografia della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici sui cosiddetti "effetti non termici" dei campi elettromagnetici e mi sono resa conto che il cittadino comune non sa di essere circondato 24 ore su 24 da un inquinamento invisibile, impercettibile ma estremamente dannoso, dovuto all'uso dei dispositivi a radiofrequenza, come il cellulare.
Quello che mi interessava di più era proprio l’aspetto dell'esposizione passiva alle antenne che siamo tutti costretti a subire in strada, ma soprattutto coloro che vi abitano vicino. Conosco personalmente, infatti, diverse realtà in cui si osserva un aumento preoccupante di patologie in coloro che vivono nei palazzi intorno a queste installazioni e ci sono forti sospetti che l'attuale legge che limita i campi elettromagnetici non sia sufficiente a tutelare la salute della popolazione.
Già nel 2009 il Tribunale della Corte d'Appello di Brescia ha riconosciuto il nesso causale tra l'uso del cellulare e l'insorgenza di tumore cerebrale e mi sono chiesta se fosse possibile dimostrare in un aula di tribunale anche il nesso causale tra le antenne e le patologie osservate in chi vi abita vicino.
Ho immaginato il travaglio che si troverebbe a vivere una biologa dell'Istituto Superiore di Sanità chiamata dal giudice a decidere in merito a questa situazione e ne ho concluso che sarebbe divisa tra la spinta della coscienza di chi ragiona in modo autonomo e il dovere di appartenenza alla propria istituzione, l'ISS appunto che ha un posizione rassicurante in merito agli attuali limiti di legge.


logo edizioni miniQuando ha incominciato ad interessarsi a questo argomento (rischi per la salute derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici)?


LOGOAlla fine degli anni '90, quando stava esplodendo Internet nel nostro Paese, lavoravo per diverse riviste che trattavano dello sviluppo della Rete e mi sono trovata spesso a descrivere le potenzialità del Wi-Fi e dei cellulari, ma con qualche perplessità. Avevo l'impressione, infatti, che si stessero promuovendo delle tecnologie che emettevano- radiofrequenza con eccessiva leggerezza.
A quindici anni di distanza, nonostante ogni giorno aumentino le evidenze scientifiche dei rischi per la salute legati all'esposizione a campi elettromagnetici, la nostra società sta adottando delle scelte "folli" come lo sviluppo delle reti Wi-Fi nelle scuole o la diffusione di nuove reti per la telefonia mobile che comportano un'esposizione pressoché pervasiva di radiofrequenza e microonde.
La consapevolezza di quanto siano gravi i rischi per la nostra salute, ma anche per la flora e la fauna in natura, mi ha spinto ad approfondire questo tema e a divulgarlo. Ho ritenuto che il romanzo fosse il modo migliore per descrivere tutti gli attori che sono coinvolti nel problema: dai ricercatori, all'industria, agli esperti di pubbliche relazioni e ai mass media.


logo edizioni miniQuanto c'è di reale nel suo libro e quanto invece è frutto di fantasia?


LOGOIl libro prende spunto da fatti reali e li sviluppa attraverso una narrazione di finzione. Innanzitutto, è reale la diatriba che divide gli scienziati riguardo gli effetti biologici dei campi elettromagnetici: alcuni ritengono che ci si debba preoccupare solo degli effetti termici, ovvero del riscaldamento prodotto dalle radiazioni; altri credono invece che ci sono effetti biologici anche per esposizioni bassissime che non possono causare alcun riscaldamento. Curiosamente a sostenere quest'ultima tesi sono soprattutto scienziati indipendenti che non hanno legami con l'industria delle telecomunicazioni.
Il romanzo trae ispirazione da questa realtà per descrivere la crisi personale di una scienziata di un'importante istituzione governativa, l'Istituto Superiore di Sanità, che deve decidere con quale gruppo schierarsi, avendo la consapevolezza che la propria scelta rischia di metterla in una condizione di isolamento rispetto alla propria classe di appartenenza.
Un altro fatto reale è la classificazione della radiofrequenza come possibile cancerogeno per l'Uomo nel maggio 2011 da parte dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro. Avevo iniziato a scrivere "La città bianca" diversi mesi prima di questo evento, immaginando che un'eventuale ammissione del rischio per la salute umana avrebbe causato una reazione delle pubbliche relazioni promosse dall'industria. Così è stato: anche sulla stampa italiana si sono letti articoli di giornale piuttosto curiosi che adottavano tecniche di comunicazione molto precise per sminuire l'importanza della notizia. Ecco perché il romanzo sottolinea la silenziosa alleanza tra industria delle telecomunicazioni e industria dei media e delle pubbliche relazioni - per cui il mondo dei cellulari è una fonte di reddito sostanziale.


logo edizioni miniSi ha l'impressione che si parli meno e ci preoccupi meno dei rischi derivanti dall'esposizione dei campi elettromagnetici rispetto ad esempio ad agenti chimici ecc.

