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I blog di Edizioni Psiconline

Gli autori, le recensioni, le novità e le informazioni sulla nostra Casa Editrice
Redazione1

Secondo Open Day della Psicologia a Francavilla al Mare

Locandina II open day della PsicologiaridottaPer il secondo anno consecutivo torna l'Open Day della Psicologia a Francavilla al Mare.
Sabato 22 ottobre 2016 dalle ore 9.00 fino alle 16.30 presso il Mu.Mi. (Museo Michetti) in P.zza San Domenico 1, l'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo accoglierà il pubblico degli addetti ai lavori e non, per presentare le nuove frontiere della psicologia.
Una occasione unica per visitare, conoscere e vivere la Psicologia in Abruzzo.
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Redazione

Edizioni Psiconline all'OPEN DAY della Psicologia a Francavilla al Mare

open dayEdizioni Psiconline parteciperà all'OPEN DAY della Psicologia organizzato dall'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo con il Patrocinio del Comune di Francavilla al Mare, che si svolgerà a Francavilla al Mare il 10 ottobre 2015 presso il MuMi (Museo Michetti) in P.zza San Domenico 1, dalle ore 9.00.



Edizioni Psiconline interverrà alla manifestazione come partner, perché ha avviato una convenzione con l'Ordine degli Psicologi dell'Abruzzo con la finalità di favorire gli iscritti nell’acquisto di volumi pubblicati dalla casa editrice. L’accordo con l’Ordine degli Psicologi dell’Abruzzo prevede, in favore degli iscritti, l’acquisto di volumi pubblicati da Edizioni Psiconline con uno sconto pari al 35% del prezzo di copertina, per gli acquisti effettuati on line sui siti www.psychostore.net, la libreria online specializzata in psicologia e psicoterapia, e www.edizioni-psiconline.it.
In occasione dell'OPEN DAY sarà applicato lo sconto previsto dalla Convenzione anche sui volumi acquistati direttamente allo stand.

L'OPEN DAY è un’occasione unica per visitare, conoscere, vivere la Psicologia in Abruzzo.
La giornata è dedicata alla presentazione dei nuovi ambiti applicativi della psicologia.


Vi saranno numerosi spazi informativi all'interno della manifestazione, presso i quali sarà possibile soffermarsi e discutere:


Psicologia dello Sport
Psicologia dell’emergenza
Psicologia del Lavoro
Psicologia dell’invecchiamento
Psicoinfettivologia
Psiconeuroendocrinologia
Dipendenze da gioco
Disturbi dell’apprendimento
Violenza di genere
Maltrattamento infanzia e adolescenza
Psicologia e Genetica
Psicologia dell’Immigrazione.

Il Programma della manifestazione è il seguente:


9:00 Apertura dei lavori
9:30 - 12:00 Visita spazi informativi
12:00 - 12:30 Le modalità di registrazione al Co.Ge.A.P.S. per crediti ECM
12:30 - 13:00Condividere le angosce, le emozioni per ricominciare a vivere” progetto vincitore della Borsa di Studio CNOP, dott.ssa Mariagiovanna Di Vita.
13:00 - 14:00 Lunch
14:00 - 15:30 Visita spazi informativi
15:30 - 16:00 L’imprenditorialità giovanile in Psicologia, dott. Alessandro Cicconi
16:00 - 16:30 La Progettazione Europea: il link “Europa”
16:45 Chiusura dei lavori


L'appuntamento è per SABATO 10 OTTOBRE 2015 presso il Museo Michetti (MuMi) un'occasione unica, da non perdere!!!


open day mumi

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Redazione

Il Tarlo e la Quercia: grande successo a Siracusa

locandina presentazione il tarlo e la querciaVenerdì 17 aprile 2015  alle ore 18,30, con il patrocinio del Comune di Siracusa, si è svolta presso Palazzo Vermexio in Piazza Duomo a Siracusa la presentazione del libro “IL TARLO E LA QUERCIA. Strategie di cura del pedofilo” di Felicia Cataldi e Teresa Tringali, Edizioni Psiconline.




Nonostante vi fossero in contemporanea diverse iniziative culturali di richiamo, hanno partecipato più di cento persone e la sala era piena. L’evento è stato moderato dal Prof. Maurizio Guarneri, docente di Psichiatria dell’Università di Palermo e dell’Istituto di Psicoanalisi di Gruppo.

d01ce856ef4b4b7a41efeb776f6cee68Dopo i saluti dell’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Siracusa, è intervenuta l’Avv. Sofia Amoddio, Onorevole alla Camera dei Deputati, che ha sottolineato l’importanza del messaggio socio-politico del libro e ha raccontato con entusiasmo la sua visita al gruppo di detenuti protagonisti dell’esperienza riportata nel testo dalle autrici. Si è impegnata a sostenere l’iniziativa  dentro il carcere e fuori nelle varie istituzioni, per una continuità terapeutica.


