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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
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L'esperienza narrativa dell'adozione nella intervista a Loredana Paradiso

copertina narrazione adottiva ultima versioneNarrazioni familiari e adozione. Il ruolo degli operatori, insegnanti e genitori (nella collana Strumenti di Edizioni Psiconline) di Loredana Paradiso, offre un modello psico-pedagogico e di lavoro sociale per l’accompagnamento del bambino e della famiglia adottiva nel percorso di narrazione familiare, dalla fase della tutela e quindi della separazione/perdita dalla famiglia di nascita, alla fase dell’abbinamento, dell’incontro della famiglia e della formazione dei legami familiari.

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Redazione1

Massimiliano Anzivino ha presentato Costruttori di cerchi a Sacile

copertina costruttori di cerchi sitoIl 18 marzo scorso presso la Sala del Caminetto del Palazzo Ragazzoni del Comune di Sacile (PN) è andata in scena una nuova presentazione del testo Costruttori di cerchi a quasi due anni dalla pubblicazione.
In compagnia di un gruppo di addetti ai lavori, prevalentemente insegnanti, del Dirigente dell'Istituto comprensivo locale e dell'Assessore Spagnol, l'autore ha presentato le linee guida del libro collegandole alla situazione odierna del lavoro socio-educativo all'interno delle scuole.
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Redazione

Parliamo di Scuola e Formazione dei giovani con Elia Rubino autore de "I toni dell'azzurro"

Cop Toni azzurroIntervistiamo Elia Rubino poche settimane dopo la pubblicazione in formato Ebook del suo libro "I toni dell'azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani".
I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani.


È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinché sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.
Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

Ringraziamo Elia Rubino per averci consentito di pubblicare questa interessante intervista che consideriamo un utile contributo ricco di spunti di riflessione.

D. “I toni dell’azzurro” e la formazione dei giovani: come si accostano questi due mondi così lontani?
R. Nelle pedagogie delle "scuole nuove" ( e siamo nel '900) l'istituzione scuola, grigia e noiosa, cede il posto a Summerhill, la casa dei bambini e a tante altre architetture dell'educazione in cui al centro c'è la persona umana nelle sue relazioni, nella voglia di scoperta,  di curiosità e di autocostruzione del sé. Insomma una scuola dove non ci sia solo un colore ma tante tonalità da  ricercare e vivere insieme.

D. Da dove nasce l’idea di parlare della scuola, in modo tanto “rivoluzionario”?
R. Rivoluzionario? Non direi. Realistico. La scuola italiana, come tutto il sistema, è profondamente malata: soffre di una letargite acuta che non pone nulla al passo con i tempi. È come se io pretendessi di costruire la "Cinquecento" ( facciamo un po' di pubblicità al Made in Italy) con le stesse tecnologie di cento anni fa. Il risultato sarebbe desueto ed antiquato e, soprattutto invendibile: come del resto è la scuola italiana, classificata sempre agli ultimi posti nella classifica annuale OCSE.

D. Perché ha scelto questo stile “amichevole” ed umoristico per trattare argomenti complessi? Non ha paura di non essere preso sul serio?
R."Un direttore di teatro si presenta tutto trafelato sulla scena per avvertire il pubblico che è scoppiato un incendio. Gli spettatori, però, credono che la sua comparsa faccia parte della farsa che si stanno godendo: e così quanto più quello urla, tanto più forte si leva il loro applauso". L'aforisma kierkeegardiano  ben risponde alla sua sottile domanda. A volte la vita non va presa sul serio, va giocata, come diceva Baden Powell, fino in fondo, oppure, se preferisce, va testimoniata con serenità, secondo l'eredità che ci ha lasciato Socrate. Del resto c'è un'intera classe politica in giacca e cravatta che ogni giorno ci prende in giro in politichese tra leggi e dibattiti, tutti seri! Io ho trascorso 26 anni nella scuola italiana e ne ho viste di tutti i colori ( a proposito dell'azzurro); ho vissuto esperienze  stupende e pioneristiche a livello umano e didattico, sempre con il sorriso sulle labbra,  al fianco di presidi e colleghi  amabili e preparati. In questi ultimi anni, al contrario, ho sperimentato il fallimento e la solitudine e, realmente, mi sono sentito una Cassandra, anche se, purtroppo, i fatti confermano la deriva di questo nostro contesto sociale.


D.Lei ci parla della sua esperienza diretta: non sarebbe stato il caso di integrare con altre osservazioni o, comunque, di indagare anche in altri contesti e con altri colleghi?
R. Il mio non è un "trattato pedagogico", quanto una denuncia, seppur con toni leggeri, di un malessere che certamente non è solo mio ma anche di studenti, colleghi ( quelli "allegri" come me) e genitori.  Quando  vedo i ragazzi sofferenti e distratti  mi sento realmente male e non capisco perché una realtà così evidente: una scuola noiosa ed inadeguata ai tempi, sfugga a tutti. Vedo "colleghi" spiegare e spiegare per ore, dettare  appunti, compiacersi delle proprie lezioni  frontali,  compunti nella "valutazione fiscale", mentre gli studenti continuano a dormire sui banchi. Certo non tutte le scuole sono uguali, ma le statistiche si fanno con i grandi numeri e di certo la scuola italiana  sta soffrendo. Insomma "i toni dell'azzurro " è un modo ironico  per confermare quello che trovai scritto sul diario di uno studente: "la scuola e come una P...: tutti ci vanno ma nessuno la ama!"


