Cosa significa assertività? Si può imparare ad essere assertivi, ad essere consapevoli di sé e degli altri, rispettosi di se stessi e allo stesso tempo delle altre persone, positivi, con una buona capacità comunicativa e una forte serenità di fondo?
Perché essere assertivi? Quali difficoltà si incontrano in un percorso di crescita e di cambiamento?
Il testo cerca di fornire le risposte a questi interrogativi, con un linguaggio ed uno stile accessibile a tutti.
Nel libro Federica Curzi suggerisce consigli, per chi decide di cambiare atteggiamento per stare meglio con se stesso e con gli altri, imparando l’assertività, perché cambiare è possibile, cambiando il proprio modo di pensare e le proprie abitudini.
Nei primi due capitoli l’autrice spiega cosa significa essere assertivo.
Nel terzo capitolo suggerisce dei metodi per conoscere meglio se stessi.
Nel quarto capitolo affronta l’argomento corpo, sia dal punto di vista di conoscenze basilari della sua fisiologia, sia dal punto di vista della percezione sociale di esso.
Nel quinto capitolo amplia il concetto di mente, intesa come suo funzionamento cognitivo, mettendo in evidenza dei tipici modi di pensare che ci possono portare ad elaborare le informazioni in entrata in modo negativo e non produttivo e che non ci permettono di vivere la nostra vita più sereni.
Nel sesto capitolo mette in evidenza come sviluppare un pensiero positivo, per affrontare quello che ci accade con più calma e ottimismo.
L’argomento del settimo capitolo è centrato su come sviluppare la fiducia in se stessi, nelle nostre capacità.
Nell’ottavo suggerisce delle strategie per affrontare le situazioni complicate in modo più logico.
Nel nono affronta lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, una abilità necessaria per mantenere la calma e affrontare le situazioni emotivamente forti.
Nel decimo conclude con dei consigli più particolareggiati per sviluppare l’assertività.
Federica Curzi è nata ad Ancona, si è laureata in Psicologia all’Università di Padova.
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Che cos’è che ci fa mangiare a dispetto della nostra volontà e ci rende schiavi di questo strano comportamento, magari proprio quando desideriamo perdere qualche chilo e cerchiamo di controllare la nostra alimentazione?
Avere fame è in effetti una sensazione sgradevole, ci fa stare male. Diventiamo irritabili, i nostri pensieri si concentrano sulla ricera di cibo, tutto appare di secondo ordine rispetto al bisogno primario di ingoiare calorie.
Ma che significato ha avere fame? Perché è così importante saper riconoscere la fame e dargli un significato?
Perché esiste quel certo meccanismo chiamato sazietà? A cosa serve?
Attraverso alcuni dialoghi esemplificativi con pazienti ambulatoriali e numerosi suggerimenti pratici l’autrice, con professionalità e competenza, fornisce utili informazioni scientifiche e particolari strumenti operativi che aiutano il lettore a fronteggiare con maggiore creatività e competenza il suo comportamento alimentare problematico.
Il lettore scopre leggendo che il cambiamento è possibile, perché l’autrice lo accompagna per mano alla riconquista della propria autonomia, verso la riscoperta del piacere del cibo e di un nuovo modo di alimentarsi, giusto, appagante ed equilibrato.
L’autrice affianca e assiste il lettore passo dopo passo e lo aiuta a sviluppare la consapevolezza necessaria a ritrovare in se stesso nuovi modi e nuove capacità di azione, mirati alla ricerca di soluzioni personali e innovative, diverse dall’introduzione compulsava del cibo.
Dire addio alla fame nervosa è un libro per tutti. Grazie alla sua forma semplice e chiara è rivolto alle persone, sovrappeso o meno, che vivono in modo problematico il loro comportamento alimentare.
È anche rivolto ai professionisti che desiderano avviarsi al counselling nutrizionale sistemico come nuovo strumento per l’affiancamento e il sostegno dei loro pazienti durante il percorso di cura.
