La presentazione sarà lo spunto per una discussione sulle coppie ai nostri giorni e sul cambiamento del concetto di famiglia, evolutosi rispetto alla cosiddetta 'famiglia tradizionale'.
L'evento è organizzato in collaborazione con Arci Libero SpazioStay Human di Ascoli Piceno.
Partendo da come ci rappresentiamo le nostre relazioni di attaccamento e di come queste ci orientano nella scelta dell’altro, cos’è che oggi ci tiene uniti, cos’è che trascende tale legge e giustifica e legittima l’esistenza di un legame relazionale duraturo e autentico nel tempo? Proverò ad esplorare, come si sono trasformati i codici di rappresentazione soggettivi e sociali della struttura socio-relazionale della coppia post-moderna ripercorrendo le difficoltà, i piaceri, il loro tortuoso lega-me mettendo insieme storia ed esperienza clinica.
Lo studio degli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia implica inevitabilmente la valutazione di molteplici dimensioni e sistemi motivazionali che, interagendo tra loro, creano complesse combinazioni. La famiglia nucleare va in crisi e si apre verso nuove forme di socialità allargata: questo non vuol dire per forza dissoluzione della famiglia, ma l’esigenza di strutture famigliari più forti in grado di andare oltre il modello famigliare.
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Noi tutti ci innamoriamo, o siamo destinati a innamorarci, di una bellezza che in realtà non esiste e che nessuna persona al mondo può possedere, né esteriormente né interiormente.
Il partner ideale che abbiamo in mente è dunque una persona che non esiste. È un’utopia.
Dal presente studio emergono due dati sorprendenti:
Il primo dato consiste nel fatto che questa bellissima e unica immagine, che cerchiamo inutilmente in tutti i nostri potenziali partner, nasce dunque con noi. Non ce la danno i nostri genitori (come afferma Freud) né la nostra cultura. Bensì è fondamentalmente innata. Si tratta di una misteriosa “in-formazione” genetica che ognuno di noi
si ritrova già scritta nel dna, suo malgrado, alla nascita e che influenza tutta la nostra visione del mondo. Ogni informazione ha un mittente e un destinatario: il destinatario
siamo noi e il mondo, il mittente non lo conosciamo ma sappiamo che esiste e non appartiene a questo mondo (quello visibile).
Il secondo dato, ancora più eclatante, consiste nel fatto che questa bellissima e unica immagine, questa misteriosa in-formazione genetica che ci viene da chissà dove, somiglia
alla persona stessa. È come dire che questa immagineinformazione inconscia risulta essere la bellissima copia di sé (visto che nessuno è perfetto).
Si tratta di un’immagine mentale idealizzata che inconsciamente cerchiamo negli altri e in noi stessi, sia nell’aspetto, sia a livello interiore, un’immagine-informazione fatta di vedute, di qualità, anche queste completamente idealizzate.
Tutta la nostra psiche è abitata da figure strane e contraddittorie. I cosiddetti archetipi. Uno di questi archetipi (il più “bello” e intrigante) è appunto questa idea straordinaria del mondo che ci suggerisce di volta in volta chi può essere il nostro partner.
Conoscere le radici nascoste dell’innamoramento è importante per: poter “prevenire” le cocenti e talvolta infauste delusioni d’amore, ovvero evitare angosciosi pentimenti da cui non si può tornare indietro; poter vivere il più intensamente possibile e apprezzare il rapporto di coppia; non attribuire sempre e comunque al proprio partner (ma anche a se stessi) la responsabilità di un’eventuale rottura della storia d’amore e covare di conseguenza sentimenti di odio che, a ben vedere, non hanno motivo di esserci.
Il libro si rivolge a tutti per far sì che nella dimensione coppia esistano gli ingredienti di base e la volontà reciproca per un duraturo rapporto.
Una serata piacevolissima, i relatori Virginia Maloni e Massimo Piscitelli dopo l'introduzione e l'esposizione del contenuto del libro hanno dato vita ad un acceso dibattito in cui il pubblico, vivace, attento, interessato è stato il vero protagonista.
Il tempo a disposizione non è stato sufficiente, perché gli interventi sono stati molto numerosi, i temi trattati: la relazione di coppia, l'evoluzione del rapporto di coppia nel tempo, come è cambiato oggi il rapporto di coppia, i problemi che sorgono nella relazione, sono molto sentiti e gli intervenuti avevano molte curiosità in merito.
