Un libro sul sentire umano ma dagli spunti pratici su come poter insegnare nell'autismo, come poter approcciarsi al bambino, indipendentemente dall'attività o dal contesto contingente, solo riflettendo sul suo peculiare modo di leggere il mondo, gli altri, se stesso, nel silenzio.
Antonio Rinaldi, psicologo clinico e fondatore del metodo A.T.D.R.A., portatore di una nuova visione dell'autismo, partirà dal libro per raccontare la filosofia con la quale da anni conduce il lavoro con le famiglie.
L’autore descrive il percorso in piscina e quello in mare (il surfing), delineandone anche punti di forza e debolezza, con qualche piccolo esempio di pazienti, da egli stesso curati, che hanno avuto i loro piccoli miglioramenti.
Il metodo ideato da Antonio Rinaldi è l'A.T.D.R.A. (Approccio Terapeutico Dinamico Relazionale in Acqua) che è sempre più apprezzato per il trattamento dei bambini autistici, infatti negli ultimi giorni la stampa (www.romatoday.it) (http://m.ilmessaggero.it) gli ha dedicato alcuni articoli in occasione dell'avvio delle attività di Surf-Therapy (Surfing Voice) presso uno stabilimento di Ostia, e in autunno presso le piscine della città. Nell'articolo di Roma Today si legge: "Surfista affermato e per questo team rider ed ambassador del famoso marchio australiano Billabong, Rinaldi negli anni ha istituzionalizzato sempre più la surf-therapy sino a certificare anch'essa con il nome "Surfing Voice", ottenendo riconoscimento immediato dall'Italia e dall'estero. Surfing Voice, la prima forma di surf-therapy italiana e per certi versi nel mondo, si differenzia dalle pochissime realtà di surf-terapia già esistenti; queste utilizzano l'emozione scaturita dal cavalcare un'onda per alleviare il disagio e per rafforzare autostima, portando forza e motivazione alla vita, Surfing Voice invece interviene applicando alla generale struttura applicativa attenzioni e modalità personalizzate applicate al singolo soggetto e alle diverse patologie. Nel caso dell'autismo si opera nel rispetto del tipico funzionamento e di necessità, nell'accoglienza e nel riconoscimento si costruisce facendo leva sulla motivazione e sui punti di forza del soggetto."
La Rivista Insegnare, inoltre, ha intervistato Antonio Rinaldi, egli racconta come nasce il suo percorso terapeutico "In realtà tutto nasce molto lontano, nel lontano 1999 grazie ad una prima esperienza con il mondo della disabilità in piscina scoprii quanto l'elemento acqua fosse indubbiamente più potente nel creare connessione con le proprie emozioni e quindi con l'altro, rispetto agli altri contesti di intervento o semplicemente di vita. D'altro canto l'acqua era giá elemento cardine nella mia vita e anche sulla mia persona lo avevo da sempre riconosciuto come dimensione terapeutica.
La surf-therapy nasce in realtà come evoluzione dall'intervento in piscina che negli anni ho strutturato e affinato per l'autismo e i disturbi dello sviluppo.
Il metodo denominato "a.t.d.r.a." (approccio terapeutico dinamico relazionale in acqua) negli anni da strumento specifico per l'intervento in acqua, è divenuto metodologia per trattare l'autismo in qualsiasi contesto, utilizzabile per la didattica scolastica ed in qualsiasi contesto terapeutico e di vita.
Dall'esperienza clinica nasce, oltre che il libro Leggere il silenzio. Lavorare con i bambini autistici, anche l'idea di strutturare ed istituzionalizzare la surf-therapy, naturalmente sempre nel rispetto degli assiomi base del metodo a.t.d.r.a., che accolgono necessità e sfruttano i punti di forza del funzionamento autistico, uniti al potere motivazionale e meditativo dell'onda. [...]