[...]La soluzione va cercata dentro di voi. [...] La padronanza consapevole delle vostre emozioni e delle vostre sensazioni (fisiologiche) può permettervi di dirigerle e di gestirle… In questo modo potrete finalmente DIRE ADDIO ALLA FAME NERVOSA!
In occasione del lancio del nuovo volume di Rosanna Bellanich "Alla faccia delle diete Vivere sani, forti e belli", edizioni Psiconline offre la possibilità di acquistare "Dire addio alla fame nervosa" con lo sconto del 50%. Entrambi i volumi a 24,00 euro!!!!!
Coordinatori dell’Evento:
Lorenzo Fraiese (delega alla cultura)
Luigi Marino (delega alle Politiche Sociali ed Istruzione)
L'evento è patrocinato dal Comune di Trentinara
L'autrice afferma che senza una serenità interiore non è possibile sviluppare tale abilità, l’assertività e la serenità interagiscono fra di loro per aumentare in modo positivo la nostra qualità della vita.
Cosa significa?
Che contemporaneamente è importante sviluppare sia capacità assertive che una serenità interna.
Conoscersi meglio è fondamentale per ridonarci serenità e capacità di gestire la nostra vita in modo attivo e propositivo.
Saper gestire il nostro vivere in balia delle emozioni, delle cose che ci accadono che non ci piacciono, saper gestire anche le nostre reazione agli altri “ fastidiosi per noi”, sono tutte abilità che sono possibili da sviluppare seguendo un percorso per sviluppare contemporaneamente assertività e serenità.
L’assertività comincia dall’ascoltare se stessi e conoscere se stessi.
Perché senza una reale consapevolezza di se stessi, dei propri bisogni e aspettative non si riuscirà a trovare un proprio posto in questo mondo.
Ciò che l’assertività comporta è proprio essere sicuri di quello che si vuole realmente e non vagare senza una meta.
Nel libro Federica Curzi suggerisce consigli, per chi decide di cambiare atteggiamento per stare meglio con se stesso e con gli altri, imparando l’assertività, perché cambiare è possibile, cambiando il proprio modo di pensare e le proprie abitudini.
Nei primi due capitoli l'autrice spiega cosa significa essere assertivo.
Nel terzo capitolo suggerisce dei metodi per conoscere meglio se stessi.
Nel quarto capitolo affronta l’argomento corpo, sia dal punto di vista di conoscenze basilari della sua fisiologia, sia dal punto di vista della percezione sociale di esso.
Nel quinto capitolo amplia il concetto di mente, intesa come suo funzionamento cognitivo, mettendo in evidenza dei tipici modi di pensare che ci possono portare ad elaborare le informazioni in entrata in modo negativo e non produttivo e che non ci permettono di vivere la nostra vita più sereni.
Nel sesto capitolo mette in evidenza come sviluppare un pensiero positivo, per affrontare quello che ci accade con più calma e ottimismo.
L’argomento del settimo capitolo è centrato su come sviluppare la fiducia in se stessi, nelle nostre capacità.
Nell’ottavo suggerisce delle strategie per affrontare le situazioni complicate in modo più logico.
Nel nono affronta lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, una abilità necessaria per mantenere la calma e affrontare le situazioni emotivamente forti.
Nel decimo conclude con dei consigli più particolareggiati per sviluppare l’assertività.
Oltre le stelle raccoglie storie di donne che hanno scelto di condividere la propria vita accanto a uomini in divisa e di figlie che invece la vita militare l’hanno conosciuta nel corso della loro esistenza.
Rappresenta un’iniziativa all’interno del progetto dell’Altra metà della Divisa, associazione no profit nata per iniziativa di donne, compagne di militari, consapevoli dell’indispensabilità di una rete di supporto, allo scopo di condividere esperienze e difficoltà, sensibilizzare e sostenere le famiglie militari.