Dopo l’intervento dell’Avv. Salvatore Bianca, Presidente della Camera Avvocati Tributaristi di Siracusa, che si è soffermato tra l’altro sull’esigenza di creare cultura intorno al tema della cura del pedofilo e sulle esigue risorse investite in tale campo, è stata la volta di Don Fortunato Di Noto, Presidente di Meter  Onlus a tutela dell’infanzia che da tanti anni, a livello nazionale, porta avanti una campagna di informazione e di contrasto alla pedofilia.


Successivamente il Prof. Maurizio Guarneri ha messo in evidenza il valore del libro in quanto, nella letteratura scientifica,  sono pochi  i lavori sulla terapia dei pedofili. Ha rimarcato la validità del metodo della terapia di gruppo come particolarmente indicato nel trattamento di questi pazienti e ha raccomandato il libro, come punto di riferimento, a tutti coloro che si approcciano al problema della pedofilia.


La Dott.ssa Paola Iacono, direttore dell’Unità di Neuropsichiatria infantile dell’ASP di Siracusa, ha rimarcato come sia stata emotivamente coinvolta in occasione di una sua visita in carcere al gruppo terapeutico e come abbia sostenuto ed incoraggiato le autrici nel loro lavoro di elaborazione del libro.


Infine, le autrici hanno concluso con alcune riflessioni relative alle strategie di cura del pedofilo, hanno trasmesso all’uditorio l’intensa partecipazione emotiva che ha accompagnato sia l’esperienza terapeutica sia il lavoro di elaborazione e di scrittura. Hanno inoltre sottolineato come la detenzione, attraverso il trattamento, possa aiutare i pedofili a prendere coscienza del loro disturbo e diventare occasione di cambiamento; il lavoro di gruppo come intervento di cura che di prevenzione.


d73d9e7a6520439e6a1dd987400ee9ccTra gli interventi, l’attrice Valentina Territo ha letto alcuni brani del libro particolarmente significativi, dando così un’idea del "racconto-testimonianza" e mettendo in contatto il pubblico con gli aspetti più intimi dei protagonisti del testo “IL TARLO E LA QUERCIA”.


L’evento ha avuto notevole successo, sia per l’interesse suscitato dal tema, sia perché i vari interventi  sono stati fatti da persone che più o meno direttamente hanno seguito le autrici nel loro percorso.


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/il-tarlo-e-la-quercia
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Dislessia oggi come affrontarla. Ne parliamo con lo Psicologo Sebastiano Lupo

COPERTINA LUPOLa dislessia evolutiva e i suoi trattamenti di Sebastiano Lupo nella Collana Strumenti è in libreria.
L’autore, in premessa, muove una critica serrata all’impianto della Legge 170/2010, sul riconoscimento dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento Scolastico) abbiamo allora intervistato Sebastiano Lupo per esaminare dettagliatamente il contenuto del suo nuovo e interessante testo sulla dislessia.

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Redazione

Scuola e psicologia: Intervento psicologico per la scuola di Annamaria Improta

intervento psicologico scuolaxsitoAnnamaria Improta, Psicologa Clinica di Comunità, Pedagogista, Spec. Psicoterapia e Insegnante è autrice di un nuovo ed originale testo, Intervento psicologico per la scuola e metodi narrativi. Strategie per la costruzione dell'intervento, da poche settimane in tutte le librerie, che propone una metodologia di intervento  per la risoluzione dei conflitti assolutamente innovativa.


IMPROTA1Il libro nasce con l’intento di suggerire vie e modalità per la risoluzione dei conflitti. L’autrice propone metodi operativi concreti, basati sulla conoscenza di sé per arrivare alla conoscenza e all’accettazione della diversità dell’altro.
Per conoscere meglio l'argomento trattato nel volume abbiamo intervistato l'autrice, che ha risposto alle nostre domande con molta chiarezza nell'intento di avvicinare il lettore a questo interessantissimo testo.

D. Ringraziamo la Dott.ssa Improta per la sua disponibilità, le chiediamo: Qual è lo scopo del suo libro?
R. L’idea era quella di individuare una “strategia operativa” per la risoluzione dei conflitti.  Il libro nasce infatti da un lavoro, da un’esplorazione sul campo: al centro i conflitti e la loro possibile soluzione nel mondo degli adolescenti. Naturalmente, trattandosi di una modalità operativa, di un modello, per così dire, può essere adattato a qualsiasi contesto educativo e/o comunitario, quindi a persone di età diversa, visto che parte da un vissuto del quale tutti hanno esperienza:  l’esplorazione dei propri ricordi e la conoscenza di sé … Per arrivare all’incontro con l’altro e all’accettazione delle differenze.
Il libro, quindi, ha una doppia “anima”: una psicologica, l’altra pedagogica.