D. Vorrebbe spiegarci meglio quale potrebbe essere un approccio proficuo all’apprendimento da parte della scuola, sia per quel che riguarda gli insegnanti, che gli studenti?
R. Alcuni (pochi in verità) professori che hanno letto la mia riflessioni mi hanno chiesto: perché non espliciti in modo scientifico il "tuo" modello educativo? Potrebbe essere un'idea, ma anocor più sarebbe meglio sperimentare, da parte di una equipe, quello che dico. Eppure nihil sub sole novi: Basta "sincretizzare"  i modelli scientifici delle attuali tecniche dell'educazione e il gioco è fatto. Ancor più semplicemente, basterebbe "osservare" i modelli nord europei per  trovare adeguate soluzioni. Del resto l'Italia non è in Europa? e cosa abbiamo tratto da  questo essere Europa? A me sembra nulla: ci sono modelli funzionali nel campo educativo, giuridico, economico, sanitario, ma noi facciamo finta di niente e continuiamo ad andare... indietro. Del resto i contenuti della scuola italiana sono quelli dei primi del Novecento... e la metodologia? quella si ferma alla seconda metà dell'Ottocento, al così detto frontalismo: SPIEGARE-INTERROGARE-ANDARE AVANTI COL PROGRAMMA.... Tutto il resto è....noia. Certo è, lo ripeto, che non tutte le scuole sono così: ci sono avanguardie pedagogiche in italia (dalle scuole Montessori a quelle di Malaguzzi) che realmente danno il senso di approcci pedagogici centrati sulla persona. E lo Stato italiano perché non recepisce? Semplice: ad una classe politica del genere può corrispondere solo un "popolo anestetizzato", incapace di reagire come  comunità ad un sistema  di sfruttamento sociale. Siamo in uno stato di "sonno intellettuale" e nessun movimento culturale  riesce a rispondere  ai soprusi  a cui siamo sottoposti ogni giorno. Tasse, ingiustizie,  malasanità, ecomafia... mali sociali che ci avvolgono ma non riescono a svegliarci. del resto "panem et circenses" è garantito per tutti e così: "sta bene Rocco, sta bene tutta la Rocca!"

D. Dallo scritto si evince una forte critica rivolta, per lo più, al corpo docente o, se vogliamo, organizzativo, dell’istruzione scolastica. Cosa si sente di dire, invece, sul comportamento degli alunni? Non crede che si stia parlando di uno scambio formativo e, come tale, che anche il corpo studentesco abbia la sua parte?
R. Quando una squadra di calcio non fa goal chi è il primo a saltare? L'allenatore! Partendo dal fatto che io non critico nessuno, cerco solo di chiedermi come mai non ci sia una reazione reale da parte dei professori: mal selezionati, mal pagati, mal considerati, continuano a piangersi addosso o a paventare  agitazioni che non vanno ad intaccare nessun interesse reale. Una volta mi venne da dire: organizziamo uno sciopero della fame e accampiamoci sulle principali arterie della città... Sorrisi di tutti e... punto e a capo. Mi chiedo: come sono selezionati i professori  in altre zone d'Europa? Come sono pagati? Qual è il loro peso sociale? Se devo andare a  prestare servizio nell'esercito la prima selezione è quella psico-attitudinale. Nei "concorsi  a cattedra" che tipo di selezione abbiamo? (io ho avuto la s-fortuna di  essere nominato commissario per i  due scorsi concorsi a cattedra). Ebbene non c'è traccia di una possibile selezione per attitudine alla formazione dei giovani: capacità comunicativa, attitudine all'ascolto delle problematiche, capacità di coinvolgimento... Per non parlare della selezione dei "dirigenti scolastici". In un'azienda privata, ne sono convinto, i cosiddetti  dirigenti non passerebbero nemmeno la prova attitudinale. Insomma lo Stato italiano scimmiotta il modello manageriale in ambito scolastico ma non ne adotta il cuore:  la selezione  attitudinale. Le sorelle Agazzi avvisavano le aspiranti maestre: l'insegnamento è una vocazione, non un mestiere!
In questo bailamme gli studenti chi sono? Paragoniamoli a calciatori, ognuno con una innegabile potenzialità, spesso nascosta e addormentata in un angolo remoto del cervello. Senza voler scomodare il buon Froebel, gli alunni sono  come seme, ognuno sboccerà, grazie alla guida  del giardiniere... MA il giardiniere sa che non potranno essere tutte rose, ogni  seme nasconde un fiore diverso! Ultimo esempio. Se lei  decide di andare in palestra con l'obiettivo di dimagrire e  sborsa fior di euro, pretende dal "personal trainer" di ottenere un risultato? Certo che sì... eh, mi si potrebbe obiettare, ma i ragazzi non sono motivati, sono distratti, assenti... Chiaro, ma anche nel caso della persona che va in palestra può accadere lo tesso e, di conseguenza il trainer, con specifiche tecniche "motiva" supporta e stimola , arrivando ad ottenere  risultati scientificamente provati. Qua non si tratta di addossare colpe, si tratta, al contrario, di ammettere che  le tecnologie educative esistono, ma non sono  né studiate né tantomeno applicate.

D. Crede che un cambiamento come quello da lei augurato sia possibile al giorno d’oggi?
R.
Ottimismo pedagogico il mio? Non saprei. A me sembra che abbiamo la necessità di cambiare, e non solo nel contesto scolastico. Un eco sistema completamente devastato,  mancanza di valori, disequilibri economici: questo è il mondo che stiamo consegnando ai  giovani. Per chi crede nei cicli cosmici, il Kalpa induista, la soluzione è semplice... Ci sarà un periodo di distruzione e poi di ri-creazione. Senza essere così catastrofici ci sembra necessario, e tutti lo stanno predicando, un cambiamento radicale e tutto questo può essere suscitato solo da un  sistema educativo nuovo: la polis è possibile se fin da piccoli si è educati  a vivere in una polis. Se pensiamo alla politica sull'immigrazione italiana ci rendiamo conto del paradosso messo in atto: accogliamo (come è giusto che sia), ma in maniera approssimata ed indiscriminata e poi? Non seguiamo  gli immigrati, non garantiamo loro nulla, non li educhiamo e... sforniamo nuovi fenomeni di delinquenza e di devianza. Non sarebbe meno dispendioso  educarli ad una vita  comune, garantendo loro i diritti fondamentali, come  fa il resto dell'Europa. Ma si sa, l'Italia è il paese di Pulcinella....