Il Dott. Rinaldi prosegue parlando delle principali difficoltà che si incontrano nel percorso e dei risultati che si ottengono: "Il percorso nella metodologia a.t.d.r.a. è costruito sulle peculiarità del funzionamento autistico, per cui dando valore alle potenzialità tipiche e rispettando le specifiche necessità, non incontra difficoltà con i soggetti, che anzi sin dalle primissime sessioni dimostrano grande motivazione ad esserci e a relazionarsi. L'unica reale difficoltà su cui possiamo imbatterci è il rischio di non far comprendere il valore terapeutico, a chi da esterno inconsapevole si limita a pensare al "surf", di un intervento in un setting apparentemente poco strutturato come una piscina o una spiaggia; l'atipicità degli interventi a.t.d.r.a. verte sul nostro voler alleggerire lo stato d'animo del genitore e del bambino/ragazzo per far leva sugli aspetti motivazionali dello stare in relazione. Il grande limite di un ambiente prettamente clinico/medicalizzato, è già nel suo continuo rimando alla patologia, alla diagnosi e cosa fondamentale nel suo separare genitori e figlio. Elemento cardine del nostro operare invece è il coinvolgimento attivo del genitore." [...]
Tratto da www.insegnareonline.com Intervista a cura di M. Gloria Calì
Antonio Rinaldi ci vuole presentare un mondo tanto discusso, ma altrettanto sconosciuto, il quale, secondo l’autore, è ancora oggetto di pregiudizi e fraintendimenti: l’autismo. Innanzitutto, egli dedica la prima parte del suo libro alla spiegazione “scientifico-nosologica” di questo disturbo, inquadrandolo come, per definizione classica, un disturbo pervasivo dello sviluppo, di cui analizza, paragrafo dopo paragrafo, le sue manifestazioni comportamentali e comunicazionali.
Il filo comune di tutto ciò che è autismo è, dice Rinaldi, la sua apparente “a-normalità”, “ipo-logicità” ed “ipo-sensibilità”, per lo meno da quanto emerge dai movimenti stereotipati, dal blocco emotivo e comunicazionale e dalle conseguenti difficoltà di inserimento nel mondo. È qui che l’autore allarga l’inquadratura, spostandosi dal primo piano sul bambino “problematico”, fino ad inquadrare tutto il suo contesto d’appartenenza. È così che ci spiega che, probabilmente, si potrebbe capire meglio il bambino autistico se, invece di guardare solo quello che non fa o non dice, si cercasse di capire quello che il mondo esterno fa o dice e la risonanza che tutto ciò ha al suo interno. Rinaldi spiega, infatti, che l’autismo comporta, al contrario di quanto si possa pensare, una condizione interna di “iper-logicità” e di “iper-sensibilità” a tutti gli stimoli che gli vengono presentati, per cui dovrebbero essere proprio coloro che si relazionano con lui a calibrare il modo di rapportarsi a lui, di modo che egli non sia sopraffatto da idee, dialoghi, eventi ed emozioni.
Allora l’autore comincia ad analizzare le caratteristiche dell’ambiente familiare del bambino, primo contesto relazionale, e, in particolare, quelle con il genitore, che vive il problema nella quotidianità. Rinaldi delinea, così, alcuni accorgimenti per loro, tra i quali spicca il trait-d’union tra la famiglia ed i professionisti che si occuperanno del bambino, nonché l’importanza di un giusto supporto ed inserimento del bambino nella sua scuola, di modo da poterne favorire l’accettazione e l’integrazione con i suoi compagni. Modellando il mondo esterno a quello interno, si potrà favorire un reciproco adattamento dei due, di modo che il bambino possa aprirsi, gradualmente, ad un vivere che non è più troppo “aggressivo” nei suoi confronti, ma idoneo al suo modo di essere e di fare.
Infine, Rinaldi fornisce un esempio concreto di come si possa lavorare con un bambino autistico, il metodo che egli stesso ha adottato e continua ad adottare: il trattamento in acqua. L’autore descrive, così, il percorso in piscina e quello in mare (il surfing), delineandone anche punti di forza e debolezza, con qualche piccolo esempio di pazienti, da egli stesso curati, che hanno avuto i loro piccoli miglioramenti.
Nelle conclusioni, Antonio Rinaldi riprende tutto il discorso, ribadendo l’importanza della plasticità del mondo esterno al bambino per aiutarlo ad avvicinarsi piano piano ad esso. È leggendo il silenzio di questi bambini che si può realmente entrare nel loro mondo e lasciarvi entrare un po’ del mondo esterno e di cercare di costruire una relazionalità, seppur piccola o diversa da quello che ci si aspetterebbe.