Un estratto del dibattito è riportato nella intervista che di seguito pubblichiamo e che Virginia Maloni ci ha gentilmente concesso.
Lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione, ha portato ad una modificazione nelle relazioni sociali, quindi dei legame. Considerata la sua esperienza di psicoterapeuta, tutto questo, quanto influisce nella sfera psicopatologica?
La comunicazione collettiva è sorretta oggi da nuovi strumenti, che permettono di oltrepassare le barriere e i vincoli di tempo e di spazio e, fra i nuovi modi di comunicare, la rete telematica internazionale è indubbiamente uno dei mezzi che offre maggiori opportunità. La presenza delle “new technologies” diventa così parte costitutiva delle attività quotidiane degli adulti e degli adolescenti. L’utilizzo quotidiano di queste tecnologie modifica fortemente le interazioni educative attraverso le quali i membri della famiglia decidono, patteggiano e identificano direttive, regole, ruoli, identità e valori morali comuni. Ognuno di noi trova nella rete nuove opportunità di scambio interattivo che ci permette ogni volta di sperimentare noi stessi. I cambiamenti dei mezzi di comunicazione non dipendono solo dallo sviluppo delle nuove tecnologie ma anche dalle metamorfosi sociali che stanno avvenendo all’interno della famiglia.
Facciamo un esempio: il computer non solo è utile per moltissime cose ma psicologicamente ci aiuta a governare lo spazio di comunicazione e relazione con gli altri. Attraverso il pc precisamente, ci si può avvicinare o allontanare dagli altri, proteggendosi dai rischi dell’impatto emotivo diretto, trovando una risposta alle proprie insicurezze relazionali, ma può nello stesso tempo tenere vicine e presenti le persone a cui si è legati affettivamente, gestendo l’ansia da separazione e la lontananza.
Costruiamo la nostra Personalità giorno per giorno, attraverso l’incessante processo esistenziale e di autoformazione che utilizza interazioni face to face e interazioni sociali che utilizzano i nuovi mezzi di comunicazione attraverso i quali plasmiamo il nostro Io, i nostri processi cognitivi ed emotivi. Questa concatenazione tra reale e virtuale trasferisce su un terreno inedito sia le relazioni sociali che la formazione della struttura di personalità tanto che si sta sviluppando un ambito di studio nuovo che analizza la psicopatologia dei mondi virtuali.
La donna del mondo moderno sente il peso della responsabilità di questo cambiamento dei legami, secondo lei, in base alla sua esperienza di clinica, quanto pesa su di essa il triplice ruolo di madre, compagna e donna lavoratrice?
Risponderei ponendomi delle domande e osservazioni. Chi erano le donne di ieri? E come gli avvenimenti storici le hanno trasformate?
La post-modernità ha portato e ancora porta dei cambiamenti che riusciamo solo ad attingere ma non ben a definire. Ma una invariante di cui possiamo parlare perché osserviamo ogni giorno è la possibilità di essere e di esistere in più ruoli indefiniti. Cosa vuol dire? Oggi scrutiamo tanti modelli di riferimento femminili, ad esempio ballerine che diventano giornaliste, giornaliste che diventano ballerine, donne politiche che diventano opinioniste, giovani donne difficili che uccidono per gelosia, minorenni che osteggiano ad essere donne che conducono una vita di lusso, e cosi via.
E poi ci sono le donne casalinghe, lavoratrici, laureate precarie, specializzate senza un incarico, madri, mogli, figlie, sorelle dal multi ruolo. Queste donne sembrano sempre meno essere dei personaggi principali in questa società, spettatrici di un mondo che non dà spazio alle capacità. La società odierna sottolinea molto la seduzione del mondo femminile che tende a mettere da parte tutti gli altri attributivi cui la donna dispone e che nel passato ha permesso la conservazione delle famiglie e dei ruoli maschile e femminile. Nella post-modernità c’è l’esasperazione ed il desiderio di esistere, di avere potere e dimostrare sempre di più, ancora di più, per equilibrare una bellezza fisica, che ora, più di una volta, è ricercata, inseguita, ottenuta e abusata. Quindi oggi le donne risentono di tutto questo e combattono ogni giorno per poter manifestare le proprie potenzialità umane e professionali. Alcune donne sono stanche e si sentono inadeguate, inadatte, inopportune sviluppando vissuti di ansia, angosce, dubbi. E si sentono sole, perché non sempre comprese dai compagni, colleghi, amici.