 D. Ci spieghi
R. Ho cercato di fornire un approfondimento teorico sul mondo della scuola e sull’attuale organizzazione scolastica, a partire da un punto di vista privilegiato: sono una docente, infatti. Obiettivo: comprendere e interpretare il mandato sociale della formazione scolastica nella società complessa, per giungere alla definizione del più utile intervento psicologico nei contesti scolastici, definendone ‘qualità’ e caratteristiche calzanti. In questa prospettiva ho cercato di collegare l’utilizzo dei metodi narrativi - in un’ottica costruttivistica dell’intervento - alla più generale teoria dell’intervento psicologico nei sistemi complessi. La teoria della prassi che mi è sembrata  più utile - e che dunque ha guidato il mio fare operativo - è l’analisi della domanda, che mi ha consentito di costruire un intervento non aderendo alla “richiesta” di riportare alla “norma” un sistema disfunzionale, bensì attraverso la decodifica delle dinamiche emozionali che sono ‘dietro’, alla base della richiesta. Ho cercato quindi di “costruire” il cambiamento insieme agli insegnanti coinvolti e agli studenti, che sono diventati così  parte del processo di cambiamento e non solo “oggetto” dell’intervento. Tale strategia operativa mi ha dato occasione di  coniugare la teoria alla prassi, operando compiutamente anche attraverso il metodo ‘autobiografico’.

 

D. A quale pubblico si rivolge il suo lavoro?
R. Come ho detto prima, nel libro propongo una strategia di intervento per la risoluzione dei conflitti, tanto frequenti in età adolescenziale ma, proprio perché parte dal sé del soggetto-protagonista per arrivare all’incontro con l’altro,  tale modalità rappresenta quasi un passepartout nei sistemi e nei contesti comunitari più diversi. In questa prospettiva il libro è rivolto (e/o può essere utile) a tutti coloro che hanno a che fare con la delicata dimensione educativa e trasformativa, nella quale è coinvolta la relazione. Mi riferisco a Psicologi, Insegnanti, Pedagogisti, Educatori, Animatori Sociali, Mediatori, Operatori di cooperative educative e sociali, tutti possono trovare nel volume una lettura dei fenomeni scolastici e un’impostazione programmatica per realizzare un intervento psicologico di matrice costruttivistica. Al testo, infatti, sono allegate numerose schede operative, immediatamente utilizzabili, che forniscono al lettore strumenti operativi di rapida applicazione; le schede – di fatto – sostanziano un ‘modello’ per elaborare strumenti ‘ad hoc’ per il contesto in cui ci si trova a lavorare. A garantire la replicabilità dell'intervento psicologico proposto è la flessibilità: esso cambia  perché cambiano gli utenti e con loro e per loro di volta in volta si costruisce un intervento che non è mai dato. In qualsiasi caso, un intervento basato sulle metodologie analizzate e proposte non può mai essere, infatti, un intervento "calato dall'alto", ma si sviluppa step by step attraverso una ricerca – azione che parte da un'esperienza già realizzata e ‘rodata’. Tale impostazione conferisce al volume il pregio di presentare gli elementi caratterizzanti di una buona prassi  e ne garantisce la riproducibilità in contesti diversi, permettendo al lettore/consulente di realizzare interventi di integrazione “di qualità”. Il valore aggiunto del volume, insomma, è che offre al lettore, per la ricerca che ne è alla base, per la reale applicabilità e  per lo scenario ampio che fotografa, una sorta di ‘cassetta degli attrezzi’ per un preciso intervento, in tutte le sue fasi, e una possibile verifica dei risultati. In questo senso, può quindi essere utile anche a studenti e/o a professionisti in formazione che possono verificare come coniugare teoria e prassi.

D. La raggiunta autonomia della scuola ha davvero rappresentato un cambiamento positivo? O è possibile individuare anche aspetti negativi?
R. Io vedo la scuola come un’organizzazione di servizi in cui tutti gli attori perseguono obiettivi comuni. In questa prospettiva l’autonomia scolastica rappresenta una sfida: può essere una grande occasione, se riesce a garantire una nuova, effettiva partecipazione alle scelte da parte degli studenti, che sono posti  al centro del sistema, come detentori del diritto a una prestazione didattica aggiornata e attenta ai loro bisogni formativi. Se questa è la premessa, fa da contraltare un sistema formativo spesso elefantiaco, che si perde dietro adempimenti burocratici che rischiano di far perdere di vista il protagonista dell’intervento stesso: lo studente! Il paradosso è che nel sistema formativo italiano l’ancoraggio alla tradizione pedagogica, che dovrebbe fornire la griglia di lettura per analizzare le nuove emergenze educative, spesso diventa una gabbia, specchio di una società  obsoleta, per cui la scuola, che dovrebbe preparare le future generazioni, talvolta legge i cambiamenti sociali come fattori di destabilizzazione. Gli eventuali aspetti negativi dell’autonomia scolastica possono manifestarsi pertanto quando la scuola non ne coglie appieno le opportunità, irrigidendosi e/o proponendo un curricolo formativo depotenziato, semplificato che, lungi dal motivare gli studenti, li allontana ulteriormente. La sfida sta quindi nel proporre un modello educativo solido attraverso metodologie motivanti e aggiornate.