Lo stile usato da Antonio Rinaldi è molto semplice, lineare e diretto. Egli riesce a parlare di un argomento tanto complesso in modo assolutamente accessibile e comprensibile, introducendo con cura ogni aspetto del discorso, di modo che la lettura risulti scorrevole e piacevole e che il lettore resti incuriosito e, allo stesso tempo, affascinato fino al termine di tutta la trattazione. Per questo, Leggere il silenzio è un libro per tutti coloro che fossero interessati a saperne di più sull’autismo e sugli approcci possibili per avvicinarsi a questo mondo tanto vario.
a cura della Dott.ssa Alice Fusella
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Numerosa l'affluenza all'evento, vario il target dei presenti in platea, dall'educatore, allo psicologo, ai docenti a semplici interessati all'argomento in questione, ovvero l'autismo ed in particolare l'approccio A.T.D.R.A. messo a punto dal Dott. Rinaldi.
Grazie alla attenta introduzione di Giorgio Gizi, coproprietario della libreria e alle mirate domande si è creato un' importante occasione di riflessione condivisa.
Dal libro alla filosofia dell'approccio A.T.D.R.A. al metodo e agli strumenti di intervento, Rinaldi è arrivato a descrivere oltre alla terapia in acqua (piscina), la Surf-Therapy ("Surfing Voice"), per la quale risulta essere pioniere in Italia e per certi versi a livello internazionale.
Sul finale è stata narrata l'esportazione di questa innovativa tecnica di intervento alle Isole Canarie (Tenerife), prima tappa di diffusione all'estero di Surfing Voice.
Presto partirà sul territorio romano un corso di formazione sul metodo A.T.D.R.A. al fine di rafforzare la rete di lavoro che vede già presenti nella città di Roma, alcuni operatori formati nell'approccio.
Di seguito l'intervista che Antonio Rinaldi ci ha gentilmente concesso.
Innanzitutto, una spiegazione sul titolo: cosa voleva intendere con l’espressione “Leggere il silenzio”?
Di primo istinto pensai ad un titolo come "ascoltare il silenzio", ma immediatamente pensai che non sarebbe stato veritiero o comunque completo. Il silenzio non va solo ascoltato ma anche compreso, così come si fa con una versione di latino, si legge pensando immediatamente al significato che nel globale riusciamo a carpire indipendentemente dai singoli significati delle parole.
Il silenzio è spesso pieno di significati sebbene lo si veda vuoto per la difficoltà di riconoscere i significanti.
Perché ha scelto di parlare dell’autismo? Si sente coinvolto, a livello professionale, da questo argomento?
Sono stato da sempre incuriosito dall'atipicità dell'essere autistico e durante i miei studi accademici oltre ai libri di testo di psicopatologia dello sviluppo iniziai a documentarmi con altri volumi sull'argomento sino ad elaborare una mia ipotesi di intervento legata all'utilizzo dell'elemento acqua.
Iniziando questo tipo di intervento nelle piscine della mia città iniziai a ricevere nel mio "studio liquido" sempre più bambini con tale patologia, sino ad arrivare ad occuparmi principalmente di tale ambito.
Come riesce a descrivere così accuratamente le caratteristiche dell’autismo, tanto da parlare di una iper-logicità e di una iper-sensibilità?
Come dicevo sopra, vivo da anni in diretto contatto con soggetti con tale particolarità e grazie ai tanti casi da me trattati e confrontando i miei risultati con studi sull'argomento ed esperienze altrui, posso con certezza parlare di iper-logica e iper-sensibilità come punti di forza di tali soggetti. Chiunque li viva al di là di una scrivania, non può che riconoscere questi loro aspetti.
Quanto può essere difficile relazionarsi con un bambino autistico?
In realtà può esser impossibile come semplicissimo a seconda di come ci poniamo per primi nel cercare la relazione con loro. Pretendere il loro plasmarsi ad un nostro modo di percepire, di comprendere la realtà, non è assolutamente la giusta via per creare un ponte relazionale e comunicativo con loro. Una capacità empatica e plastica è il presupposto di base per operare con soggetti autistici.