Lei scrive “La coppia post- moderna ha paura di morire appena si mette in piedi”. Come mai non si riesce ad arrivare alla fase “post-moderna”?
Le rispondo con una frase di Bauman: "Le emozioni passano i sentimenti vanno coltivati". Oggi siamo alla ricerca del sentire, abbiamo poca pazienza e quindi sappiamo che un legame di coppia richiede sacrificio. Questo alimenta paure ed insicurezze che ci portano a non voler rischiare.
L’essere cresciuti acquisendo un background culturale differente da quello che oggi, la società è, quanto influisce nel disorientamento dell’individuo?
La realtà odierna, adattata alla fenomenologia della Rete, sembra assumere confini sempre più labili ed evanescenti consentendo all’identità di sganciarsi momentaneamente dalla propria stabilità per esprimersi in molteplici Sé. È vero che ognuno di noi, ogni giorno, riveste più ruoli in circostanze diverse (professionali in ambito lavorativo, più
leggeri con gli amici, emotivamente più vicini nelle relazioni più strette) ma il problema nasce nel web, quando, nell’esperire fugacemente diversi Sé, si corre il rischio che la nostra identità possa subire un’alterazione e che possa quindi svincolarsi da un piano di realtà. A volte la frequentazione sui social ha come intenzione invisibile quella di compensare il vuoto di relazioni sociali vissute come insufficienti. L’individuo disorientato è un individuo
che sta vivendo virtualmente un’identità che ha sempre desiderato ma che si allontana sempre più da quello che è nella realtà.
Qual è il messaggio per i suoi lettori?
Ognuno di noi ha delle paure, dei desideri positivi e anche negativi, condizionati dalla nostra storia e dai nostri tabù. Oggi la società ci richiede di essere più forti, più tolleranti alle frustrazioni e questo comporta che dobbiamo sforzarci di comunicare maggiormente le nostre paure ed esorcizzarle affrontandole. Essere se stessi è difficile, a volte inaccettabile, altre volte coperto da un’identità che funziona di più della mia. Dobbiamo ri-acquisire la forza di esistere, coltivare tutte le reti sociali e comunitarie che ci aiutano a non isolarci ed ogni tanto fare il punto su noi stessi, anche se la società cosi veloce ce lo impedisce. Ognuno di noi ha delle capacità e delle virtù importanti ed uniche cui non pensiamo mai, anzi, il più delle volte, ce ne dimentichiamo, presi dai pensieri negativi e dal concetto che tanto, soprattutto in questo periodo di crisi economica e culturale, in realtà tali talenti nascosti, potrebbero non esserci cosi utili.
Sbagliato! Siamo talmente avvezzi a mettere a fuoco quello che non va intorno a noi, che non siamo capaci di considerare quello che invece potrebbe funzionare molto bene e risultare utile.
La nostra personalità è in continuo apprendimento sia positivo sia negativo. Questo vuol dire che molto spesso i nostri disagi o i nostri umori orientati negativamente ci ricordano che non stiamo compiendo la nostra vera natura e che ci stiamo permettendo di arrenderci.
Al termine della presentazione, prima di andare via molti lettori si sono intrattenuti per il FIRMALIBRO e le foto ricordo.
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Patologia della coppia è un testo di circa 70 pagine ma ricchissime di spunti di riflessione per chi si interroga oggi sul fenomeno che si verifica sempre più di frequente nella nostra società e cioè la difficoltà di vivere e mantenere vivo il rapporto di coppia.
Si parla infatti di “crollo” della coppia e di conseguenza della famiglia, perchè la vita a due sembra essere sempre più soggetta a crisi e rotture.
La coppia sembra avere difficoltà a formarsi e durare nel tempo, ha difficoltà a stare assieme e quindi a costruire famiglie e fare figli.
La vita di coppia oggi si trova a vivere un conflitto, un dilemma, una dissonanza tra il soddisfacimento di bisogni personali (aspetto positivo) dello stare insieme e la sensazione di una diminuzione, di un blocco della propria individualità (aspetto critico).