LOGOÈ solo un problema di tempo. Di inquinamento chimico si parla almeno dalla fine degli anni '70 e, ciononostante, la nostra capacità come società di contenere i danni e di prevenirli è appena agli albori. Il fatto che se ne parli, tra l'altro, non significa che siamo in grado di gestire questi problemi. Anzi.
Nel caso dei campi elettromagnetici l'opinione pubblica è completamente disinformata perché le tecnologie a radiofrequenza si sviluppano commercialmente senza che vi siano sufficienti ricerche che ne provino l'innocuità. Praticamente vengono immessi sul mercato dispositivi wireless lasciando che siano gli utenti a fare da cavie inconsapevoli.
L'aspetto più drammatico è che le fonti di esposizione a radiofrequenza stanno diventando talmente ubiquitarie (nelle scuole, negli uffici, a casa, nei bar, nelle biblioteche, nelle piazze, nelle case con i rilevatori a distanza dei consumi di gas, luce, riscaldamento, ecc.) che da qui a pochi anni sarà impossibile trovare persone non esposte a radiofrequenza e questo comporterà una notevole limitazione per gli studi epidemiologici che, per funzionare, devono confrontare gruppi di popolazione esposta e non esposta.
Esattamente come è avvenuto per l'amianto o per altri inquinanti, è la popolazione a sperimentare sulla propria pelle gli effetti nocivi dell'esposizione e la politica assume con troppo ritardo le evidenze che derivano dal mondo scientifico, anche a causa di scienziati corrotti che producono ricerche apposta per minimizzare le prove del rischio.


logo edizioni miniLei si sente vicina ad un personaggio descritto nel suo libro per le vicende vissute o per alcune caratteristiche?

LOGOCredo che ogni scrittore metta nei propri personaggi una parte di sé e della propria esperienza. Con il personaggio principale, Cassandra, condivido lo spirito di indipendenza che si esprime non solo nel modo critico di affrontare la conoscenza, cercando sempre di comprendere il contesto e le fonti delle informazioni, ma anche nell'affettività e nelle relazioni, con il rifiuto di modelli stereotipati in favore di una ricerca più profonda di contatto e di relazione con gli altri.
Ho voluto tratteggiare il personaggio di Cassandra come un'eroina che si trova di fronte ad una scelta da cui dipende non solo la propria carriera, ma anche la propria identità. Moltissime volte non ci si rende conto che si prendono decisioni per rispondere al proprio gruppo di appartenenza, come la propria famiglia o i propri colleghi. È raro che ci si prenda l'onere di ragionare in modo autonomo e di pagare le conseguenze di un eventuale isolamento relazionale in onore di un valore più alto, come la verità e la libertà.
Cassandra, inoltre, è anche il nome di una figura della mitologia greca. Era sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della preveggenza. Bellissima, profetizzava sventure e non veniva ascoltata. Accade anche quando il cavallo di legno fu introdotto a Troia e lei rivelò ai suoi concittadini che al suo interno vi erano dei soldati greci. Nessuno le credette e sappiamo quale fu il destino della città. Non vorrei proprio che l'allarme lanciato dalla Cassandra del mio romanzo rimanesse allo stesso modo inascoltato.


logo edizioni miniIl suo libro è frutto della fantasia anche se gli studi che lei cita
sono reali, una vicenda come quella narrata potrebbe verificarsi anche nella realtà? Quando la ricerca scientifica "danneggia" gli interessi delle grandi multinazionali cosa accade realmente? Quali tutele ha il
cittadino comune che non ha conoscenza della realtà dei fatti?


LOGODimostrare che le multinazionali si organizzano per uccidere gli scienziati scomodi o per finanziare degli studi scientifici manipolati per ridurre la percezione del rischio ambientale è davvero molto difficile. Il lavoro dell'ex procuratore del Tribunale di Venezia Felice Casson è emblematico. Nel corso delle sue indagini sugli operai del polo petrolchimico di Marghera che si ammalavano di tumore, scoprì che le Sette Sorelle, ovvero le sette maggiori compagnie petrolifere, si erano messe d'accordo per occultare per decenni le prove dei rischi derivanti dall’esposizione occupazionale a cloruro di vinile monomero (CVM).
Sin dalla fine degli anni ’50, infatti, i dirigenti delle principali multinazionali del settore erano consapevoli che i livelli stabiliti per l’esposizione occupazione al CVM erano di gran lunga superiori a quelli che producevano significativi danni alla salute. Le multinazionali si mandavano missive “confidenziali” per avvisarsi a vicenda, senza intraprendere, però, alcuna azione per rimediare al problema. Nella finzione ho ipotizzato che potesse avvenire qualcosa del genere anche in merito alla negazione dei rischi per la salute derivanti dall'esposizione a radiofrequenza.
Credo che anche solo immaginare questa ipotesi ci aiuti tutti ad essere più vigili.
D'altra parte, dobbiamo imparare anche a riconoscere e a sostenere chi si batte affinché emerga la verità, anche pagando in prima persona, come spesso avviene. Nel caso dei campi elettromagnetici questo sostegno va dato agli scienziati della Commissione Internazionale per la Sicurezza dei Campi Elettromagnetici (ICEMS), a cui il libro è dedicato con profonda stima e ammirazione.


logo edizioni miniIl suo romanzo si conclude con una speranza e cioè che esista davvero una alternativa valida all'utilizzo dei campi elettromagnetici e cioè la comunicazione fotonica. Esiste davvero una alternativa alle onde radio?