Un libro che racconta la forza delle donne nell’affrontare la solitudine e la sofferenza,
esperienze uniche vissute attraverso gli occhi di chi rimane a casa in attesa. Monika, Delia,
Giorgia e Elisa sono solo alcune delle giovani protagoniste che hanno voluto regalare la loro storia, raccontando che ce la si può fare utilizzando le proprie capacità e costruendosi intorno una rete di sostegno.
L’intento è quello di focalizzare l’attenzione sulle problematiche delle famiglie militari, lungo un processo evolutivo che spesso, ad oggi, deve confrontarsi e modellarsi sulle assenze, sulla ridistribuzione dei ruoli, su di una imposta e precoce indipendenza affettiva e sociale.
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"L'arte del cinema consiste nell'approcciarsi alla verità degli uomini, non di raccontare delle storie sempre più sorprendenti"
Jean Renoir
Traendo ispirazione da questa affermazione del grande regista francese, ho pensato di utilizzare il cinema come mezzo di espressione profonda di sé, non solo per realizzare progetti cinematografici, ma anche come strumento per aiutare le persone interessate ad elaborare i propri vissuti e le proprie emozioni in forma creativa e artistica, entrando in contatto con la propria dimensione interiore.
Utilizzando tecniche psicologiche, cinematografiche e meditative, cerco di accompagnare i partecipanti ai miei corsi e i lettori di Come in un film, in un percorso di autoconsapevolezza, alla riscoperta di un mondo interiore, troppo spesso trascurato; le persone hanno la possibilità di rivedere con gli occhi della consapevolezza tutta la loro vita, dando così un senso alla continuità delle loro esperienze, sciogliendo dei nodi del passato e sviluppando maggiore chiarezza sulle decisioni da prendere per il futuro.
La mia intenzione è stata quella di creare un luogo non luogo, sospeso nel tempo, in cui tutti si sentano liberi di esprimersi, sapendo che tutto ciò che emerge non sarà né respinto né giudicato, ma solamente accolto e osservato per ciò che è.
Si lavora scrivendo e riscrivendo il proprio copione di vita, osservandosi da più punti di vista.
Senza una consapevolezza della natura più intima di noi stessi continuiamo ad agire in base ai nostri vecchi schemi mentali e ricreiamo sempre le stesse sofferenze.
Scrivendo, invece, esploriamo le possibilità dell’esistenza e attraverso la creatività ci possiamo liberare dalle scelte abituali, dai blocchi e dalle paure, in quanto iniziamo ad essere consapevoli di ciò a cui prestiamo attenzione.
Abbiamo sempre poco tempo e raramente ci fermiamo a guardare veramente gli oggetti attorno a noi, abbiamo perso questa capacità che hanno i bambini, i quali esaminano istintivamente ogni nuovo oggetto che incontrano, con stupore e ammirazione, senza alcun giudizio critico.
Possiamo prendere nuovamente contatto con questa parte di noi che dimora ancora nei sotterranei ricoperti dalla polvere del tempo.
Provate ad immaginare di vedere per la prima volta gli oggetti che vi trovate di fronte, come li vedete adesso? Cosa vi colpisce?
Ciò che ci colpisce è ciò che ci fa conoscere il nostro rapporto emotivo con la vita.
Questo è un importante punto di partenza per ritrovare la propria semplicità e tendere alla semplicità significa tendere alla profondità della vita.
Come dicono i Saggi "una goccia è l'immagine dell'universo, in una goccia si riflettono le nuvole il cielo gli alberi".
Seguendo un percorso di riscoperta di sé, possiamo iniziare a considerare la possibilità di vivere esperienze diverse da quelle abituali e finalmente possiamo rivolgere lo sguardo verso noi stessi in modo nuovo e costruttivo.
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Intervistiamo Raffaele Renna, per avere risposte ai tanti interrogativi sull'amore, sul partner ideale e sull'innamoramento.