Sono innumerevoli infatti le rotture e le disconnessioni che portano i due membri della coppia a non incontrarsi sul piano affettivo e mentale.
Alcune domande vengono pertanto spontanee:
Quali sono le capacità di riparare a tali rotture oggi?
Se ciò che spinge l’individuo alla ricerca di una relazione è il senso di sicurezza individuale di un legame emozionale, cos’è che oggi ci tiene uniti, cos’è che giustifica e legittima l’esistenza di un legame relazionale duraturo e autentico nel tempo?
L’incontro tra due persone, che tipo di incontro è e in esso cosa si verifica e che cosa non si verifica più?
Cosa diventa un rapporto subito dopo i primi mesi di innamoramento?
Quali obiettivi comuni è possibile porsi?
Dove rintracciare il senso dello stare assieme al di là delle gratificazioni personali e di coppia (finite le quali si interrompe la coppia)?
L'autrice prova a dare risposte a questi quesiti, analizzando gli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia che implica inevitabilmente la valutazione di molteplici dimensioni e sistemi motivazionali che, interagendo tra loro, creano complesse combinazioni.
L'analisi è molto accurata e ripercorre quelle che sono state le trasformazioni dei codici di rappresentazione soggettivi e sociali della struttura socio-relazionale della coppia post-moderna, la post-modernità ci ha messo di fronte ad una metamorfosi di tutti i legami relazionali tra noi e l’ambiente, i codici morali, l’altro da noi ed il mondo circostante.
Ne scaturisce la consapevolezza che si stia sviluppando sempre più un'emergenza in questo campo che è quella della dipendenza affettiva, soprattutto nelle relazioni e più in generale patologie dei legami che rendono il legame di coppia instabile e generano frustrazione e sofferenza almeno ad un elemento della coppia se non ad ambo le parti.
Significativi i casi clinici riportati: la relazione di Norma e Loris, persone molto diverse evidentemente incombatibili, ma cosa li unisce? Cosa spinge Norma a fare a Loris richieste a cui lui puntualmente non risponde? Norma uscirà dalla dipendenza affettiva a cui è soggetta nelle sue relazioni superando il vuoto dei dintorni sociali?
Questa breve trattazione anche se ricchissima di spunti di riflessione, non esaurisce di certo l'argomento attualmente molto sentito, perchè così come la società in cui viviamo è soggetta a cambiamenti e trasformazioni anche talvolta radicali, anche il rapporto di coppia si trasforma di conseguenza, e l'autrice sembra intravedere nell'attualità la nostalgia dei valori tradizionali della coppia, a cui i dintorni della postmodernità sembrano non rispondere così la conclusione è che “Forse le risposte ci sono ma nel frastuono globale non si colgono più”.
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L'autrice analizza gli aspetti che caratterizzano un rapporto di coppia, ripercorrendo quelle che sono state le trasformazioni dei codici di rappresentazione soggettivi e sociali della struttura socio-relazionale della coppia post-moderna, mettendo insieme storia ed esperienza clinica, perchè se la famiglia nucleare va in crisi e si apre verso nuove forme di socialità allargata: questo non vuol dire per forza dissoluzione della famiglia, ma l’esigenza di strutture famigliari più forti in grado di andare oltre il modello famigliare.
Questa breve trattazione anche se ricchissima di spunti di riflessione, non esaurisce di certo l'argomento attualmente molto sentito, perchè la società in cui viviamo è soggetta a cambiamenti e trasformazioni anche talvolta radicali, per cui molto c'è ancora da studiare e analizzare.
Per questo abbiamo ritenuto opportuno intrattenere una piacevole conversazione con l'autrice Virginia Maloni, selezionando domande che pensiamo rappresentino un po' la curiosità dei lettori.
La nostra gentilissima autrice ci riceve nel primo pomeriggio nel suo studio, dedicandoci un po' del suo tempo. Certo il viaggio ci ha un po' affaticati e ci ha fatto venire anche un po' di appetito per cui volentieri assaporiamo i pasticcini speziati che si accompagnano molto bene ad una fumante tazza di tè nero.