LOGOAssolutamente sì. Le alternative alle tecnologie esistono sempre. Basti pensare all'energia atomica che fino a qualche anno fa veniva presentata come la migliore fonte energetica alternativa ai combustibili fossili. Qualche ricercatore italiano ha scoperto, invece, che si potrebbe sviluppare anche la fissione fredda, ma "chiaramente" è stato messo in condizione di non approfondire la questione.
Nel caso delle onde radio al momento ci vogliono far credere che non siano possibili altre forme di telecomunicazioni, ma le alternative ci sono.
Nel libro ho ipotizzato una telefonia mobile che si basa sulla luce, un fattore ambientale che non è nocivo per il corpo umano. L'idea sarà forse possibile in futuro ma già oggi esiste il Wi-Fi via LED che è stato sviluppato in Germania dall'Istituto Fraunhofer di Berlino. Questa luce LED viene posizionata sul soffitto di una stanza e da essa il segnale adsl viene reso disponibile ai computer nella stanza via luce.
PRESENTAZIONE6Ad oggi l'unica vera alternativa all'esposizione alla radiofrequenza è lo sviluppo delle tecnologie via cavo. Invece di finanziare le reti Wi-Fi o di agevolare lo sviluppo delle reti mobili con decreti ad hoc, i governi potrebbero finanziare la fibra ottica agevolando gli investimenti per postazioni fisse agli angoli delle strade, in ogni banco di scuola, in ogni tavolo di biblioteca, per garantire a tutti connettività ad alta efficienza e soprattutto senza rischi per la salute.

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Intervista a Bianca Brotto autrice del romanzo Dentro le scarpe

COPERTINA BROTTOBianca Brotto ci guida alla scoperta del suo bellissimo romanzo Dentro le scarpe  pubblicato nella Collana A Tu per Tu e nella intervista che segue ci invita a riflettere con queste parole di speranza: "C’è un’essenza unica in noi, un seme che racchiude lo scopo della nostra vita, proprio come il seme di una grande quercia la contiene già tutta.
Nasciamo destinati a lasciar esplodere la meraviglia che siamo... perché la vita è una grande caccia al tesoro e il mondo è la mappa ricca di indizi per raggiungere la meta; le tracce sono a volte persone, a volte fatti, a volte frasi sentite “per caso”. Solo noi possiamo decidere se seguirle".



DIGITAL CAMERABianca Brotto è una sensibile osservatrice dei comportamenti umani, instancabile ricercatrice del significato della vita e consegna ai lettori più attenti i tasti per far suonare le corde dell’anima.
Una attenta e appassionata lettrice del suo libro ha definito Dentro le scarpe  "un romanzo che va ben oltre la trama; trascina alla scoperta del significato della vita e della morte, del destino del quale ognuno è artefice e dell’importanza della “sapienza” che sa leggere i segni e può suggerire rimedi".


Incontriamo Bianca Brotto in una assolata e mite giornata di aprile. Sedute comodamente in un tranquillo locale mentre sorseggiamo un cappuccino e gustiamo uno squisito cannolo di pasta sfoglia farcito alla crema, discorriamo del suo libro.



logo edizioni miniA quando risale la tua passione per la scrittura?


logoMi è sempre piaciuto utilizzare la penna per dar voce al mio sentire profondo: nella mia famiglia le emozioni non venivano espresse, sembrava “peccato” farlo. Ecco allora che il foglio rappresentava una barriera di sicurezza per esprimermi senza inibizioni.


logo edizioni miniQuando è nata l’idea di questo libro?


logoAlcuni anni fa ho frequentato un corso estivo di scrittura creativa organizzato dalla Rivista Inchiostro; è stata una settimana intensa, si lavorava otto ore al giorno in un contesto armonico e piacevole. Nello svolgere un esercizio di gruppo è nata l’idea di questo romanzo.
Quella settimana in Toscana è stata per me rivelatrice di una passione che non avrei più potuto contenere; sono infatti tornata a casa che volavo! Hai presente quando ci si innamora? Si vede il mondo con colori brillanti, le persone diventano tutte amabili, il cuore frizza e la gioia esplode in ogni sguardo? Ecco, io ero così: ero diventata il mio sorriso.
Mi sembrava di camminare a un metro da terra, ero piena, piena di… passione!
Nella mente continuava a girarmi un racconto che avevo scritto l’ultimo giorno e che dovevo ultimare. Che tormento! Ero al lavoro e non facevo altro che pensare a come sarebbe andata a finire quella storia e, appena ho potuto, mi sono tuffata e ho lasciato che si scrivesse.


logo edizioni miniCosa intendi per: “Ho lasciato che si scrivesse”?