D.Cosa si aspetterebbe da questa scuola nuova? Quali miglioramenti? 
R. Di "scuole nuove"  se ne parla da un secolo in tutto il mondo... Solo che in altre zone del mondo queste strategie educative sono state messe in atto e in Italia no. L'elefantiasi  della burocrazia, gli interessi delle classi dominanti rallentano ed ostacolano la formazione di "nuovi" docenti e  "nuovi" dirigenti, per non parlare di strutture fatiscenti ed attrezzature obsolete. Eppure le stanze del Quirinale e del parlamento pullulano di  Mac utilizzati anche per prenotare  le serate hard dei politici!  Il popolo italiano, creativo, geniale, pieno di arte, cultura e tradizione  spesso è costretto ad emigrare. Il male del CLIENTELISMO, del NEPOTISMO e in alcuni casi del CLERICALISMO si è insinuato in tutti i centri di potere. Una scuola nuova dona coscienza e consapevolezza, offre strumenti critici e di sana e pacifica rivoluzione culturale. Stiamo vivendo un paradosso: un governo non votato dal popolo ha votato un presidente:  ecco il crollo subdolo della democrazia. Un'Italia che  è culla della cultura occidentale potrebbe vivere di arte cultura e turismo, invece, soprattutto al Sud, è stata  avvelenata da aziende ed industrie che nel dopo guerra  hanno promesso benessere e invece hanno portato morte  attraverso tumori assurdi. E ora? Sono partite verso nuovi  "lidi" da inquinare,  dove  la manodopera costa meno e le tasse sono appetibili. Dura legge del Mercato? No! Squallida macchinazione dei ricchi.  Una coscienza  nuova, pulita,  dinamica, acquisita grazie ad una scuola  critica,  che sveglia e non addormenta è alla base di un possibile cambiamento della nostra società.

D. A chi dedica il suo lavoro?
R. Chiaramente ai giovani, a quelli che a scuola vanno male, perché spesso nella vita troveranno riscatto e giustizia. Ai giovani che si sentono insoddisfatti ed inquieti nell'ascoltare passivamente per ore: eppure proprio loro hanno una grande responsabilità nel cercare di contrastare un sistema  letargico ed invernale. I ragazzi di don Milani andavano  a scuola con allegria e non esisteva né ricreazione né pausa, perché tutto era una scoperta costante, contro i frontalismi  assurdi a cui erano costretti a sottostare.

D.Cosa raccomanderebbe a chi volesse trarre uno spunto concreto dal suo scritto?
R. Sapere aude... o ancora, più recente: stay hungry, stay foolish! C'è una sottile follia nell'esistenza, di cui Erasmo tesseva l'elogio. Abbiamo dimenticato che la nostra permanenza su questa terra è brevissima e, spesso la  sciupiamo. Se la vita è un dono è un nostro diritto viverla pienamente: carpe diem, "l'attimo fuggente", celebrato film su una scuola attiva è passato di generazione in generazione senza lasciare tanta traccia. Gli anni della gioventù, senza retorica, sono quelli più vitali: il GH è alle stelle, eppure lo lasciamo dormire tra le pieghe dei nostri neuroni. Qui non si tratta di cambiare la scuola, ma di trasformare la società sclerotica fondata sul "religio", sull'essere incatenati. Da più di duemila anni il "mito della caverna" continua ad ammonire i giovani sulla possibilità di liberarsi dai vincoli degli "idola" che ci attanagliano. Nel visionario "Matrix" si intrecciano mondi e domini virtuali, mentre l'uomo continua a soffrire e... sperare. Dobbiamo avere il coraggio di  cambiare il mondo, senza la pretesa di voler essere salvatori della terra ma cercando di operare piccoli passi di "metanoia"  in noi stessi prima che negli altri. Viviamo in una grande truffa, ma  la cosa peggiore è che  pensiamo di truffare gli altri mentre stiamo truffando noi stessi.

D. Ha considerazioni o commenti da aggiungere?
R. Vorrei ringraziarla per avermi dato uno spazio di riflessione. I new media sono importantissimi nella formazione dei giovani ma si devono utilizzare con tecniche appropriate.  Nelle scuole europee ed in alcuni istituti italiani  si vedono i risultati  e la velocizzazione dei processi di apprendimento... Tutto si trasforma e in pochi anni  i sistemi di apprendimento tradizionale saranno soppiantate da tecnologie educative completamente diverse. Sarà allora che ci si renderà conto del ritardo epocale che ha coinvolto docenti e dirigenti  per colpa di un sistema politico elefantiaco.  Il problema sarà non nell'utilizzo del mezzo ma  nell'ossatura valoriale che saremo riusciti a trasmettere alle nuove generazioni. Se mi si offre la possibilità potrei raccogliere in una antologia  voci della pedagogia di tutti i tempi che offrono spunti di riflessione scientifica su una scuola  diversa, nuova, attiva, adatta ai nostri tempi... Ma non dipende certo da me...


Intervista a cura della Dott.ssa Alice Fusella

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Redazione

"Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi" di Annamaria Improta: presentazione a Portici

LOCANDINA INTERVENTO PSICOLOGICOGiovedì 30 aprile 2015 alle ore 18,00 Annamaria Improta presenta "Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell’intervento" con il Patrocinio del Comune di Portici presso Villa Savonarola, C.so Garibaldi 200 – Portici.




Il libro nasce con l’intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti. L’autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all’accettazione della diversità dell’altro.
Il lavoro affonda le radici su una salda impostazione teorica - richiamata peraltro  nel testo - che parte dallo studio dell’attuale organizzazione scolastica per comprenderne il mandato sociale nella società complessa e giungere alla definizione di qualità e caratteristiche dell’intervento psicologico più utile nei contesti scolastici.
Il lavoro, naturalmente, non prescinde da una precisa e ampia analisi della domanda dei committenti (alunni, genitori, insegnanti, operatori sociali e chiunque abbia bisogno di un supporto di questo tipo).
copertina_intervento-psicologico-scuolaxsitoNel libro l’utilizzo dei metodi narrativi in un’ottica costruttivistica dell’intervento viene collegato alla più generale teoria dell’intervento psicologico nei sistemi complessi. In questa prospettiva, l’intervento e l’operato dello specialista viene costruito in un’ottica di sviluppo del cliente, non attraverso l’adesione alla sua richiesta di intervento, ma attraverso la decodifica delle dinamiche emozionali che sono ‘dietro’, alla base della sua richiesta. Gli alunni divengono così parte del processo di cambiamento e non solo “oggetto” dell’intervento e lo psicologo coniuga la teoria (attraverso la lettura di tali dinamiche secondo un saldo modello teorico) alla prassi, operando compiutamente anche attraverso il metodo ‘autobiografico’.