D. Un testo davvero originale, adesso anche in ebook. Quando e come ha concepito questo lavoro?
R. Fin dalla nascita ho avuto un particolare spirito riflessivo e, dentro di me, è rimasto sempre il bambino che chiede alla mamma i tanti “perché” legati alla vita. Ad esempio, quando ho notato che le donne di cui mi innamoravo avevano “qualcosa” in comune (e non solo affinità somatiche), mi è venuta la voglia di indagare sul fenomeno; a maggior ragione quando poi ho scoperto che non riguardava solo me.
D. Si può considerare un manuale?
R. Visti i risultati finali di questi studi, riguardanti le problematiche interne ed esterne
della coppia, il libro è diventato anche un manuale, considerando pure che il 40% delle coppie o si separa o divorzia (e il restante 60% non è che se la passi così bene). Non a caso concludo affermando che la scelta del partner è sempre da considerare un azzardo, una scommessa che però va fatta ed è necessaria.
D. A chi è rivolto?
R. Se l’amore coinvolge tutti, è ovvio che il libro è rivolto a tutti e a tutte le età. In particolare mi rivolgo ai preadolescenti e adolescenti, perché quella è la fase dell’età evolutiva in cui maggiormente va compreso il fenomeno dell’attrazione verso “l’altro” sesso, anche per dare un nome a quelli che possono essere i veri sentimenti nei confronti del potenziale partner. Tra l’altro, è la fase di crescita psico-fisica in cui si matura il proprio sé sessuale/corporeo attraverso il rapporto (un buon rapporto dico io) tra il maschio e la femmina. E questo rapporto (particolare che sfugge ai più) si determina sia tra noi e gli altri, sia all’interno di noi stessi.
D. Il codice segreto dell'amore. L'utopia del partner ideale. Perché questo titolo?
R. Il titolo sta a indicare che ognuno di noi ha una mente strutturata e programmata per innamorarsi di una determinata categoria di persone, ovvero di un certo modello ideale di partner, il quale risulta essere unico, individuale e insostituibile, come se fosse appunto un codice personale di cui non si è consapevoli. E per questo è segreto. Il partner ideale rimane però un’utopia, perché nella realtà non può esistere. Non può esistere, in quanto la mente si attende (e pretende), inconsciamente, sempre la perfezione e una bellezza assolute.
D. Ci parli degli studi che hanno dato vita al suo volume.
R. Sono partito dal fenomeno della somiglianza tra i partner delle coppie, da quelle più famose a quelle più comuni della porta affianco, passando per quelle storie di migliaia di ragazzi e ragazze delle scuole in cui ho insegnato, e non solo, testando anche intere classi campione che danno validità scientifica alle intuizioni e agli assunti di partenza. Il problema era trovare un sistema di misurazioni su vasta scala valido in termini statistici, che alla luce dei risultati si può chiamare biometrico.
D. Cosa è l'amore? E la bellezza?
R. Constatato e verificato il fenomeno delle somiglianze, bisognava capire se bastasse questo fattore a farci innamorare. Ossia: io mi sono innamorato di mia moglie (e viceversa) perché semplicemente somigliamo (nelle vedute, nelle scelte, negli ideali, somaticamente ecc.) o c’è qualcos’altro sotto? Bene è risultato evidente che non basta il fattore somiglianza psico-somato-caratteriale (tra l’altro da chiarire bene). Anzi, tale componente è “subordinata” a un altro fattore che, a ragion veduta, ha una rilevanza addirittura cosmica. Si tratta del fattore BELLEZZA. Come si percepisce la bellezza? Ho preso in considerazione gli studi, ormai millenari, dei parametri di proporzione e di armonia compiuti da scienziati, matematici e artisti, i quali hanno notato una costante geometrico-matematica che ci accomuna tutti nel condividere un senso oggettivo della bellezza. Leonardo da Vinci la chiamò SEZIONE AUREA. Ho preso poi questo valore e ne ho fatto un parametro comparativo e di riferimento tra i vari volti che ho studiato. Chiedendo, in secondo luogo, a migliaia di persone (ai miei studenti liceali in primis) quali fossero i propri idoli della musica, del cinema ecc., ho constatato che tra questi idoli e i volti dei relativi fans ci sono delle affinità somatiche, prima ancora che caratteriali, almeno per come gli idoli vengono immaginati dagli stessi fans che li scelgono. Non a caso, si tratta sempre di personaggi molto famosi che si immaginano come idilliaci, perfetti, bellissimi, eroici e quant’altro.