D. Si è anche ridefinita la missione pedagogica della scuola?
R. Con il mutare del contesto sociale la missione pedagogica della scuola va necessariamente adeguata alle nuove emergenze formative. Non si tratta però di inseguire mode e modelli che poco hanno a che fare con l’educazione, con l’alibi di garantire il diritto allo studio per tutti, quanto di permettere a ciascuno di sviluppare le proprie capacità e potenzialità personali, in un’ottica inclusiva.

D. Quindi?
R. Il punto è oggi nella riorganizzazione dei percorsi didattico-educativi, mi spiego  meglio:  non più obiettivi comuni per tutti ma obiettivi differenziati per i diversi studenti, in grado di valorizzare le differenze. Questo nodale passaggio è evidenziato nella prefazione del libro: il prof. Gritti sottolinea come dal punto di vista della teoria dei sistemi complessi, una buona funzione pedagogica dovrebbe affrancarsi da esiti ordinati o al contrario caotici, per porsi in equilibrio dinamico, affine  alla configurazione “sull’orlo del caos”: è questa la nuova mission della scuola, intesa come sistema complesso in continua  evoluzione.

IMPROTA2D. Ci spiega il significato di simbolizzazione affettiva e categorizzazione?
R. Simbolizzazione affettiva e categorizzazione sono due modalità per leggere il contesto. La simbolizzazione affettiva, inconscia, e quindi inconsapevole, è una lettura del contesto attraverso le emozioni, la categorizzazione, invece, legge la realtà attraverso la razionalità, la produttività. Il senso comune considera le emozioni dimensioni residuali, in aggiunta al pensiero razionale, per cui considera il comportamento ad appannaggio del pensiero e della razionalità. Le simbolizzazioni affettive condivise entro il contesto vengono definite in letteratura collusione  sulla quale si fondano le rappresentazioni che hanno della scuola gli alunni, le famiglie, i docenti, ma anche quelle di tutti quegli interlocutori “meno diretti” che con la Scuola hanno comunque a che fare: dai cittadini alle aziende sanitarie, ai servizi del Comune, etc. Sulla collusione è quindi organizzata quella che definiamo cultura locale,  in riferimento a tali emozioni condivise, che orientano la relazione e portano il soggetto ad agire inconsapevolmente in un determinato modo.
Secondo l’approccio proposto nel mio lavoro, tuttavia, le emozioni non rappresentano perciò una dimensione residuale bensì sono fondanti la relazione insieme alla categorizzazione. Tale concezione impone una revisione nella lettura dell’organizzazione che non può essere un  processo esclusivamente basato sulla razionalità. Simbolizzazione affettiva e categorizzazione sono, dunque, due modalità inscindibili di costruzione della realtà: emozione e razionalità rappresentano due facce di una stessa medaglia.

D. E ci può dire di più sul ruolo dell’intervento psicologico in ambito scolastico e sul ruolo della relazione?
R. Se, come dicevamo, la relazione si fonda sulla simbolizzazione affettiva e sulla categorizzazione, le emozioni sono contemplate in qualsiasi intervento che voglia porsi come trasformativo. Nella prassi più generale, quando ci si rivolge ad uno psicologo a scuola le motivazioni che sottendono la richiesta sono per lo più di natura reattiva: il prototipo è la richiesta di intervento sul caso individuale per cui la scuola chiede allo psicologo di occuparsi del bambino o del ragazzo “problematico”, sulla base del presupposto che tale “problematicità” vada ascritta a variabili “psicologiche”, separate rispetto a quelle proprie del setting insegnamento-apprendimento. In questo quadro l’intervento richiesto allo psicologo è un intervento di tipo “ortopedico”, il cui obiettivo è riportare ad hortos, cioè alla normalità, un comportamento giudicato inadeguato. Tale tipo di richiesta tende a bypassare l’emozionalità di cui è intriso il contesto, per fondarsi esclusivamente sul presupposto della razionalità, giacché l’emozione è vissuta come deviazione dalla norma. Lo psicologo, secondo il modello proposto nel volume, evitando di rimanere intrappolato nella logica collusiva di aderire ad una richiesta che bypassa l’emozionalità, deve analizzare la domanda, ponendosi come consulente all’interno di un processo in cui promuove/sostiene/contribuisce ad aiutare il cliente (docente e/o studente)  ad uscire  dalla condizione di crisi di decisionalità, che si è innescata quando gli schemi di funzionamento fino ad allora funzionanti sono falliti. Anche perché, quando ci si rivolge ad uno psicologo è perché uno studente ha messo in crisi un sistema altrimenti funzionante; tuttavia va considerato che se la scuola non si organizza, il rischio è che lo studente  esca dal circuito educativo senza riuscire a utilizzare questa risorsa per il suo sviluppo. Spesso, infatti, la scuola ha difficoltà ad effettuare una presa in carico adeguata, per cui si genera una dinamica circolare per cui l’ambiente, anziché sviluppare risorse, si costituisce quale specchio rifrangente delle difficoltà dell’alunno.