logoMi succede spesso: poso le mani sulla tastiera e la storia si scrive da sola come se i personaggi vivessero di vita propria. Quando metto il punto finale io stessa scopro come è andata a finire.
Anche nella stesura di questo romanzo i personaggi mi hanno spesso preso la mano obbligandomi in seguito ad aggiungere capitoli per rimediare a quel che avevano combinato. So che dal punto di vista letterario non è così che si deve agire: l’autore deve avere ben presente l’intera trama prima di cimentarsi nell’opera ma, in DENTRO LE SCARPE, l’istinto ha spesso prevalso sulla ragione.


logo edizioni miniQual è il messaggio che volevi comunicare con questo libro?


logoNel romanzo i personaggi sono accomunati dal medesimo incontro con Ruben, il proprietario del negozio di scarpe, e questo appuntamento offre a tutti la possibilità di modificare la loro esistenza. Qualcuno coglierà questa occasione, qualcun altro no.
Accadono anche a noi incontri o eventi che potrebbero cambiare la nostra storia se solo li sapessimo riconoscere e cogliere.
La vita è una grande caccia al tesoro e il mondo è la mappa ricca di indizi per raggiungere la meta; le tracce sono a volte persone, a volte fatti, a volte frasi sentite “per caso”. Solo noi possiamo decidere se seguirle.


logo edizioni miniIn cosa consiste, Bianca, questo “tesoro” che ognuno di noi potrebbe trovare?


logoC’è un capitolo a me molto caro che si intitola: “La soglia”. Il protagonista legge sulla porta di un monastero greco la frase: “Diventa ciò che sei”. Ecco, questo è il tesoro.


logo edizioni miniCosa intendi?


logoC’è un’essenza unica in noi, un seme che racchiude lo scopo della nostra vita, proprio come il seme di una grande quercia la contiene già tutta.
Nasciamo destinati a lasciar esplodere la meraviglia che siamo, ma subito ci ritroviamo immersi in un sistema che ci addestra e ci obbliga a regole, paletti, divieti che imbrigliano la nostra natura.
Siamo ancora molto piccoli quando ci insegnano che non possiamo ascoltare il nostro sentire perché, così facendo, non guadagniamo l’approvazione degli adulti. Per essere accettati dobbiamo agire come vogliono loro: stare composti nei banchi di scuola, quando la nostra natura ci porterebbe a correre, mettere le scarpe rinunIMG_0635_700ciando ai piedi nudi e così via.
Scopriamo che se ubbidiamo ci lodano e se seguiamo il nostro istinto ci sgridano e così, giorno dopo giorno, impariamo a non ascoltarci più e ad agire seguendo i metri del loro giudizio. Diventiamo meri esecutori del volere altrui e questo è il motivo per il quale se chiediamo a qualcuno: ma tu, cosa vuoi veramente? Qual è il tuo sogno? La tua passione? La risposta spesso è: non lo so.


logo edizioni miniQuindi un libro che vuole favorire la crescita personale?


logoNel romanzo i personaggi scelgono se seguire o meno le indicazioni di Ruben, con le conseguenze che inevitabilmente ne conseguono, e questa è la storia di ognuno di noi. Anche noi siamo chiamati ad osservare gli eventi, ad ascoltarci e a scegliere.
Ruben, nel negozio, fornisce agli ignari avventori semplicemente alcuni spunti. Questo vorrei comunicare: ognuno di noi può diventare un attento osservatore della vita e scoprire i tanti segnali che lo guideranno alla scoperta della propria meravigliosa essenza, senza paura dei cambiamenti.


logo edizioni miniNon è normale temere i cambiamenti?



logo
La natura ci è maestra: tutto muta, non esiste la staticità, ma un armonico divenire. Le stagioni stesse ci mostrano che dalla morte dell’inverno si passa alla rinascita della primavera, allo splendore dell’estate e al declino dell’autunno. Solo l’essere umano si ostina a temere il cambiamento e la morte, mentre la natura continua a rivelarci di non aver mai mancato una primavera.


logo edizioni miniA proposito di sogni, qual è il tuo?



logo
Vivere di scrittura e vedere DENTRO LE SCARPE diventare un film.


logo edizioni miniHai altri libri nel cassetto?


logoLa biografia “Perché io” uscirà in novembre 2015 con Edizioni Psiconline. Ho poi quasi ultimato un romanzo breve dal titolo “Amore imperfetto” e devo finire un testo sulla crisi economica.
Moltissime trame continuano ad affollarmi la mente e attendono di vedere la luce!


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/dentro_le_scarpe/1
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I toni dell'azzurro di Elia Rubino adesso anche in Ebook

Cop Toni azzurroI toni dell’azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani di Elia Rubino, Edizioni Psiconline, 2013, nella collana A Tu per Tu è disponibile anche in Ebook. Pubblichiamo una recensione per far conoscere meglio il libro.


La scuola e la formazione dei giovani: Elia Rubino ci presenta le diverse sfumature di questo mondo. Sfumature di un unico colore però: l’azzurro, simbolo di gioia, ma anche rimando al cielo, a qualcosa di superiore e più alto di noi, nonché diametralmente opposto alla terra, in cui si erigono le mura di questo edificio tanto eterogeneo.