Annamaria Improta (4)Annamaria Improta Psicologa Clinica di Comunità, Pedagogista, Spec. Psicoterapia e Insegnante. Specialista dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e del Comportamento Alimentare e del Peso. Si occupa del disagio psicosociale e relazionale, dell’handicap, dei disturbi del comportamento alimentare. Docente a contratto presso l’Università degli Studi di Salerno di tre laboratori nei Corsi di Specializzazione per Insegnanti di Sostegno. Svolge attività come docente di sostegno e psicopedagogista presso una Scuola Secondaria di Primo grado, dove è coordinatore didattico delle attività di inclusione delle diversità.

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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/intervento_psicologico_per_la_scuol/1
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Redazione

I toni dell'azzurro di Elia Rubino adesso anche in Ebook

Cop Toni azzurroI toni dell’azzurro. Scuola e formazione personale dei giovani di Elia Rubino, Edizioni Psiconline, 2013, nella collana A Tu per Tu è disponibile anche in Ebook. Pubblichiamo una recensione per far conoscere meglio il libro.


La scuola e la formazione dei giovani: Elia Rubino ci presenta le diverse sfumature di questo mondo. Sfumature di un unico colore però: l’azzurro, simbolo di gioia, ma anche rimando al cielo, a qualcosa di superiore e più alto di noi, nonché diametralmente opposto alla terra, in cui si erigono le mura di questo edificio tanto eterogeneo.

 

Ed è proprio con i toni della gioia e dell’umorismo che l’autore ci apre le porte delle sue classi, non tanto, o meglio, non solo per mostrarci i suoi studenti annoiati dalle solite lezioni ripetitive e dalla paura per compiti ed interrogazioni, per lo più fini a se stessi, ma per descriverci soprattutto quello che fanno gli insegnanti.

 

Una spiegazione diversa, quindi, ai risultati mancati, agli atteggiamenti negativi e spavaldi di una gioventù, secondo Rubino, troppe volte accusata di colpe che non le sono proprie (o, per lo meno, che non sono solo sue): e se tutto ciò dipendesse anche dagli educatori e dalla scuola come istituzione? Cos’è che essa dà realmente ai giovani? E di cosa essi hanno bisogno per il loro futuro?

 

Elia Rubino fa riecheggiare queste domande in tutta la sua trattazione ed apre la strada ad una riflessione profonda, quanto complessa e delicata. Egli si pone in prima persona in questa analisi, ripercorrendo la sua carriera e descrivendo i passaggi più delicati del suo metodo, senza risparmiare nemmeno a se stesso una critica ed un giudizio del tutto obiettivi. Sì, perché, secondo l’autore, la vera scuola dovrebbe essere quella che prepara alla vita, al saper riflettere con la propria testa ed al saper utilizzare e mettere in campo le proprie forze e le proprie capacità. E proprio lui riesce a scrivere ragionando ed argomentando il suo pensiero e prende ad esempio la filosofia, che non utilizza come quella materia “spaventosa” e misteriosa, che da sempre perseguita gli studenti di ogni generazione, ma come aspetto intrinseco dell’intelligere umano.

 

I toni dell’azzurro è un’autocritica serrata alla scuola, alla sua educazione, ma anche all’essere ed al divenire umani. È un invito all’autoriflessione, sia per chi opera come insegnante, ma anche per gli studenti, affinchè sappiano prendere dalla scuola tutto il nutrimento intellettivo utile a costruire il loro futuro.

 

Elia Rubino non solo affronta un tema così delicato, ma lo fa con uno stile diretto e leggero, che rende la lettura fluida, come lo è un pensiero quando si articola nella nostra mente, impreziosito da spunti di una cultura che egli trasforma in messaggi e linee guida per la vita presente e futura.

 

a cura della Dott.ssa Alice Fusella


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Redazione

La dislessia evolutiva e i suoi trattamenti di S. Lupo in libreria dal 2 aprile

copertina-dislessia-evolutivaxsitoLa dislessia evolutiva e i suoi trattamenti. Manuale per insegnanti, genitori e operatori è il nuovo libro di Sebastiano Lupo in libreria dal 2 aprile nella Collana Strumenti e passa in rassegna tutte le problematiche relative alla Dislessia evolutiva senza risparmiare critiche  all’impianto della Legge 170/2010  meglio conosciuta come legge sulla dislessia.



Una definizione di Dislessia Evolutiva viene fornita da Tre istituti, tra i più rappresentativi nel panorama internazionale, il National Institute of Child Health (NICH), l’International Dyslexia Association (IDA) e l’European Dyslexia Association (EDA), i quali concordano nel definire la Dislessia Evolutiva (DE) come “una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica. Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura che può impedire la crescita del vocabolario e delle conoscenze generali”.
Spesso altre forme cliniche si associano alla dislessia evolutiva, infatti raramente la DE si presenta nella forma pura; molto spesso essa è associata ad altri disturbi, dunque in comorbidità (disortografia, diascalculia, disprassia della scrittura, ansia, depressione, disturbi oppositivo-provocatori, ADHD, disturbi del comportamento, ecc.).
In misura e gradi diversi la dislessia si accompagna a disturbi della sfera emotivo-relazionale e del comportamento, sicché molto spesso questi vengono erroneamente considerati le cause della difficoltà nella decodifica della parola scritta.
Il bambino dislessico è svogliato, apparentemente privo di motivazione allo studio, utilizza tecniche di coping disfunzionali quali la disattenzione, la scarsa partecipazione, l’evitamento, che ben presto si circolarizzano e divengono abitus comportamentale corrente.