D. Quando nasce l'amore?
R. L’amore è appunto il richiamo forte e inconscio a questo archetipo, soggettivo e oggettivo insieme, della bellezza attesa e percepita che ci caratterizza in quanto modello a nostro avviso vincente su tutti gli altri, che ci fa sentire gratificati, realizzati, pur nella infinita varietà di livelli. Il parametro della perfezione rimane sempre quello, ma cambiano i modelli: a ognuno il suo, pronto a incontrare il partner giusto che risponda alle nostre “esigenze”. Obiettivo il sublime, quell’irraggiungibile sublime.
D. Di chi e di che cosa ci innamoriamo e perché ci innamoriamo?
R. Per quanto riguarda il partner, ci innamoriamo del maschile e del femminile che ci
manca per completare l’unità primigenia idealizzata da cui proveniamo e di cui ognuno di noi è espressione. Per quanto concerne tutto il resto, ci innamoriamo delle cose con le quali ci identifichiamo e che ci aiutano ad essere ciò per cui siamo nati e su cui sviluppiamo il nostro personale talento.
D. E il colpo di fulmine esiste?
R. Non solo esiste, a variegati livelli, ma rappresenta un segnale, un’indicazione più o meno significativa da parte della nostra mente inconscia. Se mi giro di scatto nel vedere una bella donna al supermercato, evidentemente il mio cervello vuole investire delle energie e rileva inconsciamente degli aspetti interessanti di quella persona, immaginandola poi dentro secondo i propri desideri e le proprie attese.
D. Il proprio modello ideale di partner può cambiare, anche col passare degli anni, o rimane immutato per sempre?
R. Fondamentalmente il proprio modello ideale di partner non cambia mai, ma può solo subire degli adeguamenti, in relazione alle esperienze positive e negative che si hanno sul campo. Infatti, la scoperta di questo studio è proprio questa: “Si nasce e si muore con lo stesso modello ideale, come dimostrano, per altre vie, i tantissimi casi di G.S.A. in cui fratelli e sorelle, adottati alla nascita da famiglie diverse, in età adulta incontrandosi casualmente si innamorano pazzescamente. Ciò succede nel 50% dei casi, una percentuale che da sola dimostra il mio assunto teorico, e cioè che noi nasciamo già predisposti ad essere attratti da persone e cose che abbiano affinità con il nostro mondo idealizzato, un mondo di cui noi stessi siamo espressione imperfetta. Per questo motivo, tutto quello che scegliamo ci assomiglia in qualche modo, dall’automobile al partner, dalla musica ai libri, fino al modello di cellulare.
D. Perché conoscere le radici nascoste dell'innamoramento?
R. Conoscere il proprio codice nascosto dell’amore aiuta a comprenderci fino in fondo e a dare un significato e un senso alla nostra vita.
D. Si può affermare che si è in un certo senso predisposti per l'amore e soprattutto per l'amore duraturo?
R. Siamo predisposti per l’amore e soprattutto per l’amore duraturo e lo assecondiamo in funzione a quello che troviamo nel partner, soprattutto in termini qualitativi, rispetto al modello sognato. Il problema è che, anche nei casi più fortunati, non si è mai soddisfatti al 100%, aggiungendovi, tra le cause, le modifiche somato-caratteriali cui ognuno di noi va incontro con l’avanzare dell’età.