 

Ed è proprio con i toni della gioia e dell’umorismo che l’autore ci apre le porte delle sue classi, non tanto, o meglio, non solo per mostrarci i suoi studenti annoiati dalle solite lezioni ripetitive e dalla paura per compiti ed interrogazioni, per lo più fini a se stessi, ma per descriverci soprattutto quello che fanno gli insegnanti.

 

Una spiegazione diversa, quindi, ai risultati mancati, agli atteggiamenti negativi e spavaldi di una gioventù, secondo Rubino, troppe volte accusata di colpe che non le sono proprie (o, per lo meno, che non sono solo sue): e se tutto ciò dipendesse anche dagli educatori e dalla scuola come istituzione? Cos’è che essa dà realmente ai giovani? E di cosa essi hanno bisogno per il loro futuro?

 

Elia Rubino fa riecheggiare queste domande in tutta la sua trattazione ed apre la strada ad una riflessione profonda, quanto complessa e delicata. Egli si pone in prima persona in questa analisi, ripercorrendo la sua carriera e descrivendo i passaggi più delicati del suo metodo, senza risparmiare nemmeno a se stesso una critica ed un giudizio del tutto obiettivi. Sì, perché, secondo l’autore, la vera scuola dovrebbe essere quella che prepara alla vita, al saper riflettere con la propria testa ed al saper utilizzare e mettere in campo le proprie forze e le proprie capacità. E proprio lui riesce a scrivere ragionando ed argomentando il suo pensiero e prende ad esempio la filosofia, che non utilizza come quella materia “spaventosa” e misteriosa, che da sempre perseguita gli studenti di ogni generazione, ma come aspetto intrinseco dell’intelligere umano.

 

I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani. È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinchè sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.

 

Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

 

a cura della Dott.ssa Alice Fusella


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In analisi. Diario di una ribellione - Giovanna Albi - La nostra recensione

In analisi. Diario di una ribellione di Giovanna Albi - Edizioni Psiconline nella collana A Tu per Tu dal 3 aprile in libreria e on line, è un diario psicoanalitico e come la stessa autrice afferma, il "diario di  una donna qualunque con un'esistenza ordinaria, dietro e sotto la quale si agita un’antica inquietudine interpretata sul lettino di uno psicoanalista lacaniano".






[caption id="attachment_2812" align="alignleft" width="160"]In analisi. Diario di una ribellione In analisi. Diario di una ribellione

Ma la rigidezza formale e strutturale del pensiero lacaniano non consente di esprimere l’esuberanza di una dimensione sempre nuova, quella di una donna che avverte dentro di sé un’anima in perenne movimento.
Alla fine dell'analisi, non può dirsi guarita, ma non rinnega il percorso analitico, comprende invece che l’analisi è solo un’interpretazione della vita, ma la vera partita la si gioca non sul lettino di un freddo e distaccato analista, ma a contatto con il magma incandescente della sua umanità che si riflette e si integra con il mondo.


È il viaggio doloroso di un’anima alla ricerca di se stessa che non si trova se non nell’accettazione della precarietà della condizione umana, ma su tutto trionfa l’amore come l’unico farmaco che promana dalla stessa anima del mondo.
Giulia  cerca una sua dimensione interiore, sua, tutta sua, nella quale possa esprimere la pienezza del suo essere donna, moglie e madre, ricorre quindi al diario, trentatre giorni per  fare il punto della situazione e voltare pagina. Giorni di vita ordinaria che scorrono via e che la penna cerca di imbrigliare per poter dire, verbalizzare il senso da dare alla propria esistenza.

L'Autrice si interroga su quesiti filosofico-esistenziali, destino, senso dell'esistenza, amore, morte, libertà, fede, politica, e nel suo diario-saggio-confessione, affronta tematiche più disparate: rapporto con la famiglia d'origine e quello con il padre, anzi la ricerca del padre, dal quale ha ereditato il senso della giustizia, con cui permane tuttavia un rapporto conflittuale, il rapporto con il mondo esterno, il rapporto con il proprio e (i diversi) partner sessuali, l'amicizia tra donne. Amore, sessualità, amicizia, ruoli sociali, Freud, Jung, Lacan, Seneca, Agostino.

[caption id="attachment_2814" align="alignright" width="300"]Giovanna Albi Giovanna Albi

In questo viaggio è costante il rapporto di amicizia profonda con le amiche e il ricercare la loro presenza.
Nella sua affannosa e incessante ricerca, insegue un'idea di libertà  "libera" che reca con sé l'immagine di conflittualità e di lotta.


Riflessioni sulla vita anche intesa come vita materiale, perchè la stessa autrice afferma "la vita può essere semplice e la gioia è dentro di noi... dobbiamo avere il coraggio di prenderla in mano". Ma anche sull'essere donna, moglie, madre, centrale è la figura della donna-madre, portatrice di vita che si rigenera.
Di fronte a tutto infatti l'autrice oppone il suo essere madre, colei che porta e trasmette la vita.