In Italia il dibattito attorno alla complessa problematica della dislessia evolutiva ha ricevuto un impulso notevole con l’emanazione, da parte del Parlamento Italiano, della Legge n. 170 del 10 ottobre 2010 sul riconoscimento dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico) da parte delle istituzioni scolastiche a tutti i livelli. La nuova normativa, meglio conosciuta come legge sulla dislessia, ha introdotto due principi fondamentali, che declinano il diritto allo studio per i soggetti colpiti dal disturbo di lettura: il riconoscimento formale del disturbo, che può arrecare gravi ed irreparabili conseguenze alla crescita scolastica ed umana e il diritto a un trattamento pedagogico-didattico differenziato, nell’ambito della scolarizzazione di base primaria e secondaria. La riabilitazione neurocognitiva non viene però menzionata.
Perché non si è inteso affidare alle medesime strutture pubbliche del S.S.N.
anche l’obbligo dei programmi di riabilitazione? Perché si è affidato, ancora una volta, alla scuola italiana un compito e una funzione che non le sono propri? Perché s’è fatta una legge a costo zero?
LUPO1L’autore muove una critica serrata all’impianto della Legge 170/2010 su tre precise direttrici giuridico-legali, epistemologiche e metodologiche. L’impianto pubblicistico, che riserva ai soli professionisti in servizio al S.S.N. la potestà certificatrice ai fini giuridici-scolastici, sta creando non pochi disservizi (cfr. Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 in tema di BES Bisogni Educativi Speciali) e disparità di trattamento a livello territoriale. Sul versante epistemologico l’autore ritiene scientificamente discutibile la scelta di spostare il baricentro dall’ambito clinico a quello educativo, che ritiene risponda più all’esigenza di economizzare risorse nel S.S.N. che a una efficace direttiva scientifica-metodologica. L’ultima critica riguarda il privilegio accordato agli strumenti compensativi, di cui afferma la validità terapeutica ma all’interno di un programma di trattamento riabilitativo il cui focus dovrebbe essere la riabilitazione neuropsicologica.


Il libro si declina in sei capitoli.
Il primo capitolo tratta dei principi fondamentali, con particolare riferimento al lungo dibattito scientifico che ha portato la neuropsicologia dell’età evolutiva ad affermare il carattere neurobiologico del disturbo. Vengono presentati gli aspetti epidemiologici, genetici e le evidenze neuroanatominche e neurofunzionali.
Nel secondo vengono trattate le diverse teorie eziologiche e viene illustrata una recentissima ricerca, tutta italiana, che accredita l’ipotesi della multifattorialità.
Il terzo capitolo è dedicato ai modelli esplicativi, e vengono ripresentati, sotto veste nuova, i modelli neuropsicologici e neuropsicofisiologici: il modello a doppia via di Coltheart, il modello a doppia via standard di Sartori, il balance-model di Bakker, il modello componenziale di Struiksma e il modello evolutivo di Frith.
Il quarto capitolo affronta dettagliatamente le problematiche della diagnosi, soffermandosi sulle Raccomandazioni della Consensus Conference, sugli strumenti di valutazione, sulla diagnosi a fini nosografici e funzionali.
Il quinto capitolo tratta dei trattamenti riabilitativi, con particolare attenzione al trattamento lessicale e sub-lessicale e alla stimolazione emisfero-specifica secondo la visione di Bakker.
Conclude il libro il sesto capitolo dedicato al confronto fra i diversi tipi di trattamento secondo le linee dell’EBM Evidence Based Medecine.


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/la_dislessia_evolutiva_e_i_suoi_tra/1

 
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Redazione

Intervista a Massimiliano Anzivino durante la presentazione a Messina di Costruttori di Cerchi

anzivinoPrima presentazione siciliana di Costruttori di cerchi di Massimiliano Anzivino  il 5 dicembre 2014 presso la Feltrinelli Point di Messina, Edizioni Psiconline ha intervistato l'autore al termine della presentazione.




intervista_anzivinoLa Feltrinelli Point di Messina, e il suo gentilissimo staff, è stato l'accogliente e accattivante teatro di un momento di condivisione con insegnanti, cittadini e professionisti di diverse categorie professionali: dagli psicologi agli avvocati, dai mediatori agli assistenti sociali.
Il libro è stato introdotto da Francesca Panarello dell'Associazione MediArea di Messina che ha organizzato l'evento e che da oltre un decennio si occupa di temi legati alla gestione dei conflitti e al benessere nelle relazioni interpersonali.

anzivinoMassimiliano Anzivino, ha presentato alcuni punti salienti del testo, dal senso del lavoro psicologico nelle scuole, agli strumenti operativi, ad alcuni elementi di esperienza vissuta alternando un dialogo sia con il pubblico, per l'occasione volutamente disposto in cerchio, che con la moderatrice dell'incontro.
C'è stato modo di parlare ampiamente del mondo della scuola anche grazie ad una corposa presenza di insegnanti ed ex insegnanti e collegandosi ad un momento di fermento caratterizzato negli ultimi mesi dall'occupazione e autogestione studentesca di diversi istituti superiori in tutta Italia.
Si è parlato anche di visione, di uno sguardo da tenere per rendere la collaborazione fertile tra scuola e psicologia, quindi uno sguardo che punta ad uscire dai ruoli, dalle consuetudini, dalle prassi più consolidate per mettere al centro la persona e ricostruire relazioni e cerchi!