Così quasi senza accorgercene è trascorsa quasi mezz'ora dal nostro arrivo e ci rendiamo conto che non possiamo sottrarre altro tempo al lavoro della nostra autrice, quindi iniziamo con le domande... la ragione della nostra visita, che credo non sarà l'unica data l'ospitalità di Virginia Maloni.
D. Ti ringraziamo innanzitutto per la tua ospitalità e veniamo alla prima domanda.
Un tempo il progetto era sposarsi e mettere su una famiglia; oggi è vivere insieme un’intensa vita amorosa e agire a fianco a fianco nel mondo. Si nota spesso una equazione coppia=famiglia. Il legame di coppia per essere perfetto deve sempre generare una famiglia?
R. No, il legame di coppia non deve generare per forza una famiglia, se i partner sono in sintonia ed il loro progetto di vita non prevede un figlio e quindi una trasformazione in un nucleo famigliare, parliamo di coppia e di relazione e non di famiglia. Probabilmente le coppie sono meno pronte di una volta per questo passaggio evolutivo.
D. Tu affermi che il sesso servirebbe principalmente ad alleviare sentimenti spiacevoli derivanti da un senso di inadeguatezza personale, per provare la propria attrattiva fisica o desiderabilità sessuale e per esorcizzare l’età che avanza, quanto ritieni importante la sessualità nella vita di coppia? Quale posto dovrebbe occupare in una relazione?
R. Affermare che il sesso riempia momenti di inadeguatezza, significa inserire questa frase in un contesto di non serenità e di non equilibrio della coppia. Parliamo appunto di patologia. In che senso? Come spiego nel libro, ritenendo che la sessualità è una componente di scambio molto importante, cosi come l'affettività, l'accudimento e la complicità, ritengo che quando si entra in coppia proiettando sull'altro solo i propri bisogni e i propri disagi, anche il sesso viene vissuto in maniera non naturale e del tutto come un' "acting", che allontana dalla piena consapevolezza e percezione sana delle proprie percezioni.
D. Un dramma tipico dei nostri tempi è l’innamoramento da fuga. L’innamoramento esplode, quando due persone sono insoddisfatte della situazione in cui vivono, dei rapporti che hanno e sono pronte a mutare. Questo tipo di innamoramento è più frequente negli uomini o nelle donne? E davvero genera solo fallimenti?
R. L'innamoramento da fuga, tipico della nostra epoca, è diffuso sia negli uomini ma anche nelle donne. Non sempre sono dei fallimenti, molte relazioni che nascono da una pura attrazione sessuale si trasformano in coppie solide e complici. Ma, se il presupposto che mi apre verso una conoscenza è solo la fuga, sicuramente non possiamo parlare di "Noi", di coppia, di famiglia.
D. I casi clinici che tu hai riportato hanno come protagoniste figure femminili, le patologie dei legami si riscontrano con più frequenza nelle donne?
R I casi clinici da me riportati, evidenziano come la sensibilità e la fragilità femminile risenta maggiormente della precarietà delle relazioni di coppia. Per quanto la donna si sia emancipata e l'uomo abbia ricoperto ruoli diversi, rimane il desiderio di sicurezza e di stabilità che come ho detto prima, non per forza porta alla creazione della famiglia, ma deve inevitabilmente portare alla costruzione di un qualcosa insieme, di un progetto comune che non lasci la sensazione del "nulla" e dell'aver passato solo un po' di tempo insieme.
D. Quale futuro è possibile prevedere per la coppia moderna, in questa società soggetta a rapidi e significativi cambiamenti?
R. La coppia moderna sta cambiando ancora mentre noi parliamo e attraversa molte difficoltà, dovute alla labilità dei dintorni economici, valoriali e sociali. Ma sono fiduciosa che l'individualismo che ci sta caratterizzando, possa avere su di noi, un effetto di una sensazione talmente di chiusura, che tornare alla comunità, alla chiesa ed al senso di appartenenza, ci verrà naturale poichè, citando Freud, siamo "animali sociali", fatti per stare insieme, condividere, costruire. Ogni paura va affrontata, nonostante periodi bui e decisioni che non sempre vengono prese con lucidità, visti i molteplici matrimoni che finiscono non appena iniziano le difficoltà. La vera passione, i veri sentimenti, l'autenticità delle proprie scelte, senza giudizi morali, può portare alla costruzione di "NOI STESSI AUTENTICI", che incontriamo "UN ALTRO AUTENTICO", con il quale condividere uno spazio reale.