Guarda la scheda del volume sul sito.


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L'uomo che correva vicino al mare di Ciro Pinto. La nostra recensione

Dal 20 marzo in tutte le librerie "L'uomo che correva vicino al mare" di Ciro Pinto - Edizioni Psiconline nella collana A Tu per Tu (256 pagine € 18,00).
Lo abbiamo recensito per i nostri lettori


[caption id="attachment_2766" align="alignleft" width="168"]Ciro Pinto Ciro Pinto

Il gabbiano si staccò dal mare e cominciò a salire in alto con potenti battiti d’ali, a una certa quota si assestò e continuò nel volo orizzontale […]
Sotto di lui, un uomo correva con un’andatura media...

Correva lungo la battigia. Si sentiva sempre più leggero, si sentiva sempre più giovane
e il corpo gli rispondeva, gli rispondeva alla perfezione.
...



Correva e aveva sempre corso, dovunque la vita lo avesse
portato, nei suoi viaggi di lavoro e in quelli di piacere.
...
Correre era il suo talismano mattutino, la sua risposta a
tutte le angosce della vita, ogni falcata gli ridava fiducia.
Al
diavolo la malattia, la vecchiaia e la morte, lui era più forte
di tutto.




[caption id="attachment_2773" align="alignleft" width="200"]L'uomo che correva vicino al mare L'uomo che correva vicino al mare

Pochi e brevi passaggi, per introdurre il protagonista Giorgio Perna e il tema del romanzo.
Un uomo che tenta di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze, che cerca di rinnovare ogni giorno, quelle che per molto tempo erano state le sue abitudini di vita.
Vita trascorsa accanto alla moglie, Eva, che aveva amato profondamente: i suoi ricordi di lei parlano di trasporto, passione, tenerezza, ammirazione, di un amore che li avrebbe tenuti insieme per sempre, ma troppo prematuramente la morte di lei li divide.
Giorgio rivive una tragedia già vissuta e conosciuta troppo bene. Era ancora molto piccolo infatti, quando perse la madre, giovanissima, poi il padre morì improvvisamente.
Così dopo la morte della moglie la sua vita era proseguita, cercando di sfuggire al dolore, cercando di esorcizzarlo, continuando a fare tutto quello che faceva prima della morte di Eva, quasi non avesse consapevolezza di quanto accaduto.
Correre lo aiutava a sentirsi giovane, e il corpo che lo assecondava ancora, gli confermava che aveva ancora molto da vivere, che non tutto era perduto, che lui era più forte di tutto. Correva quando voleva ricacciare i pensieri angosciosi che spesso lo assalivano prepotentemente. Anche le ultime ore di vita della moglie aveva corso, sperando di tornare a casa e scoprire che era stato tutto un brutto sogno.
Eppure la sua vita sta cambiando, la sua vita si sta disgregando, un precoce invecchiamento sta cancellando i suoi ricordi.
Tenta allora, di ricostruirsi un futuro, di concedersi una nuova opportunità di vita,  ma nulla è più come prima e deve fare i conti con la malattia che non ha pietà di lui.
È solo davanti al suo destino, neanche l'amore e le cure della figlia, anche lei  provata a sua volta dal dolore per la malattia del suo bambino, lo aiuteranno a non piegarsi all'inesorabile.


foto(43)I temi del ricordo, della famiglia e della riflessione sulla vita, percorrono la trama del romanzo.
Ciro Pinto li ha sviluppati sapientemente in pagine toccanti, leggendo le quali il lettore non può rimanere estraneo, ma partecipa egli stesso delle vicende e dei travagli del protagonista.
L'autore alterna parti descrittive, narrative e dialogiche, perfettamente inserite nella trama. Fanno da sfondo diversi ambienti (Rimini, Bologna, Ferrara, Napoli) e il mare che accompagna il protagonista, come se nel mare, cercasse il mito dell'immortalità.
Una immortalità che a dispetto del destino infelice del personaggio, trionfa attraverso l'amore e la speranza.
L'amore (per la vita, per la moglie, per la figlia), che non farà morire la speranza nel domani.
Una nuova luce si accende infatti negli ultimi capitoli, proiettati nel futuro, e ci lascia un messaggio forte, la missione dell'uomo non si esaurisce con la sua esistenza, ma sopravvive alla morte se qualcuno ancora è pronto a riceverne l'eredità.5


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Intervista a Matteo D'Angelo. Dal BUK 2014

Edizioni Psiconline ha intervistato Matteo D'Angelo  autore di "La stella alpina e la farfalla. I riflessi dell'anima", al Modena BUK Festival 2014


[caption id="attachment_2638" align="alignleft" width="240"]Matteo D'Angelo e Roberta Sorrentino Matteo D'Angelo al BUK 2014

Incontriamo Matteo D'Angelo al Modena BUK 2014, ha appena concluso la presentazione del suo libro “La stella alpina e la farfalla, I riflessi dell'anima”.
Lo raggiungiamo al tavolo dove il pubblico si avvicenda per far firmare la propria copia, appena acquistata allo stand, le shopping bags di Edizioni Psiconline testimoniano la recente sosta allo stand per l'acquisto.