Al termine della presentazione, abbiamo intervistato Massimiliano Anzivino per conoscere più approfonditamente il suo libro Costruttori di cerchi.

logo edizioni miniInnanzitutto, le chiediamo una spiegazione riguardo al titolo: perché “Costruttori di cerchi”? Come collegare questa figura antica con la scuola moderna e quest’ultima con la psicologia?

anzivinologoCostruttori di cerchi è l'immagine che sintetizza come intendo il lavoro da consulente nella scuola. Quindi non tanto l'esperto esterno che arriva a mettere a posto ciò che non funziona, a fare diagnosi di disagio e prescrivere rimedi, ma un facilitatore delle relazioni tra le persone che a scuola vivono tutti i giorni.
La scuola moderna ha sempre più bisogno di un lavoro di questo tipo fatto di piccoli gesti ma anche di un'attenzione quotidiana e continuata nel tempo. Un'attenzione che però richiede tanta fatica e per uno strano meccanismo rischia di scomparire dalle priorità della scuola stessa. A dire il vero la ricostruzione e la cura delle relazioni non è solo un obiettivo e un bisogno dell'istituzione scolastica, anche la società in generale avverte una grande mancanza in questo senso.
La psicologia in questa prospettiva può essere un importante interlocutore per promuovere una cultura dell'attenzione alla persona e ai contesti nei quali vive, ma solo se riesce a collocarsi con saggezza di fronte a questa sfida, con uno sguardo diverso rispetto alle più consolidate modalità tradizionali.

logo edizioni miniPerché ha scelto di scrivere sulla scuola, tema già molto complesso, e di porlo in questa prospettiva ampia ed articolata?

anzivinologoDa un lato è stato un bisogno egoistico di rielaborare un pezzo della mia vita professionale, rimettere in fila i pezzi di un mosaico che si è andato componendo man mano, esperienza dopo esperienza, confronto dopo confronto, fatica dopo fatica: il libro è un condensato di oltre un decennio di attività con le scuole, in particolare quelle medie superiori.
Dall'altro il voler rendere comune un patrimonio di pensiero che ancora oggi mi accorgo non essere assolutamente scontato.
Infine è bello poter dire che tutte queste riflessioni “le puoi trovare in un libro!”.

anzivino

 

logo edizioni miniChi vorrebbe coinvolgere nella lettura del suo libro?

 

anzivinologoDue destinatari prima di tutto: i colleghi, intendendo con questa parola gli psicologi ma non solo, anche tutti gli altri professionisti che svolgono ruoli preziosi nel lavoro quotidiano. Credo che sia importante farsi carico anche di uno sforzo di condivisione e divulgazione di pezzi di ragionamento per evitare di restare soli di fronte alle difficoltà oppure semplicemente attendere anni, come è successo a me, prima di riuscire a dare un senso ad una pratica professionale complicatissima.
Operare a scuola è davvero un'arte complessa che non si finisce mai di imparare.
L'altro grande destinatario è il “popolo” della scuola: gli insegnanti e i dirigenti, il personale in generale che spesso opera dietro le quinte, professionisti dai quali ho imparato molto ma che credo abbiano tanto bisogno di capire meglio quello che possono ottenere dalle collaborazioni e la direzione di senso che la caoticità dei problemi fa smarrire.
Poi sarebbe bello pensare ad un lettore semplice cittadino, solo perché interessato ad avere uno sguardo più “da dentro” la scuola: purtroppo spesso basa le sue conoscenze di questo settore su pregiudizi e conoscenze superficiali.

logo edizioni miniPensa che il suo libro possa interessare i diretti destinatari della sua dissertazione? Soprattutto, crede che si riuscirà a far riflettere scuola, genitori, psicologi, ecc, sulla panoramica da lei descritta e ad applicare concretamente il modello da lei presentato?


anzivinologo
La speranza è sicuramente in tal senso e già vedo in questa direzione qualcosa muoversi. Alcuni colleghi mi scrivono per restituirmi impressioni sul testo, insegnanti e cittadini mi rimandano immagini e sollecitazioni dalla lettura che neppure io speravo o credevo possibili. C'è del movimento che mi dà la sensazione che ci sia bisogno di riflettere su alcuni temi come la scuola, i servizi, la visione di mondo che vorremmo ma cercando di mettere le cose insieme, integrarle, collegarle come ho provato a proporre nel testo.

Da qui ad un passo applicativo credo serva molto tempo e ancora tanta dedizione. Chi conosce la scuola e il lavoro nel sociale in genere sa bene che i cambiamenti avvengono con calma, gradualità e mai in modo  leggero, serve tanta insistenza e perseveranza. Quindi credo che il libro sia un passo, una rampa di lancio per continuare a camminare in una certa direzione, per offrire magari qualche possibilità in più.

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Un elemento chiaro della sua dissertazione è che lei parla di cose che ha vissuto veramente ed in modo diretto. Vorrebbe spiegarci e raccontarci un po’ di più riguardo queste esperienze?

anzivinologoHo collaborato e lavorato all'interno di scuole fin dai primi anni 2000 copertina-costruttori-di-cerchi-sitoattraversando gli istituti medi e superiori prima come volontario, poi come educatore e infine come psicologo. Mi ritrovo oggi a coniugare diverse identità nel mio essere a scuola come consulente.
L'esperienza che più si trova nel libro riguarda gli anni in cui ho collaborato con l'azienda sanitaria della mia città ad un progetto di counselling scolastico, Free Student Box, con una pubblicazione nel 2009 da parte dell'allora gruppo di lavoro tra l'altro proprio con Psiconline.
Sono stati anni intensi e in qualche modo pioneristici di un'attività che in quel periodo muoveva se non i suoi primissimi passi, sicuramente i primi di un'avventura intensa e complessa. La grande scommessa era quella di portare un pezzo della cultura dei servizi sanitari dentro la scuola e con essa un'idea di prevenzione e di possibilità di utilizzare alcune figure professionali come gli psicologi sulle quali ancora persistevano interpretazioni bizzarre.
Ho incontrato una scuola che non mi aspettavo, per certi versi molto più articolata nel viverla dalla prospettiva di consulente, dall'altro sofferente e affaticata dalle mille incombenze e richieste alle quali in qualche modo la mia presenza provava a dare una risposta attraverso colloqui, percorsi di counselling e invii ai servizi del territorio.
Ben presto ho capito che ciò non era assolutamente sufficiente per incontrare veramente i bisogni che a me arrivavano e, non so quanto in modo consapevole, ho cominciato ad allargare lo sguardo e le sperimentazioni integrando progettazione, formazione, lavoro sui gruppi, divulgazione e promozione culturale, consulenza all'organizzazione scolastica più che ai singoli in un percorso che mi ha portato all'interno di quasi tutte gli istituti superiori di Reggio Emilia e in altri dell'Emilia Romagna dove tuttora lavoro.