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Un testo molto agevole e di facile lettura (118 pagine in formato 15x21 al costo di 12 euro), che nella sua semplicità dà ottimi suggerimenti e spunti di riflessione nella difficile arte della conoscenza di se stessi e del nostro prossimo e aiuta a districarci nella intricata maglia dei rapporti interpersonali.
Perchè se è vero che ognuno di noi è unico e irripetibile e ciascuno di noi è diverso ogni attimo della propria esistenza come possiamo conoscere noi stessi e chi abbiamo difronte senza perderci nei nostri e altrui cambiamenti?
Davvero originale il modello che l'autrice propone, denominato A.F.N.I.B. acronimo dei cinque modelli relazionali: Alchimista, Folletto, Nobile, Inquisitore, Barbaro.
Per scoprire quale modello è più vicino a noi, ci assomiglia di più, l'autrice ci propone un test, invitiamo i nostri lettori a cominciare la lettura proprio dal test, ma per sapere qualcosa di più su questo libro e sul modello proposto, abbiamo deciso di incontrare l'autrice, Maja Ricci Andreini.
Comodamente seduti sulle poltroncine della nostra redazione, in questa piovosa giornata di fine gennaio, mentre sgranocchiamo cookies e sorseggiamo un buon cioccolato caldo, rivolgiamo alla nostra simpatica e brillante autrice alcune domande sul suo libro:
D. Innanzitutto ti ringraziamo per la tua disponibilità, vuoi spiegare ai nostri lettori come nasce il tuo libro?
R. Il mio libro nasce dalla mia esigenza di comprendere il perchè dei comportamenti umani. Questa è stata la motivazione che mi ha portato a compiere gli studi di psicologia, studi che, però, non hanno fornito risposte esaurienti alle mie domande. Insoddisfatta, ma con un background psicologico alle spalle, mi sono rivolta al mio prossimo, alle persone che incontravo quotidianamente sia per la mia professione che non. Loro mi hanno ispirato il libro, un libro che mira a essere un mezzo di presa di consapevolezza dei meccanismi non consapevoli che regolano le relazioni con se stessi e con gli altri.
D. Per questa ragione hai sentito l’esigenza di elaborare il modello A.F.N.I.B.?
R. Ho sentito l'esigenza di elaborare il modello afnib perchè, per quanto i modelli riducano sempre la realtà dei fatti costringendoli in uno schema, organizzano
il sapere e lo rendono più semplice e accessibile alla comprensione. Il modello afnib, consapevole dei propri limiti, fornisce, a mio avviso, una griglia di lettura semplice dei processi inconsapevoli e automatici che condizionano la nostra vita quotidiana. A me e chi l'ho proposto è stato molto utile. Da qua la mia decisione di pubblicarlo.
D. Quali sono state le esperienze più significative dalle quali è scaturito il tuo modello?
R. Le esperienze significative da cui è scaturito il mio modello sono molteplici. Di fondo, ogni incontro ed ogni esperienza di vita avuti in questi anni hanno contribuito in modo sostanziale al mio modello. Questo perchè ho cercato di comprendere ogni persona in cui mi sono imbattuta, di capire perchè dicesse una cosa e non un'altra, avesse un comportamento e non un altro. Contemporaneamente ho studiato l'impatto su di me delle sue parole e comportamenti e osservato dall'esterno il nostro interagire. Sicuramente, peró, l'esperienza che più ha segnato il mio modello è un periodo di crisi personale che mi ha portato a scontrarmi con il lato oscuro di me stessa. Questa esperienza mi ha aperto l'orizzonte su come sia impossibile prescindere dagli aspetti inconsci e non consapevoli della nostra personalità.
D. Tu affermi che spesso i rapporti e le relazioni acquistano, per molti versi, “vita propria” e ci sfuggono di mano, quali consigli daresti ai tuoi lettori per aiutarli a mettere ordine nell’intricata e complessa maglia dei rapporti interpersonali?