D. Ed ora, se è d’accordo, ci spieghi i concetti di assimilazione e accomodamento.
R. Se abbiamo detto che l’intervento psicologico viene richiesto nei casi in cui l’attore (insegnante, genitore, studente, etc…) si trova in una situazione di crisi di decisionalità, l’intervento dello psicologo dovrà essere volto a promuovere la sua capacità decisionale attraverso una nuova lettura del contesto, partendo dai presupposti che orientano la sua azione. Di fronte ad una situazione in cui l’attore si trova in crisi di decisionalità, egli potrà interpretare tale contesto in modi differenti, rientranti tutti nei modelli generali di “assimilazione” ed “accomodamento”. La funzione di assimilazione è adeguata a sostenere l’invarianza, la prevedibilità e la riproduzione organizzativa. La funzione di accomodamento, invece, è quella per cui un’organizzazione è in grado di trattare la variabilità ambientale ed adeguarsi a essa.
In altri termini, se il modello adottato è uno, allora la strategia d’uscita dalla crisi di decisionalità sarà l’assimilazione; se il modello è l’altro, la strategia sarà l’accomodamento.
Il modello fondato sull’assimilazione postula che il modello organizzativo che guida l’attore sia in sé adeguato. Da qui la ricerca di strumenti (informazioni, norme, strumenti operativi, tecniche...) che permettano di portare sotto controllo le fonti esterne di crisi. In definitiva, questo approccio non ritiene necessario procedere ad una revisione del modello organizzativo; per certi versi, al contrario, protende per un suo consolidamento e una sua eventuale espansione attraverso l’acquisizione di nuovi strumenti che permettano l’applicazione ai nuovi eventi ambientali (le fonti esterne di crisi).
Nel modello fondato sull’accomodamento per il soggetto la crisi di decisionalità  è la conseguenza dell’inadeguatezza del modello organizzativo utilizzato. Quando la crisi è interpretata nei termini del secondo modello, la soluzione è evidentemente ricercata nella revisione del modello organizzativo proprio dell’attore, piuttosto che nella ricerca di nuovi strumenti.

D. Dottoressa, ci può dettagliare, ovviamente in breve, il metodo narrativo-autobiografico, la necessità del racconto autobiografico e i contesti applicativi del metodo autobiografico?
R. La tesi alla base del mio lavoro va proprio in questa direzione, attraverso il coinvolgimento degli studenti in relazione a ciò che conoscono di più: la propria storia personale. La narrazione di sé è data dal bisogno di farsi sentire, di essere accettati e capiti. L’approccio autobiografico in educazione si fonda sulla possibilità di autoformarsi, attraverso un lavoro interiore legato alla rivisitazione e alla narrazione delle proprie esperienze remote, recenti e attuali. La formazione di sé deriva dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza (di sé, degli altri, del mondo) e dalla possibilità di prospettare opportunità di scelte di cambiamento per la propria vita, alla luce di una nuova visione e di una diversa disposizione d’animo. Sin dai primi anni di vita l’individuo tende a raccontare quello che gli accade, cercando di riportarlo a ciò che è già noto, che è culturalmente condiviso. In questo modo, la narrazione diventa lo strumento di costruzione e conoscenza del mondo e nel contempo del proprio sé. Esiste quindi uno stretto legame tra il pensiero narrativo e lo sviluppo dell’identità, in quanto la narrazione si pone come strumento di mediazione tra il sé e la realtà esterna.