Secondo la sua esperienza, i genitori come reagiscono e come agiscono con un figlio con diagnosi di autismo?
In tale ambito di intervento ritengo sia fondamentale strutturare in parallelo al lavoro con il bambino, un altrettanto importante lavoro di ascolto e sostegno genitoriale.
Il metodo "a.t.d.r.a." da me ideato e strutturato in questi anni fonda il suo operare su questo doppio binario di intervento. dalla consegna della diagnosi risulta fondamentale dapprima accogliere, ascoltare ed accompagnare il genitore attraverso un percorso delicato quanto di enorme crescita personale, dai duri passaggi di sofferenza e rabbia ma anche di amore e riscoperta del proprio figlio.
In base a quanto da lei osservato, chi ha più difficoltà a capire e relazionarsi con un bambino autistico? Al contrario, chi arriva prima al suo mondo e può trovare più facilmente un canale comunicativo?
A mio parere troverà più difficoltà a capire e a relazionarsi con un bambino autistico chi per primo dimostrerà rigidità di pensiero e poca disponibilità ad andare oltre l'etichetta diagnostica che lo caratterizza.
Al contrario chi avrà voglia di scoprire, di ascoltare, di non ergersi in cattedra di fronte ad esso potrà godere di quel privilegio speciale del ricevere e del poter donare.
Come è arrivato ad adottare il trattamento integrato in acqua? Può spiegarci brevemente in cosa consiste e come può essere applicato?
Per mia personale esperienza il contatto con l'elemento acqua è stato costante della mia crescita.
Il trattamento in acqua secondo il metodo a.t.d.r.a.® (approccio terapeutico dinamico relazionale in acqua), da me creato e strutturato negli anni, è stato il punto di partenza del mio lavoro con soggetti affetti da disturbo dello sviluppo e tutt'oggi è il principale contesto nel quale conduciamo interventi. tale terapia sfrutta le peculiarità percettive, contenitive dell'elemento acqua, per operare in maniera integrata sulle chiusure relazionali e comunicative e sulle conseguenti difficoltà comportamentali dei bambini.
Questo tipo di intervento utilizza la relazione come principale strumento di cura e come la surf-therapy pone la motivazione e l'attivazione emotiva come motori del sistema dinamico che si innesca tra chi opera ed il bambino.
Ci sono indicazioni particolari per questo tipo di trattamento? Possono esserci delle controindicazioni, invece, per cui non sempre può essere messo in opera?
Elemento fondamentale del lavoro in acqua risulta esser il coinvolgimento genitoriale nel tipico ruolo di "feedback".
La piscina, così come ogni altro contesto nel quale si applica a.t.d.r.a. secondo il metodo stesso infatti risulta esser la placenta di un nuovo rapporto genitore-figlio, dove entrambi guidati dall'operatore che lavora con il piccolo, possano riscoprire se stessi e l'altro all'interno di quella diade che per natura appare di difficile consolidamento.
Indicazione particolare per questo tipo di intervento dunque riguarda l'alleanza con il genitore rispetto agli assiomi dell'operare.
Non esistono controindicazioni né soggetti per i quali tale terapia non sia indicata, in quanto ciò che caratterizza l'intervento è una personalizzazione del programma nelle modalità e nei fini di ogni sessione.
Quanto la sua esperienza ha influito nella stesura di questo libro? E quanto essa si è discostata ed ha arricchito i sempre più numerosi studi sullo spettro autistico?
Direi che la mia esperienza professionale ha influito totalmente sulla stesura del volume "leggere il silenzio". Sfogliarlo ancora oggi mi rimanda immediatamente a quella sensazione di speciale spettatore di grandi passi compiuti da questi bambini spesso poco riconosciuti nel loro meraviglioso potenziale umano e cognitivo.
A dir la verità leggo moltissimo sull'autismo e ogni tanto qua e là trovo analogie con il mio modo di vedere il disturbo e correlatamente gli interventi destinati ad esso, ma per la maggior parte dei casi, eccetto per i romanzi, la letteratura scientifica rimane per lo più ricalcante il quadro diagnostico che purtroppo schematizza il soggetto evidenziando i suoi limiti e le difficoltà ad essi correlate.