ANCHE IN EBOOK
Il volume, curato da Rachele Magro, Responsabile del Servizio Psicologico alle famiglie, è in distribuzione dallo scorso 2 ottobre ed è stato presentato a Torino al Salone del Libro 2014 su preciso invito dello Stato Maggiore della Difesa.
All’appuntamento hanno preso parte, oltre alla curatrice, Rachele Magro, la Dott.ssa Santoro, Responsabile del Marketing e la Dott.ssa Emanuela Serra, pubbliche relazioni dell’Associazione.
Oltre le stelle rappresenta un’iniziativa all'interno del progetto dell’Altra metà della Divisa, associazione no profit, cui sarà devoluto totalmente il ricavato delle vendite, nata per volontà di un gruppo di donne, compagne, e familiari di militari, consapevoli dell’indispensabilità di una rete di supporto, con l’obbiettivo di condividere esperienze e difficoltà, sensibilizzare e sostenere le famiglie militari, indipendentemente dalla Forza Armata di appartenenza e dal grado rivestito.
Oltre le stelle nasce quindi dall’idea di raccontare le storie, le esperienze di queste donne che per scelta o per familiarità, vivono accanto ad un uomo in divisa. Le testimonianze, raccolte e curate dalla dott.ssa Rachele Maria Magro, parlano della forza, del coraggio e della determinazione nell’affrontare scelte difficili che spesso hanno come conseguenza la solitudine e la sofferenza, esperienze uniche vissute attraverso gli occhi delle protagoniste. Le fragilità e le paure, i momenti di tensione e le difficoltà raccontati, vengono inquadrati in una cornice che, analizzando in modo professionale la psicologia e la capacità di reazione agli eventi imprevisti, sono in grado di catapultare il lettore nella quotidianità di ciascuna di queste protagoniste; una quotidianità complessa e spesso complicata dalle regole della vita militare, una quotidianità spesso taciuta, sconosciuta ai più, ma che rivela quanto sia saldo e indissolubile il legame, seppure a volte conflittuale, che c’è tra loro e la divisa.
L’incontro per la presentazione del libro è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione NRDC Italy Women’s International Club (NIWIC), nata con lo scopo di riunire ed integrare le donne della comunità multinazionale di NRDC-ITA tra loro e con il territorio, molto attiva ed attenta ad iniziative volte alla valorizzazione delle famiglie militari.
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Siamo sicuri che dopo aver letto l'intervista i nostri lettori non sapranno resistere alla tentazione di leggere "Sogno o son desto".
D. Ringraziamo la Dott.ssa Gabriella Giordanella per la sua disponibilità e le chiediamo subito come e quando nasce questo volume?
R. Può sembrare strano quello che sto per dire ma è la verità: questo volume nasce nei tempi della mia infanzia quando, ascoltando rapita e meravigliata, le storie narrate dai miei genitori, mi immaginavo di vivere in quei mondi, così diversi dal mio e, allo stesso tempo, per me così reali, tanto da farmi gioire o piangere insieme ai protagonisti. Negli anni difficili della mia vita non avrei saputo immaginare la strada da percorrere per raggiungere obiettivi che, per cause esterne a me, mi erano stati preclusi: quando a 15 anni dovetti interrompere gli studi, compreso quello del pianoforte, non avrei immaginato di poter conseguire titoli di studio e affermazioni professionali, come accaduto nella realtà. Da tutto quanto vissuto e dalle riflessioni sulle mie esperienze, mi sono resa conto che l’immaginario comprende aspetti imprevedibili ma potenzialmente da sviluppare, per aprirci orizzonti oltre le nostre limitate speranze.
Nel tempo, quelle esperienze sono state alla base dei miei studi sulle funzioni e sulle potenzialità dell’immaginario. Mi è stato sempre più evidente, grazie ai dati di ricerche condotte da eminenti scienziati e alla loro applicazione nel campo della salute e della crescita bio-psico-spirituale dell’individuo, come l’utilizzo mirato e specifico dell’immaginario fosse un potente mezzo nel tortuoso e spesso invisibile cammino per migliorare la qualità di vita di noi esseri umani.