logo edizioni miniDa dove nasce il modello che descrive nel suo libro? È riuscito ad applicarlo di persona e, se sì, potrebbe riassumerci i risultati che ha potuto osservare?


anzivinologoNon so se possiamo parlare di un vero e proprio modello. Certamente ho avuto molti ispiratori, colleghi dai quali ho imparato tanto e dai quali ho preso spunto per capire meglio quello che io stesso stavo facendo, ma anche esponenti di altre discipline che a volte sembrano lontani quando in realtà i punti di contatto sono numerosi.
Si è trattato di una lenta trasformazione e in alcuni momenti è stato quasi doloroso abbandonare un modo di fare psicologia scolastica più tradizionale e rassicurante. In questa fase la mia esperienza anche come educatore mi ha aiutato a mescolare le carte e a porre la relazione, quella costruita in modo più formale ma anche e soprattutto quella costruita in modo silenzioso alle macchinette del caffè e nei rumorosi intervalli degli studenti, come elemento principale del mio lavoro.
Da qui l'ostinata visione non tanto di un progetto sul disagio ma di una rete di progetti per il benessere: ha preso concretezza, dove ho potuto per qualche anno seminare, l'idea che fosse la scuola stessa il destinatario della mia consulenza e in più chi la viveva fosse l'attore da rimettere al centro, non certo io come psicologo.
Difficile dire dei risultati: i contesti nei quali ho lanciato questa proposta sono stati tanto diversi quanto imprevedibili, ogni anno attraversati da tanti e tali cambiamenti che risulta davvero azzardato ipotizzare cause ed effetti. Quello che ho potuto osservare è la nascita di gruppi di lavoro che hanno continuato anche in autonomia un lavoro che insieme avevamo impostato, a farsi man mano più autonomi e promotori di un certo modo di fare scuola e di abbordare le criticità nascenti. Ho visto germogliare una cultura della psicologia più vicina alla realtà, meno ingabbiata in posizioni sterili e difensive rispetto al cambiamento. Ho ritrovato la forza di progetti integrati esportati in altri istituti come pezzi che vanno insieme, che possono coniugarsi o pensarsi come una cosa sola.   

logo edizioni miniSecondo lei, quanto siamo lontani dall’attuazione del suo progetto e di tutte le dinamiche e conseguenze che esso porta con sé?

anzivinologoC'è ancora tanto da fare. I tempi sono purtroppo diversi da quelli che umanamente possiamo sperare per essere contenti di vedere cambiamenti concreti e visibili. Le istituzioni hanno i loro ritmi che vanno capiti e rispettati. Occorre anche saper guardare nei dettagli e nelle pieghe di una giornata scolastica a distanza di alcuni anni dall'avvio di un progetto per poter cogliere quei movimenti di presanzivinoa di consapevolezza delle persone, di decisione dell'istituzione, di modalità differenti di trattare un'emergenza o un problema.
A distanza di 10-15 anni sento di dire che tanto si è fatto e anche tanto si è mosso e anche una modalità più tradizionale di essere consulente a scuola ha avuto i suoi meriti. Quello che cerco di sottolineare in questo libro è che non possiamo limitarci a questo se vogliamo davvero essere un supporto autentico. Siamo piuttosto in dovere di fare un salto di qualità: ciò vuol dire non guardare più a quel pezzettino di lavoro che ci riguarda ma di aprire col grandangolo a tutta la scuola intesa come organizzazione e come comunità.
Per farlo ho descritto qualcuno degli strumenti che ho utilizzato, penso ai progetti accoglienza, alla peer education o all'apprendimento cooperativo, non tanto come mete bensì come stazioni intermedie per la creazione di fiducia e il riavvio del motore relazionale.
Al termine del libro parlo della prospettiva di chi pianta alberi, alla pazienza e alla visione per certi versi folle e sognatrice alla quale voglio continuare ad ispirarmi ogni volta che una scuola mi chiede di fare un pezzo di strada insieme.

logo edizioni miniNon pensa che questo modello potrebbe non essere efficace in determinati contesti? Se ciò si verificasse, cosa consiglierebbe a riguardo?

anzivinologoAssolutamente, credo ci siano tanti contesti dove non si può fare molto di più di quello che già si porta avanti. Questo per tanti motivi che a volte bisogna solo accogliere e accettare. La scuola è a volte uno stratificarsi di situazioni difficili che nel tempo hanno ossificato quei meccanismi che hanno bisogno di essere estremamente fluidi: parlo della collaborazione, della pazienza, della creatività, dell'innovazione, delle abilità emotive.
Credo però che anche in questi contesti avere in mente la proposta di questo testo possa aiutare a mettere mano, o quantomeno a provarci, ad alcuni nodi e ad innestare quelle piccole perturbazioni che poi altri potranno rendere cambiamenti più concreti e visibili.
Il guaio è che a volte sono proprio i consulenti ad imbrigliare ancora di più la scuola nelle sue contraddizioni senza rendersene conto certo, ma anche senza rischiare nulla.
Perché qualcosa è necessario rischiare, mettere in gioco e in discussione per poter generare bellezza in un contesto che tanto spesso rimanda un'immagine di apatia e di poca speranza. 

logo edizioni miniCome dovrebbe muoversi un professionista interessato ad applicare questo suo modello, magari nel suo contesto lavorativo?
anzivinologoHo scritto un decalogo per mettere a fuoco alcuni punti importanti. Lo ripropongo: 