Nella stesura di questo volume come nei corsi di formazione sul metodo a.t.d.r.a. in particolar modo tengo a ribadire che un buon lavoro terapeutico deve vertere sui punti di forza del soggetto non sui suoi deficit affinché si possa innescare quel meraviglioso processo di apertura e rafforzamento di competenze ed abilità.
A chi si sente di rivolgere le indicazioni contenute nel suo libro?
Vorrebbe aggiungere qualche commento o considerazione finale?
Ringrazio voi per questa possibilità di raccontare ciò che vivo.
"Leggere il silenzio" inizialmente era molto più ampio, poi lo ridussi a neanche un centinaio di pagine, nonostante sia nel suo aspetto molto fine ha per me un enorme valore, per cui ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto le loro impressioni e anche chi non mi ha rimandato alcun feedback ma mi ha permesso di riposare su un comodino, di andare in vacanza in una valigia, di stare in compagnia di altri volumi in una grande libreria.
Dentro queste pagine c'è tanto di me, della mia vita, del mio cuore.
Grazie.
Rinaldi, pioniere della Surfing Therapy nel nostro paese, è il fondatore del progetto "SURFING VOICE", diretto ai bambini autistici e alle loro famiglie. Questa forma di intervento terapeutico si è poi estesa fino a curare o lenire forme di disagio, le più diverse (stati d’ansia, insicurezza cronica, disabilità post traumatiche, etc. ).
L’autismo negli ultimi anni sembra diffondersi in maniera iperbolica e con esso la correlata ricerca eziologica e di intervento.
Un’opportunità di riflessione, dalla analisi della stessa definizione di disturbo “pervasivo dello sviluppo”, passando per il concetto di diagnosi e di intervento, su un modo di essere, di “funzionare”, tipico dello spettro certificato, atipico rispetto alla norma, tanto affrontato nella letteratura scientifica, quanto dal pensiero comune dei libri e delle pellicole, ma forse non così diverso da una componente di ognuno di noi.
Riconoscere per curare, è il motto per poter intervenire con un bambino affetto da autismo, riuscire empaticamente a comprendere e scorgere un potenziale per lo più celato, per alimentarlo e coltivarlo, proponendo attività motivanti e diffondendo consapevolezza tra chi vive o lavora con il piccolo, primi tra tutti i genitori incatenati ed imprigionati dalla visione diagnostica del proprio figlio e per questo poco speranzosi e fiduciosi di ogni suo poter divenire.
Un libro sul sentire umano ma dagli spunti pratici su come poter insegnare nell’autismo, per come approcciarsi a lui, indipendentemente dall’attività o dal contesto contingente, solo riflettendo sul suo peculiare modo di leggere il mondo, gli altri, se stesso, nel silenzio.
Antonio Rinaldi nato a Livorno il 4/07/1978 è Psicologo esperto in autismo.
Ha messo a punto un trattamento terapeutico-educativo-riabilitativo ad approccio integrato, basato su un modello a valenza relazionale, in acqua (piscina e in mare sfruttando l’attività del surfing) caratterizzato dal fondamentale coinvolgimento genitoriale.
Venerdì 6 Febbraio 2015 alle ore 16,00, ANTONIO RINALDI presenta il volume Leggere il silenzio. Lavorare con i bambini autistici presso il Palazzo Appiani – Piombino (LI) nell’ambito del Convegno DIVERSA-MENTE Presentazione dell’approccio A.T.D.R.A. (Approccio Terapeutico Dinamico Relazionale in Acqua) un metodo sviluppato e messo appunto da Antonio Rinaldi per lavorare con l’autismo.
L’autismo negli ultimi anni sembra diffondersi in maniera iperbolica e con esso la correlata ricerca eziologica e di intervento.
Un’opportunità di riflessione, dalla analisi della stessa definizione di disturbo “pervasivo dello sviluppo”, passando per il concetto di diagnosi e di intervento, su un modo di essere, di “funzionare”, tipico dello spettro certificato, atipico rispetto alla norma, tanto affrontato nella letteratura scientifica, quanto dal pensiero comune dei libri e delle pellicole, ma forse non così diverso da una componente di ognuno di noi.