D. Ci spieghi il significato del titolo
R. “Sogno o son desto? Guida per viaggi nella Galassia dell’Immaginario oltre l’Universo percepito” è un titolo con il quale ho voluto spiegare l’intenzione della mia proposta: indirizzare il “viaggiatore” oltre l’orizzonte spazio-tempo dell’Universo di conoscenza di noi stessi; poiché è mia opinione, consolidata in anni di approfondimento e di pratica clinica, che anche nel nostro Universo soggettivo accade qualcosa di simile a quello che avviene nell’Universo cosmico: è visibile soltanto quella parte di noi che ci arriva attraverso la luce trasmessa dai “corpi celesti”, costituiti dai nostri pensieri consapevoli. Ma questo non ci consente di dire se oltre ci siano in noi altri “universi”, o se il nostro conosciuto sia finito o infinito! Così il titolo indica una guida per andare oltre la conoscenza consapevole e scoprire, mediante l’immaginario, le potenzialità di innumerevoli nostre “galassie” ancora sconosciute. È bene ricordare che anche in un luogo con confini ben definiti, come la nostra Terra, possiamo fare “infiniti” viaggi, scoprire ogni volta nuove prospettive e ampliare le nostre capacità di resilienza e creatività per superare difficoltà e sofferenza.
D. A quale pubblico si rivolge
R. Il pubblico al quale si rivolge il mio lavoro è, nel mio immaginario, un pubblico il più possibile vasto ed eterogeneo. Infatti il mio sogno ambizioso è divulgare questo argomento affinché il maggior numero di persone ne possa essere informato e, per quanto possibile, trarne benefici.
D. Ci parli dei metodi immaginativi, del loro scopo e della loro applicazione
R. È plausibile pensare che modalità immaginative abbiano costituito il ponte attraverso cui è avvenuto il passaggio all’homo sapiens sapiens. Le culture più antiche, i miti e le leggende ci offrono esempi di metodi immaginativi a scopi iniziatici, religiosi, per lo sviluppo di potenzialità e di conoscenza, per fare previsioni ed elaborare scenari alternativi in situazioni problematiche: un esempio per tutti può essere l’attribuzione di una forma ed un nome dovuti all’immaginazione di popoli diversi ad agglomerati di stelle, per cui l’orsa dei Greci era un carro per i Romani, una pentola per i Cinesi, un ippopotamo per gli Egizi e un ventilabro, lo strumento usato per mondare il grano, per gli Ebrei.
Nella vita quotidiana noi utilizziamo metodi immaginativi per sentirci più sicuri e abbassare ansia e tensione, oltre che per programmare in anticipo soluzioni e comportamenti in modo da affrontare “preparati” nuove esperienze. Può capitare di frequente immaginare un incontro con una persona alla quale teniamo affettivamente, dialogare con lei, fantasticare le sensazioni che proveremo; nel caso di una precedente discussione immaginiamo quali parole usare per addolcire l’atmosfera e far ritornare l’intesa amorosa.Numerosi sono i metodi immaginativi utilizzati in ambito sportivo, educativo e terapeutico: es. visualizzare i movimenti prima di effettuare un tuffo, pensare alla sequenza delle note in preparazione all’esecuzione di una sonata, immaginare se stessi in una situazione valutata con ansia e, quindi, modificarla pensando a qualcosa di piacevole, fino a poterla vivere con tranquillità.
Di conseguenza gli scopi differiscono secondo il contesto e gli utenti. L’applicazione dei metodi immaginativi spazia da situazioni quotidiane (sociali, relazionali, lavorative, ecc.) a quelle più propriamente riabilitative e terapeutiche, con una consistente applicazione nell’ambito dello sviluppo e della crescita di potenzialità insite in ciascun essere umano (es. esercizi di brain storming per sviluppare nuovi prodotti o utilizzi alternativi di oggetti già in uso, modalità spesso praticata nel gioco dai bambini per cui una scopa è come se fosse un cavallo da mandare al galoppo o un raggio laser per difendersi dagli alieni).