1 Conosci bene la scuola, datti il tempo di capirla, raccogli più informazioni che puoi

2 Accogli la porta che ti viene aperta per cominciare ma tieni in mente il piano finale

3 Non accettare compromessi eccessivi: c'è un limite che non puoi superare

4 Prova, sperimenta, mescola, rischia qualcosa, fatti guidare dalle circostanze

5 Crea buoni rapporti, sii cordiale e sorridente, dormi bene la sera prima

6 Stabilisci collaborazioni: non sei un mago, da solo non ottieni nulla

7 Aggancia gli adulti attraverso i ragazzi

8 Pensa: è la cosa più importante che tu possa fare

9 L'emergenza non esiste: se ne occupano polizia e pronto soccorso, non tu

10 Lavora bene, crea qualcosa di nuovo, divertiti

Come vedete è più una guida allo spirito con il quale intraprendere questi viaggi che non un vademecum professionale.
In tutto il testo insisto molto nell'interrogarsi sul senso del lavoro a scuola perché è la bussola essenziale di ogni azione, la boa alla quale aggrapparsi nei momenti inevitabili di difficoltà e confusione.

logo edizioni miniA suo parere, quello da lei presentato potrebbe essere un progetto applicabile in altri contesti, ovviamente con le dovute modifiche, dettate dall’ambito di pertinenza?

anzivinologoIn questi anni mi è capitato di lavorare anche fuori dalla scuola. Ho scoperto con piacere la potenza dei progetti educativi cosiddetti extrascolastici: dai doposcuola ai centri di aggregazione giovanile, dalle ludoteche ai percorsi partecipati coi giovani. Ne ho sentito le potenzialità come i anche i limiti in situazioni davvero molto lontane da quelle che le scuole mi hanno trasmesso in questi anni.
Mi sono reso conto così che il modello di lavoro con il quale ho approcciato questo mondo, spesso intrecciato tra privato sociale e amministrazioni pubbliche, era molto simile, giocato certamente in altri contesti e con modalità o strumenti diversi ma sempre orientato a creare cerchi, a mettere insieme, a costruire comunità.
Di più: ho capito come tali ambiti possano essere complementare e necessari l'uno all'altra per essere in equilibrio, efficaci, potenti. Ma anche qui è questione di piantare alberi, forse un tantino più rapidi nella crescita, ma sempre alberi sono! 

logo edizioni miniPotrebbe spiegarci la motivazione per la quale ha scelto uno stile diretto, ma anche umoristico, in un libro che, comunque, segue uno standard argomentativo? Non teme che il lettore possa crederlo privo di validità, oppure, è un escamotage per mantenere l’attenzione del lettore su questo argomento?

anzivinologoHo riflettuto a lungo sullo stile da utilizzare e nei primi tentativi di stesura mi sono ritrovato a ricalcare il linguaggio, le parole, i modi dei miei cari testi universitari e di una argomentazione tanto vicina al mondo accademico della ricerca e della psicologia. Mi sono reso conto dei miei limiti prima di tutto nel poter percorrere una strada di questo tipo e ho cercato di essere quello che sono anche nello stile, nel rendere il più semplice e scorrevole possibile un concetto non certo nuovo o originale. Certamente più originale nel taglio assolutamente divulgativo ma anche leggero.
Ho deciso di inserire qualche passaggio anche divertente perché comunicasse l'umanità che c'è dietro questi anni di lavoro, le storie fatte di emozioni diverse ma anche il guardare avanti nonostante in certi giorni davvero sia difficile farlo.
C'è tanto che non funziona nel nostro mondo e lo sappiamo, non c'è bisogno di sottolinearlo. Credo ci sia invece molto bisogno di avere uno scenario di speranza e di luce verso cui guardare e questo stile mi è sembrato più coerente con tale tentativo.  

logo edizioni miniVuole aggiungere qualcosa a quanto già detto e scritto (una precisione, una spiegazione, un commento conclusivo)?

anzivinologoScrivere è un'esperienza davvero illuminante, forse un lusso oggi per gli operatori sociali, spesso soffocati da ritmi davvero insostenibili. Vorrei sottolineare che non mi considero uno scrittore e con in miei colleghi condivido questi vissuti che a lungo mi hanno tenuto lontano dal completare questo libro tenuto nel cassetto per qualche anno prima dello slancio finale.
Scrivere per chi lavora in questi campi in un certo senso è un forma di dovere per non dire un obbligo, verso se stessi per stare meglio, verso gli altri per sostenerli e accompagnarli nella propria ricerca. Grazie a Psiconline che sostiene questo bellissimo dovere.

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Redazione

Alla ricerca delle emozioni conquista grandi e piccini!

[caption id="attachment_1905" align="alignleft" width="200"]Alla ricerca delle emozioni La copertina del volume


Uscito solo lo scorso mese di luglio, "Alla ricerca delle emozioni. Aiutare i bambini a vivere bene felicità, tristezza, rabbia e paura" (Edizioni Psiconline, 2012) ha già conquistato, con i suoi bellissimi disegni e con le sue schede avventurose, grandi e piccini.

I bambini amano Dino, il simpatico personaggio del libro, e attraverso le attività proposte dal volume si divertono a colorare, disegnare, scrivere e si immergono totalmente nel loro mondo emotivo.

I grandi riconoscono il potenziale del libro, l'importanza di educare i bambini alle emozioni, e molte insegnanti stanno adottando "Alla ricerca delle emozioni" come libro di riferimento nei progetti di educazione affettiva nelle scuole materne e primarie.



Dino, con le sue magiche avventure, ha raggiunto il cuore di tanti e la speranza è che raggiunga più bambini possibile per aiutarli a vivere bene le emozioni.

“Alla ricerca delle emozioni. Aiutare i bambini a vivere bene felicità, tristezza, rabbia e paura” di Davide Viola, psicologo e psicoterapeuta, con le bellissime illustrazioni di Luigi Carretta, interior design, è disponibile in libreria e nelle principali librerie on line.

 La scheda del volume

 
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