D. Ci faccia capire meglio.
R. Ogni narrazione non è solo “storia personale”, percorso puramente interiore, ma “storia di interazioni”. Ogni soggetto, nel momento in cui racconta la propria storia personale, conferisce significato alle sue azioni, modificando e ricostruendo la propria identità operando, contemporaneamente, una ‘co-costruzione’ della realtà circostante. Questo processo di co-costruzione di significati è la base di ciò che chiamiamo cultura. In questa prospettiva, l’aula diventa quindi il luogo in cui si realizza un intreccio di linguaggi, e diventa l’occasione, il luogo in cui rappresentare e affrontare quella frammentazione, quella divisione dei saperi spesso incomprensibile per gli alunni. L’approccio autobiografico, inoltre, connette la dimensione cognitiva-razionale con quella emotivo-affettiva: dedicare del tempo, infatti, ri-pensarsi e narrarsi è anche un modo per prendersi cura di sé. Né va dimenticata la componente di impegno legata al processo di crescita, in cui la memoria personale porta ad una rinnovata autoprogettualità.
In questa prospettiva, passato presente e futuro acquisiscono nuovi significati in relazione ad una maggiore consapevolezza. Nel narrarsi esistono, dunque, i fattori mutativi di ogni psicoterapia: la trasformazione del comprendere, del sentire attraverso l’interpretazione dell’esperienza emozionale.
Proprio per la trasversalità dell’oggetto della narrazione, la propria storia, l’approccio autobiografico ha un’ampia applicabilità nei contesti più disparati: aziendali e professionali;  socio educativi e orientativi;  territoriali e locali; scolastici e universitari. Inoltre, anche le età dei destinatari può essere varia, un po’ come quando sui giochi di società c’è l’indicazione “da 3 a 99 anni”. Proprio per questo i destinatari della formazione autobiografica possono essere sia gli operatori educativi (formatori, educatori, animatori, orientatori, insegnanti, psicologi) sia gli utenti finali dell’azione educativa (manager, stranieri, anziani, disabili e alunni).

 

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Redazione

"Il Tarlo e la Quercia. Strategie di cura del pedofilo" di F. Cataldi e T. Tringali in libreria dal 12 marzo

copertina_il_tarlo_e_la_quercia_v002-sitoIl Tarlo e la Quercia. Strategie di cura del pedofilo, dal 12 marzo in libreria e online, è il nuovo libro di Teresa Tringali e Felicia Cataldi, nella collana Ricerche e Contributi in Psicologia e si cala nella profondità più celata ed oscura del pedofilo rispondendo all’interrogativo più grande che la collettività si pone di fronte a comportamenti così spregevoli, ovvero cosa possa spingere un adulto a provare interesse sessuale nei confronti di un minore.



Il libro nasce da un’esperienza concreta, è infatti il frutto di un lavoro conoscitivo e terapeutico con gruppi di detenuti autori di reati sessuali contro minori, in corso ormai da cinque anni, presso la Casa Circondariale di Siracusa, ed ha l’obiettivo, rivolgendosi a tutti e quindi non solo al lettore professionalmente interessato a questa tematica, di affrontare ed analizzare in modo innovativo, una delle più controverse e spinose problematiche che l’umanità si è trovata a fronteggiare: la pedofilia.


Esso vuole divulgare la grande quantità di dati raccolti, che mettono in luce significative costanti collegabili al fenomeno della pedofilia, testimoniare la reale possibilità di una trasformazione dei meccanismi mentali, tipici dello stile di pensiero del pedofilo e, quindi, incoraggiare la riflessione sulla necessità di un trattamento che, pur senza la pretesa di rappresentare una soluzione unica al problema, può certamente incidere su questa forma di devianza sessuale, attenuando l’alto rischio di recidiva ad essa connesso.
Inoltre, la descrizione dettagliata del processo nel suo divenire può fornire al lettore una chiave per la comprensione, sul piano psicologico, di una devianza tanto diffusa e stratificata nelle varie classi sociali, quanto sommersa ed oscura.


Nella sua prefazione al testo Don Fortunato Di Noto presidente di Meter onlus a tutela dell'infanzia definisce la pedofilia: "...un fenomeno ad alto impatto emotivo,
che ingenera notevole allarme sociale. Essa suscita diverse e contrastanti emozioni che vanno dall’incredulità all’indignazione, alla paura, al ribrezzo verso gli autori di tale forma di perversione e di violenza sessuale, e, attraverso lo stigma,
determina la rimozione dalla coscienza collettiva di una problematica
così angosciante, complessa ed articolata. Tuttavia - prosegue -
in un approccio globale di prevenzione e protezione delle vittime, oltre alla cura ed al trattamento del minore, occorre intervenire, parallelamente, sull'abusante e sulla relazione deviante che lo lega alla “vittima”, caratterizzata e sostenuta da un flusso inarrestabile di impulsi, fantasie e pensieri, orientati ad avere contatti sessuali con bambini. Solo ed esclusivamente attraverso un trattamento specifico, che bersagli gli schemi di pensiero disfunzionali, i meccanismi che preservano l’abusante dalla percezione della distruttività dei propri impulsi perversi, è possibile diminuire il rischio di reiterazione dei comportamenti di abuso"


Le autriciPerché Il tarlo e la quercia? Il pedofilo rimanda all’immagine della quercia, albero dalla struttura nodosa, pesante e dura, per la corazza impenetrabile che si è costruito nel tempo. Le sue fantasie devianti sul minore, il desiderio martellante di sopraffazione, richiamano l’azione corrosiva del tarlo. Ma attraverso la terapia un nuovo tarlo si insinua: il rimorso, la vergogna, l’immedesimazione nell’altro, la coscienza.
Il libro è la descrizione di un processo di cambiamento, attraverso la riflessione retrospettiva dei suoi protagonisti. Questi, divenuti consapevoli della loro devianza e del bisogno di aiuto, si sono messi a nudo, hanno scavato nella loro interiorità, per comprendere e far comprendere i propri meccanismi mentali, a vantaggio della ricerca e della possibilità di cura.