È difficile davvero avvicinarlo, perché tantissimi ammiratori affascinati dalla presentazione non lo lasciano andare via, sono curiosi, vogliono conoscere meglio Matteo D'Angelo, probabilmente perché "La stella alpina e la farfalla" lascia ai lettori tantissimi spunti di riflessione, e questa particolarità è emersa già durante la presentazione, perché è un libro che ti impone di fermarti a riflettere, ricco di spunti e di "semini" (come dice l'autore), dove i lettori stessi danno il senso ad ogni singola parola con la carica che solo il vissuto personale può dare.
Nella introduzione definisce questo libro "un manuale di sopravvivenza per giovani e meno giovani “principi” sperduti nella giungla femminile, ma che non si rassegnano a ricercare quel calesse anche solo provato". e conclude con un invito "ascoltate il vostro corpo perché esso vi comunica costantemente ciò che è meglio per voi, sentiatevi uno e riuscirete a non mentirvi".




[caption id="attachment_2633" align="alignright" width="300"]Presentazione di Presentazione di "La stella alpina e la farfalla" e incontro con il pubblico

Il tema dell'Uno e del Tutto appunto, è il filo conduttore e la ricerca incessante dell'Io. Protagonista è Marianna, coinvolta in un confronto quotidiano con gli altri e con se stessa, e alla costante ricerca di un equilibrio, convinta che tutti siamo Uno e, quindi, se miglioriamo noi stessi miglioramo gli altri. Interpreta i segni che la vita le manda, cerca in tutti modi di comprenderne il significato: sa che essi indicano la via.
C'è poi il vecchio saggio che nessuno sa chi sia, ma che ha molto da dire.
Piegato dalle fatiche e dai dolori di una vita che sentiva avergli tolto, più che dato, aveva passato la sua vita a chiedere alla vita stessa qualcosa che sentiva mancasse dentro di sé e questo gli aveva impedito di dare alla vita ciò che, invece, dentro sé aveva.
Aveva passato una vita a chiedere di ricevere e non aveva mai compreso che doveva dare ciò che aveva e smetterla di guardare ciò che non aveva. Guardava ciò di cui aveva paura e puntualmente si realizzava, non aveva capito che è dove la mente, prima e lo sguardo, poi, si posano che il corpo arriva. L’Universo realizza ciò che davvero vuoi.
Un libro profondo che fa riflettere, e impone una ulteriore lettura, perchè ogni pagina va riletta e ripensata, perché il senso ad ogni singola parola, ad ogni “semino” (come lo chiama l’autore), lo dà proprio chi legge, con la sua unicità.


L'autore è qui vicino a noi, possiamo finalmente intervistarlo




[caption id="attachment_2732" align="alignright" width="168"]1474775_10202531619640186_598913724_n Il FIRMALIBRO

D. Grazie Matteo per la tua disponibilità, ti chiediamo soltanto qualche minuto, tra poco potrai tornare al FIRMALIBRO con i tuoi lettori. Come è nata l'idea di scrivere questo libro?
R. Ho sempre scritto nella mia vita, vuoi per attività politica, vuoi per lavoro. A scuola, poi, i temi di italiano erano per me una valvola di sfogo, seppur nei limiti delle tracce fornite. Insomma, i miei pensieri sono sempre stati pubblici, sia oralmente che per iscritto. Poi, verso fine del 2012, mi sono detto: "Eppure c'è qualcosa di cui non ho mai espresso, scrivendolo, pubblicamente: non ho mai parlato di Vita.".
Ero arrivato ad un punto in cui sentivo il bisogno di condividere un mio punto di vista fino ad allora condiviso solo verbalmente con le persone con cui mi trovavo ad interloquire sull'argomento.
Sentivo il bisogno di lanciare un semino.


D. Ci hai pensato a lungo prima di scriverlo, o è stato scritto di getto quindi è il frutto di una ispirazione improvvisa? E quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
R. L'ho scritto di getto, ho raccolto le idee e qualche spunto scritto qui e lì (tratto da qualche mia affermazione scritta via sms o via facebook) ed in un mese era pronto, ma il lavoro di "preparazione", per così dire, durava da anni.
Più di qualche persona a me vicina, nel tempo, ha dimostrato interesse per ciò che scrivevo e per come lo scrivevo e, spesso, l'invito era "dovresti scrivere un libro".
E così è stato.
I miei genitori pensavano che stessi scherzando quando risposi loro che stavo scrivendo un libro: mi vedevano scrivere freneticamente e solo l'arrivo del contratto da firmare li convinse.