R. L'unico modo per impedire ai rapporti e alle relazioni di acquisire vita propria è la presa di consapevolezza dei meccanismi non consapevoli e automatici che li regolano. Per poter giungere a questo è necessario però, in primis, imparare a osservarci dal di fuori quasi fossimo un'altra persona. Una volta riusciti in questo è necessario chiedersi che effetto farebbe a noi il nostro comportamento se agito da un'altra persona. Questo è il primo passo. Ogni individuo è diverso però. Può accadere, quindi, che le reazioni siano diverse. Ne consegue che sono necessari anche curiosità e rispetto per l'universo altrui.Aspetti necessari a comprendere, grazie al dialogo, il nostro prossimo.
D. Poste le basi per una migliore conoscenza di sé, come fare a relazionarsi con altre persone che non hanno ancora raggiunto tale consapevolezza?
R. ...è difficile per chi ha raggiunto una buona consapevolezza di sè e delle relazioni confrontarsi con persone che non l'hanno. I rischi sono la noia e la "perdita della pazienza", posizioni entrambe "sbagliate" se così possiamo dire e che possono condurre a un atteggiamento simile al rancore dell'ex fumatore. Posizioni entrambe sbagliate, ma comprensibili dato che chi non ha consapevolezza di sè e delle relazioni chiede all'altro di impersonare i personaggi che gli mantengono il sistema di convinzioni consce e incosce automatiche attuali. Il segreto è non farsi trascinare in questo gioco, rimanere sempre nella logica del rispetto, essere "saggi" senza mai apparirlo o ostentarlo. C'è da dire, peró, che chi ha raggiunto una buona consapevolezza di sè e delle relazioni cerca persone al suo pari livello e, spesso, puó arrivare a prediligere la solitudine se non le trova.
D. Tu affermi che ciascuno di noi si crea nell’infanzia, nel rapporto con le figure di accudimento, una “modalità relazionale originaria”, caratterizzata da specifici processi automatici per muoversi, in seguito, perennemente verso altre modalità relazionali in relazione agli eventi e incontri in cui si imbatterà. Quindi non sarà mai statico. È possibile invece che tutto ciò non accada, ma al contrario, che si rimanga troppo ancorati alla primitiva modalità, tanto da non riuscire ad adeguarsi alle nuove relazioni, eventi, ecc.?
R.certo che puó accadere di rimanere troppo ancorati alla modalità primitiva. Dipende da una scarsa capacità di essere aperti nei confronti del nuovo. Purtroppo quando accade c'è un elevato rischio di scontrarsi con i disturbi psichici propri della modalità originaria cui apparteniamo.
D. Nella elaborazione del tuo modello, delle caratteristiche dei gruppi di modalità relazionali, hai provato ammirazione per l’una o per l’altra, simpatia per un gruppo, o al contrario fastidio?
R.Sinceramente sì. Ho provato ammirazione per una modalità relazionale e mi sono sentita più o meno vicina alle altre. Non posso entrare nel dettaglio perchè influenzerei il lettore. Nel mio libro c'è un test da fare ed è bene vi arrivi ignaro delle caratteristiche delle varie modalità. C'è da dire, peró, che, nel corso della mia vita e del periodo di crisi individuale cui ho accennato, io le ho agite tutte per cui le sento tutte un po' mie. Io sono la dimostrazione lampante di come si possa cambiare.
D. Quali consigli daresti alla coppia per imparare a metabolizzare i cambiamenti individuali, a rispondere alle esigenze profonde dell’altro e continuare a suscitarsi emozioni forti e complementari ed evitare che a causa dei cambiamenti, l’amore finisca?
R. Mantenere vivo l'amore è sicuramente difficile. L'amore è un gioco di stasi e cambiamento, di avvicinamento e allontanamento. L'amore si fonda sulla complicità e su un desiderio psicofisico. Aspetti che spesso non vanno di pari passo... Sicuramente un buon dialogo è fondamentale in una coppia, ma non basta. I miei consigli sono due: in primis, mettersi nei panni dell'altro per capire cosa prova e uscire così da una prospettiva egocentrica; in secundis, mostrare l'anima "in sottoveste". Mostrarsi al partner nudi infatti puó portare al crollo dell'interesse, del desiderio e a un processo di "parentizzazione" per cui si diventa fratello e sorella.
La nostra conversazione purtroppo termina qui, è stata davvero piacevole speriamo di poterti rivedere presto, e scambiare quattro chiacchiere, magari sul tuo prossimo lavoro.
Arianna Ciamarone
A Pascale.........!