"Le autrici descrivono con precisione un’esperienza terapeutica di un gruppo di pedofili all’interno del carcere di Siracusa, dimostrando come la detenzione possa essere, oltre che un periodo di espiazione, un’occasione per questi soggetti di confrontarsi con il proprio problema e cercare di risolverlo in modo da tornare in società e non ripetere il comportamento perverso. Le autrici espongono con passione e impegno le varie fasi del percorso terapeutico e, a seguito di una profonda riflessione ed elaborazione, mettono a punto un metodo di lavoro, un modello di trattamento che, in quanto tale, può essere comunicato, trasmesso e riproposto in altri contesti"
Prof. Maurizio Guarneri Psicoanalista Spi, Docente dell’Istituto di Psicoanalisi di Gruppo di Palermo


"Il tarlo e la quercia racconta, in maniera originale e fedele,
i vissuti di persone che, attraverso un percorso di terapia di
gruppo, affrontano la difficoltà di uscire dal tunnel della devianza
sessuale. L’aver mantenuto intatto, genuino, il racconto
dei protagonisti, rende questo testo un piccolo gioiello di
testimonianza; attraverso la compenetrazione nei passaggi più
signifi cativi, cogliamo appieno il percorso di cambiamento affrontato
dai protagonisti, una via crucis di redenzione che li
porta a chiedere a gran voce aiuto anche al termine dell’esperienza
carceraria."
Dottoressa Paola Iacono Direttore F.F.N.P.I.A. ASP Siracusa


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http://issuu.com/edizionipsiconline/docs/il-tarlo-e-la-quercia/1
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Redazione

Leggere fa bene alla mente. E all’anima.

Leggere fa bene alla mente. E all’anima. E’ per questo motivo che Edizioni Psiconline ha deciso di sostenere l’iniziativa di alcuni psicologi dell’A.O. Ospedali dei Colli di Napoli


Leggere fa bene alla mente. E all’anima. E’ per questo motivo che Edizioni Psiconline ha deciso di sostenere l’iniziativa di alcuni psicologi dell’A.O. Ospedali dei Colli di Napoli, che hanno messo a disposizione dei pazienti dell’ospedale, dei loro parenti e degli operatori, una piccola ma fornita libreria, dando nuova vita a libri che altrimenti resterebbero sugli scaffali impolverati delle abitazioni.

Il Progetto, dal nome LIBrus Infettano Ospedali, è nato dalla collaborazione del dottor Alberto Vito, responsabile dell’Unità di Psicologia Clinica, e l’associazione di volontariato Compagni di Viaggio, e si ispira al noto gioco del BookCrossing: adattando quest’ultimo al contesto ospedaliero, dei volontari incontrano periodicamente i degenti nei vari reparti dell’ospedale e donano loro dei libri. A lettura finita il libro ritorna sulla libreria, in modo che possa continuare a girare tra i reparti ed arrivare tra le mani di un altro paziente.



Donare un libro, oltre a fornire un prezioso supporto per combattere la noia e riempire i momenti vuoti della giornata, è un atto significativo anche a livello simbolico: l’ammalato sente infatti che c’è qualcuno che lo ascolta, che si prende cura degli aspetti non visti della sua condizione e di quei bisogni che spesso in ospedale non hanno un luogo in cui poter essere espressi.

Il Progetto resta in piedi grazie a tutte le persone che donano i loro libri all’ospedale e Psiconline ha deciso di sostenerlo con la donazione di ben 50 volumi del proprio Catalogo. Un impegno importante ma gioioso da parte di una Casa Editrice che vuole essere dalla parte della gente.

Per inviare uno o più libri e per maggiori informazioni è possibile visitare la pagina Facebook “LIBrus Infettano Ospedali - Il BookCrossing in corsia”.

Andrea Cappabianca
Psicologo tirocinante presso
U.O.S.D. Psicologia Clinica
A.O. Ospedali dei Colli

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Redazione

Perchè nasce un libro come "L'amore ai tempi del Genoma".

Ancora pagine da leggere tratte dai nostri libri di successo!
Questa volta vogliamo mettere a disposizione dei nostri affezionati lettori l'indice e la prefazione del volume di Stefano Iacone e Ludovico Verde "L'amore ai tempi del Genoma. Una prospettiva evoluzionistica".