[caption id="attachment_2731" align="alignright" width="210"]15974_5000590225224_1807319412_n La stella alpina e la farfalla

D. Perchè nella introduzione affermi che questo libricino è un manuale di sopravvivenza? Quale aiuto può dare ai lettori?
R. È una "mappa di segni", come dico nella prefazione: vorrei che i lettori letteralmente interloquissero con il libro in modo tale da trovare da sé stessi le risposte.
Posso dir loro (soprattutto ai maschietti) come accendere il fuoco, ma sta a loro capire se, nel determinato momento e posto in cui si trovano, possono accenderlo o, eventualmente, quali accorgimenti prendere.
Ecco perché "manuale di sopravvivenza".


D. Che cosa è possibile vedere, cogliere in questo libro?
R. La tensione. Tensione tra generi, tensione tra appartenenti dello stesso genere, tensione interiore.
La protagonista è in conflitto con se stessa e con gli altri, ma non perché sia una cattiva persona, ma perché ha intrapreso un percorso di cambiamento.
Per cominciare a camminare c'è un momento in cui devi perdere l'equilibrio, ma l'equilibrio in sé è una tensione perché per trovare l'equilibrio devi oscillare costantemente, fino a rendere l'oscillazione impercettebile. Proprio come durante un cammino.
Se poi questo cammino è interiore, beh, capirete come la tensione sia estrema...


D. Perchè la scelta di una figura femminile principale (Marianna)?
R. Lo dico nella prefazione: all'universo femminile è dedicato tutto il mio amore. A loro "pago un pegno", riconosco loro la forza generatrice della vita.
Le donne si immedesimeranno e si scontreranno con il libro per le affermazioni in esso contenute, molto più degli uomini, per questo c'è bisogno che certe affermazioni siano sostenute da una giovane donna.
E poi Marianna è la parte femminile di ogni uomo.


D. Ci puoi spiegare questo brano dal tuo libro: “Ascoltate il Vostro corpo perché esso Vi comunica costantemente ciò che è meglio per Voi, sentiateVi uno e riuscirete a non mentirVi”.
R. Sono convinto che il linguaggio del corpo sia indispensabile nella comprensione di sè. Si parla tanto dell'interpretazione del prossimo tramite il linguaggio del suo corpo, ma dell'interpretazione di se stessi quasi nessuno si interessa.
Man mano che aumenterà la comprensione di noi stessi diminuiranno le tante piccole/grandi bugie che costantemente diciamo a noi stessi. L'onestà con se stessi va di pari passo con l'onestà nei confronti del prossimo ed una incentiva l'altra.
Ecco perché "sentiatevi uno": sentiamoci una sola cosa con il prossimo e diventerà più difficile mentire a lui. E quindi a noi stessi.
Cosa c'è scritto sull'Oracolo di Delfi? "Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo e gli Dei".
Insomma, la strada da percorrere è indicata e l'indice non punta fuori da noi stessi.


D. “...aveva passato la sua Vita a chiedere alla Vita stessa qualcosa che sentiva mancasse dentro di sé e questo gli aveva impedito di dare alla Vita ciò che, invece, dentro sé aveva” parole davvero profonde quasi un monito per il lettore. Quale messaggio si cela in queste parole? E a chi è rivolto?
R. È rivolto all'ingordigia. Per me è fondamentale il concetto di "Tutto/Uno". È l'ingordigia di averi, di affetti che caricano la persona. Avere avere avere avere avere. Ma è nel Dare che si cela il Benessere. Dare dipende esclusivamente da se stessi, mentre Avere presuppone che qualcun altro ci dia, ma perché mai dovremmo pretendere qualcosa dagli altri? Dove sta scritto? Se il tentativo perenne di accumulo ha portato l'Umanità nelle condizioni attuali, non è che magari è sbagliato qualcosa alla base? Ecco, per me è nel rapporto con gli altri che dobbiamo cambiare approccio.
Bisogna invertire la direzione delle forze: non per (tentare di) prendere, ma per dare.
Se tutti dessimo, tutti riceveremmo.


D. Marianna, il vecchio Saggio, due personaggi diversi, si intravedono speranza, fiducia, amore per la vita nelle parole di Marianna,  tristezza, delusione, angoscia nel saggio. Quali spunti di riflessione lasciano al lettore?
R. Vero ciò che nelle due figure si intravede, ma alla fine è il Vecchio Saggio che aiuta Marianna. Leggendo il libro il lettore deve tenere sempre presente il concetto di Unità. Nulla è in contrapposizione, nulla è diverso, nulla è altro (o altrove), ma è tutto Uno.
Il libro è un semino: quando piantate un seme mica andate a vedere di quali cellule è composto, lo sapete che è composto da miliardi di cellule diverse e con funzioni diverse, ma l'unica cosa che a voi interessa è che il seme germogli e che, poi, la pianta dia i suoi frutti.
Tutto è Uno: voi con me, io con il libro, il libro con i suoi personaggi, i personaggi con voi.
Non facciamo forse tutti parte di qualcosa di più grande?1489082_207964792722620_1999871519_n


Ti ringraziamo per questa intervista che sicuramente non lascerà indifferenti i nostri lettori. Come il tuo libro che lascia un "seme" in chi lo legge. Un libro che fa molto riflettere, una guida per chi ha intrapreso un percorso di cambiamento e di crescita interiore.


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