D. Sembra particolarmente interessante la tecnica di Immaginario e Musica.
R. In effetti, anche per me le esperienze con l’Immaginario e la Musica sono state da subito molto interessanti: mi hanno aperto, in modo privilegiato, diretto e sublime, quella porta per entrare nel mio mondo costituito da sensazioni movimenti ed emozioni, serbatoio di memorie costituenti la mia identità più nascosta. A dare maggiore consistenza al metodo ci sono una miriade di dati forniti dalle neuroscienze: l’anno scorso durante un convegno a Riva del Garda sull’emergere del Sé, il prof. Antonio Damasio mi ha detto che, nelle loro ricerche sul cervello, la musica è considerata l’Arte per eccellenza: anch’essa è organizzata con ritmi come il nostro corpo e la nostra mente, il nostro Sé, quindi evoca risposte emotive, motorie e cognitive su larga scala e permette esperienze utili a modificare e rendere più funzionali i nostri circuiti cerebrali. Pertanto l’utilizzo dell’Immaginario, associato a rilassamento e musica, risulta particolarmente efficace per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé, delle proprie risorse e di soluzioni innovative per affrontare situazioni problematiche. Nel libro ho dedicato ampio spazio per illustrare il metodo di Immaginario Evocato con la Musica, proprio in considerazione della rilevanza che può rivestire nella nostra vita. Mi auguro che gli Scenari proposti offrano esperienze significative per molti lettori.
D. Quali sono le finalità? Quali cambiamenti può apportare?
R. Le finalità fanno parte della perenne ricerca degli esseri umani di conoscere meglio se stessi in modo da rendere il mondo più vivibile, le relazioni più autentiche e significative, la società più rispettosa della dignità di ciascuna persona. Se ognuno operasse un cambiamento nel suo modo di pensare, agire e provare emozioni, potremmo realisticamente sperare che ciò avrebbe conseguenze nel contesto sociale di appartenenza, con la modifica di stereotipi e pregiudizi che innalzano barriere verso l’altro, il diverso. Prima di tutto bisogna che cambiamo l’atteggiamento, le aspettative rigide e poco realistiche verso noi stessi, fino ad accettarci come esseri umani fallibili e, nel contempo, ricchi di potenzialità da sviluppare.
D. Oltre ai metodi immaginativi utilizzati a scopi terapeutici, è possibile un impiego anche autonomo di tali tecniche?
R. Posso rispondere affermativamente in quanto la maggior parte delle tecniche proposte è basata su capacità naturali che ciascuno pratica nella vita quotidiana, magari le tecniche presentate sono maggiormente strutturate e integrate con elementi di conoscenza scientifica su funzioni e processi dell’essere umano, come ad esempio la capacità riflessiva sui propri pensieri, comportamenti ed emozioni.
D. Qual è la risposta all'utilizzo di tali tecniche in casi di patologie e nei casi "normali"?
R. Ho tenuto a specificare che, in casi di sofferenza patologica, l’utilizzo delle tecniche proposte nel libro va praticato da professionisti specializzati: le risposte ottenute sono generalmente soddisfacenti ad esempio nei disturbi dell’umore, nelle nevrosi, nei disturbi di ansia e nei disturbi da stress post traumatico. In genere è consigliabile affiancare l’utilizzo dei metodi immaginativi, nella pratica terapeutica, a metodi e tecniche verbali. Nei casi cosiddetti normali, si ottengono apprezzabili benefici per la scoperta di risorse e con lo sviluppo di atteggiamenti resilienti che consentono di imparare da esperienze dolorose per modificare il proprio stile di vita e renderlo più funzionale e coerente.
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