Riconoscere per curare, è il motto per poter intervenire con un bambino affetto da autismo, riuscire empaticamente a comprendere e scorgere un potenziale per lo più celato, per alimentarlo e coltivarlo, proponendo attività motivanti e diffondendo consapevolezza tra chi vive o lavora con il piccolo, primi tra tutti i genitori incatenati ed imprigionati dalla visione diagnostica del proprio figlio e per questo poco speranzosi e fiduciosi di ogni suo poter divenire.
Un libro sul sentire umano ma dagli spunti pratici su come poter insegnare nell’autismo, per come approcciarsi a lui, indipendentemente dall’attività o dal contesto contingente, solo riflettendo sul suo peculiare modo di leggere il mondo, gli altri, se stesso, nel silenzio.
Antonio Rinaldi nato a Livorno nel 1978 è Psicologo della Toscana, laureato presso l’Ateneo fiorentino, esperto in autismo.
Ha messo a punto un trattamento terapeutico-educativo-riabilitativo ad approccio integrato, basato su un modello a valenza relazionale, in acqua (piscina e in mare sfruttando l’attività del surfing) caratterizzato dal fondamentale coinvolgimento genitoriale.
Per quanto riguarda la sperimentazione ed i risultati terapeutici collabora assiduamente con l’Azienda Sanitaria Locale di Livorno condividendo i percorsi dei bambini.
Svolge privatamente la professione di consulente per i genitori in studio e formatore in ambito scolastico per docenti e di terapisti o semplice personale di riferimento nella vita dei bambini.
Si occupa inoltre, al di fuori dell’ambito autismo, di sostegno psicologico in studio rivestendo la classica e quotidiana funzione di psicologo nell’ascolto e nell’aiuto tramite colloqui individuali.
Associa al sostegno psicologico in studio anche un trattamento atipico in spiaggia, utilizzando il surf da onda al fine di poter offrire una concreta occasione di autostima, nell’affrontare le proprie emozioni relazionandosi all’elemento acqua in una situazione di grande scarico di tensione e produzione di forti sensazioni tipiche del vivere un’attività motivante ad alta carica emotiva.
Edizioni Psiconline prosegue nella sua mission di diffusione di cultura psicologica on&off line e pubblica in questi giorni un nuovo volume inserito nella Collana Strumenti, espressamente dedicata a chi opera professionalmente in campo psicologico: "Leggere il silenzio. Lavorare con i bambini autistici", scritto da Antonio Rinaldi, psicologo toscano che opera a Livorno ed è esperto in autismo.
L'autore ha infatti messo a punto un trattamento terapeutico-educativo-riabilitativo ad approccio integrato, basato su un modello a valenza relazionale, in acqua (piscina e in mare sfruttando l’attività del surfing) caratterizzato dal fondamentale coinvolgimento genitoriale.
L’autismo negli ultimi anni sembra diffondersi in maniera iperbolica e con esso la correlata ricerca eziologica e di intervento.
Un’opportunità di riflessione, dalla analisi della stessa definizione di disturbo “pervasivo dello sviluppo”, passando per il concetto di diagnosi e di intervento, su un modo di essere, di “funzionare”, tipico dello spettro certificato, atipico rispetto alla norma, tanto affrontato nella letteratura scientifica, quanto dal pensiero comune dei libri e delle pellicole, ma forse non così diverso da una componente di ognuno di noi.
Riconoscere per curare, é il motto per poter intervenire con un bambino affetto da autismo, riuscire empaticamente a comprendere e scorgere un potenziale per lo piú celato, per alimentarlo e coltivarlo, proponendo attività motivanti e diffondendo consapevolezza tra chi vive o lavora con il piccolo, primi tra tutti i genitori incatenati ed imprigionati dalla visione diagnostica del proprio figlio e per questo poco speranzosi e fiduciosi di ogni suo poter divenire.
Un libro sul sentire umano ma dagli spunti pratici su come poter insegnare nell’autismo, per come approcciarsi a lui, indipendentemente dall’attività o dal contesto contingente, solo riflettendo sul suo peculiare modo di leggere il mondo, gli altri, se stesso, nel silenzio.