La sociologa Francesca Della Ratta Rinaldi, Ricercatrice dell'ISTAT, illustra in poche pagine (ma decisamente intense) i motivi che hanno spinto i due psicologi e psicoterapeuti napoletani ad avventurarsi nel mondo dell'amore, della sessualità e della vita di coppia e perchè lo hanno fatto partendo da un punto di vista così particolare.
E' una lettura veloce che vi consigliamo decisamente per riuscire ad entrare direttamente nelle profondità del volume.

 

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Ovviamente saremmo felici di leggere i vostri commenti così da poter, ancora una volta, riuscire ad indirizzare il nostro lavoro sulla base dei suggerimenti che ci vengono dal nostro pubblico, così appassionato e partecipe.
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Redazione

Anoressia Rabbiosa

Disponibile da oggi nelle librerie italiane il nuovo volume di Luciano Peirone ed Elena Gerardi "ANORESSIA RABBIOSA. La ribellione muta e i sentimenti repressi".

Anoressia Rabbiosa
Anoressia Rabbiosa


Edizioni Psiconline affronta ancora una volta uno dei temi più scottanti dell'analisi psicologica e al tempo stesso una delle emergenze della società contemporanea.

Nel libro i due autori condividono la propria esperienza professionale e le conoscenze didattiche della tematica, affrontando un aspetto forse troppo spesso dimenticato. La Rabbia nell'anoressico, infatti, è forse alla base dell'insuccesso di molte terapie. Quella calma apparente di chi rifiuta il cibo non deve trarre in inganno. Nelle 240 pagine del saggio ci sono tante informazioni, indirizzi terapeutici e quant'altro possa incuriosire sulla materia.

Non perdetelo!
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Redazione

Presentazione “Giovani uguali e diversi, il lavoro degli psicologi con gli adolescenti disabili”

La copertina del volume
Giovani uguali e diversi, il lavoro degli psicologi con gli adolescenti disabili


Diversamente abili e vita di ogni giorno. Fatiche e stati d'animo di tante giovani vite, con le loro famiglie e nella società, raccontate dal libro "Giovani Uguali e diversi: il lavoro degli psicologi con gli adolescenti  disabili", di Leonardo Angelini e Deliana Bertani, 320 pagine, 30 euro, pubblicato da Edizioni Psiconline nella collana 'Strumenti'. Il volume, scritto dai due psicologi e psicoterapeuti per anni attivi nel Centro di Igiene Mentale, Cim, di Reggio Emilia, viene presentato dagli autori mercoledì 29 settembre presso la sede della Sipre, Società italiana di psicoanalisi della relazione, ore 20.30, in Strada Repubblica, n°61, a Parma.

Nel testo il lettore viaggia sulle linee di un lungo percorso, che gli autori hanno avuto modo di compiere a partire dagli inizi degli anni '70, quando venne chiuso il De Sanctis, reparto infantile del manicomio di Reggio Emilia, e iniziarono a lavorare per il  “gruppo infanzia” del Centro d’Igiene Mentale nell'inserimento dei bambini e dei ragazzi in esso ricoverati, all’interno delle scuole e delle allora nascenti strutture intermedie.

Vennero in contatto con i disabili e i “matti”, fino ad allora reclusi nei vari gironi dell’esclusione e ne nacque la necessità di riflettere sulle loro identità sociali e sugli stati d'animo, loro ma anche delle famiglie a cui appartenevano. Ne sono derivate analisi e riflessioni, tra le altre, sull'adolescenza nei disabili e sulla situazione di lutto e di melanconia in cui si trovavano improvvisamente a vivere le famiglie. Stati d'animo, questi ultimi, che si riproducevano dolorosamente nel passaggio del disabile da una fascia di età ad un’altra, e soprattutto, in adolescenza, a cavallo della crisi puberale e dopo l’uscita dall’obbligo scolastico.

Uno dei punti di forza di questa esperienza è stata l’alleanza fra servizi psichiatrici e psicologici dell’età evolutiva, scuola e centri di formazione professionale che, dopo un problematico momento iniziale, cominciarono ad accogliere i disabili in età evolutiva, seguendoli nelle diverse fasi della crescita, con un coinvolgimento proficuo di esperti e operatori. Ne sono nate esperienze e spunti di lavoro, che i due autori inseriscono nel libro, interessante strumento di intervento sulle dinamiche associate alla disabilità.

Il testo si compone di cinque sezioni:
- Gli adolescenti disabili, le loro famiglie e noi
- Lavorare con i disabili
- L’adolescente disabile dal gioco al lavoro
- Gli adolescenti disabili ed i servizi
- Strumenti di lavoro

Gli autori sono a disposizione dei giornalisti che volessero approfondire le tematiche trattate nel testo.

Scheda del libro on line
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